Moli

Lefkada, Grecia, quarantesimo giorno di viaggio.

Navigare e chiacchierare di cambiamento. E’ così che va questa estate. I lettori di Adesso Basta vengono a bordo, parliamo, beviamo vino in piccole rade solitarie. Facciamo festa. Sono giorni della nostra vita, essere qui non è un fatto insignificante. Quasi tutti sono a bordo perché hanno letto il libro, è così che mi hanno incrociato sulla loro rotta. Tante obiezioni, tante conferme, d’accordo su molti princìpi. Siamo tutti convinti che ci sia un altro modo di vivere, anche se ognuno ha una ricetta diversa (e paure e dubbi e angosce…). 

Stanotte mi sono svegliato e sono rimasto dalle 3 alle 4 sul ponte, a veder sorgere Orione, a godermi la cala incantata. La barca aggrappata a uno scoglio con due lunghe cime, dunque terrestre e marina al medesimo tempo, in stato di temporanea metamorfosi. Sospesi sul mare, dopo la discussione della sera precedente, ho ripensato a quello che Giancarlo, Susanna, Simona, Roberto, Danilo, Laura mi avevano detto. Mi sono sentito bene, ho capito i privilegi della mia scelta. Se non avessi avuto un briciolo di coraggio stanotte non sarei stato lì, non li avrei conosciuti. Che gran peccato sarebbe stato…

1.500 miglia percorse, circa. Altre mille da fare. Un mese quasi, ancora, di navigazione.

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33 pensieri su “Moli

  1. Matteo scrive:

    “Grande uomo di comunicazione e marketing Simone….”

    OK, magari anche si`, pero` molti dei commenti (interessantissimi) che ho letto secondo me non colgono un aspetto fondamentale del libro di Simone: e` solo una passionalissima proposta di un essere umano con molto entusiasmo e committment! Non ho ravvisato nel libro di Simone un atteggiamento da guru, da profeta, da spacciatore di verita`. Molta passione, si`, forse anche bravura nel vendere quello che pensa, molta forza, ma MAI “ho-io-la-verita`”. Secondo me. Io ho letto parole di un essere umano che mi racconta come la pensa e mi racconta cosa ha fatto e come l’ha fatto, e da libero pensatore posso prendere quello che trovo giusto e applicabile per me, e posso lasciar perdere il resto. A me risulta ovvio che quello che ha fatto Simone non possa essere applicabile in tutti i contesti. Nelle parole di Simone, pero`, mi pare che traspaia il fatto che ALCUNI (MOLTI) CONCETTI possano essere sposati come spinta interiore, a prescindere dalla reale implementazione pratica del downshifting o di una qualsiasi scelta di vita. Insomma, “Adesso basta” mi e` sembrato un interessantissimo CONTRIBUTO, non uno spaccio di verita`.

    As usual, just my 2 cents

    Nick

    • scusate ero in mare e non ho seguito questa discussione. cosa dice sostanzialmente tania? ho mancato qualche risposta che dovrei dare? chi mi fa una sintesi? Tania, tu stessa magari? oppure lasciamo eprdere, come volete. io oggi ho tempo, sono in porto per ripararmi dal maltempo. ciao!

  2. Per Tania:

    “Non ho letto il libro e non so se lo farò…”

    Eh no, cosi` non vale Tania, NON leggere e` SEMPRE sbagliato, si perde il vero diritto a dire qualcosa sull’argomento! 🙂

    “Mi urta il pensiero alla base: e cioè che il cambiamento e la libertà siano delle dinamiche essenzialmente individuali…”

    Cio` urta te, e va benissimo, ma non urta me e molti altri. Anzi, questo concetto ha la sua vera importanza proprio nelle sue implicazioni sociali e politiche, piu` che nell’essere strumento per fare downshifting o altre mosse individuali. L’unica vera maniera di cambiare un qualsiasi contesto sociale e politico e` PROPRIO il cambiamento individuale spinto da dinamiche individuali!

    “…e che l’unico limite al realizzarle siano quelli interni all’uomo come la paura della solitudine ed il disorientamente di fronte ad un contesto non definito a priori.”

