Giusto così…

Lunedì. Alba.

4 giorni di corso di vela. Mi fa male la laringe per quanto ho parlato, spiegato, ripetuto. Per imparare occorre sentire e risentire, quasi una cantilena. La vela è così, inizia con un fiume di parole per poi portarti a godere del silenzio.
Grandi giornate: mare una lastra di piombo e d’azzurro, vento amico, a tratti teso, poi brezza. A bordo gente divertente, intelligente, piena di cose. Mi pare che fossero contenti.

Stamani a casa. Il sole dell’alba è definitivo: l’inverno è finito. Il bosco sta riassumento la sua forma. Ogni cosa sfolgora di energia. Io ho davanti una giornata intera di nessun impegno, solo calme cose, pensieri, piccoli lavori piacevoli. Scriverò un po’. Poi un po’ di appunti per il grande viaggio estivo. Sul tardi una scultura da finire. So già che pranzerò al sole, e dopo dormirò un po’ sulla sdraio. Nel pomeriggio leggerò, ancora Sciascia.

Penso che è lunedì. Penso a come sarebbe stata la mia vita se fossi rimasto fermo, se non avessi avuto il coraggio di cambiare. Penso che svegliarmi senza automobili, senza frenesia, senza parcheggi, senza riunioni, senza incombenze necessarie ed inutili, è la mia vita vera, ciò a cui ora non saprei più rinunciare: l’unico modo di esistere. Penso che oggi è una giornata di vita, non tempo da gettare via.

Su questo pianeta per poco, poi nulla più, troppo tardi. E ora non è ancora quel giorno. Mi pare giusto, così.

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50 pensieri su “Giusto così…

  1. caro Simone
    sto leggendo il tuo libro “adesso basta” e, giunto a metà, ho sentito il bisogno di contattarti. Sono impressionato nel leggere affermazioni – stati d’animo e riflessioni esattamente coincidenti con quello che ho pensato per anni e, da poco, sto cercando di realizzare. Mi sembra di essere davanti ad uno specchio: è la prima volta che, leggendo un libro, verifico questa strana e al tempo splendida sensazione. E’ proprio vero: c’è un momento per tutto e nulla avviene casualmente. Ho riempito la mia vita come quella di un emigrante (non riuscivo a farci stare tutto e dovevo tenerla legata insieme con lo spago) ma adesso sto buttando via tutto il superfluo. Questa sensazione l’ho avuto percorrendo il cammino di Santiago quasi quattro anni fa e adesso la sto mettendo in pratica. Non è facile, esattamente come dici tu, perchè questa scelta, di vivere in libertà, non solo è un lusso (inteso nel senso qualitativo del termine) ma è anche una azione “terroristica”. La società (e quindi noi stessi…almeno io sino a ieri!) tende ad omologare e non a incoraggiare le diversità. Non vorrei sembrare ruffiano ma devo dirtelo: trovare chi ce l’ha fatta (e con difficoltà e quindi in modo vero) e chi come te difende con le unghie e con i denti (e il tuo blog ne è la prova) le sue scelte di libertà incoraggia. Se non avessi dubbi e non avessi paura del cambiamento, dimostrerei incoscienza. E invece voglio combattere la mia piccola guerra personale e “ripartorirmi” con il giusto dolore e un giusto sacrificio. Se avrò il piacere di conoscerti meglio, anche solo attraverso il tuo blog, ti dirò quale è la mia scelta ..il mio mare…e i miei obiettivi che hanno le tue stesse motivazioni anche se in collocazione diversa. La campagna è il mio mare …gli incontri tematici le mie crociere… e mi accomuna il voler conoscere e selezionare persone che valgono.
    Spero a presto.
    Adolfo

  2. Beh, ragazzi.
    Io sono quasi sempre a Torino, ma -maledizione! non ho potuto partecipare alla presentazione di Simone perchè il lavoro mi ha forzatamente portato da Lugano a Londra proprio in quei giorni.
    E vado avanti così. A fare cose con la sgradevole sensazione di fare solo scelte obbligate. Di non avere alternativa.
    Dal Liceo, che mi piaceva, in poi… università (che mi piaceva molto meno), poi lavoro subito in megamultinazionale (che non mi piaceva affatto), mica potevo cazzeggiare un po’ per cercare quello che mi andasse a genio, poi carriera, poi siccome l’ambizione non basta mai a se stessa, mettersi in proprio, creare un’azienda ai tempi della bolla web, e via così.

    E, se mi guardo dentro, mi accorgo di avere in fondo sempre fatto quello che PENSAVO facesse piacere ai miei genitori.
    E di non aver mai fatto quello che PENSAVO dispiacesse loro.
    Ma mica mi sono mai dato la pena di chiederglielo, quel che pensavano davvero…
    Salvo poi rinfacciare loro tutte le mie frustrazioni, come fossero colpa loro e non mia.
    Salvo accorgermi, rileggendo i vecchi diari, che a 17 anni ero molto più saggio che a 44 (sì, sono anch’io nel range!), e sapevo già tutte queste cose.

    E perchè mai le ho rinnegate, da allora, ogni santo giorno?
    Perchè oggi non ho tempo per i miei figli, per la mia donna, per i miei vecchi, figuriamoci per me stesso?

    Ma quale germe, quale cancro dell’anima abbiamo noi?
    E come guarire?
    Forse ci potrebbe aiutare anche collettivamente (come a me aiuta moltissimo individualmente) condividere in pubblico queste riflessioni sulla nostra generazione.
    Una generazione cancellata, senza voce, autocondannatasi a lavorare, produrre, consumare senza farsi domande, per poi concludere la propria esistenza civile senza nemmeno una pensione.
    Simone, possiamo fare qualcosa? Lo so che mi dirai che dobbiamo agire a livello individuale, che creare movimenti non serve, che… ma non è che anche questo modo di pensare fa parte del problema?

    • certo che possiamo fare qualcosa. Cambiare! Adesso, senza altre perdite ti tempo e occasioni. Studiando bene, progettando, sognando, dunque essendo già nel cambiamento ancor prima di muoverci e andare. A 85 anni moriremo lo stesso. Comunque. Ma da qui ad allora saremo vivi… Forza!

  3. E’ vero, è fantastico leggervi e ragionarci sopra. Voglio ringraziarvi tutti per quello che scrivete e Simone per questo spazio e per una cosa che non avevo colto dal libro, ma ho constatato di persona: la sua energia! Bellissima presentazione a Torino, martedì scorso. Io sono quello che consigliava di fare l’orto in una serra, perché in Piemonte fa freddo.
    Simone, ti ho ascoltato con piacere parlare per due ore senza sosta e cali di tensione. Mi hai confermato che niente è possibile senza una straordinaria dose di energia, perché anche la persona che desidera una vita di pace e lentezza deve forse avere dentro di sé un fuoco vivace, uno spirito elettrico. Tu da dove attingi? Immagino che fosse una tua caratteristiaca anche sul lavoro o non avresti raggiunto certi risultati. Sbaglio?

