Viaggi, autenticità e 5…

Mamma mia… parti, torna, vai. Ieri Londra, alla London School of Economics. Perfino… “Adesso Basta” varca i sogli dell’accademia del potere. Ma guarda un po’… E chi ci trova dentro? Tanta gente, giovani! che vogliono essere diversi, cambiare. Qualcuno mi chiedeva “come faccio a capire, a sapere quello che voglio?” Che bella domanda. Quanta poca gente si domanda cosa vuole veramente? E’ stato in quel momento che nella scuola di economia più importante d’europa è risuonata una parola eversiva: autenticità.

Agrado, il trans di “Tutto su mia madre”, dice: “l’autenticità non è essere quello che sei, ma essere il più simile possibile all’idea che hai di te stesso”. Non ci dicono sempre, fin da piccoli, “Sii te stesso!” “Sii coerente!”!? Ma cosa dovremmo essere? Liberi si diventa, non si nasce. L’adolescenza è un coacervo di impotenze. Poi i condizionamenti, l’assurdo gioco delle costrizioni, psicologiche, economiche, esistenziali, relazionali. Noi veniamo fuori così, per caso, a seconda degli ingredienti, e del vento.

Ma l’autenticità è un punto d’arrivo. Cosa sentiamo di essere, cosa vorremmo essere? Gente che dice e poi fa? Gente che ha un’idea e la segue? Gente come…? Ma la domanda “io chi sono”, che pure è così rara, passa da qui. Chi sono e chi penso di essere, chi sento di voler essere, chi mi impegnerò ad essere. Entrare in questa foresta atterrisce. Però conta. Per poi non trovarsi altrove senza saperlo.

Nel frattempo Quinta Edizione di “Adesso Basta”, in 55 giorni. E stasera Orvieto, alle 18.00. Domani Mestre, poi Varese. Poi…

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8 pensieri su “Viaggi, autenticità e 5…

  1. Io credo che il downshifting debba avere un significato molto personale per ciascuno di noi che ha necessità di cambiare, a prescindere dal lavoro e dallo stipendio (anche io guadagno molto, molto meno di ciò che viene preso come esempio anche nel libro). Molto personale e diverso, come il nostro essere noi stessi rispetto agli altri o a quello che siamo adesso.
    LaStancaSylvie

  2. La prima cosa che potrei dirti è grazie, grazie per ridarci un pò di speranze, di emozioni, di voglia di crederci, per potere solo sfiorare con il pensiero che anche noi possiamo cambiare. Ma la realtà è dura, molto dura, i soldi sono per forza correlati alla libertà che speriamo di trovare. senza soldi, non è possibile vivere in questa società, devi per forza pagare bollette a fine mese, acqua, luce, gas, tasse, sopra tasse e ancora tasse, mutuo, banche, …. Siamo, come ben sai, in una dittatura delle banche. Anche se decidi di dire adesso basta, in realtà se resti qui non lo puoi dire. Adesso avrai comunque la possibilità di guadagnare, è vero faccendo delle cose che ti piace fare. La vendita del tuo libro è sicuramente fonte di guadagno sicuro. Per la gente comune questo piccolo lusso non ce l’ha. Non è facile. Spesso penso che la libertà non è di questo mondo.

  3. Ciao Simone,
    come molti dei tuoi lettori, vivo un momento di confusione in cui penso di dover resettare diverse cose e non so bene da dove partire.
    Dalla lettura del tuo post mi è emersa una considerazione…. “sii te stesso”. Forse è proprio lì l’inizio di ogni matassa da sbrogliare. Pochi sanno davvero chi sono o cosa vorrebbero essere. Ci sono schemi inculcati dalla società, dalla famiglia, dall’educazione che rendono davvero difficile la lettura della propria anima. Personalmente credo che quando fai quello che ti viene insegnato da sempre come studiare, lavorare, comprare casa, mettere su famiglia (o almeno provarci)ed entri in questo circuito di normalità, già da lì sei sempre meno libero.
    Tutto dovrebbe essere una libera scelta e non un condizionamento.
    Claudia

