GigaByte

Stamattina a Terracina. Nuvole dopo il sole

Stamattina a Terracina. Nuvole dopo il sole

C’è un aspetto della scelta di cambiare vita che non avevo del tutto considerato, ma che è molto importante: la Memoria di Massa. Gli informatici sanno che la Memoria di Massa è quella dell’hard disk, quella dove salviamo tutti i file, le foto, i video, e dove andiamo a ripescare le nostre informazioni quando ci servono. Ogni tanto quella memoria si riempie troppo e il computer rallenta…

Oggi sono a Terracina. Sveglia sul presto e passeggiata sul mare. Sole splendido, il tempio di Giove lassù, i gabbiani tutti sulla battigia, il mare un po’ mosso. Mi accorgo che mi commuovo appena, per varie ragioni, ma anche per una specifica: questa curva che immette nella via Flacca e porta a Terracina l’ho fatta molte volte da ragazzo, sul motorino o sulla motocicletta. Da Frascati partivo e venivo qui al mare. Un piccolo viaggio, che a me sembrava immenso. Andavo all’avventura, chissà dove sarei arrivato… Era la mia adolescenza, e questi luoghi non li vedevo da anni.

Ebbene, cambiare vita pulisce l’hard disk, libera memoria, fa spazio dove non ce n’era. Col risultato che il nostro processore va veloce, è fervido, sensibile. Venire qui con l’hard disk pieno e il computer affaticato (come sarebbe stato se domani fossi dovuto tornare in ufficio o qui, ora, stessi pensando a responsabilità e doveri), sarebbe stato tutt’altro.

Ecco un nuovo aspetto della faccenda: cambiare vita rende più sensibili, permeabili, alleggerisce da pesi superflui, muta il nostro modo di vedere luoghi, fatti, persone. E non è una cosa da poco. Le emozioni nascono da dentro, non da fuori. Un luogo porta con sé da niente a tutto, dipende da come lo viviamo. “Per un vero viaggio di scoperta non servono posti nuovi, ma occhi nuovi” scriveva Marcel Proust. Ecco: cambiare vita ridona nuovi occhi. E nuovo cuore (l’hard disk).

Share Button

26 pensieri su “GigaByte

  1. Caro Simone Perotti
    che bella la foto di Terracina, mi ricorda la mia infanzia. Dalla spiaggia vidi Aldo Moro alla finestra di casa sua, pensa che tempi diversi, che politici diversi avevamo.
    Ricordo che mio padre mi disse “vedi che persona umile, anche la casa non e’un granche’, lui e’ proprio come noi.
    In quelle parole e in quella scena c’era l’embrione di quello che io sento per il mio paese e alla luce di questo ricordo il dolore di ora e’ particolarmwnte vivo.
    Maria

    • cara maria, quanto hai ragione. La sobrietà di tuo padre, che riconosceva e ammirava la sobrietà dell’uomo politico. due scene (tutte e due) che non esistono più. Oggi la gente lo considererebbe uno sfigato, se vedesse un politico così. Mmamma mia, povera nostra società. I nostri nonni ne sarebbero scandalizzati. ma tante persone sono ancora serene e ingenue nell’animo. Sono loro la nostra vera Italia. Io tifo per loro. ciao!

  2. “Unpopular ideas can be silenced, and inconvenient facts kept dark, without the need for any official ban … At any given moment there is an orthodoxy, a body of ideas which it is assumed that all right-thinking people will accept without question… Anyone who challenges the prevailing orthodoxy finds himself silenced with surprising effectiveness. A genuinely unfashionable opinion is almost never given a fair hearing”
    George Orwell