    E` proprio cosi`, secondo me. Gli esseri umani trovano rassicurazione nei contesti definiti a priori, cioe` nel sistema (la religione, l’ideologia, l’azienda, la tifoseria, i media, ecc.). E` piu` facile avere qualcuno che pensa per te, piuttosto che pensare da se` stessi in completa autonomia intellettuale.

    Tutto cio` solo per amore di una discussione interessante, eh, Tania! Come si diceva ai primordi di Internet: just my 2 cents.

    Nick

  3. # Tanya:

    è curioso, rileggendo il tuo commento mi sono ricordato dove avevo già incontrato in maniera identica questo passo:

    “Essi sono vittime di loro stessi, e hanno sempre in loro stessi la possibilità di liberarsene e questo è già un dono incommensurabile. Ma sono pochi”.

    Sono le stesse parole usate dai più accesi economisti liberisti di scuola United States, quelli che dicono che se non sei miliardario c’è in te qualcosa che non va. Sei pigro, indolente, non ti impegni.

    Come vedi se tu pensi questo di “loro” (le elite economiche e i loro guru), anche loro pensano questo di te (classe media che vorrebbe più equità). Dov’è la differenza? Ognuno pensa la stessa cosa della parte avversa. Dove sta l’errore? Forse che una parte può pensarlo e l’altra no? Chi ha più ragione? E chi è deputato a deciderlo?

    Mi chiedi poi :”e quindi la soluzione è il mero status quo delle cose…”. Io ti assicuro che conosco la mia soluzione (è in quello che ho scritto prima), ma non ho la minima idea di quale possa essere la soluzione di un’altra persona o di gruppi di altre persone perchè in quel caso sarei Dio. E francamente certe preoccupazioni preferisco lasciarle a chi ha esperienza in materia, ovvero Dio stesso. Però conosco tantissima gente che dice di avere una sua soluzione (o idea per migliorare le cose) e francamente appena li vedo scappo via perchè so’ benissimo cosa portano con sè: tutto tranne che soluzioni. La soluzione ognuno se la trova da sè, entrando in sè stesso, vivendo con sè stesso davvero. Non forzando gli altri attorno a sè, persone o strutture sociali che siano, che tra l’altro non hanno alcuna voglia di essere cambiati (però anche loro ne hanno tanta di cambiare te!).

    Sono contento che tu sia nel blog, hai raccolto il testimone di Zadie e Giulia che è un po’ di tempo che non si fanno vive, mi manca la loro incavolatura nera.

    Ciao!

  4. # Tanya:

    posso solo citare una frase dall’autobiografia di Stephen King che mi ha colpito molto. Era un padre squattrinato con lavoro precario come solo negli stati Uniti ci poteva essere (oggi c’è anche in Italia), moglie e due figli:

    “Pensai che nessuno dovesse mai vivere così. Poi mi sono ricordato che c’è più della metà del mondo che viveva così”.

    Bene, per più della metà del mondo, per il loro tenore di vita, i precari europei sono dei ricchi che si lamentano. Tutto è relativo alla fine, per quanto dirlo non migliori la situazione.

    Per la chiusura del post precedente: se tu speri in un “soluzione collettiva” (sociale, politica, economica, rivoluzionaria, di onestà, di ideali, di giustizia, uguaglianza, fraternità…) qualcosa che devi fare insieme agli altri e non da sola, insomma, si è già fregati per la stessa natura dell’uomo che è predatoria ed egoista. (Ci sono molti testi di etologia in merito ma se vuoi ne possiamo parlare). Nessuno ti regalerà mai niente, e se lo fa a un tornaconto.

    “Se puoi farcela solo con gli altri, e non da solo, non puoi farcela”

    Clark E. Moustakas

    Ecco il perchè di una “soluzione individuale”. Così come anche nella religione la salvezza è un “salvezza individuale”. Se si parte da questo assunto si può fare a meno di incolpare un “sistema” che non funziona: il sistema, la natura, è fatta per “non funzionare” sei tu che devi garantirti la “fitness” (sopravvivenza e riproduzione in un ambiente in cui non tutti sopravvivono e non tutti si riproducono.