    • può darsi pablo. però devo dire che ora l’energia è centuplicata dalla libertà. la schiavitù taglia le gambe alla forza, all’energia, mentre la libertà la esalta. ciao!

  4. buon giorno a tutti.
    l’immediatezza e il contenuto di questa frase sono fantastici:GLI ERRORI FANNO DA PILASTRI.
    sempre grazie.

  5. Seguo da parecchio le discussioni di questo blog che trovo molto interessanti. Oggi mi decido e lascio anche io una traccia del mio passaggio!
    Condivido le parole scritte da Exodus. Anche io mi sono costruita una vita pensando di soddisfare le aspettative dei miei genitori, sebbene sentissi che non era quello che desideravo … e da qui ne sono venute insoddisfazione, insicurezza, appiattimento ecc. Ma il peggio è stato “stringere la mano” dei miei genitori, alla fine del loro cammino, e scoprire nei loro occhi e nelle loro parole la tristezza per la mia insoddisfazione, l’amarezza di non avermi vista completamente realizzata e felice. Solo allora ho messo a fuoco, come dice Exodus, che “ i genitori non c’entrano. Alla fine, sono solo un alibi … Il nodo, ciò che conta non è il deludere gli altri, ma il deludere sè stessi.”. Lo sconforto è tanto, la rabbia … che non puoi scagliare contro nessuno, ma solo con te stesso. Col tempo però, e con la volontà di scavare, prende forma una consapevolezza che aiuta e guida: non è mai troppo tardi per cercare di riprendere in mano la propria vita, e le scelte sbagliate, gli errori fanno da pilastri.
    Grazie per la condivisione di tutte queste esperienze.

    P.s. Ho 40 anni!

  6. Exodus, Gloria, Simone e tutti gli altri…
    GRAZIE, un GRAZIE con tutta la riconsocenza che ho dentro.
    Non potete nemmeno immaginare cosa significhi leggere le vostre parole, le vostre riflessioni, le vostre esperienze!
    Che cose VERE che dite, Exodus quelle cose sui genitori sono sacrosante! Gloria, quanto mi riconosco in quel “prima il dovere, ad ogni costo, poi (forse) il piacere”… Simone, che bell’esempio che sei.
    Avete proprio ragione: quando ci si mette sulla strada giusta per far sbocciare davvero se stessi, quando questo porta felicità… le persone che ci amano veramente – solo quelle – (magari dopo una iniziale resistenza) non potranno che gioire con noi.
    E’ un cammino duro, difficile, veramente tosto. Ma non riesco proprio a immaginare di non percorrerlo. E fare un pezzetto di strada fianco a fianco con persone come voi dà sicuramente una marcia in più.

  7. eccovi qui, il mio “piccolo” appiglio per trovare un altro pezzo di quel coraggio che è sempre mancato, per capire senza ombra di dubbio quello che già in fondo sapevo: che non ci sono scuse, non ci sono alibi, che lasciare scegliere a qualcun’altro è comunque una scelta. Passiva, vigliacca, distruttiva.
    Se mai ho qualcosa per cui essere arrabbiata, ma forse è ancora l’ennesima scusa dura da abbandonare, è il fatto che nessuno mi ha mai fatto capire e vedere che sono poche le cose impossibili da realizzare, che si può in qualsiasi momento DECIDERE e AGIRE in una direzione piuttosto che in un altra, che coraggio, volontà, impegno possono aprire parecchie nuove strade. Ma quando l’unica verità che vedi, di continuo, nelle scelte dei genitori, nel sistema educativo, ovunque intorno a te, è che conta “prima il dovere, ad ogni costo, poi (forse) il piacere”, finisci per credere che sia l’unica verità disponibile, che non ci sia possibilità di scegliere, che il sacrificio del proprio talento, la sopportazione di un lavoro sgradevole, la “pazienza” in attesa di tempi migliori siano parte inscindibile di questo nostro stare al mondo. Che l’alternativa sia da pazzi, da disadattati, da cattivi (figli, amici, colleghi, ecc…), da rimanerci alla fine da soli.
    Io l’ho imparato da poco, che l’alternativa invece c’è, che posso permettermi di dire “non mi accontento”, che ho il sacrosanto diritto di voler scegliere cosa fare della mia vita, di poter dire “NO” a quello che mi viene proposto come unica minestra del menù, che posso imparare qualsiasi cosa, anche se tutti dicono “ma và, alla tua età…”, che posso fare della mia vita qualcosa di piacevole senza togliere niente a nessuno, senza perdere l’amore di chi mi ama davvero. E che tutto questo fa di me una persona migliore, soprattutto ai miei stessi occhi. A 35 anni suonati ho preso un cavallo in mezza fida (mentre mia mamma sperava in una gravidanza…) e sto imparando a fare salto a ostacoli, oggi ho fatto la mia prima lezione di vela al timone di una barca di 10 metri, con l’equipaggio che rispondeva ai miei “pronti alla strambata?!” (strepitoso!), ho chiesto e ottenuto una riduzione dell’orario di lavoro con tutti i colleghi che mi guardano storto pensando ai soldi che non guadagnerò (tranne quello che mi ha sostituito, “beato” lui!), e domani cosa potrà accadere alla mia vita? Non ci sono più scuse, davvero. E ho riscoperto di nuovo l’umiltà, il bello di farsi allievi di qualcuno che ha belle cose da insegnare, la pazienza di provare, fallire, riprovare, riuscire, ho imparato che la rabbia porta via inutilmente un sacco di energie… e che quando trovo il modo e il tempo di vivere come piace a me non mi rimane poi coì tanto tempo per essere arrabbiata.
    E non conosco abbastanza parole per dire a tutti voi che scrivete qui quanto mi fa piacere leggervi, condividere le esperienze, far crollare piano piano tutti i limiti auto-imposti, sentire che non sono la sola ad aver vissuto e a vivere certe sensazioni.
    E’ bello passare da qui, tutte queste parole, questo tempo speso per condividere qualcosa, sono una spinta in più al mio fare, un bel pezzo di coraggio in più.
    Grazie di cuore!