  3. ciao Simone,
    ti ho “scoperto” due giorni fa mentre aspettavo l’aereo per tornare a Roma da Orio. Finora ho letto un pò di tutto, da Hill a Roberto Re e via dicendo; sto già facendo un percorso mio, passando da un posto fisso a qualcosa che mi piace, che mi arricchisce.
    Sto divorando il tuo libro, ed ho scoperto che sei di Frascati!!! Mai trovato uno scrittore vicino di casa. Se tra i tuoi mille impegni ti avanza mezzora sarei onorato di conoscerti davanti ad un caffè!
    Per ora grazie…
    Massimiliano

  4. Trovo molto sensato il discorso di Simone che prima di mettersi insieme occorre fare un proprio percorso personale di liberazione e di consapevolezza. Altrimenti si passa da una vecchia schiavitù a una nuova schiavitù. Magari più romantica, ma pur sempre schiavitù.
    Imparare ad ascoltarsi, scovare i nostri desideri più profondi, diventare consapevoli delle trappole e delle paure che il sistema crea nella nostra mente, sono passi assolutamente personali e necessari per il downshifting.
    Poi bisogna anche vedere cosa vuol dire mettersi insieme. Già qui il blog di Simone è un punto di incontro, è già un piccolo mettersi insieme, una fucina di idee, spunti, emozioni. Miglioreremo ancora.
    Così come sento che io e soltanto io devo essere il capitano della mia nave, sento anche che se aspetto che la mia nave sia in condizioni perfette per partire, non prenderò mai il largo.

  5. Il downshifting è un percorso personalissimo e individuale per migliorare la propria vita, non per migliorare la vita degli altri. Nessuno lo può giudicare. Fa bene solo a chi lo fa. Tanti downshifers diventano massa critica, ma non partito.

  6. Che belle parole Simone che hai scritto. Quando parli delle emozioni sono sempre i post che preferisco. Un saluto allo scrittore che naviga!

  7. citando Andrea “…Questo dimostra che la gente è disperata e si attacca a tutto pur di sognare, pur di sperare… ok, diamogliela un po’ di illusione”.
    Considerato che anche tu hai letto o comprato il libro… benvenuto nel Club! 🙂

    Ora BASTA alle tue polemiche però!

  8. qualcosa che forse si stà perdendo è l’umiltà,non ho letto il dizionario,ma io questa parola la intendo così:saper ascoltare e porsi in una discussione senza arroganza,aspettare il momento di parlare con pazienza,prima di esporre opinioni essere sicuri di poter dimostrare con fatti tangibili le proprie diverse convinzioni,e non pretendere di sentenziare niente dell’altrui vita.chi si riconosce alzi la mano!
    p.s a buon intenditor poche parole

  9. C’è un aspetto della scelta di cambiare vita che… non solo non avevo considerato, ma non avevo letteralmente “riconosciuto”.
    Grazie Simone, ancora una volta scopri e condividi, non è scontato.
    Utilissime considerazioni, piuttosto, per chi vuole farne tesoro.
    Ecco cos’è quella sensazione di affaticamento, di intossicazione, di zavorra.
    Di rallentamento. Di stanchezza. Di confusione. Per finire sempre a dirmi vorrei ma non posso (magistrale auto-inganno!).
    E, altrettanto netta, quella sensazione di aver bisogno di mettere a posto, fare ordine e, quindi, di ripulire. Tenere ciò che è caro, riordinarlo per poterlo ritrovare al bisogno o al desiderio, buttare il resto. Il superfluo. B-u-t-t-a-r-e! Senza scrupoli o remore.
    Quello che non capivo, e che invece descrivi tu lucidamente, lo riportavo – guarda caso – al mio computer. All’improcastinabile – e puntualmente rinviata – necessità di “pulire la cache”, come minimo, eliminare i temporary internet files, almeno, e soprattutto cestinare le decine e decine di file di ogni tipo accumulati senza senso. Quelli messi lì, nella Memoria di Massa perché chissà un giorno potrebbe servire, oppure chissà quando ho tempo lo leggo/guardo/ascolto, oppure chissà può interessare a me/qualcuno.
    In realtà l’accumulo sconsiderato è altro, altrove. Non tanto, e non solo, nel mio computer, ma nella mia vita fin qui. E che mi ha fatto desiderare di fermare il mondo e scendere: ho bisogno di riordinare-me.
    Soluzione inutile. Non è il mondo che va fermato, posso scendere anche se continua la sua corsa (se non è la mia). E scendere, finalmente – ti credo – alleggerisce…
    Ciao.
    EC

  10. Capisco il Perotti pensiero. Ho letto attentamente il suo libro e lo trovo interessanto come suo personale diario di bordo.