    Comprendo tuttavia le tue perplessità e la tua voglia di rivolta. Peraltro tutti gli italiani sono perplessi e hanno voglia di ribellarsi: danno addosso al Governo, ai magistrati, agli extracomunitari, ai mafiosi, ai criminali, alle banche, ai miliardari, alle industrie, alla politica, ai ricchi, ai poveri che sono invece parassiti sociali, ai manager di stato che sono ancora più parassiti, agli statali, ai falsi invalidi, ai baby pensionati, alle caste,… I nemici non mancano e prendersela col “sistema” qualunque esso sia è un modo per non vivere davvero la propria vita, di cui abbiamo la piena ed esclusiva responsabilità e nessuno ci deve niente.

    Questo solo per dire che io, pur essendo un precario, vedo le cose in un certo modo, forse è giusto, forse sbagliato ma non m’importa. E non voglio neppure che altri la pensino come me perchè sarebbe solo una scopiazzatura. Ognuno deve trovare da sè il suo “paradiso”, il suo “paicere di vivere”. Se non riesce non c’è niente di cui vergognarsi. L’importante è non dare mai la colpa ad altri.

    “Un uomo può fallire molte volte ma non diverrà mai un fallimento finchè non da la colpa a qualcun altro”

    Edgar Rice Burrough

    Il mondo è stato creato in un certo modo. Io credo da Dio, che ha fatto anche le “elite”, inutile negarlo. Ma che m’importa, mica senza di loro mi manca l’ossigeno!

    # Lorenzo:

    il mio blog è: http://www.exodusclic.blogspot.com

    Ciao!!!

  5. #Exodus
    Probabilmente sul fatto che esistano individui che non sarebbero paghi nemmeno di un benessere economico sufficiente a garantire un buono stile di vita ce ne sono e su questi il concetto di libertà come descritto nel libro si applichi pienamente hai ragione. Ne conosco alcuni e di solito non mi generano buoni sentimenti. Non li capisco proprio.
    Ma le ragioni del tuo ragionamento finiscono qua. Stiamo sempre parlando di un’elitè di persone. Con questa premessa, le idee del libro sono valide, senza di questa rimangono parole al vento.
    Su tutto il resto del tuo ragionamento invece dissento nel modo più assoluto.
    La storiella del ringraziare di essere in salute e che un’esistenza graziata dall’assenza di malattie mi sembra ricalchi il vecchio detto anche i ricchi piangono che mi è sempre parso una barzelletta buona per un ceto medio che sta diventando sempre più sottile ed inesistente.
    Il benessere economico e la salute non sono un aut aut che si escludono a vicenda. Ti posso dire che per chi ha la sfortuna di essere nato con una disabilità il benessere economico della famiglia di origine cambia tantissimo la qualità della vita rispetto a quelli nelle stesse condizioni che vivono in povertà. Non c’è nessun paragone che regga.
    Il conto in banca è fondamentale in una società come quella di oggi in cui lo stato sociale è sempre più lasciato alla buona volontà e alla disponibilità monetaria del cittadino.
    In più non capisco la chiusura del tuo post. Cosa vuol dire che il cambiamento di massa sarebbe controproducente? E’ un invito al si salvi chi può?

  6. #Exodus

    io credo di avere perfettamente ragione quando affermo che il tipo di scelta che è alla base di questo libro sia una scelta di elitè. Con questa premessa, sarebbe tutto assolutamente giusto e doveroso quanto scritto ed affermato, senza di questa diventano solo parole al vento.
    Secondo me noi facciamo un errore di fondo confondendo la felicità (sempre più basata su elementi eterodiretti) con la serenità e la libertà interiore. Senza la serenità non c’è libertà che possa attecchire nè parole per scacciare le paure, perchè quando le paure sono solidamente ancorate alla realtà e hanno date di scadenza improrogabili non è che facendomi un giro nei boschi con i miei cani passano.
    Purtroppo io sono convinta che esistano individui come quelli da te descritti e francamente non riesco a vedere i loro problemi con la magnanimità con cui li vedi tu. Essi sono vittime di loro stessi, e hanno sempre in loro stessi la possibilità di liberarsene e questo è già un dono incommensurabile. Ma sono pochi.
    Ritorna l’elitè.
    Io voglio vedere quanti potrebbero permettersi di starsene due mesi sulla barchetta in giro per il mediterrano a vivere alla giornata.
    La proposta di questo libro mi fa venire in mente una scena cui ho assistito in stazione centrale a Milano, dove un senzatetto si avvicinò ad un uomo impellicciato per chiedere la carità e si sentì rispondere con un elogio dei poteri della dieta vegetariana, a quello che magari non mangiava da giorni!
    E che devi rispondere ad un individuo simile: un vaffanculo e via.
    Mi ha particolarmente incuriosito la chiusura del tuo post. Certo che se il cambiamento fosse collettivo in un ottica mondiale per noi occidentali sarebbe un problema perchè perderemmo molti dei nostri privilegio dovuti allo sfruttamento collettivo. E quindi la soluzione è il mero status quo delle cose, dove ognuno rimane ancorato al suo status sociale alla faccia di chi è meno fortunato?