  8. Ciao Simone,
    sono appena ritornato a casa dalla 2 giorni velica di cui ti avevo scritto. Una meraviglia. Tempo perfetto per la traversata (unico neo: troppo motore, ad un certo punto c’era totale calma di vento), arrivati in Corsica alle 2 di notte dopo aver visto un tramonto mozzafiato ed una luna che sembrava un faro, dormito in rada, il mattino dopo verso le bocche con un bel vento di bolina (16-17 nodi). Tutta a vela fino a La Maddalena.
    Solo il mare sa dare delle emozioni così…un mio caro amico, citando Baudelaire, mi ripete sempre “uomo libero, Tu amerai sempre il mare…..” Ma io, che lo amo tantissimo, non mi ci sento mica tanto…..Bah!

  9. riscrivo il commento! ho scritto due volte l’ultima riga, sorry!

    Ahi Simone! Caterina ha 31 anni e l’ha pure scritto (è ancora ragazzina!).

    Mah, per quanto riguarda la responsabilità vs gli altri, soprattutto vs i genitori, credo che abbiamo enormi responsabilità. Il problema è saper fare la cosa giusta. E diventare infelici solo per non deludere vuol dire sbagliare tutto, causare dolore a sè stessi e poi agli altri. Vuol dire alimentare il rancore, il rimprovero, sprecare i tuoi giorni.

    Poi tocca scavarsi dentro e, incredibile, perdonare i propri genitori perchè non ci comprendono e preferiscono a noi veri l’immagine che di noi si sono costruiti. E se non c’è questo perdono non si va avanti. Se non si accettano così come sono, per sempre incapaci di conoscerci realmente (ma quale uomo può farlo?) la serenità te la scordi. Perdono e accettazione. Per questo credo che essere “incapaci di deluderli” sia solo, scusatemi il termine, “vigliaccheria”, timore di essere rifiutati da chi ti ha messo al mondo. Non correre il rischio del rifiuto vuol dire non diventare mai se stessi. E in questa condizione, qualunque tentativo di emancipazione, di felicità, è inutile: non hai affrontato il nodo più grosso.

    Io ho un’esperienza un po’ particolare: ho deciso di “deludere subito”. Ero convinto che se mi avessero considerato una “causa persa” ogni mio piccolo successo sarebbe stata una gradita sorpresa. Ha funzionato. Aspettandosi poco le piccole riuscite sembrano grandi. Beh, ho scoperto una cosa, tenetevi forte: i genitori non c’entrano. Alla fine, sono solo un alibi. Anche il resto è un alibi, scuse, perchè non bastano a fermarti per quanto dura possa essere. Il nodo, ciò che conta non è il deludere gli altri, ma il deludere sè stessi. Se hai fatto questo, crolla il mondo. Puoi dare la colpa a chi vuoi, puoi pensare di non essere stato capito/sostenuto/aiutato, ma è tutto inutile. (Come se da qualche parte ci fosse un contratto scritto che obbliga gli altri a farlo, ad essere quello che non sono, migliori di come Dio li ha fatti). E zac, non sei tu la vittima, sei il carnefice.

    La responsabilità c’è tutta ma non abbiamo la saggezza necessaria a capire cos’è “responsabilità”. E poi sapete: sbagliamo tutto. A 18 anni vediamo i genitori forti, incutono timore, ne temiamo il giudizio. Poi passa il tempo e diventano deboli, fragili, bisognosi. Perdono la sicurezza, a volte la boria, soffrono. E allora come fai a non accorgerti che era tutta un’illusione, che non avrebbero mai potuto condizionare la tua vita se tu non l’avessi permesso? Perchè erano fragili anche prima, però lo nascondevano bene. Che strano, si fa di tutto per mostrarsi forti, e alla fine, si viene amati nella debolezza.

    Come fai a non vederlo adesso che le tue conquiste, la tua laurea, il superlavoro e le due case non hanno alcuna importanza? Quello che conta agli occhi di un vecchio è che tu gli dica che sei felice e che passi del tempo con lui, più che puoi, perchè questo tempo non lo riavrà più. Tutto si dissolve e rimangono solo le cose importanti, come stringere la mano di uno che ti ha sempre “deluso”, che ha fallito ogni obiettivo… ma che adesso sorride ed è lì con te.

  10. Ahi Simone! Caterina ha 31 anni e l’ha pure scritto (è ancora ragazzina!).

    Mah, per quanto riguarda la responsabilità vs gli altri, soprattutto vs i genitori, credo che abbiamo enormi responsabilità. Il problema è saper fare la cosa giusta. E diventare infelici solo per non deludere vuol dire sbagliare tutto, causare dolore a sè stessi e poi agli altri. Vuol dire alimentare il rancore, il rimprovero, sprecare i tuoi giorni.

    Poi tocca scavarsi dentro e, incredibile, perdonare i propri genitori perchè non ci comprendono e preferiscono a noi veri l’immagine che di noi si sono costruiti. E se non c’è questo perdono non si va avanti. Se non si accettano così come sono, per sempre incapaci di conoscerci realmente (ma quale uomo può farlo?) la serenità te la scordi. Perdono e accettazione. Per questo credo che essere “incapaci di deluderli” sia solo, scusatemi il termine, “vigliaccheria”, timore di essere rifiutati da chi ti ha messo al mondo. Non correre il rischio del rifiuto vuol dire non diventare mai se stessi. E in questa condizione, qualunque tentativo di emancipazione, di felicità, è inutile: non hai affrontato il nodo più grosso.

    Io ho un’esperienza un po’ particolare: ho deciso di “deludere subito”. Ero convinto che se mi avessero considerato una “causa persa” ogni mio piccolo successo sarebbe stata una gradita sorpresa. Ha funzionato. Aspettandosi poco le piccole riuscite sembrano grandi. Beh, ho scoperto una cosa, tenetevi forte: i genitori non c’entrano. Alla fine, sono solo un alibi. Anche il resto è un alibi, scuse, perchè non bastano a fermarti per quanto dura possa essere. Il nodo, ciò che conta non è il deludere gli altri, ma il deludere sè stessi. Se hai fatto questo, crolla il mondo. Puoi dare la colpa a chi vuoi, puoi pensare di non essere stato capito/sostenuto/aiutato, ma è tutto inutile. (Come se da qualche parte ci fosse un contratto scritto che obbliga gli altri a farlo, ad essere quello che non sono, migliori di come Dio li ha fatti). E zac, non sei tu la vittima, sei il carnefice.

