On the road…

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19 pensieri su “On the road…

  1. Ciao Simone, puoi ospitare la mia risposta a Luca? Please…
    Luca, bellissima la tua risposta, e appassionata. La mia provocazione è stata più che pienamente soddisfatta. Confermo, condivido e comprendo tutto quello che dici, dalla tua lettura delle mie intenzioni alle tue riflessioni, passando dai riferimenti di contesto alla tua storia personale. Non c’è niente che potrei utilmente aggiungere.
    Indipendentemente da quello che vorrai fare, ho la sensazione che sarà una decisione consapevole e la realizzazione di quello che veramente desideri. Vedrai che tra il dire e il fare c’è – sì – un mare, ma che può essere stupendo, e che lo si può navigare con emozione per arrivare dove si vuole arrivare. Qualunque sia la destinazione scelta. E, perché no, magari ripartire di nuovo.
    Grazie, dunque, per esserti “dilungato”.
    E, ancora, il mio “buona fortuna”, sincero come l’altra volta.
    EC

  2. “GENERAZIONE C a 1000 EURO”
    Ciao Simone e ciao a tutti,
    è la prima volta che ti scrivo, e lo faccio dopo aver pensato parecchio a quale contributo dare alla “causa”. Ho letto il tuo libro, visto tutti i video, letto qua e là qualche post e commento sui blog e fb… ah molto bella la tua recente risposta al giornalista di Affari Italiani che ti voleva subito dare una comoda “etichetta”…Ti scrivo per fare assieme a te e magari ad altri che condividono la mia situazione di lavoratore con uno stipendio attorno ai 1.000 / 1.200 € (cioè tantissime persone) su come affrontare comunque un percorso di downshifting se questo è ciò che veramente desideriamo.
    Forse altri hanno già fatto notare questo aspetto sul blog o Fb, io non ne ho trovati e mi permetto di lanciare questa riflessione, che naturalmente non vuole essere una critica. Nel libro parli della tua esperienza personale di ex manager con un livello retributivo medio alto, se non ricordo male il tuo budget annuale di aspirante “downshifter” è di circa 26.000 € che è il doppio di quanto io guadagno attualmente lavorando tutti i giorni. Quando nel libro racconti del tuo conoscente che fa il ricercatore a 1.500 € e che potrebbe fare downshifting basandosi sulla auspicabile rendita dell’alloggio dei suoi genitori che comunque prima o poi erediterà, se non ricordo male è forse l’unico momento in cui affronti l’ipotesi del downshifiting per quelli che come me hanno retribuzioni basse e quindi minori possibilità di mettere da parte soldi.
    Ma le persone che vivono con 800/1.000 € nella fascia tra i 25/35 anni, anche laureate o con buone qualifiche professionali, sono tantissime, vorrei dire la maggior parte. Non stiamo li a cercare le motivazioni e le cause generazionali, ma di fatto la gran parte dei giovani in Italia riceve uno stipendio davvero basso rispetto agli attuali costi di vita, e da qui tanta frustrazione, i trentenni che ancora devono vivere con i genitori, la difficoltà di programmare il futuro da soli, in coppia, con un figlio, etc… Ma è proprio questa l’età in cui se lo si sente dentro, si può cominciare il cammino verso il downshifting, proprio come hai fatto tu 12 anni fa, in modo tale da non avere un’età troppo avanzata quando finalmente ci si potrà liberare del lavoro fisso e godere a pieno del nostro tempo e dei nostri interessi. Purtroppo chi come me ha letto il libro e ha fatto paragoni tra i conti economici che tu hai proposto e la nostra attuale situazione economica, potrebbe sentirsi un po’ escluso da questo interessante processo di liberazione. E quindi noi che dobbiamo fare??