    • Sì claudia, però la realtà è quella che è. Non si può dire “è sbagliata”, bisogna fare il brodo con la carne che abbiamo, necessariamente. Quel che io dico è che se uno ci lavora e ci si mette, le cose le fa, senza lamentarsi, segna piangere, senza dire “però io, invece…”. Io invece niente. Se qualcuno avesse tre braccia e tre gambe capirei, ma non mi risulta che sia così…

  4. Viaggi…questa cosa mi riporta a Sarzana, perché lì mi ha condotto un viaggio finito molto male, 4 anni fa.
    C’è un ospedale a Sarzana, dove si è interrotto il sogno di libertà di una donna ed è iniziata la lentissima ripresa, che forse non avverrà mai. L’ho capito, ora. Un terribile incidente 4 anni fa in Africa, il coma, la riabilitazione e la scoperta di Sarzana sono state quasi un unico trauma, per me. Ma credo che questa città e tutta la zona abbiano davvero qualcosa di particolare, che concilia il recupero della dimensione umana. La spiaggia di Fiumaretta sembra uscita da una cartolina degli anni settanta, un luogo do si va per stare “un pò al mare”, con le formine dei bambini, i costumi un pò scoloriti e i panini dell’alimentari del paese. Si sente il rumore della gente che parla, che ride, che vive la vera vacanza dal mondo. Molte volte mi sono ritrovato sulla Cisa alla domenica sera, in direzione Milano, dopo avere passato due giorni a cercare di fare rinascere una donna perduta. Non sono riuscito, ma ho scoperto molto di me.

  5. Prova a passeggiare per una di quelle vie perpendicolari a Corso Buenos Aires, dove sitrovano le finestre basse dei piani terreni. Attraverso una di quelle finestre vedi una donna coi capelli bianchi che stira e si sente l’odore di cavolfiore. Un primo passante che la vede dice “Che puzza!”, un secondo “Che sfigata!”, il terzo sente il profumo della vita e gli vien voglia di scriverlo.

    (Vincenzo Costantino Chinaski)

  6. assolutamente no adriana. Non è affatto quello il messaggio. la testata, come tu hai ben capito, ha le sue esigenze di marketing, ma il messaggio vero è quello del libro…

  7. Caro Simone,
    mi fa davvero piacere che si stia muovendo tutto questo. Ci fa convincere che davvero le cose possano andare diversamente. Per quello che mi riguarda, tutto questo movimento contribuisce in qualche modo a ridurre le mie paure. La maggior parte di esse, devo dire, sono state azzittite dalla lettura del tuo libro. Anche l’ultima, quella riguardante l’anzianità, ha trovato pace proprio nelle ultime pagine. Ogni tanto si risvegliano certo, ma con molta più fiacchezza di prima. Grazie intanto per questo.
    Ho letto ieri la tua intervista su Millionaire, quasi me lo aspettavo che ci saresti stato tu questo mese. D’altra parte la prima volta che ho sentito parlare di downshifting e di questo tipo di pensiero è stato proprio leggendo, su questa rivista, di Timothy Ferriss e del suo libro ‘4 ore alla settimana’. Forse i presupposti da cui parte Ferriss sono un po’ diversi, ma la conclusione mi pare sia molto simile alla filosofia del downshifting. (Hai letto quella bella poesia finale che inneggia alla lentezza?). Forse sbaglio ma da quanto riportato su Millionaire sembrerebbe che può intraprendere il downshifting solo chi guadagna una certa cifra e per un certo numero di anni (io ne guadagno meno della metà e non so neanche per quanto ancora; quindi secondo loro io sarei fuori). Forse perchè la rivista ha uno specifico target?
    Comunque questo non è il messaggio che tu hai dato nel libro, sbaglio? Spero di no perchè altrimenti crollerebbero tutte le mie speranze

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