748° giorno della mia nuova vita
Giorni di solitudine e silenzio. Il mio ‘adesso basta’, lo ricordo bene, è stato pensato per questo. Vita essenziale, orto, lavori alla casa (la ristrutturazione va avanti), lavori al porto, ma soprattutto scrittura. Ho ripreso a scrivere, a lavorare al romanzo. Ora per la prima volta ho una data di consegna. Mi fa piacere, non mi pesa. Mi aiuta nella disciplina.
Mi alzo tutte le mattine alle 6.00. Caffè, una fetta biscottata col miele e inizio a lavorare. Scrivo nel silenzio assoluto, nella solitudine totale (neanche un passante sulla via, intendo), fino alle 9.30, le 10.00 al massimo. Poi lavori nel bosco. Poi alla casa. Camino acceso. Dopo pranzo scrivo ancora, ma poco. La magia dell’alba è andata, si può solo correggere, cambiare frasi, specializzare parole, non creare. Nel tardo pomeriggio leggo. Sto rileggendo tutto Sciascia. Che bella riscoperta. Ieri anche un breve racconto di Jack London, “Il Discendente di McCoy”. Quando me lo chiedono scrivo un articolo, come quello che uscirà su Panorama, o su Yacht and Sail, sul Giornale della Vela.
Non faccio del male a nessuno. Non faccio rumore. Non ingorgo il traffico. Non compro roba inutile. Non vado in posti dove non ha senso andare. Non frequento chi non voglio. Non ascolto cose che mi urtano. Inquino il meno possibile. Mi informo il minimo possibile, per sapere cosa accade nel mondo. Se posso dico la mia, altrimenti fa niente. Un lettore mi chiede se così non mi tiro fuori dalla mischia, se così non lascio fare ad altri. Sì, un po’ sì, in questa fase della mia vita non saprei cosa fare di persona, fisicamente. Quel che posso fare è scrivere, e quando ho presentato il libro ho parlato. Di questo, di “Adesso Basta”, di quello che è, di cosa farne, perché. Questo è il mio contributo. Basso, alto, non lo so. Ma ora non è questo che penso. Cerco di capire un po’ di più di chi sono, di cosa accade qui, ciò che diamo per assunto, per ovvio, vivere, respirare, per cosa, per dove, in che modo. Io queste cose non le so. A volte le intuisco, e subito diventano pagina. Senza saperne di più non saprei comunque che fare. Come contribuire prima di aver fatto strada su questo sentiero? Dicendo cose vaghe? A caso? Ispirandomi a ideologie e pensieri non miei? Accalorandomi su che? No. Prima qui. Poi semmai altrove. E qui, dentro, c’è così tanto che non so. E poi io scrivo…
La mente si abitua a non pensare quando c’è rumore. Tra la gente abbiamo a mente cose specifiche, persone, cosa dire loro. E’ come utilizzare solo la corteccia, la parte esterna. Da soli, a lungo, il pensiero prende un altro ritmo. Ci mette un po’, poi scava, divaga, si concentra. Tocco memorie impensate da anni, ricordo cose che neppure sapevo. Quando mangio, penso. Da giorni sto quasi digiunando, sia per smaltire eccessi precedenti, sia perché mangiare poco è un altro modo per sentirsi di più. Poco cibo, mangiato con calma, a piccoli morsi. Sembra tanto, ha un sapore diverso, sazia. Mangio verdure e pesce, soprattutto. Oggi al mercato vendevano le seppie a 4 euro, minimo storico. Ne ho comprato un chilo, mi basterà per molto.
Anche il tempo è diverso. Il tempo atmosferico. In una casa di pietra si sente tutto, ogni minimo cambiamento. Da due giorni c’è sentore della nuova stagione. Guardarla minuto per minuto riempie le giornate. E’ sorprendente vedere come ciò che sembra immobile si muova, in realtà, si evolva. Visibilmente intendo. Bisogna solo fasare il nostro tempo su quello della natura.
Giorni speciali questi. Il romanzo che si sviluppa. Il pensiero dei personaggi, le loro vite. Sono persone reali adesso, come avessero carne e parola. Li conosco, potrei descriverveli, giurare di averli visti ieri, o stamani. Vedo nei loro cuori, so se mentono o no, conosco le loro intenzioni. Di alcuni ho paura, altri li difenderei da ogni periocolo. Li sogno, a volte.
La storia che sto raccontando non esisteva, ora c’è. I suoni, le parole, i gesti, una fuga, un inseguimento in mare, lo sguardo di un uomo e quello di una donna, un grande amico. Cose concrete, che pulsano. Difficile spiegare.