    Cerco di lanciare a te e questa comunità un messaggio che porti alcune riflessioni che mi riguardano personalmente e spero possano incontrare conferme e ulteriori approfondimenti da quella fascia di giovani che vive la mia stessa situazione lavorativa ed economica. Innanzitutto spesso mi trovo a discutere seriamente con i miei amici, anche loro della generazione 1.000 €, sul fatto che per lavorare 5 giorni a settimana per 8 h al giorno e guadagnare comunque così poco, in più senza intravedere nel nostro ambiente possibilità di crescita professionale e di aumento di compenso, tanto vale fare qualche lavoretto saltuario (bar, ristoranti, artigianato, decorazione, giardinaggio, lavori vari su internet, traduzioni, etc..) e non credo sia difficile racimolare a colpi di 100/200 € quasi la stessa cifra mensile che percepiamo di stipendio e ridurre ancora un po’ i nostri consumi e le abitudini più costose. Immaginiamo quanto tempo libero si guadagna e soprattutto si spezza la routine della sveglia fissa/traffico/lavoro/casa dandoci spazio per avere il tempo di fare anche altre cose. Già parecchie persone che conosco vivono in questo modo e vedo con piacere che se la passano meglio di tanti altri che hanno il posto fisso. Tra l’altro, a livello psicologico, lasciare un posto senza prospettive di crescita economica, potrebbe essere più facile che lasciare una carriera avviata e ben remunerata.
    Ho 33 anni, una laurea breve, parlo e scrivo bene in 3 lingue straniere ed ho avuto varie esperienze lavorative alle spalle in Italia e all’estero alla ricerca del lavoro “giusto”. Da 4 anni vivo a Torino, in pieno centro, lavoro in ufficio a 15 min a piedi da casa, con un contratto di collaborazione a progetto da 1.000 euro, non ho più l’auto da 4 anni, non mi serve e soprattutto non potrei comprarla con i miei soldi e non potrei mantenerla, ma tutto questo ora non mi pesa per niente. Anche se lavoro circa 8 h al giorno, i nostri orari sono flessibili e quindi non devo essere in ufficio per forza alle 9 e chiedere permessi per le cose che ho da fare. Forse sono già una persona fortunata per questa combinazione di casa/lavoro/orari, infatti quando ho letto il capitolo del tuo libro “Tutto quello che non possiamo fare” ho constatato con piacere che erano pochissime (forse solo 2) le voci dell’elenco che potevo spuntare, quindi tutta quella serie di limitazioni tipiche di certi profili professionali già non mi riguardano. Questa cosa mi ha confortato e mi ha fatto riflettere sul fatto che sarà pur vero che ho una situazione lavorativa precaria e a basso reddito, ma la mia attuale qualità di vita è già sicuramente buona. Quindi le persone che sono nella mia situazione potrebbero pensare come faccio io, di essere più o meno consciamente in una fase di “inizio downshifting involontario” ed esserne felici; mentre chi appartiene alla categoria di lavoratori che purtroppo si riconosce a pieno nelle limitazioni da te elencate, potrebbero anche valutare il fatto di rinunciare alla loro routine frenetica e stressante per dedicarsi intanto ad un’occupazione più a misura d’uomo in termini di qualità della vita, impegno ed orario. La testimonianza di Silvano Agosti sulla qualità di vita in Kirghisia dove la maggior parte della popolazione lavora 3 ore al giorno, ci fa capire che non stiamo parlando di utopie e sogni.
    Come ultima considerazione, riprendo l’idea da te proposta di una condivisione dello spazio abitativo tra più persone o nuclei familiari nella fase di avvicinamento alla vecchiaia che ritengo validissimo e che vorrei cercare di sviluppare e porto un esempio semplice da realizzare che stiamo sperimentando attualmente con gli amici. Nessuno di noi potrebbe permettersi un alloggio in montagna per sciare che sia in affitto né tanto meno in proprietà. Quest’anno però in autunno siamo andati a cercare un alloggio grande per tutto il gruppo in una piccola stazione ai confini con la Francia, ideale per chi ama lo snowboard come noi. Risultato: abbiamo affittato una mansarda con una zona comune grande con cucina e 2 camere con 12 posti letto, riscaldamento con stufa a pellet (un sacco costa 4/5 € e scalda tutto l’ambiente per un giorno intero) alla cifra di 1.500 € per tutta la stagione da Dicembre ad Aprile. A seconda dell’uso che ognuno ne fa, con 100 /150 € a testa abbiamo a disposizione una casa in montagna per quasi 5 mesi. Good deal!!