    Ma non prendetelo come un self help book, né tantomento come paradigma del cambiamento poiché non realizzabile, non attendibile, veramente utopistico, anche di più delle visioni rivoluzionarie del Novecento.

    Il percorso individuale, le scelte responsabili, l’uscita dal sistema. Tutte cose condivisibili, Ma sono cose già fatte, vecchie, stagionate e fallite.

    Ma sai quante persone dagli anni della contestazione in poi, anzi da prima.

    Henry David Thoreau è il filosofo della disobbedienza civile, andò a vivere in una capanna in un bosco e viveva di espedienti. Un Perotti di 200 anni fa.

    Molti illuminati hanno scelto stili di vita sobri, alternativi, sostenibile, eccetera eccetera.

    Risultato?

    Zero assoluto. Abbiamo una società egoista razzista e video dipendente.

    Ma la vita, la Storia, è solo la sommatoria delle convenienze individuali? o qualcosa di più?

    Il vero dato interessante del tuo libro è il successo che ha avuto. Questo dimostra che la gente è disperata e si attacca a tutto pur di sognare, pur di sperare… ok, diamogliela un po’ di illusione.

    Ma non basta.

    Adesso basta.

    p.s. nota il doppio senso…

  11. Simone c’è una cosa che NON emerge dal libro ma che tu più volte hai detto nelle interviste alle radio: che si può fare down se ci si è realizzati in precendenza nel proprio lavoro, come te. Problema: e se uno non si è realizzato nel lavoro? può downshiftare? oppure avrebbe problemi?

  12. Non siamo sconfitti finchè non pensiamo noi stessi di esserlo. Secondo me Simone non ti sta persuadendo sull’interpretazione del libro. Ha tentato di rispondere al tuo post, piuttosto. Forse quei numeri, quegli stipendi di cui parla nel libro, ci colpiscono in qualche modo, perchè certo, magari avessimo potuto guadagnarli! Ma non per questo siamo sconfitti, la vittoria non sta in quante cose siamo riusciti a comprare in questa vita, ma in quanta libertà di essere noi stessi abbiamo ottenuto, piuttosto verso noi stessi che con un MONDO NEMICO fuori. Credo che più continueremo a pensare al fallimento, e a un nemico da combattere fuori, meno guarderemo dentro, alle nostre risorse personali, di anime, di esseri coraggiosi. Questo il libro cerca di farci vedere, aldilà dei numeri, è anche un libro sulla focalizzazione interiore per riscoprire il nostro talento, le nostre risorse. Ciao e scusate l’intromissione 🙂

  13. Ma provato a far cosa? sei il primo scrittore che prova a “persuadere” i lettore della giusta interpretazione di un libro.

    Incredibile.

    Io non critico il tuo libro, ognuno è libero di farsi pubblicare. Io, con argomenti e con educazione, ho espresso il seguente giudizio.

    Il tuo libro è il libro di una sconfitta, NON di una vittoria. Di una amara sconfitta, direi. Una sconfitta NON personale, dal tuo punto di vista, MA storica, generazionale.

