Ridere, senza malinconia

01[1] Le avete mai sentite? Ma certo che sì, ne sono sicuro. Le ragazze assurte per qualche strana ragione agli onori della cronaca, intervistate in televisione. La domanda di rito cade sempre: “Ma tu, che sei così bella e desiderata, cosa cerchi’ Cosa deve avere un uomo per fare colpo su di te?”. E la risposta, immancabile: “Deve farmi ridere”. Ma ridere di che?

Cos’è avete problemi col buonumore? Siete depresse? Vi hanno prescritto la terapia dell’allegria? Chi è il vostro medico, Boldi? Cosa volete ridere, e poi perché volete ridere così tanto? Ma non vi pare che il riso e l’ascolto, che l’allegria e la contemplazione, dovrebbero essere ingredienti da dosare, da mescolare, da rendere omogenei, come in una salsa ben riuscita? E poi cosa volete, un uomo giullare, che ne sappia sempre una più del diavolo per sradicarvi dal tedio in cui siete precipitate? Ma non vi rendete conto che tutte queste risate sono come scosse di terremoto, che quando si annunciano sono una vibrazione quasi piacevole, un massaggio, ma poi tirano giù ogni cosa con loro? Ridere…

Mi piacerebbe che non venissero più fatte domande cretine, che non venissero più intervistate le persone nulladicenti, nullapensanti. Mi piacerebbe che si avesse ritegno di queste scenette, che chi le fa si ribellasse, per mancanza di senso. Mi piacerebbe, dunque, che il mondo fosse diverso da questo.

Io se voglio faccio ridere. Lo giuro. Me lo dicono. Se sono in vena ne tiro fuori di quelle belle. Ho i tempi, mi si dice. I tempi della rapida comicità. Però ricordo che con una ragazza del Grande Fratello, una di queste bonone tutte pannicolo, deltoide, scafoide, scemoide, ero serissimo. Si chiamava E. e ho visto che è anche diventata una delle protette di Del Noce. Una sera a cena, eravamo in quattro, fui di un’antipatia rara. Parlavo poco, dicevo cose altre, sempre contro, non ridevo alle battute, ero sarcastico, citavo gente che certamente lei non conosceva, libri che non aveva letto, autori inventati per sottolineare la sua ignoranza. Sì lo so, non è bello, è come si dice? Circonvenzione d’incapace. Mi venne così. E lei, una di quelle che voleva che lui la facesse ridere, era molto incuriosita. Mica si risentiva. Pazzesco… Chi è questo che non si mette a quattro zampe di fronte a tanto lombo, tanto controfiletto? Oddio, a me il controfiletto piace, sia chiaro. Mi piace molto, intendo. Facevo anche le mie brave fatiche a fare il vegetariano. Però provavo anche piacere. Ma che diavolo vuol dire ridere, farmi ridere, voler ridere? Non io, mie care, non a comando, non per tappare la vostra falla d’angoscia. Ridete quanto vi pare, but not in my name. Tra il fasciame della vostra sterilità non premo nessuna stoppa….

Chi dice che vuole ridere deve essere maltrattato. Ma non c’è abbastanza da ridere in questa tragicommedia? Mancano i comici, forse, a quest’epoca? Mancano le battute, i copioni d’avanspettacolo? E allora, almeno non ditelo. Fate finta di niente. Vedrete che basta che vi guardiate intorno, o allo specchio, e motivi d’ilarità ne troverete a sufficienza. Vogliono ridere. Ma pensa te…

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3 pensieri su “Ridere, senza malinconia

  1. “Deve farmi ridere”. Traduzione per Simone Perotti: mi deve aiutare a cogliere l’aspetto leggero della vita e delle situazioni, perché quello pesante me lo vedo già benissimo da sola e senza l’aiuto di nessuno. Del resto, l’educazione delle bambine è improntata a farle essere serie e responsabili nei confronti dei loro futuri bambini e dei loro imbranatissimi mariti, spesso allo stesso livello dei loro bambini. Caro Perotti, ti suggerisco di leggerti Dalla parte delle bambine di Elena Gianini Belotti: ti illuminerà sulle differenze educative nel tirar su maschietti e femminucce, fin dallo svezzamento cosa che le porta ad essere ritenute più precoci e sveglie. Un autentico tour de force, alla fine del quale c’è poco da meravigliarsi, se una poi chiede al partner di aiutarla a vedere il lato leggero dell’esistenza. Inutile dire che capita abbastanza di rado e, per questo, è cosa tanto ambita. Angosciare o affliggere la gente riesce sempre molto più facile che farla sorridere o persino ridere. Spero di essere stata sufficientemente esauriente.

  2. Avrei voluto esserci… A quella cena.
    Sono d’accordo con te se non, forse, per un aspetto. Anche solo parlarne da, a quell’ambiente, un’importanza che non merita, purtroppo è vero che è diventato l’ambiente di riferimento per una grossissima parte di persone però proprio per questo parlarne e leggerne mi da fastidio, soprattutto in un “porto sicuro” come questo.
    Purtroppo questo poi lo vive tanto chi ama il mare e le barche: ci si trova spesso a cozzare contro un mondo nautico e marino in generale, tagliato su misura per della gente con cui non vorresti avere a che fare che però evidcentemente, è tanto capace di ridere e far ridere!!!
    Ben tornato blog.
    Giuseppe

  3. Ridere è sempre meglio che fare pena, questo in generale è una cosa di cui sono convinta. E’ ovvio che è più piacevole una persona simpatica, piuttosto che una noiosa e pedante. Ma in questo caso è diverso. Ridere e ridere perchè? Credo che il riso sia direttamente proporzionale al numeri degli zero del conto corrente del “pollo” di turno che si presenta!
    Conosco autisti d’autobus simpaticissimi, cassieri di supermercati molto divertenti, edicolanti pronti sempre alla battuta. Ma non credo che questa categoria possa essere di interesse alle signorine che dici tu!
    Immagina una intervista in cui alla domanda “Mia cara, ma lei cosa cerca in un uomo? L’attrazione fisica?L’eleganza? L’intelligenza? La stima? Il rispetto?Gli interessi in comune?” “No, guadi io veramente preferirei guardare quanto denaro possiede…., ma perchè così rido meglio, no! Attento, se leggeranno il tuo commento potrebbero ridere molto, e allora diventeresti appetibile!! Ahahahah!!
    Un saluto, pasionario della verità!

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