    La responsabilità c’è tutta ma non abbiamo la saggezza necessaria a capire cos’è “responsabilità”. E poi sapete: sbagliamo tutto. A 18 anni vediamo i genitori forti, incutono timore, ne temiamo il giudizio. Poi passa il tempo e diventano deboli, fragili, bisognosi. Perdono la sicurezza, a volte la boria, soffrono. E allora come fai a non accorgerti che era tutta un’illusione, che non avrebbero mai potuto condizionare la tua vita se tu non l’avessi permesso? Perchè erano fragili anche prima, però lo nascondevano bene. Che strano, si fa di tutto per mostrarsi forti, e alla fine, si viene amati nella debolezza.

    Come fai a non vederlo adesso che le tue conquiste, la tua laurea, il superlavoro e le due case non hanno alcuna importanza? Quello che conta agli occhi di un vecchio è che tu gli dica che sei felice e che passi del tempo con lui, più che puoi, perchè questo tempo non lo riavrà più. Tutto si dissolve e rimangono solo le cose importanti, come stringere la mano di uno che ti ha sempre “deluso”, che ha fallito ogni obiettivo… ma che adesso sorride ed è lì con te.

    “deluso”, che ha fallito ogni obiettivo… ma che adesso sorride ed è lì con te.

  11. Io sono di un’altra generazione, ho 33 anni e vivo le cose un po’ differentemente da come le descrivete voi. Gli studi che ho fatto mi sono piaciuti, era la mia passione (traduzione e interpretazione). Sognavo di viaggiare e ho viaggiato, anche se troppo poco per i miei gusti, avrei voluto passare dei periodi più lunghi all’estero. Adesso mi trovo imprigionata in un lavoro fisso e “sicuro” (apparentemente) che non valorizza i miei studi ma mi permette di andare a lavorare a piedi. Compromessi. Abitare in città mi sta distruggendo, sogno il verde. Fare le ferie per forza ad agosto e a Natale mi manda in bestia, spendo il doppio dei soldi per viaggiare e nei periodi di punta c’è il caos, devi prenotare con mesi e mesi di anticipo. Che schifo è? E’ il sistema bellezza. Io gli studi giusti li ho fatti, i miei genitori mi hanno lasciato libera e ho cercato di usare la mia libertà ma poi il sistema ti stritola. Sto leggendo “La decrescita felice”…bel libro.

  12. Io invece ho sbagliato sapendo di sbagliare…avevo iniziato benino anche se il tutto derivava da una schifosa dinamica familiare…liceo scientifico giusto per mettere assieme una frase grammaticalmente corretta e poi via, Puglia, Sardegna , Madrid,Mallorca,Grecia a vivere di lavori magari improvvisati ma utili a conoscermi, a conoscere la gente ed il mondo. E poi? Chissà perchè, e me lo chiedo ancora oggi, ho pensato che era meglio tornare, che dovevo diventare grande, che poi sarebbe stato troppo tardi per inserirmi nel mondo lavorativo italiano. Ho sbagliato in buona fede e non posso rimproverarmi più di tanto.Dopo 10 anni ho la fortuna di avere esperienza in entrambi i fronti, posso dire di conoscere un po’ tutte e due le facce della medaglia. Eppure, cosa che mi terrorizza, sono quì, in questa giornata di ferie a sentirmi un po’ persa, ad innervosirmi perchè non ho usato questa giornata non lavorativa al meglio…a sentirmi in colpa perchè non ho nè lavorato, nè seguito i miei interessi.Insomma un gran senso di colpa per avere cazzeggiato.E allora capisco che ho ancora molta strada davanti a me, intuisco che il lavaggio al cervello me lo sono fatto fare eccome nonostante le mie esperienze,i miei progetti, la voglia di cambiare, la condivisione delle idee di questo blog.Che sconforto !

    • Patrizia, ma è così, certo, però vedi comprenderlo è più di metà dell’opera. Ora hai davanti il nemico con la sua vera espressione, le sue abitudini, il suo profilo. E ora inizia il bello. Occorre liberarsi subito, rapidamente, con gesti anche simbolici, eclatanti, sempre senza offendere nessuno, nel senso di ferirli o danneggiarli, ma anche con la determinazione di chi ha capito che una qualche trappola del destino è stata ordita, e dunque è necessario mettersi di traverso, ben piazzati sulle gambe, con la determinazione incrollabile di chi sa di giocarsi roba propria, roba buona, che non tornerà, come il tempo. In questo c’è quel pizzico di epico eroismo che serve alle nostre vite per smettere di essere misere e diventare dignitose, non tanto nei risultati, che varieranno da zona a zona, da uomo a uomo, ma nei tentativi, che invece possono dare un senso alla vita intera. Forza e coraggio, qui si fa la storia (almeno la nostra…). ciao!

  13. A casa mia, prima che a scuola, non ci si è mai curati molto delle propensioni individuali. C’è sempre stato un codice non scritto che distingueva in maniera feroce “le cose fatte per benino” e le cose sbagliate. Con una buona fede e delle buone intenzioni disarmanti, i miei genitori hanno vissuto una vita dedicata ai figli (impossibile “avercela con loro” dunque). Ma mai una volta che le cose giuste da fare fossero messe in discussione o che ci si domandasse se uno di noi tre, magari, per un remoto nonchè sfortunato caso della storia, potesse avere nel cuore qualcosa di diverso dal liceo (classico o scientifico, ma niente al di fuori del liceo), una laurea prestigiosa ed economicamente fruttifera, una brillante carriera in una multinazionale enorme, una bella casa, un marito colto e benestante (ma anche fedele e devoto) etc etc etc. Come fai a pensare che ci sia qualcosa di male in questo modello a 16, 17, 18 anni? E così impari a non chiederti mai a te cosa piace veramente, impari che le tue propensioni sono solo capricci infantili e non contano prorio niente. E siccome la mente, lavoraci oggi, lavoraci domani, finisce per abituarsi a tutto…. Ti ritrovi davanti alle scelte fondamentali della tua vita con un sacco di nozioni di greco, latino, fisica e matematica…. e ZERO nozioni di cosa o chi tu sia veramente. Completamente inerme. E il bello è che te ne rendi conto solo 15 anni dopo! Impari che le cose ragionevoli non si mettono in discussione e che tutto quello che urla nella tua testa “IO NON LE VOGLIO QUESTE COSE RAGIONEVOLI!!!” è solo un disagio post-adolescienziale, da acquietare con un paio di pilloline che sistemano tutto e rimettono ogni cosa al suo posto. Beh, la bella notizia è che presto o tardi (forse TARDI) inizi timidamente a pensare quello che avresti dovuto pensare a 18 anni e cioè che i tuoi moti interiori, le tue caratteristiche personali, i tuoi gusti, gli amori e gli odi… non sono roba da mettere a tacere, ma hanno diritto di esistere! La cattiva notizia è che non tutti, a questa presa di coscienza, sono capaci di far seguire l’azione e di liberarsi dello stesso macigno che a 18 anni ha impedito loro di spiccare il volo. Ci sono occhi che è troppo difficile far piangere, aspettative che è troppo difficile deludere, piani che è troppo difficile disattedere, cuori che è troppo difficile spezzare (anche se non dovrebbero spezzarsi per così poco, ma tant’è).
    La speranza è di diventare così bravi e sicuri di quel che si vuole da riuscire a farlo senza combinare disastri per gli altri!