  7. Grande uomo di comunicazione e marketing Simone….
    ma camuffare un “mettersi in proprio” seguendo i propri hobby ed i propri sogni con la vendita degli stessi a chi non ne ha mai avuti, non ti rende ancora del tutto libero!!
    Chi fa vera beneficenza non lo dice mai…
    Ciao a tutti,

    Matteo

    • Matteo, non ho alcuna intenzione di fare beneficienza… Vorrei fare del bene a me, prima di tutto. Se poi questo ha valore di testimonianza e diventa politicamente rilevante ne sono felice. In bocca al lupo. ciao!

  8. Ciao Simone, buon proseguimento nel tuo viaggio. Il mio lo sto facendo, in modo diverso dal tuo ma con la stessa passione!
    Live simply take it easy

    #Tania
    Ciao Tania, ti consiglio di leggere il libro e poi trarre le tue considerazioni. In prima istanza è abbastanza normale scrivere quello che dici, ma successivamente magari aggiungendo altre letture tipo Padre ricco padre povero di Robert Kiyosaki, il quadro appare un po’ diverso. Anche se ti pagassero il mutuo come scrivi ti posso dire che i problemi non sarebbero finiti li.
    #Davide Viani
    Il downshifting non lo fa solo Simone che non ha figli, nel web si trovano altre realtà simili di persone con più di un figlio. Il tratto nel quale scrivi che Simone si può permettere di fare ciò che fa solo perché ci sono dei “coglioni” che portano avanti la baracca non è che stia molto in piedi come teoria. Sul fatto di non fare proseliti non credo si presenterà mai questo problema.

  9. # Tania:

    avresti perfettamente ragione se chi non avesse il problema del mutuo fosse felice, appagato e sereno. O se chi ha un lavoro fisso e ben retribuito non fosse sclerato e bisognoso di caffeina per affrontare la giornata. Oppure se chi non ha muto e problemi finanziari non si lamentasse ogni cinque minuti dei propri figli che non studiano e che non sanno cos’è davvero la vita. O se il manager della mia azienda non fosse così bisognoso di riconoscimenti altrui, anche solo l’essere al tavolo “giusto” quando si trova a mensa.

    Se bastasse avere casa di proprietà e nessun vero problema economico… Vero è che chi ha i problemi suddetti non ha il tempo nè la voglia di averne altri. Appena li ha risolti però se li andrà a cercare. E comincerà d’accapo, magari invidiando che ha di meno ma non ha figli che gli “vincolano” la vita. Non si finisce proprio mai.

    Scrivi: “Il senso che se ne trae è che siamo degli autolesionisti, che la felicità è a portata di mano ma i nostri limiti psicologici ci impediscono di raggiungerla per sciocche paure che possono essere risolti con un percorso di crescita interiore”. Posso chiederti cosa c’è di sbagliato nella frase? Posso garantirti che autolesionisti lo siamo, la felicità non sappiamo cercarla, non la vediamo neanche quando ci piomba in testa. Attenzione, non dico che non sappiamo raggiungerla, dico che proprio non la vediamo. Nessuno di noi ringrazia per il fatto di non essere su di una sedia a rotelle o storpio. Non è ricchezza questa? Ringraziamo? No? Allora qualunque cosa bella ci venga data non saremo in grado di vederla nè di apprezzarla. D’altronde è chiaro, se non siamo felici e grati perchè diamo per scontato che ci sia dovuto essere in salute, saremo forse felici perchè abbiamo la casa pagata? Cos’è più importante andare in giro sulle proprie gambe senza essere storpi o avere un conto in banca sicuro? Bene, se uno sa essere grato per le cose che ha, non si sclera per quelle che non ha. Se non apprezza le prime non vedrà neanche le altre.

