Quanto durerà?

27022005(006)

Mi chiedo, ogni giorno, aprendo il computer e trovando centinaia, migliaia di post e messaggi: “quanto durerà?”. E poi, subito dopo: “ce la faccio a continuare così?” Già perché immaginate uno che se ne stava per conto suo, da solo, tra un bosco e il mare, a volte per decine di giorni senza neppure parlare (se non da solo. Sto iniziando a parlare da solo, molto preoccupante…) che in un solo giorno (l’8 ottobre) si trova proiettato in un caos di comunicazioni, interviste, presentazioni… Vi assicuro, è come  vivere una specie di delirio. Si potrebbe dire: “hai voluto scrivere un libro… e ora…” E’ vero, ma chi immaginava più una cosa del genere?

Va da sé che ne sono felice, ma non immaginate neanche quanto, perché scrivere un libro e avere migliaia di persone che lo leggono, che ti scrivono, che ti chiedono, che ti raccontano, è una sensazione splendida, inebriante. E’ il cerchio che si chiude, dopo i tanti giorni solo, nella mia stanza, a scrivere, pensando “Ma sto scrivendo qualcosa che ha un senso? Che piacerà o interesserà a qualcuno?”, tutto torna. Bellissimo. Però ora vivo incollato al computer, oppure negli studi televisivi, o nelle redazioni dei giornali. Oggi ho fatto perfino un servizio fotografico in uno studio di Milano, per un giornale importante. Neanche fossi Seedorf oppure la Ferilli. Non leggo più da giorni, non scrivo altro che su facebook, e tutto è stravolto… Quanto reggerò?

Quando mi chiedo queste cose, poi, invariabilmente, capita di leggere un ennesimo messaggio, uno qualunque, come questi sotto, e mi vengono i brividi. capisco che questa comunicazione ha un senso, è vera, tra gente vera, e sta portando alla superficie un mondo. E allora penso che ce la devo fare, che voglio farcela, e voglio continuare a rispondere a tutti, almeno ci proverò… In quei momenti mi preoccupo del contrario, e mi chiedo: “Quanto durerà?” e ho paura che poi tutto passi, che di questi miliardi di parole non resti che aria, che nulla cambi, che si torni tutti con la testa bassa. Proprio ora che una generazione intera sembra averla alzata definitivamente, con coraggio, con gioia…

 
“sei tu lo scrittore? no perchè già ho scritto ad un tuo omonimo…non vorrei risbagliare!! ti ho ascoltato per radio oggi e mi trovo tanto d’accordo con quello che hai detto…stessa generazione, stesso anno di nascita. ho dei progetti per cambiare vita. grazie per l’ispirazione in questa giornata di lavoro al computer! loredana. ciao. ti leggerò!”

“Ho sentito la sua intervista su radio2, mi servirebbero dei consigli e un bel po’ di coraggio – grazie.” 
 

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Barbara Palombelli

Oggi, 30 ottobre, ore 13.00, sono al programma radiofonico di Barbara Palombelli “28 Minuti”. Se vi va, se potete, asoltatemi. Ciao!

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Annuncio ritardo

Bella foto di Ilaria a me sul tender. Speriamo che i libri viaggino un po' più veloci di così!

Bella foto di Ilaria a me sul tender. Speriamo che i libri viaggino un po' più veloci di così!

Ricevo moltissimi messaggi come questo di Marco C.:

Ciao volevo segnalarti che sto cercando di comprare su ibs il tuo libro, ma sono circa 10 giorni che è “in ritardo“, ormai penso venga cancellato l’ordine. e mi sono chiesto come mai un libro appena uscito non sia reperibile su ibs? ciao Marco C.

La situazione è questa. Un libro, anche quando va molto bene, esaurisce una nutrita prima tiratura in una settimana, diciamo una decina di giorni. Dal primo giorno si vede che vende bene e subito si dà mano alla ristampa, perché si capisce che servirà a breve. Nel caso di “Adesso Basta” invece, le librerie sono state praticamente prese d’assalto, e in 4 giorni il libro è andato via tutto. Il quarto giorno era domenica, e la ristampa è partita il lunedì. Tempi tecnici per la produzione e il trasporto e ora il libro sta arrivando nelle librerie.

Dunque, abbiate pazienza, il libro quasi c’è. Oggi, domani, dopodomani riapparirà sui banchi delle librerie italiane. Almeno… spero!