    Bene mi sono reso conto che la mail è stata forse un po’ troppo lunga, ma da tempo queste riflessioni mi girano per la testa e te le volevo comunicare. Ti saluto ringraziandoti per lo stimolo che hai saputo dare con il tuo libro a me e a tante altre persone. Peccato che non sei venuto a presentare il libro a Torino.
    Un abbraccio
    Cesare

  3. Grandissimo Simone!
    Ho letto il Tuo libro “adesso basta” in un giorno. Mi sono divertito un sacco. Una delle migliori letture degli ultimi tempi. Se prima avevo intenzione di mollare tutto ora sto pianificando seriamente.
    Mi ha fatto bene sapere che altre persone la pensano come me. Mi sento pertanto meno solo.
    Per inciso faccio anche io parte di quella schiera di “bravi bambini” che nella loro esistenza non hanno mai sbagliato un colpo. E’ stato devastante e ora non sopporto più niente e nessuno! Ho 36 anni una laurea in legge e uno studio legale mio da 10 anni. Sono terrorizzato dall’idea di diventare come i miei vecchi colleghi con qualche soldo in una tasca e la boccetta di ansiolitico sempre a portata di mano.
    Pertanto sto cercando il coraggio di mollare tutto e dedicarmi solo alle arti marziali la vera passione della mia vita.
    Se Ti capita di passare per il basso Piemonte vorrei incontrarTi e complimentarmi di persona per il libro.
    Fammi sapere.
    Ciao
    Massimo

    Ps sarebbe il caso di fondare un’agenzia per l’assistenza al cambiamento!

  4. Ciao Simone, ci sono passi nel tuo libro che mi commuovono forti per la verità che descrivono.
    Uno in particolare quello che si rivolge al compito primario della scuola degli insegnanti!Tassello fondamentale per la crescita dei nostri ragazzi.
    Ho fatto delle scelte radicali insieme a mio marito Domenico nei confronti dei nostri due figli. Si può dire che abbiamo fatto downshiting scolastico per offrire a loro un programma didattico adeguato che rispondesse alle nostre idee di esistenza.Tutto rema contro alla famiglia, ai valori che noi genitori vogliamo dare e in cui crediamo. Mi piacerebbe confrontarmi con te sul tema famiglia con prole.
    Ci piacerebbe venirti a trovare, conosco bene tutta la parte dopo La Spezia e ho vissuto l’adolescenza in quel di Lerici Tellaro, Fiascherino.So cosa provi!!
    Un abbraccio stretto
    Marcella