    Forse pensiamo che in fondo qualcosa ci sia in fondo dovuto? Il lavoro, la possibilità, la salute..? Affatto, è tutto un dono e nessuno ci deve niente. La vita è tutta qui, nel momento presente, se non sappiamo essere felici adesso, non lo saremo neanche in seguito. Però potremo imparare a fingere di esserlo. Potremo truccarci per sembrare più rilassati e andare in un centro abbronzatura per essere più coloriti, cosicchè nessuno possa pensare che siamo infelici e disperati dentro e sì, anche chi ha “tutto”.

    Le paure non sono mai sciocche. Che possano essere risolte con un progresso di crescita interiore non è neanche detto, secondo me te li porti nella tomba. E poi chi l’ha detto che debba essere una “crescita”, magari deve essere il contrario una “decrescita interiore”, buttare via tutte quelle folli idee che ci soffocano il cervello e lasciarlo libero di respirare da sè.

    Ma poi, scusa, se la soluzione non fosse “individuale”, ma “collettiva”, ma non saremmo tutti già fregati?

  10. Io mi sento francamente allibita.
    Non ho letto il libro e non so se lo farò perchè penso che, francamente, anche se l’idea di base è buona qui la si trovi declinata all’eccesso come la favola di Peter Pan sull’isola che non c’è.
    Mi urta il pensiero alla base: e cioè che il cambiamento e la libertà siano delle dinamiche essenzialmente individuali e che l’unico limite al realizzarle siano quelli interni all’uomo come la paura della solitudine ed il disorientamente di fronte ad un contesto non definito a priori.
    Scusate la brutalità della mia affermazione ma è un concetto espresso a caldo su cui spero di poter fare delle riflessioni più misurate dopo: ma io trovo questo molto simile a svariati libri e messaggi televisivi in cui ho letto e sentito che il bisogno di fare figli è rallentato dalla mancanza di voglia di fare sacrifici perchè i giovani d’oggi sono eterni cazzoni alla ricerca della felicità facile e preconfezionata da happy hour.
    E ritengo queste delle cazzate incommensurabili che descrivono un distacco dalla vita reale abissale.
    Il senso che se ne trae è che siamo degli autolesionisti, che la felicità è a portata di mano ma i nostri limiti psicologici ci impediscono di raggiungerla per sciocche paure che possono essere risolti con un percorso di crescita interiore.
    Il cervello ed il cuore come limiti valicabili da tutti. In un dimagrimento di consumi di massa.
    Mai che qualcuno considerasse gli altri due parametri su cui la vita quotidiana si rapporta: il culo ed lo stomaco.
    Quelli sono pare, basta essere ottimisti e passa anche la fame.
    Invece io ritengo purtroppo che il limite sistemico ci sia e che incida talmente tanto che non si risolve con qualche seduta di training autogeno.
    La scelta di vivere libero è nobilissima ma va vista come oggettivamente è: una scelta di elitè che non tutti possono permettersi e sono la maggioranza.
    E che il problema del lavoro oggi non è che crea individui ossessionati che non riescono a ritagliarsi spazi di vita privata e spontanea per mancanza di iniziativa personale ma che i ritmi e i tipi di contratti precari che oggi sono la norma rendono le ore dedicate al lavoro ai fini della mera sopravvivenza sempre più a livelli schiavistici e schiavizzanti.
    Il dimagrimento è possibile ed auspicabile solo per l’individuo che è stato per lungo tempo ben pasciuto non per quello che è pelle e ossa da anni.
    Poi una volta risolti i problemi di mutuo, di cibo e di vestiti per i figli affermo solennemente che io adoro la solitudine, sono perfettamente in grado di esercitare la libertà di e so esattamente cosa voglio fare della mia esistenza. Basterebbe pochissimo: qualcuno che mi pagasse il mutuo a mia insaputa, per dire…

    • #Tania

      Io non me ne sto due mesi nella barchetta. Io per due mesi LAVORO sulla barca, cioé guadagno i soldi che mi servono per mangiare, almeno fino a dicembre. Mi pare che non hai capito granché della situazione e valuti per stereotipi, per di più fuorviati. Io a bordo CI LAVORO (la prima volta che vieni con me a bordo e che tiri una cima con trenta nodi e ti scortichi le mani e ti spezzi la schiena, ne riparliamo). comunque ciao e grazie dei commenti. sempre utile ragionare.