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YouDem – Web Tv del PD

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Downshifting. Un’opportunità:

 

 

 

 

Ciao, sono Paola D. Come ti ho accennato ho una splendida barca che amo molto: un Mikado del ’79 che di solito è ormeggiato a Kos. Ora sto rifacendo l’impianto elettrico e mettendo il motore nuovo; i lavori li sta seguendo un amico a Bodrum. La barca è in ottime condizioni perché l’ho sempre curata…

Insomma ci sto ancora investendo: in mare sto bene e vorrei avere la possibilità di poterla usare almeno 3-4 mesi l’anno, ma non è una barca che mi sento di portare da sola. L’ideale sarebbe trovare una persona con esperienza che vuole mollare tutto, ma non ha una barca sua….provare a conoscerci e buttarci in una nuova avventura di vita marina. Sono cosciente del fatto che non è facile, ma dopo 25 anni di lavoro inde-fesso sono ormai ufficialmente disoccupata, libera da impegni (anche i figli sono grandi), senza grandi problemi economici, ho 53 anni e una vita da impostare ex novo dopo la morte di mio marito.

Tra tutti i tuoi contatti, chissà…potrebbe capitare una persona interessata!!! Grazie!

Beh, che ne dite? Se qualcuno vuole lasciare tutto e salpare, ecco l’occasione. Pronti a partire? Dalle parole ai fatti… Chi si fa avanti?

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Quel Trans che si chiama “desiderio”

visita il sito web della Regione Lazio

Ecco fatto. Mi lancio sul tema più spinoso del momento, quello gremito di mine, dove si rischia di ledere suscettibilità, si rischia di essere non corretti politicamente, etc. Ma non fa niente, non è la prima volta. Sono solo le mie opinioni.

La questione Marrazzo, almeno tra le persone che ho frequentato ultimamente, è finita più volte su una domanda: “Ma come mai con un trans? Perché non con una donna?”. Premetto che della questione in sé non mi interessa molto. So che la transuessalità, come anche l’omosessualità, non sono invenzioni del nostro tempo. Da che esiste il mondo l’uomo ha sempre avuto passione per la diversità, per il superamento dei limiti, per la trasgressione. Tanto meno mi interessa cosa ci trovi un uomo in un trans. Io non riesco a immaginarlo, ma solo perché le mie passioni sono tutte eterosessuali, trasgressioni incluse.

Quel che invece mi interessa, mi fa trasalire, è la prostituzione… La mia domanda infatti è, perché un uomo va con una prostituta? Pagare un trans, una donna, un uomo, disintegra tutto il fascino dell’incontro, della seduzione, della conquista, dell’essere conquistati. L’eros che deriva dalla scoperta, dal superamento del limite grazie a sguardi, parole, comportamenti, sfuma via con la prima banconota. Ti pago, dunque non devo conquistarti. Capirei un uomo particolarmente brutto, particolarmente incapace nelle relazioni umane, insicuro… Ma uno come Marrazzo che motivo aveva di pagare?

La mia risposta riconduce dritti al tema del downshifting. Credo infatti che la risposta alla mia domanda sia lo stress, la velocità, il sentimento di onnipotenza di agende serratissime, il materialismo. Credo che sia uno sfogo della nevrosi a cui la nostra vita ci conduce. Mai un silenzio, mai un albero, mai un cielo terso sopra la testa, mai un periodico momento di salutare solitudine… Così la misura si colma, troppo, fino a esplodere in un bisogno compulsivo, commerciale, mercantile, strumentale dell’altro. Non una donna (o un trans) per comunicare, per sedurre, per godere, anche senza amare, sia chiaro, ma per compendiare di piacere e trasgressione la propria vita. Bensì un prodotto sempre disponibile, con un costo alto ma che grazie al lavoro, al potere, si può pagare, dunque perfetto per noi, per l’alienazione della nostra vita. Non è il famoso “calo del desiderio” la malattia contemporanea più diffusa, che va a braccetto con l’alienazione della nostra vita? Appunto… La prostituzione di cui parliamo non è, infatti, quella di Jorge Amado (culturale, la definirei) neppure quella di “Memorie Delle Mie Puttane Tristi” di Marquez (caraibica, afosa), e neppure quella della prima metà del secolo scorso in Italia (materna, propaggine della vita borghese). La storia di Marrazzo è una storia che non giudico dal punto di vista morale, tanto meno politico (anche se trovo che abbia fatto bene a dimettersi), ma sotto l’angolazione della nevrosi a cui la frenesia e il consumismo iperproduttivo conducono.