  5. Ciao Simone,

    con il tuo permesso vorrei rispondere a Erifa Cabena, che giustamente mi ha invitato ad una riflessione legata a quanto ho scritto nel mio post precedente.
    Erifa, per cominciare ti ringrazio per le considerazioni che ritengo tu abbia voluto esporre in maniera del tutto costruttiva, cercando di stimolarmi a non dormire sugli allori, ma piuttosto di approfittare di questo momento di “stop involontario”, per cercare di capire cosa davvero voglio fare nella vita.
    A questo proposito, ti posso dire che sono pienamente cosciente del fatto che a pagare la mia cassa integrazione siano i milioni di lavoratori che onestamente e con fatica, si guadagnano da vivere, dando il proprio contributo in termini di tasse allo stato. Alla stessa categoria appartengo da circa 16 anni, periodo in cui ho versato la mia “piccola” parte all’erario, consapevole della necessità di partecipare con essa alle spese del paese, tra le quali la cassa integrazione ai dipendenti di aziende in difficoltà (sarà sempre così? Vedi Fiat…), le pensioni agli ex lavoratori (compresi quelli che hanno smesso di lavorare all’età di 40 anni ed i falsi invalidi…), tutti i servizi pubblici di cui conosciamo bene l’efficienza. Tutto ciò sapendo che c’è chi le tasse le evade regolarmente, ma usufruisce di tutto ciò che è a disposizione dei cittadini e che è pagato con denaro proveniente dalle loro tasche. Aggiungo, vista la situazione attuale, che come molte persone della mia generazione, pur versando regolarmente i contributi, non ho affatto la certezza che in futuro potrò godere di una pensione di anzianità così come stanno facendo i miei nonni, i miei genitori e quelli della loro “epoca”.
    Perchè ho scritto tutto ciò? Nè per fare la vittima, nè per fare polemica. Semplicemente per dirti che so cosa intendi quando mi chiedi chi paga la mia cassa integrazione e per farti capire che non mi piace fare il parassita, detestando a mia volta chi vive di espedienti alle spalle degli altri. So anche che lo strumento di cui sto usufruendo io e l’azienda per la quale lavoro, serve per non lasciarmi senza stipendio in questo periodo ed allo stesso tempo per dare una possibilità agli imprenditori onesti di provare a salvare la baracca. Nel frattempo penso sia giusto anche guardarsi intorno, come del resto sto facendo, anche se in questo periodo è davvero difficile ricollocarsi a causa della crisi, del numero di disoccupati in continua crescita e dei miei 38 anni (non mi sento vecchio, ma lo sono per il mondo del lavoro che cerca per lo più ragazzini da assumere con contratti di apprendistato o a tempo).
    Detto questo ho ritrovato nei concetti espressi e messi in pratica da Simone, molti dei pensieri che da tempo mi frullano per la testa (da ancora prima di essere messo in cassa integrazione). Un sacco di volte, mentre ero in ufficio, mi sono chiesto cosa ci stessi a fare lì e se fosse giusto ogni giorno alzarsi presto al mattino, percorrere la stessa strada, vedere le stesse persone, farsi del nervoso per qualcosa che alla fine dei conti non mi interessa e che mi costringo a fare con l’unico scopo di guadagnare del denaro. Spesso guardando fuori dalla finestra, immaginavo come sarebbe stato bello essere da qualche altra parte, a fare tutt’altro. In questo periodo ho avuto poi modo di godere di molto tempo libero e di poterne usufruire a mio piacimento e come ho già detto è stata una sensazione molto bella che ha confermato quanto immaginavo. Sono ovviamente consapevole che non si può vivere di sola aria, ma sarebbe bello per me trovare almeno lo spunto giusto per dedicarmi ad un’attività che mi piaccia, da poter gestire a modo mio e che mi dia di conseguenza delle soddisfazioni. Simone ha avuto il coraggio, la capacità, la caparbietà e la fortuna di poter dedicare se stesso ed il suo tempo a due passioni che ama, rendendole anche parte delle sue entrate economiche necessarie per vivere, decidendo autonomamente come gestire ed organizzare la propria vita. Tutto ciò mi affascina molto ed a livello di pensiero è proprio quello che sogno di poter fare, ma come si sa tra il dire e il fare…. In definitiva non sono sicuro di essere pronto per riuscire ad andare contro corrente cercando la mia dimensione ideale, non avendo bene a fuoco a cosa potrei dedicarmi in alternativa, sono però sicuro che mettere in atto questi pensieri mi renderebbe felice e libero. Probabilmente appena ne avrò la possibilità tornerò a lavorare come ho sempre fatto, ma la mia mente non smetterà di cercare l’idea giusta che permetterà anche a me di scalare marcia.
    Mi scuso per essermi dilungato, ringrazio Simone per lo spazio ed Erifa Cabena per il suo commento.

    Saluti, Luca.

  6. … avrei trovato la “mia liguria” … è a 18 ore di viaggio da qua … è un luogo in enorme sviluppo e con i soldi che qui ci compri un box, là ci fai una villone … o delle casette da affittare … sarà durissima, mi ci vorranno anni, ma è là che voglio vivere … si parte con i progetti veri e propri! nel frattempo sono molto migliorata sul lavoro (e peggiorata per i miei capi, ma che si f….), sto grattando via momenti preziosi di vita e penso molto più a me e alle persone a cui tengo … rebirth!