    • caterina, complimenti anche a te. altra analisi diretta, chiara, condivisa da qualche centinaio di migliaia di gente come noi. Stessa età anche per te, anche se dai tratti di maggiore candore e ingenuità potresti avere giusto qualche anno di meno di Exodus. Ma non cambia la sostanza. La mia risposta alla tua domanda finale è semplice e impietosa: il dovere che abbiamo verso la nostra vita, verso la sua insensata corsa contro il tempo, supera qualunque responsabilità verso gli altri. Exodus direbbe che non ne abbiamo alcuna, e io potrei non riuscire a dargli torto. ma aggiungo che chi ci ama non può, anche solo in fondo al cuore, non condividere questa responsabilità e non gioire quando assolviamo ad essa. La vita va troppo veloce per porsi eccessive domande su ciò che dovremmo fare. Ci impone concentrazione e equilibrio per perseguire ciò che vogliamo fare, che è giusto per darle senso a modo nostro. Solo questo, sempre col massimo rispetto per gli altri. Ma rispetto non vuol dire sudditanza, mai. La libertà non può attendere le nostre remore psicologiche di stampo familiare. Non deve.

  14. #Caterina:

    Anch’io ho la stessa esperienza. Solo che gli errori sono stati solo miei: non ho chiesto a nessuno, ho deciso e basta. Ingegneria. Lasciata dopo un anno. E poi anni ed anni come studente/lavoratore, un massacro di ore di sonno perse. Per una laurea in Economia che non mi dispiace, ma non è la mia Passione. E non ha neanche fruttato come pensavo (finchè non mi sono accorto che la libertà era più importante del reddito).

    Ma non mi conoscevo a quell’età. Pensavo di essere una persona che in realtà non sono, e ho scelto di conseguenza. Nessun aiuto da questo punto di vista, naturalmente, erano troppo impegnati alle superiori a spiegarmi tutto di Foscolo, Leopardi, e i metodi di contabilità ordinaria. Le materie di studio esistevano, io no. Pensavo che la vita, una professione, le materie di studio universitarie, fossero in un certo modo, ma erano solo congetture. Non sapevo niente e ho sbattuto contro i muri.

    Poi mi sono svegliato ed erano passati anni, troppo tardi per tornare indietro, si poteva solo andare avanti.

    • Exodus. Sintesi cristallina. Chiarissima. Schema, tra l’altro, estremamente condiviso da gran parte della generazione. Non so quanti anni tu abbia, ma direi tra 38 e 44. ciao!

    • L’ho cercato Nicola, con metodo, senza far passare giorno, chiedendomi a voce alta le ragioni delle mie meschinità, della mia mediocrità, della mia rabbia, comprendendo (facilmente, sai?) ogni responsabilità MIA nei fallimenti, eliminando dalle mie analisi l’accusa agli altri (inutile, quasi sempre menzognera) che serviva solo ad assolvermi ma non mi faceva fare un passo avanti neanche per sbaglio, mettendo sul tavolo, come pezzi di un ingranaggio, ogni cosa buona, ogni eventuale dote, basi da cui ripartire con solidità, scoprendo che anche la benevolenza verso me stesso era possibile, pure se accompagnata da analisi sincere e spietate, e che quel processo, tutto insieme (analisi dura, responsabilità ma anche ottimismo e benevolenza) richiedeva molta energia, che andava cercata, trovata, per smettere di essere rancoroso, becero, accusatorio, gretto, e ampliare l’orizzonte, introdurre pazienza e calma, rallentare i battiti (anche accelerando). Un lavoro lungo, anche difficile a volte, ma che valeva la pena di essere fatto. Era già quello vita, prescindendo del tutto dai possibili risultati che avrei potuto raggiungere. Del resto se fai una cosa ogni giorno, anche per poco, arriva presto il momento in cui la saprai fare, almeno un po’. Ogni sogno sognato quotidianamente si avvera (se sognando si opera). Il resto è fancazzismo, lamentela, rivendicazione, rabbia. In una parola: ignoranza.

  15. Exodus, se vuoi ho una vagonata di pensieri da condividere con la tua amica riguardo al baratro che ci si vede davanti a 18 anni, una volta finite le superiori!
    Io ora ne ho 31, e sono consapevole che una delle radici del mio “patire” ora sia proprio lì, in quel lontano agosto 1996 quando a 17 anni, un pò in anticipo sui compagni di classe, ho dovuto decidere che fare “da grande”. Alla fine NON HO DECISO, o meglio, ho disperatamente chiesto ai miei genitori di farlo al posto mio. L’errore più grande della mia vita, di cui non posso incolpare altri che me stessa. Ed eccomi qui, anni e anni dopo una brillantissima laurea in Economia (l’ultima materia in assoluto che avrei mai pensato di studiare dopo il liceo classico) in una professione in cui non mi riconosco e dalla quale mi chiedo quotidianamente come “emanciparmi”. Il discorso è immenso, vastissimo, ricco. Ma secondo me è CENTRALE, come diceva Simone, per cercare di avvicinarsi il più possibile all’idea che si ha di sè e, di conseguenza, aspirare alla felicità.

  16. Ciao Simone. Mi dispiace per la tua laringe. Ma sei stato bravissimo. Ci hai fatto amare da subito il mare, il vento e la vela. Abbiamo riso, abbiamo discusso, abbiamo vissuto. Te lo confermo. Eravamo contenti. E tanto. A sabato, Alessandro.

  17. Pensatemi domattina, inizio il mio ds, riunione definitiva con i grandi capi per contrattare (e probabilmente ottenere) una riduzione dell’orario di lavoro.
    Basta perdersi deliziose cenette sul terrazzo, basta perdersi tramonti estivi meravigliosi, basta rinunciare alle cose che mi fanno stare bene perchè “finisco troppo tardi”. Finalmente sarò un pò più libera DI portare la mia vita dove voglio io, DI vivere le emozioni che mi fanno stare bene, DI fare i lavori di casa non più a notte fonda, DI imparare bene un nuovo mestiere.
    Pensatemi un pò, domattina, mi porterà fortuna!