  11. Caro Simone, ho letto questa notte il tuo libro “Adesso Basta” e avrei un paio di osservazioni:
    1)non fai cenno a quelli che hanno deciso di mettere al mondo dei figli pur pensandola come te del mondo e avendo le tue stesse aspirazioni e interessi. La responsabilità verso gli altri è un tema centrale, senza figli non ci saresti neanche tu.
    2)tu puoi fare quello che fai perchè c’è ancora un buon numero di coglioni come me che manda avanti la baracca, non fare molti proseliti altrimenti non potrai piu’ permetterti di vivere come hai deciso.
    buon vento

    Davide

  12. ciao simone ,ho finito di leggere ora il tuo libro. Nella mia vita ho ricominciato molte volte ma senza riuscire a realizzare i miei veri sogni.Ma sono tornato a vivere al mare dove ero nato , in Liguria e ho 47 anni ,separato con due figlie e una nuova compagna con la quale sto imparando a condividere la vita.Ora ho mollato un posto di lavoro dove ero schiacciato dai superiori. Ora sono libero, (!) e ho qualche piccolo lavoro di architetto. HO sempre suonato musica in gruppo e scritto brani. Sogno da sempre di aprire una piccola osteria con musica, cucina e vino. Ma non so da dove incominciare. Il tuo libro insegna che bisogna avere coraggio e progettare il cambiamneto. Avresti un consiglio per me? grazie

  13. Simone,

    il libro l’abbiamo letto, la barca l’avevamo già acquistata in tempi non sospetti, a giugno abbiamo ceduto la nostra attività e sono vent’anni che risparmiamo.

    il 2011 sarà un anno di profonda riflessione e di riorganizzazione in vista dei cambiamenti che vogliamo operare (mia moglie ed io)nel prossimo futuro.

    Volevo dire (ed è il vero motivo per cui ti scrivo) ma non è possibile anticipare quel progetto di casa comune di cui fai accenno nella parte finale del libro Adesso Basta!

    Dobbiamo giocoforza essere incartapecoriti per fare sinergia? Ne vorrei parlare ora che siamo quarantenni.

    Penso sia inutile dare appuntamenti ad un uomo libero. Quando vuoi “batti un colpo”

    Ciao

  14. …appena tornato da 15gg di vacanza veleggiando tra le egadi. Lo so che questo non è un forum per velisti ma a quanto pare questo è il modo che mi accomuna a te (simone) per sentirmi libero. anzi, vivo. ho lasciato lì un pezzo della mia vita vissuta. qualche lacrima al saluto di quelle terre che a tratti paiono sisperse e di persone care. ed ora rieccomi qua. torno a lavorare duro per un cambiamento il più prossimo possibile.
    forza ragazzi!

  15. Caro Simone,
    Ho letto finalmente “Adesso basta”, l’ho letto un giorno prima di rientrare al lavoro (scelta tattica imperdonabile). E’ molto bello quello che scrivi, è molto vero. Io ho due bimbi e non credo, almeno per il momento, di poter ma soprattutto di volere fare downshifting però mi è piaciuto molto il tuo libro. Mi sono piaciute molto le tue riflessioni sull’essere ciò che si è, sul cercare di essere normali. Mi ha molto colpito la storia di quel ragazzo che stava cucinando da solo in casa, sono cose che ho sempore avuto in testa ma che non ero mai riuscito a far emergere così chiaramente (potere della letteratura e dei bravi scrittori!). Molto bello anche il ridisegno del rapporto col consumare, lo sdoganamento del concetto di risparmio, del farsi da se le cose. Insomma, avevo paura che mi deprimesse non poter pensare di fare downshifting invece ci ho trovato tante cose su cui da tempo riflettevo e che mi colgono forse nel momento in cui sono più pronto a riceverle. Insomma. Grazie, complimenti e un abbraccio, ti seguirò sicuramento come navigatore, scrittore e, perchè no, spero presto, istruttore di vela. Un abbraccio.
    Giuseppe

    p.s. ho appena ordinato Stojan Decu, sono molto curioso di leggerlo, ho la sensazione che sia un libro importante.