  7. Caro Simone,
    il 22 gennaio abbiamo assistito alla tua presentazione a Genova (eravamo accanto a Paola).

    Grazie a te abbiamo trascorso due ore molto belle. Oltre a scrivere molto bene hai una dialettica speciale, l’avevamo intuito dai tuoi video che speriamo continuerai a pubblicare.

    Come tante persone che hanno scritto sul tuo blog anche noi vogliamo cambiare vita, il tuo esempio ci è stato di grande ispirazione e lo sarà di certo in futuro.

    Un abbraccio,
    Sara & Marco.

  8. Caro Simone,
    vorrei rivolgere un paio di domande a Luca, oggi nella “grande tribù dei lavoratori in cassa integrazione”, ed esprimere qualche pensiero su quanto ha raccontato di sé.
    Luca, chi paga la tua cassa integrazione? Qual è lo scopo di questo istituto?
    Nel rispondere a queste domande, potrai facilmente immaginare a cosa sto pensando. Lungi da me definirti “scansafatiche”, come tu temi di passare. Preferisco piuttosto invitarti alla riflessione.
    Due constatazioni di fatto. Quella negativa: perdere il lavoro senza volerlo perdere, in balìa di circostanze esterne e indipendenti dalla propria volontà, è sicuramente qualcosa di terribile. Quella positiva: la situazione per te ha acquistato una valenza particolare, la possibilità di scoprire cosa davvero vuoi fare della tua vita, senza alcuno sforzo in più. Sforzo che spesso impegna intensamente chi vuole “cambiare vita” o “fare downshifting”, nelle diverse accezioni della terminologia. Chi si accinge ad affrontare questo percorso, prima, durante e dopo, affronta molteplici difficoltà, in autonomia, con responsabilità, rispetto di se stessi e degli altri. Con una forte connotazione di autosufficienza e di indipendenza, senza parassitismo.
    Anche questo Simone ha spiegato in modo esemplare.
    Non fraintendermi. Votarsi al sacrificio sempre e comunque, rinunciare all’obiettivo di un’esistenza migliore per ciascuno sono cose che ritengo tristi e insensate. Invece, apprezzo la capacità di cogliere le opportunità e sfruttare un contesto favorevole, anche se non volontariamente determinato.
    Prenditi dunque il tempo che ti serve. Capire se stessi e dove vogliamo andare è importante. Richiede un’attenta evoluzione interiore e l’acquisizione di una profonda autoconsapevolezza.
    Ma non indulgere a una situazione così comoda, perché qualcosa ad altri “costa”, e perché il confine da qui all’epiteto di scansafatiche è labile.
    Buona fortuna.

  9. E’ incredibile.Come la vita ci mandi ciò di cui abbiamo bisogno, così, senza nessuna fatica. Ti ringrazio delle tue parole che mi hanno dato il coraggio di non nascondermi più dietro le indecisioni degli altri. Per arrivare nel nuovo mondo che stiamo costruendo.Ti chiedo di potere linkare il tuo blog sul mio sito e magari…di essere ricambiata. Sono una poetessa, una scrittrice e occasionalmente una web designer. Ho appena pubblicato un libro che più o meno si allinea con ciò che dici, appendendo poesie ai rami del ciliegio…More info at http://www.creativepeople.it

