Nulla di certo

Trapani. Sul lato ovest del porto

Trapani. Sul lato ovest del porto

Ho sempre pensato che questo mare non fosse ad est, né a ovest. Che non fosse né Europa né Africa. Il tempo ha scompaginato le carte della botanica, della gastronomia, dell’artigianato nautico, della cultura. Troppe storie sono nate sotto un eucalipto mediorientale e sono terminate sotto un eucalipto ligure. Troppe palme sono state trasporate via mare, troppi cibi sono stati raccontati e gustati da razze diverse.

La collocazione di questo mare dunque non è definita. Non è né in quel qui che conosciamo, né in quel lì che conosci tu, o lui. Tutti però sappiamo dov’è, cos’è, come canta quando il vento gira a sud ovest. Non possiamo raccontarlo, perché potrebbero prenderci per pazzi. Si può raccontare una storia il cui teatro è un luogo reale che non si sa dove sia? Nè racconto fantastico nè racconto di storia, nè cronaca nè fiction. Qui le onde si fanno ombra nel blu, si rincorrono corte e alte, il vento raffica veloce, quasi mai cattivo nell’anima.

Stamani sono atterrato a Trapani. Gelato al cioccolato, granita al limone. La marina dell’avanporto è ampia, d’acqua azzurro chiaro, come nata per una piscina. Le vie hanno l’eleganza del barocco, la luce del medio del Mediterraneo. Qui siamo forse al centro, o in uno dei punti infiniti in cui il centro si articola. Stasera, al termine di queste 500 miglia da La Spezia a Trapani, faremo festa. Un viaggio ha sempre un capo e una coda, e quando una cosa si porta a termine occorre berci sopra. Ora il punto è se vi sia un termine a questi viaggi per mare. Può esserci un termine per viaggi compiuti in un luogo che non ha una collocazione precisa? Forse navigare qui è come immaginare, e l’acqua sotto lo scafo ha la stessa consistenza dei sogni.

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