Mi sveglio a casa, dopo giorni. Silenzio.
Mi immergo nel bosco che non è ancora giorno. In un pianoro, quasi senza respirare, attendo che sorgano le luci. Gli alberi sono immobili, statue di un’opera contemporanea. Non c’è un movimento, né vita né vento. Ogni cosa è sospesa.
Ripenso a questi giorni, al viaggiare, parlare, sentire, incontrare. Ho ancora addosso la stanchezza, ma anche i volti e le parole. Qui, dal folto, ogni cosa trova collocazione.
Mi muovo con il sole che ormai filtra tra i rami. Un bosco immobile fa impressione. Parla della morte senza alcuna paura.
Ho sognato un bombardamento. Un aereo che martellava la mia casa. Io mi salvavo, guardavo tutto senza ansia o preoccupazione. Il fuoco delle bombe era spettacolare. Mi divertivo.
Eccomi tornato nel mio. Tempo e assenza di suono. Quando sei al tuo posto non servono ore, neppure minuti, per ritrovarti.
Tra un paio di giorni si riparte. Tanti posti, tante persone.
Ma non ancora…
Io non ho letto il tuo libro, non ti ho visto in TV. Dallo scorso settembre continuo a dire a chiunque incrocio che questa non è la mia vita (donna 35 enne consulente in carriera a Milano) – o meglio – che nessun lavoro, nessuna auto aziendale, nessun titolo manageriale vale la mia vita. Ed aggiungo che appena avrò chiaro quale sia il posto adatto in cui io possa vivere ci andrò (dopo che sarò arrivata a ridurre a 100 le cose che possiedo, libri esclusi!! Ma sono a buon punto). Ho solo 35 anni, e da sempre sento che non posso permettermi di aspettare di non dover lavorare per la pensione per vivere finalmente ciò che mi manca. Non ho mai sentito che vivrò così a lungo. Qualcuno dice che ci si abitua a fare anche gli schiavi, qualcuno mi dice che chi molla tutto lo fa perchè ha dei soldi, qualcuno mi dice che un giorno avrò bisogno di cure… ognuno dice la sua.Io penso la mia, ho chiaro cosa ho sempre amato e non riesco piu a fare, ho chiaro cosa non sopporto… mi manca il mio tempo ma so che una grossa decisione si sta muovendo dentro di me e che uscirà nel momento che sentirò giusto. Ho letto una tua intervista su un giornalino free press scaduto raccolto per strada con cui stavo facendo una scarpiera in cartapesta.. e ti ho cercato solo per dire che è bello sapere che qualcuno non è a casa solo perchè è ricco. Che qualcuno sa che la vita è cosa diversa dal lavoro. Che qualcuno sa che non si DEVE vivere nel modo in cui ci convincono dalla nascita si debba vivere. E il mio dubbio resta tra la sardegna, la sicilia, le azzorre o un posto vicino Roma dove vivono i miei!Grazie
Caro Simone,
posto qui il mio commento al tuo libro, con il dubbio di sbagliare posto.
Ho letto il libro in un paio di giorni. Non voglio fare downshifting, ho fatto una cosa diversa, sono emigrato. E non per lavorare meno e prendere piú tempo per me, ma per fare il lavoro per il quale avevo studiato in Italia. Mi piace il lavoro che faccio (ora dottorato in biotecnologie, prima riceratore in una piccola biotech), e spero che con la dovuta evoluzione nelle mansioni rimarró sempre in questo ambito.
Quello che mi sorprende del tuo libro sono un paio di cose.
Primo: a che pubblico ti riferisci? Mi pare che per fare downshifting ci vogliono un sacco di soldi, e la cosa coinvolga ben poche delle persone che conosco.
Inoltre, il fatto di lavorare ottenendo un piccolo introito, é molto vicino ai miei coetanei della generazione mille euro (con la differenza sostanziale che lavorano molte ore).
Secondo: come pensi che sia sostenibile socialmente il fatto che un consistente numero di persone si dedichi a questo tipo di vita? dopotutto, ogni societá si fonda sulle tasse, e una grossa fonte di tasse deriva dai lavori stabili, dai contratti di lavoro di qualsivoglia natura. Tuttavia, se il lavoro intrapreso produce pochi soldi, permetterá anche di pagare poche tasse (o nulle, assecondando il malcostume italiano).
In ogni caso, ti faccio i miei complimenti per il libro: senza aver ancora fatto downshifting, mi ci sono ritrovato. Il mio downshifting, diciamo cosí, é stato fare la valigia e poter lavorare in modo soddisfacente all’estero.
Se vogliamo tradurre downshifting come “stile di vita per realizzarsi”, allora sono sulla strada del downshifting pure io!
Ciao
Luca
bella questa definizione del downshifting luca! mi piace e la sposo. Dunque benvenuto nel club. Nel libro spiego molte volte come chi lavori tanto ma con gioia, allegro, felice, sia assultamente da apprezzare. questo non è un libro CONTRO il lavoro, ma A FAVORE dell’equilibrio e dell’armonia della vita. Ahimé constato solo che spesso armonia ed equilibrio fanno a cazzotti col lavoro com’è inteso oggi. Tu sei bravo (in primis) e fortunato nel fare quel che è giusto per te con gioia. Quanto alle domande: io non mi pongo il problema delle sorti della società. Io sono un anarchico. Poi, certo, la società penso e spero possa migliorare e crescere, modificarsi, e il libro+esempio mio spero che diano il loro contributo. Non credo ci sia il rischio che tutti facciano questa scelta. Purtroppo… Circa i soldi invece rileggi le parti in questione. Avere soldi per tre o quattro anni; guadagnare qualcosa dalle proprie passioni, non porsi il problema di pensione etc… non mi sembrano un quadro per gente ricca, soprattutto vivendo senza riscaldamento per risparmiare, facendosi da soli quasi tutti i lavori etc. Ciao!!!
più posti vedi e più aumentano quelli dove dici “io qui ci vivrei”ma poi dopo anni di ricerche di informazioni di attesa un giorno vai in un posto che sembra averti chiamato,non sai cosa ti porta li,ma quando finalmente riesci ad esserci l’esclamazione non è “ci vivrei” ma “questa è casa” poi torni da dove eri partito e la sensazione è:di essere lontano da CASA.se prossimamente farai il viaggio che menzioni a pag 138,ti consiglierei di andare a conoscere quel luogo che io chiamo casa e due persone magnifiche che ci vivono.
buon vento
Non so dove i gabbiani abbiano il nido, ove trovino pace. Io sono come loro, in perpetuo volo.La vita la sfioro com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo. E come forse anch’essi amo la quiete, la gran quiete marina, ma il mio destino è vivere balenando in burrasca.
(V.Cardarelli)