  16. bel video, il vento che fa da sottofondo è il miglior viatico ad ogni pena quotidiana, e fa volare alti i sogni alla quota dove è giusto che stiano: in cima alle priorità della vita

  17. X Barbara:
    Ciao e ben trovata. Qualunque sia la strada che sceglierai, fa solo che sia tua…ho avuto la tua stessa esperienza, so cosa significhi ricominciare tutto daccapo dopo un fallimento sentimentale… prendi il tuo zainetto e ricomincia il cammino, o se preferisci, punta la prua verso una nuova vita e naviga, avanti, con fiducia…. incontrerai nuove persone ad ogni porto, sarà gratificante riscoprire te stessa, guardando il mondo con occhi nuovi….buon vento, allora , e buona vita.

  18. Ciao, ho appena scoperto il tuo blog.
    Tra i ricordi più belli della mia vita ci sono le vacanze in barca di una quindicina di anni fa, con mio marito e alcuni amici. Ora di quel marito non è rimasto più nulla e mi sto separando, ho due bambini e un po’ di problemi e ancora non so che strada prenderà la mia vita… Intanto cerco di insegnare a mia figlia a riconoscere le costellazioni e a non aver paura delle burrasche. Bello sapere che c’è qualcuno che ha il coraggio di seguire i propri sogni.

  19. “Se non avessi avuto un briciolo di coraggio stanotte non sarei stato lì, non li avrei conosciuti. Che gran peccato sarebbe stato…”

    Tante miglia percorse, circa. Altre mille da fare. Una vita, ancora, di navigazione.

    Grazie Simone per il coraggio che mi infondi.

    Grazia

  20. Estate intensa, come intensa e necessaria è ogni tappa del lungo viaggio per il cambiamento. Il marinaio esperto impara a navigare a vista. Si affida al mare calmo e,con coraggio,prosegue nonostante dubbi,paure ed incognite.
    Buon vento.

  21. il mare è generoso e ospita tutti, ma proprio tutti…ieri tramontana forte, onde formate poco al largo di S. Maria di Leuca…io e mia figlia con la mia piccola barchetta a motore in navigazione verso le grotte incrociamo un bestione, che incurante delle ns dimensioni e delle condizioni del mare ci passa vicino a tutto motore…onda alta che per fortuna e un po’ di esperienza, non ci ha ribaltato…ma ci è mancato poco…meravigliosi questi signori del mare, con i loro simboli fallici, irrispettosi di mare e naviganti…a mio parere sono l’immagine di chi non sa come sfogare le proprie repressioni ed insicurezze…perché perdersi di fronte alle stelle, ad un tramonto sul mare, negli odori portati dal vento è poco virile, ma soprattutto incomprensibile a chi è abituato a vivere di adrenalina…..ma il mare non è questo. Non vuole questo.

  22. grazie per il vostro video…mi state facendo sentire li con voi virtualmente… Vorrei essere li con voi anche fisicamente… Spero un giorno di fare un viaggio con te Simone!
    Ciao a presto!

  23. Bello leggere del vostro viaggio.
    Strano averti prima incontrato nella città dove sto per lavoro alla presentazione di “Adesso basta”, aver letto il libro ed ora sapere che veleggi tra le stesse isole dove sono stata anch’io in barca a vela lo scorso anno. Conosco quelle coste, quei cieli stellati, quei silenzi…mi piacerebbe partecipare alle vostre discussioni sul come e perchè cambiare vita. Oggi mentre mi dilettavo in un trekking meditativo tra gli ulivi, ho pensato che il “downshifting” è proprio un’affascinante prospettiva, ma non sono pronta. Non saprei come riempire il vuoto. E su questo ho ancora un bel percorso da fare…bè buon vento a tutti voi.

  24. Che bello,
    il sentimento è quello di essere lì con voi,
    coi vostri pensieri con la vostra vita.
    Grazie e buona continuazione.

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