  10. Buongiorno,

    ieri sera ho assistito alla presentazione del libro a Genova: ringrazio per l’opportunità che mi è stata data.
    Sono la compagna di un aspirante downshifter, crisalide a metà del processo di evoluzione, che deve ancora metabolizzare alcune resistenze e soprattutto trovare il coraggio di spiccare il volo: che paura..
    Avevo tantissime cose da chiedere e pensieri e osservazioni da proporre ma, come sempre, la timidezza ha spento le parole in bocca. Tra i tanti spunti di riflessione che la lettura del libro mi ha suscitato, vorrei proporne una all’autore e ai lettori del blog: il caso ha voluto che, subito prima di Adesso basta, io avessi terminato la lettura de La luna e sei soldi.
    Inutile dire che abbia fatto subito un parallelo tra la scelta di vita del signor Perotti e quella, decisamente radicale, del protagonista del romanzo di Maugham. Charles Strickland (alter ego di Paul Gauguin) è l’antesignano letterario dei moderni downshifters: soltanto spogliandosi di tutto (e pagando fino in fondo il prezzo di questa scelta) raggiungerà l’essenza della sua esistenza e potrà materializzare il suo mondo interiore in quelli che, solo successivamente, verranno riconosciuti capolavori d’arte.
    Vorrei inoltre chiede al signor Perotti, che effetto fa leggere sul suo blog, gli stralci dei diari di bordo delle persone che, in questo particolare momento, intersecano la sua rotta.
    Infine, vorrei chiudere con un finale da osteria numero sei e dire una cosa che non è da me, reputandomi una cittadina del mondo, non particolarmente legata al luogo di nascita: finalmente essere liguri è cool!!!Dopo averci tanto preso in giro, addirittura maledetto da Dante in giù, possiamo tirar fuori l’orgoglio di una vita sobria, a basso impatto ambientale! Liguri e scozzesi di questo mondo siate fieri ;-)))!!! Scherzi a parte, buon vento a tutti!

  11. no c’è giorno che non ci penso di vendere casa qui a milano e fare una cosa simile…. ancora un pò e forse…. se Dio vuole.

  12. Ciao Simone. Innanzitutto grazie per avermi risposto la scorsa settimana. Insomma non era scontato…avrai tante cose da fare nella tua nuova vita e il tuo libro ti tiene molto impegnato, vedo. Ho visto il video di oggi e devo dire – senza cattiveria giuro – ma ti ho un po’ invidiato. Quella spiaggia deserta, il rumore del mare….Io sono reduce da una giornata asfissiante con riunione fiume a Roma, chiusa in un mega-albergo. Tra chiacchiere inutili (in gran parte), gente di cui non me ne frega niente e cibo di pastica. Pensa che mi sono resa conto che oggi c’era il sole dal tuo video. Prima non me ne ero accorta. E questo non va bene. Vedi, mi sto lamentando, e non va bene neanche questo. Domattina, per prima cosa, me lo prometto, guardo il cielo.

  13. carissimo simone, oggi per la prima volta su suggerimento di un amico ho aperto un sito web dove ho scoperto il tuo blog.
    Mi fa molto piacere sapere che almeno ci sono persone che la pensano come me e sono felice che tu possa essere salito alla ribalta e possa divulgare il tuo ( e anche mio pensiero e modo di vivere ) complimenti anche per il modo in cui ti esprimi chiaro e esplicativo sui concetti.
    Condivido tutto cio’ che dici di materiale e di filosofico.Penso che sopratutto sia questa l’arma che noi possiamo utilizzare per cambiare e per cambiarci.
    complimenti e domani vedro’ di riuscire a trovare il tuo libro per comprarlo e leggerlo.Per parte mia sposato con due figlie, sono arrivato al dowshifting alcuni anni fa (ne ho quasi 50) ma come dici tu non sono rimasto mai un attimo con le mani in mano…. anzi peggio per me che so fare non di tutto ma di piu’!cio’ di cui piu’ sono stato contento e’ di aver ritrovato me stesso la mia famiglia le mie figlie, il sorridere insieme lo scoprire che un ottimo stipendio non garantisce la serenita’ anzi…
    Guadagno molto meno materialmente ma ho riscoperto mie figlie crescere, la mia famiglia, il divertirmi moltissimo con molto poco insomma un’altra vita fatta con i miei schemi ( e come dici con i miei sogni ) che comunque mi permettono di onorare i miei impegni ed i miei doveri. Che mi hanno fatto sentire un’altra persona cha avevo dimenticato che lentamente stavo perdendo e che altrettanto lentamente ( purtroppo ) sto ritrovando. Non e’ immediato cambiare e ritrovarsi ,ma cambiare e’ iniziare un nuovo lungo percorso forse lugno tanto quanto quello percorso per arrivare qui.
    …..e’ una soddisfazione adesso non essere preso per pazzo quando cerco di spiegare come la penso…….
    di nuovo saluti e buon vento!