  18. #Caterina, Simone…

    quello che avete scritto sulle PASSIONI è interessantissimo. Perchè non approfondirlo? Ho dato il testo del Vs. domanda/risposta ad una ragazza di 18 anni che vuole continuare gli studi ma, come tutti i giovani, non conosce sè stessa. Si è meravigliata ed emozionata. I ragazzi di quella età hanno una capacità di ricezione che noi neanche ricordiamo. E sono smarriti. Le vecchie sicurezze sono andate per gli adulti, figurarsi per i giovani. Perchè non proporgli “PASSIONI”, “ESSERE SE’ STESSI”?

    Credo che nella loro vita, in questa età, possa entrare di tutto, sia il “Grande Fratello” che un’idea diversa di libertà. Tutto insieme data la loro fame e capacità di vita, di crescita. Diamogli anche questo, poi saranno loro a scegliere cosa tenersi e cosa gettare.

    Simone, Caterina ti ha suggerito di scrivere sulle passioni, io ti invito a scrivere non solo per gli adulti, quelli che hanno già sperimentato stanchezza e fallimenti, ma anche per chi, come i ragazzi, ancora non ha sperimentato niente e vorrebbe solo ascoltare chi lo ha già fatto.

    Ciao!

    • Exodus, sembra una coincidenza, ma la stessa cosa me la dicono da due o tre giorni molte persone che sono venute alle presentazioni in Piemonte. Evidentemente c’è dietro qualcosa che ha senso. Pensiamoci, ci penso, è interessante. Del resto il mio libro (e la mia vita) sono un autentico altare alle passioni. Non poteva che essere così. Grazie!

  19. Ciao Simone,
    domani sera partirò per l’Argentario, si dorme in barca e giovedì mattina all’alba si salpa…direzione La Maddalena. Sono molto emozionato, è la mia seconda volta a vela e credo sia una traversata impegnativa, ma sicuramente eccitante. Le previsioni sono buone. Speriamo bene…Vorrei che questa esperienza mi aiutasse a darmi quella serenità che solo il mre mi sa dare.Ti racconterò il 6/5 a Reggio Emilia.
    Ciao.

    • quel taglio in diagonale del Tirreno è splendido, soprattutto a andare. Starai molto bene. Come dicevano i latini “Vivere non è necessario, Solo navigare lo è”.

  20. Ciao Simone
    grazie per la risposta, è perfetta. “Tutti quelli che non parlano d’altro che del denaro ci avvelenano l’anima, ci impediscono pensieri migliori” è quello che sto vivendo sulla mia pelle, infatti questi discorsi mi impediscono pensieri migliori durante la mia giornata. E’ un avvelenamento quotidiano, hai detto bene. Quando posso mi allontano, ma è molto difficile perché è un posto di lavoro molto piccolo, con poche persone. Sto pensando di lasciare il lavoro stesso e cercarne uno con un ambiente migliore, persone migliori.Esisterà?

  21. Gran bel post Simone !!
    Ti assicuro che leggendolo sembra davvero di sentire la brezza che soffia dalle tue parti…
    E soprattutto , l’ultima frase, quanto e’ vera !!
    Buona vita !!

  22. Ciao Simone, sono Donatella e ho quasi finito il tuo libro. Sono un’autrice anch’io, e l’ultimo libro che ho pubblicato, un romanzo: “Zumpalla’ -Il Possibile ti aspetta”, la bella storia di un artista di strada un po’ speciale e dei suoi incontri, tratta in modo differente ma con simili mete del percorso interiore che ci porta ad avvicinarci a noi stessi e ai nostri sogni. E cosi’ ‘al buio’ (nel senso che felicemente non guardo la tv e non compro giornali) – anzi, alla luce delle coincidenze – sono arrivata al tuo libro dopo avere scritto un lungo post sul downshifting, che mi piacerebbe che tu leggessi:http://leparoledelviaggio.splinder.com/(post del 30 marzo). C’e’ anche un post precedente sulla barca a vela…chissa’ forse un weekend con te come capobarca invece che con altri personaggi che circolano potrebbe riavvicinarmi a questo bellissimo modo di vivere le giornate! Jokes apart, credo da sempre nel cambiamento come motore della vita, con tutti i dubbi da affrontare, le resistenze esterne e interne e le fatiche – alla fine, fatiche felici – del caso, e ho sempre tenuto questa direzione. Il tuo libro mi piace molto nella visione di se stessi come “la propria azienda”, ed e’ arrivato giusto per integrare la mia natura piu’ “aerea” col suo approccio cosi’ pragmatico di ottimizzazione delle risorse pratiche. Una buona base per questa nuova fase di cambiamento cui mi sto dirigendo, piu’ vicina al mare (adesso vivo in campagna vicino a roma, e di mare ne vedo solo una striscetta, troppo poco), piu’ semplice (la terra da’ molto ma vuole anche molto) e dedicata unicamente alle parole e alla scrittura, la passione vera e di sempre attraverso tutti i cambiamenti e le molte vite che ho vissuto. Concludo questo saluto dicendo che – non ci sto provando, giuro!! 🙂 – sarebbe davvero interessante poterne parlare e scambiare dal vivo, qualche ora tranquilla di chiacchere costruttive, magari davanti a un the, magari vista mare. E grazie: credo che al contrario di come spesso viene visto, scrivere sia sempre un grande atto di generosita’. Un sorriso e buon vento!

  23. Però, Simone, ce n’hai un po’ di visite il tuo spazio online. Mi aggiungo anch’io, non solo venendoti a trovare ma anche lasciandoti un messaggio (se no a che serve venirti a trovare?) io che dal mare son lontano e così distante. Ho girato poco per il blog in verità, e a spizzichi, e mi ha tupito più di tutto la tua descrizione della costruzione di una sdraio: simpatica, io non ci riuscirei neanche se la comprassi pronta da assemblare all’ichea. Come va per il resto? Ogni tanto mi viene in mente di un pranzo con te e Ariberto, forse per questo oggi lascio un commento alle tue riflessioni sulla vita e sulle sue forme. Un carissimo saluto.

  24. Ciao Simone
    ti ho incontrato a Sesto S.Giovanni l’8 febbraio in quella che, se ricordo bene, doveva essere la tua penultima presentazione.
    Ultimamente mi sono preso un po’ di vacanza anche dalla rete e quando torno ti ritrovo con agenda ricca fino a giugno…
    Magari ne hai già parlato, ma questa del libro non assomiglia forse ad uno di quegli stati di “necessità” cui avevi voluto dire basta?
    Mi piacerebbe leggere una tua considerazione in proposito,
    ciao!