Trasgredire, superare il limite, cercare il piacere, sono attività quotidiane, che chi tralascia o ipertrofizza tende a distruggere, e che invece fanno parte della nostra vita, devono trovare posto nel nostro equilibrio più ampio. Per godere non serve pagare. Grazie al cielo sono ancora un’attività da downshifter.

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Domande…

Massimiliano mi invia un messaggio su Facebook:

Ciao Simone, sto leggendo Adesso Basta, ho 50 anni e sono un manager di una azienda informatica. Lavoro da 26 anni più o meno, ne ho fatte diverse, azienda, azienda con il padre (piccola), consulente free-lance, azienda di nuovo. Ne ho veramente le scatole piene, vorrei fare altro, ho la nausea della quotidianità. Accompagnata da una sempre più intensa paura di essere buttato via come una scarpa vecchia, ora che ho superato la soglia critica del mezzo secolo. Per di più incastrato in un ruolo che tendenzialmente non vorrei ma che sono stato costretto ad accettare per fare buon viso a cattivo gioco. Più leggo il tuo libro e più vedo situazioni vissute in prima persona. Sono sposato da 24 anni, due figlie, 20 e 22 anni.

Ecco, le figlie. Mi sono chiesto: ma perché mai bisogna dire Basta ad un certo punto? Non si potrebbe non iniziare nemmeno? Mi ha colpito il passaggio (cito a memoria) “nessuno mi ha mai insegnato a riconoscere i miei talenti, nessuno mi ha mai insegnato a capire cosa veramente volessi fare, cosa mi piacesse veramente fare”. Ecco, appunto. Come fare ad insegnarlo a due giovani ragazze che studiano?

Grazie per qualunque risposta tu voglia darmi. Ciao. Massimiliano

Non so molto di figli, tranne che sono stato figlio a mia volta. Ricordo però che mio padre e mia madre erano spesso ottimisti, anche nelle difficoltà economiche, nel disagio per la vita, nei problemi di lavoro. Di fronte a un quesito li ho sempre visti dire: “Proviamo! Al massimo si rivede dopo, se non va”. Mio padre e mia madre inseguivano il loro sogno, costruirsi una casa con del verde attorno. Hanno fatto carte false, e in tanti anni ce l’hanno fatta. Ricordo la loro gioia quando siamo entrati dentro (non sapevano ancora che ben presto i creditori dell’impresa li avrebbero rincorsi e denunciati con annesso processo etc…).

Ecco, io credo che bisognerebbe fare questo e tutto quel che non si fa mai, né in famiglia né a scuola:

  • parlare molto dei sogni, spaziare, esagerare
  • parlarne in modo concreto, dando per assunto che la vita E’ avere sogni e REALIZZARLI se possibile
  • insegnare ai ragazzini a fare l’auto-check: chi sono, che doti ho, che difetti ho, quale difetto può diventare una dote, quale dote rischia di diventare un difetto, cosa faccio e cosa sembro per gli altri, cosa mi pare degli altri, dove posso crescere, dove devo diminuire o aumentare
  • insegnare alle persone fin da piccole che occorre avere certo senso della realtà e dunque è giusto fare calcoli per capire come inserirsi nel mondo del lavoro, guadagnare etc… ma anche che la vita è un viaggio a termine, che dura un soffio, che poi si muore, e dunque ipotecare tutto per soldi e simboli può essere pericoloso.

Chissà se ho risposto alla tua domanda…

Grazie del tuo messaggio! Ciao. Simone

 

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Prima di Umberto…

il pirata

La settimana dal 12 al 18 ottobre il libro era uscito da soli 4 giorni, ed era esaurito. Ebbene, il Corriere della Sera di oggi mette “Adesso Basta” in classifica già in quel momento, cioé alla sua prima settimana. Posizione: 12° saggio più venduto in Italia, prima di Umberto Eco. Pensare che studiavo sui suoi libri all’università… Incredibile.

Però non c’è da stupirsi a giudicare dal torrente in piena di messaggi che ricevo, che non solo non diminuisce d’intensità, ma anzi, cresce sempre di più. Impossibile anche solo pensare di pubblicarne una minima parte. Impossibile quasi rispondere a tutti. Perdonatemi se non ci riesco… Certo è che se in Italia una macro-generazione attendeva un segnale per venire allo scoperto, beh… sembra che lo abbia trovato.