  14. Ciao Simone, questo pomeriggio ero presente all’incontro presso la Fnac di Genova e ti dico subito che mi sto trovando, involontariamente, a condividere e ad assaporare le sensazioni che stai provando tu dopo aver scelto un modello di vita differente. E’ da quasi un anno infatti che sono entrato a far parte della grande tribù dei lavoratori in cassa integrazione, per via dell’ormai famosa crisi, trovandomi mio malgrado con intere giornate libere a mia disposizione. Nonostante molte persone intorno a me siano preoccupate, mi chiedano se non mi annoi a stare senza far nulla, mi sono trovato da subito a mio agio e sto vivendo questa situazione momentanea come una vera opportunità. In questi mesi ho approfittato spessissimo di questo “tesoro” che è il tempo libero, per dedicarmi ad un sacco di cose che prima riuscivo a fare solo occasionalmente e che adesso posso concedermi esattamente quando ne ho voglia. Giuro è una sensazione bellissima. Oggi ho voglia di prendere un treno e di andare alle Cinque Terre? LO FACCIO! Domani mi va di andare a scattare un po’ di fotografie in qualche altra località? LO FACCIO! Un giorno ho voglia di dormire fino a tardi per poi starmene a casa a leggermi un libro sulla poltrona? NESSUN PROBLEMA! Tu sai esattamente di cosa parlo. Il fatto è che fino ad ora il lavoro non mi sta mancando per niente e non so se sia un male o un bene. So per certo, che nonostante ci siano persone che stanno cercando di procurarmi qualche colloquio per tentare di aiutarmi a trovare un’altra occupazione, dentro di me spero che nessuno mi contatti per non interrompere questa “magia”. Non voglio passare per uno scansafatiche, sono 16 anni che lavoro senza pause, ma a 38 anni mi sto facendo esattamente tutte le domande che ti sei fatto tu e di cui hai parlato durante l’incontro. Vorrei anche io fare qualcosa che mi piace e campare con quello senza pretese. Non sono mai stato uno che segue le mode e spende per star dietro alla massa e da quel lato non avrei nessun problema a fare a meno di molte cose inutili. Non so però se ho il coraggio di tirarmi fuori dal “sistema”, di sopportare le critiche di chi ti etichetta come uno che non ha voglia di fare un ca**o. Sono davvero combattuto, scusa il piccolo sfogo, ma stasera ho trovato una persona che ha fatto gli stessi ragionamenti che mi frullano in testa da tempo ed è bello per me in questo momento, poter condividere in qualche modo quello che penso con qualcuno che mi capisce.
    Ciao, Luca.

  15. Sei sicuro che dove hai girato il video non sia Pietra Ligure ? mi sembra di avere riconosciuto alcuni palazzi e il promontorio sullo sfondo mi sembra essere quello della Capra Zoppa che divide Pietra Ligure da Finale Ligure. Davvero una bella giornata. Oggi a Milano siamo al quinto giorno di nebbia in fila.

  16. Ciao Simone. Domani, o forse questa sera, finisco di leggere il tuo libro. Davvero molto bello e “istruttivo”. Da lunedì inizio il mio personale downshifting. Amo il mio lavoro. Sono un piccolo editore, un giornalista e mi occupo di internazionalizzazione di imprese agroalimentari. Lavorerei anche 18 ore la giorno. Ma a 40 anni non voglio perdermi il meglio della crescita dei miei figli, e forse il periodo migliore della lunghissima storia d’amore con mia moglie (stiamo insieme da 21 anni!!!). Da lunedì mi dedicherò al lavoro dalle 8.30 alle 16. Poi staccherò. Per poter fare i compiti con i ragazzi. Per portarli in palestra e guardarli gioire quanto fanno canestro. Per stare con mia moglie sul divano a guardare un bel film. Per dedicare tempo a me stesso, alla lettura, al footing. Avevo già in mente da qualche mese di fare downshifting. Forse questo è il momento giusto per farlo. Forse il tuo libro è servito solo a darmi l’ultima spinta.
    Probabilmente non dovrò nemmeno rinunciare a degli introiti. Quindi non ho motivo per non provarci. Grazie.
    Fabio Mollica
    Brindisi

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