    • ciao filippo. allora, no, direi che il rischio non c’è. se ci pensi le presentazioni occupano un paio d’ore ognuna. il resto del giorno è mio. in più presentare il mio libro ha a che fare (molto!) con la mia vita, i miei interessi. Scrivere, dunque dialogare coi lettori, è la vita di uno scrittore, cioé quello che io ho scelto di fare, da molto tempo. Il resto lo immagini. Io ho pubblicato romanzi che leggevano seimila persone e basta, da sempre. Ora ho la possibilità di allargare il pubblico, la gente che ama le mie storie. Il che vuol dire risolvere il problema di pubblicare. Insomma, scrivere e pubblicare libri sono la mia vita. Capisci? Investo volentieri del tempo per questo. Quando finirà questo entusiasmo sarà finita. Ciao!

  25. La mia giornata invece è stata molto meno interessante di quella di Simone. La mia collega ha passato un’ora a raccontarmi del marito a cui è stata appena concessa l’auto aziendale come benefit…con tanto di benzina pagata. Pensate un po’. Denaro, denaro, denaro, sembra l’unica misura possibile per il nostro benessere. Io non so che dire, io non ce l’ho l’auto perché abito in centro e raggiungo tutto a piedi o in bici, mal che vada i mezzi pubblici funzionano bene nella mia città. Non so che dire, lo status sociale si misura così nei soldi e nei benefits che si riescono ad ottenere. Questo è il mondo in cui siamo immersi tutti giorni. Che stufisia. L’argomento successivo le pensioni, collega+marito che hanno 10anni e passa più di me pontificano sulle pensioni, sui poveretti come me (30 anni, generazione derubata…da quelle precendenti) che non prenderanno la pensione. Denaro, denaro, denaro…aspetto una parola di conforto da gente fuori dal sistema come voi, io sono un po’ stanca.

    • francesca, tutti quelli che non parlano d’altro che del denaro vanno allontanati decisamente, cioé con fermezza e rapidità, dalla nostra vita. ci avvelenano l’anima, ci impediscono pensieri migliori. fallo, credimi, fai finta di distrarti, di aver un impegno e vai via. la vita passa, ma ti rendi conto, oggi, anche oggi, un’altra giornata, è andata, e non torna, e che cosa abbiamo fatto? abbiamo ascoltato discoris inutili su pezzi di carta che per convenzione noi uomini abbiamo inventato per scambiarci oggetti. tutta roba che morirà perfino prima di noi. l’auto del marito della tua collega sarà stata schiacciata, poi fusa, quando lui starà ancora vivendo. ciao. pensa ad altro.

  26. caro Simone…scusa ma ho invertito nome e cognome, stress da lavoro???… no problem! vista tua risposta su post …per ora me li risparmio i 30 eurelli, come detto in altro post a breve sarò di nuovo a fiumaretta e magari ti avviso prima per passare a conoscerti…
    grazie
    Fabrizio

  27. Queste notizie sulla tua quotidianità sono un ottimo spunto di riflessione. Più vado avanti a interiorizzare questa “cosa” del downshifting più mi è chiaro quanto sia di gran lunga più importante sapere quale “libertà DI” stiamo cercando, rispetto a quale “libertà DA”, come dici spesso tu, Simone. Più provo a rendere concreta l’idea, a materializzarla… più vedo quanto sia lontana la meta. Si, perchè liberarsi DALLE cose in cui non mi riconosco, liberarmi DALLA terribile sensazione di star buttando via la mia vita sarebbe veramente facile. Ma cadrei in una prigione molto più stretta di quella attuale (perchè senza ritorno) se non sapessi con chiarezza, con concretezza, questo tempo riconquistato in cosa lo voglio davvero impegnare. E al momento non c’è niente che, al pari della scrittura e della vela per te, riempirebbe di senso ogni minuto. E niente che, contemporaneamente, potrebbe costituire allo stesso tempo una fonte di sussistenza per quanto modesta.
    Tante sono le cose che mi piace fare, soprattutto con le mani, tante le cose che mi interessano, tantissime quelle che mi emozionano e che non posso vivere perchè il 95% del mio tempo vigile viene risucchiato. Ma non una PASSIONE che si possa definire tale, una per la quale passare le notti insonni o investire ogni brandello di energia rimasto per farla diventare LA MIA VITA.
    In un’intervista che ti ha fatto in tv Fabrizio Frizzi una volta hai detto “un uomo senza passioni è un uomo malato. Non avere passioni è una malattia dalla quale si può guarire, ma è una malattia” (cito a memoria, mi scuso se non è esatto).
    Ecco, al momento sono molto focalizzata sulla cura di questa malattia…. potresti per favore scrivere un libro su questo???
    🙂

    • Caterina, grazie di questo spunto. E’ CENTRALE.

      Allora. Tu sei una persona. Il che vuol dire che hai una propensione, un carattere, una direzione, un mondo tuo, gosti, sensibilità, orizzonti. Come dice Ortega Y Gasset “Un uomo è composto da ciò che ha e da ciò che gli manca”. Perfetto, fin qui è tutto chiaro credo.
      Il punto è che ALCUNI DI NOI NON CONOSCONO QUESTO MONDO, semplicemente perché non l’hanno studiato, visto, non ci hanno viaggiato dentro, non hanno forse avuto stimoli adatti, mezzi, circostanze. E’ anfdata così… Però quel mondo c’è, sopito, accennato, forse solo disegnato, senza colori, ma c’è.
      E’ dentro quel mondo che sta la risposta. Capire cosa sei, chi sei, dove vai, almeno a grandi linee, ti dirà dov’è, qual è, com’è la tua passione, ovvero ciò che sei nata per naturalmente fare, essere, vivere.
      Una pssione non è qualcosa che si scelga, che si inventi. E’ l’applicazione di ciò che siamo. Il che non sempre dà notizie strepitose, sia chiaro. A volte scopriamo che siamo nati per essere semplicemente, per vivere, anche senza far nulla. E’ raro, credo, ma può anche essere così. Bene, quello, comunque, che ci piaccia o no, è il nostro orizzonte, cioé godremo, faremo strada buona, solo su quel sentiero, o prevelentemente, almeno.

      Dunque: prima di pensare di lasciare quel che si fa, si è, ora… occorre capire cosa come quando dove fare quel che non si è ancora, ma si vorrebbe diventare. L’autenticità, come diceva Agrado in Tutto su Mia Madre, è simigliare il più possibile all’idea che si ha di sé. In questo mondo, con questa cultura, ricevuta questa educazione, è a volte possibile che quell’idea non l’abbiamo. Ebbene Caterina, vai alla ricerca dell’idea che hai di te, che potresti avere, che certamente c’è, somewere, under o over the raimbow che sia, cioè vicino o lontano, non importa. Vivere, secondo me, è andare sul sentiero che porta lì.
      Una volta fatto quello, il cambiamento è solo una conseguenza. Un fatto.
      ciao!!!