Francesco. Condivido la frustrazione per la mancanza di libertà, la sofferenza per una vita da cavia di laboratorio incatenata agli stessi percorsi, agli stessi binari, agli stessi orari, alla stessa frenesia. Condivido la sensazione di essere altrove, di non essere autenticamente rappresentato da ruoli, stipendi, simboli consumistici, titoli accademici. Conosco me stesso e le mie passioni, so a quanto sto rinunciando, avverto il tempo che incalza. Soprattutto trovo sempre più insopportabile dover passare 10 ore della mia vita a contatto con gente che non ho scelto. Il mio quadro di vita non è molto diverso dal tuo, prima del downshifting. Tutte queste cose le dici molto bene, in modo diretto ed efficace; le tue riflessioni fotografano una generazione di cui nel dibattito pubblico non si parla mai, che sta dentro al sistema pienamente, con ruoli anche gratificanti, dovrebbe esserne felice, ma non lo è.

Paolo. Prima di tutto: complimenti per il libro, lo ho appena comprato, e-book, e scalerà in fretta la mia hit-parade dei libri da leggere nell’immediato (una volta finito “design-driven innovation” di Roberto Verganti), visto che il tema mi “spaventa”, mi energizza, mi conferma un presentimento. Infatti… sto scrivendo anch’io da mesi un libro sullo stesso tema: lasciare l’Italia, cosa che ho fatto più volte, prima in Olanda, un anno, poi in Svizzera, Sion nel Vallese, due anni, Berna, un anno e mezzo, dove vivo attualmente. Nella vita faccio ciò che amo, l’architetto, la mia passione, fare ciò che non piace tutta la vita, aspettare le sei di sera o i venerdi pomeriggio per essere liberi non fa per me, é una perdita di tempo, la tomba mi é antipatica, adoro i lunedi, un inizio, voglio approfittare del mio tempo, ateo, terreno.

Anna. Ciao Simone!! Piacere!! Ti ho appena ascoltato a radio24 e ammetto di essere rimasta attratta dall’argomento… Curiosando in Internet ho scovato il tuo blog e ho individuato che il prossimo 3 novembre sarai a Roma. E’ possibile partecipare all’evento? Mi incuriosisce molto la tua filosofia che trovo molto affine alla mia natura. Non voglio annoiarti ma di recente ho preso una decisione molto simile alla tua ma sono molto più indietro, diciamo, organizzativamente. Potrebbe essermi molto utile approfondire la tua esperienza…

Cristian. “Bravo!”

Massimo. Ciao Simone, ho sentito oggi (domenica 25 ottobre) a Radio24 la tua intervista nel programma che va in onda dopo le 19:00. Se capiti a Roma fatti vivo mi farebbe piacere fare due chiacchiere con te

Giulio. Ciao Simone, Abbiamo qualcosa in comune: un libro. Prima di tutto: complimenti, lo ho appena comprato, e-book, e scalerà in fretta la mia hit-parade dei libri da leggere nell’immediato (una volta finito “design-driven innovation” di Roberto Verganti), visto che il tema mi “spaventa”, mi energizza, mi conferma un presentimento.

Stefano. Sono capitato sul tuo sito per caso grazie ad un amico! quello che scrivi lopenso sa anni da quando ho conosciuto maurizio pallante e i suoi libri, come la decrescita felice. che bello! mi dai forza per sognare! ti abbraccio ste.

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Voci…

Barbara 23 ottobre alle ore 21.12
caro Simone, sono una ragazza di 32 anni e qualcosina (età critica…:-)), faccio l’avvocato d’impresa (non lo SONO, lo FACCIO solo!) e devo dirti che ho letto davvero d’un fiato il tuo libro Adesso Basta. posso addirittura dire che per la prima volta dopo tanto tempo ho ripensato alle parole del giovane holden calufield, quando dice che quelli che lo lasciano proprio senza fiato “sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira. non succede spesso, però”. hai ragione, hai davvero ragione. e hai un grande dono, quello della scrittura. io sono rientrata a casa un’ora fa, dopo 9 ore trascorse in ufficio e 3 bloccata nel traffico, sotto la pioggia, mentre rientravo dalla città dove lavoro e che non amo affatto. ma stavo finendo il tuo libro e il viaggio è stato molto più piacevole del solito. grazie davvero. Barbara
 
Che bello. Questa ondata di sintonie con tanta gente sconosciuta è un regalo della vita. Evviva, non siamo soli, siamo tanti a condividere alcuni pensieri. Questo non risolverà i problemi delle nostre vite, ma li renderà possibili, accettabili, e ci farà moltiplicare le energie… grazie Barbara
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Televisione

1) Passaggio sul tg5 di “Adesso Basta”

2) Passaggio su RaiNews24

3) Videointervista su Youtube

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