    • Io non provo a persuadere nessuno. Ho provato a farti comprendere che dici, relativamente alla mia scelta (non al libro), una serie di cose inesatte. In più ho provato a confrontarmi con te su un principio semplice, e cioé che quel che tu proponi è stato fatto nel corso degli ultimi secoli con risultati direi, quantomeno, insufficienti. Io propongo un altro tipo di rivolta, individuale, ma con un forte significato sociale e di testimonianza. Uno che scappa dal carcere senza elicotteri, senza l’appoggio esterno di un esercito, senza cose particolari, rivela la debolezza del penitenziario. Dunque non conta come singolo evaso, ma come possibilità per molti. Questa evasione implica un percorso: di coscienza, psicologico, spirituale, organizzativo, di consumi, stile di vita. Ritengo che questo abbia dunque un significato profondo circa IL MODO con cui si può fare quel che tu dici. E cioé diventando PRIMA degli individui responsabili, più saldi, capaci di scelte critiche, personali, che si pagano direttamente, e POI, semmai, degli esseri che si uniscono. Ma si uniscono da persone che hanno fatto da sole una propria marcia, non come esseri in cerca di una parrocchia che le difenda. Gente in cerca di difesa non spaventa nessun esercito avversario. Sono fermamente convinto che questo anello della catena sia stato colpevolmente dimenticato dalla gran parte del pensiero rivoluzionario, che ha guidato masse di individui deboli invece che produrre masse di individui più forti. Un movimento, prima che collettivo e unito, deve essere composto da gente salda, che come individuo ha GIA’ prodotto una sua propria rivolta, un suo personale percorso PSICOLOGICO ed ESISTENZIALE, oltre che sociale ed economico. DI QUESTI UOMINI può sperare di avvalersi un movimento. QUESTI UOMINI devono diventare uniti per fare fronte comune. Che tanti schiavi senza strumenti, senza responsabilità si uniscano è cosa del tutto inutile. Prima viene il percorso dell’individuo. Poi viene l’aggregazione (forse).
      Questo ho tentato di spiegare. Ma dato che non ci sono riuscito lasciavo il tavolo del dibattito. Tutto qui. Grazie comunque dei tuoi contributi (un po’ meno educati di come pretenderesti che ti fosse riconosciuto, a dire il vero, perché io non ti apostrofo contrapponendoti a grandi pensatori mentre tu lo fai tra me e grandi scrittori, che non è carino, ammetterai… Diciamo che è superfluo farlo). In bocca al lupo. Ciao.

  14. i soldi erano piccola parte dem mio commento, il resto è stato ignorato, e questo mi induce a pensare che avevo colto nel segno…

    Il tuo libro è il libro della sconfitta dell’uomo moderno, anzi, del superuomo moderno, prima manager di successo, poi titano che da solo sfida il sistema e ne esce.

    Mentre la società arranca tra sfruttamento e neoschiavismo.

    Siamo in pieno decadentismo di inizio secolo… Solo che al posto di Baudelaire abbiamo Perotti. Vabbè, chi s’accontenta gode… 🙂

  15. Caro Simone,

    ciao. che strano, … sai che per motivi opposti (!!!) a quelli della maggioranza mi sono sentito molto stimolato dall’incontro presso la libreria flexi a roma e la lettura del tuo libro, ….ero seduto in prima fila vicino ad una donna bionda (una amica un po’ criticona con te, sicuro te la ricordi …) , poi guarda le coincidenze domenica ero immerso nella lettura del tuo libro nella nostra cascina di campagna a terracina e risulta che tu eri a pochi passi a fotografare Pisco montano da Monte Giove … insomma … nella landa dove il mio spirito si ricongiunge ai ritmi ancestrali dei contadini e degli antenati… se ci ripassi fammi sapere perche’ posso portarti a fare un giro ai confini della civilta’,.. a soli 20 minuti da Terracina …da gente che vive come 150 anni fa .. o da mio cugino lupo di mare velista controcorrente .. buon tutto, …ciao da roma, Giordano