  28. Ci sono anch’io domani sera a Torino ( abito li) Mi trascino anche mia cognata che mi ha fatto conoscere il libro. Grande Articolo di Fabio Pozzo a tutta paginona sulla Stampa di sabato scorso! Il fenomeno DS cresce…avanti cosi. Ciao a tutti!

  29. “Il tempo passa tra tè bollenti, qualche frase, sigarette; poi s’alza l’alba, e s’allarga, le quaglie e le pernici si mettono in mezzo…e ci si affretta ad affondare quell’istante supremo come un corpo morto in fondo alla memoria, dove si andrà a ripescarlo un giorno. Ci si stiracchia, si fa qualche passo, leggerissimo, e la parola “felicità” parrebbe troppo misera e specifica per descrivere tutto ciò che vi succede.
    In fin dei conti, ciò che costituisce l’ossatura dell’esistenza, non è né la famiglia, né la carriera, né ciò che gli altri diranno o penseranno sia bene per voi; ma alcuni istanti di questo tipo, innalzati da una levitazione ancora più serena di quella dell’amore, e che la vita ci distribuisce con una parsimonia proporzionale al ritmo del nostro debole cuore.” (N. Bouvier)

  30. “Su questo pianeta per poco, poi nulla più, troppo tardi. E ora non è ancora quel giorno.”
    Ce ne sarebbero tante, Simone, di citazioni che potrei fare di quello che scrivi. Nessuna sarebbe meno pregnante.
    Questa, in particolare, è una sorta di “summa”, una specie di motore primario da cui tutto il resto dovrebbe trarre la spinta.
    E’ da qui che non si esce.
    Non ci sono alternative o sfumature.
    E’ una certezza.
    E da questa certezza, ciascuno dovrebbe trarre – a cascata – il senso delle proprie azioni, delle scelte, della vita intera.
    Se si ha ben chiaro che alla fine tutto si riassume in questo, le decisioni assumono nuova chiarezza e nuova autenticità.
    Di qualunque decisione si tratti.
    Solo con questa consapevolezza e con l’onestà verso se stessi si agisce altrettanto consapevolmente e onestamente.
    Poco importa se si decide per il DS o per altro (automobili, frenesia, parcheggi, riunioni, incombenze necessarie ed inutili, ecc.), basta che sia una scelta – ripeto – consapevole e onesta.
    Parola di chi una scelta l’ha fatta, anche e soprattutto grazie alla tua generosità di metterci a disposizione la tua esperienza e alla tua disponibilità di confrontarti con chi la pensa diversamente.
    Grazie alla tua concretezza e al tuo senso della realtà.
    Grazie.
    Un abbraccio e a presto.

  31. ciao simone vedo solo ora che la presentazione di giovedì qui a milano è ad invito…come si fa x avere invito ??

    grazie e buona giornata

    Fabrizio

    ps ovviamente da non postare mandami se puoi risposta su email grazie

    • Fabrizio ho provato a scriverti via email ma torna indietro. Allora ho pubblicato il post, anche per spiegare ad altri che mi chiedono la stessa cosa. La presentazione di Milano, in realtà, è a inviti. Si paga 30 euro, per via dell’aperitivo che ne consegue oltretutto, in quanto la presentazione è organizzata da una società che opera nel campo delle risorse umane ed è rivolta a chi lavora in quel settore. Dunque chi vuole mi dica che lo metto in contatto con l’organizzazione per ricevere un invito. Però, come detto, si paga per entrare. Fatemi sapere. ciao!!

  32. Un pensiero che mi ha preso da qualche tempo: sono sempre più convinta che se avessimo tatuato sul polso, sotto all’orologio (che ormai da 2 mesi non uso più), la ns data di scadenza saremmo molto più rapidi e meno filosofi nelle ns scelte di vita, incluso il tanto agognato ds !
    TUTTO avrebbe una chiave di lettura sostanzialmente diversa ai ns occhi e come per magia troveremmo il coraggio di vivere la ns vera vita…Può essere ?

  33. Ma che spettacolo! Quando leggo i post su cui insisti sui risultati pratici che la tua scelta ha prodotto nel quotidiano, non provo frustrazione o invidia, ma una piacevole sensazione rassicurante. Si perchè voglio proprio arrivare alla serenità e la calma di questi lunedì dedicati ai lavoretti, alle mie passioni, ad un libro…

    Leggendo il post mi è tornata in mente una curiosità che volevo chiederti tempo fa. Ma i tuoi ex colleghi di lavoro o comunque tutte le persone che conoscevi già prima di Adesso Basta, non scrivono mai sul blog? Probabilmente ti scrivono privatamente. Mi immaginavo i tuoi ex colleghi che leggono questo post sul tuo lunedi, mentre loro a Milano presi dal solito traffico-ufficio-riunioni… cosa è successo, ti hanno rimosso per evitare di dover vedere cosa si perdono?

    Domani ho visto che sarai a Torino, …azzz la mia ragazza ha organizzato una cena con amici, ma ce la farò a venire in un modo o nell’altro, magari ci facciamo una bevuta dopo..
    che dirti… buona giornata!

    • Cece, grazie. Alcuni ex sono rimasti amici. Pochi, pochissimi, come era prevedibile. Molti anche se non spesso, manifestano la loro stima. La maggior parte era gente a cui interessava essere fornitori più che amici, e ora che non ho più alcun budget da spendere sono scomparsi. In ogni caso era proprio la loro scomparsa che io immaginavo e desideravo. Dunque va benissimo così. Anche perché certe cose devi poterle capire, altrimenti di che parliamo? un saluto. ti aspetto a torino domani.
      ciao!

  34. Buongiorno Simone,
    quando leggo post come quello che hai appena pubblicato, quando sento le ancora poco numerose persone che fanno ragionamenti simili a quelli che tu hai espresso, mi viene sempre da fare una considerazione:
    potendo quantificare in qualche modo il livello di serenità di un individuo, credo che risulterebbe una differenza al più
    nulla tra il livello di chi vive ‘agiatamente’, nel senso più comune
    del termine, ma ingabbiato nei canoni della nostra moderna società e quello di chi ha fatto, più o meno con coscienza, una scelta come la tua.
    Questo mi pare un motivo in più per non temere di fare il passo verso una libertà che spesso la nostra indole ci chiede fortemente.
    Buona giornata.

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