  16. Mi capitò una cosa simile poco tempo fa, quando, dopo tanti anni, ripercorsi in bicicletta un tratto di strada che costeggia il fiume Serio (dalle parti di BG). Quello che dici è assolutamente vero, ma quello che sei riuscito ad ottenere cambiando la tua vita, forse in qualche piccola parentesi di una vita da “normale lavoratore non libero” si riesce tuttavia ad ottenere. Alla fine credo che non sia tanto quello che fai, ma come lo fai. Converrai con me che, se pur difficile, c’è un modo di vivere la quotidianità diverso e più a misura di come normalmente di fa. Rendersi liberi è una questione di testa secondo me. Almeno questo è quello che cerco di applicare ogni giorno nella mia vita, cercando il mio equilibrio dinamico.
    P.S. Domani andrò in libreria a comprare il tuo libro e me lo leggerò con calma, davanti al camino.
    Buona giornata.
    Andrea

  17. Andrea, hai scritto:

    “andrea tanti uomini deboli che si uniscono non fanno alcun organismo forte”.

    perchè gli uomini sono deboli? proprio perchè sono disuniti, ognuno chiuso nella propria scatoletta (fuor di metafora, l’automobile, l’appartamentino, la casetta con l’orto nell’entroterra ligure…).

    Andrea, hai scritto:

    “prima si passa per la crescita personale, per la vittoria individuale su condizionamenti, mode, pressioni, consumi”.

    è molto più facile cadere nella trappola del consumismo se si è soli… e poi oggi il vero problema è un altro: il consumismo sta crollando perché la gente no ha più da spendere.

    Andrea, hai scritto:

    “Questa via non è ancora mai stata seguita dalla storia, e infatti tutti i tentativi rivoluzionari sono sostanzialmente falliti o hanno lasciato il posto a violenza e restaurazione”.

    Le rivoluzioni sono fallite a causa del potere delle gerarchie, dei “manager” della rivoluzione. E poi non vi è alcun bisogno di rivoluzione, basta fare insieme delle cose, o cessare di fare delle cose. ma INSIEME, non nel più classico individualismo capitalista.

    Andrea, hai scritto:

    “Proseguire su questa strada è suicida. La via (a parer mio) è un’altra. Ciao!”

    tutto è un parere, ogni affermazione è un parere, certo. ma il vero suicidio è un altro: quello di un operaio licenziato a Bergamo che si è dato fuoco oggi come fece Thích Quảng Đức. Il downshifting esiste già, solo che chi ha 500mila euro in banca ci scrive un libro, chi tira a campare (spesso per sfortuna, per caso e non certo per propria incapacità) viene scalato dal sistema in tre minuti… Per queste cose, proviamo a dirlo seriamente: ADESSO BASTA!

    • ma chi ce li ha 500 mila euro in banca, ma tu stai vaneggiando? secondo te io starei d’inverno senza riscaldamento se ce li avessi? Guarda che fa comodo pensare che uno abbia tutti quei soldi. Così non devi credere che sia possibile fare downshifting senza essere ricchi. Ma non è così… E meno mlae che non è così, in fondo. L’avventura è tutta un’altra, basata su coraggio, autonomia, equilibrio. Ma se continui a pensare così tanto ai soldi, non vedi la realtà.

  18. La luna dà spettacolo, qui, stasera. Chiara e luminosa come non mai, si staglia nella freddezza di una tersa notte invernale. Mi incanta. Spengo ogni luce per poter godere appieno del suo splendore. Un attimo, breve ma tutto mio. E’ vero, la nostra mente è troppo affollata dai pensieri derivanti dai nostri impegni, lavorativi soprattutto. Difficile staccare anche quando arrivi a casa. E il risultato è che perdiamo di vista le tante piccole meraviglie che ci circondano e non ci dedichiamo mai veramente a noi stessi. Fisso la luna e si rivelano in me sensazioni ineffabili,un breve, intenso, autentico momento di me stessa. Ma… chi lo comprenderebbe?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.