Tornando al ritmo del mio cammino

A marzo 15 presentazioni. Una ogni 48 ore. Più quelle di prima, quelle che seguiranno ancora. Un bell’impegno, che però sfuma, volge al termine. Mi invitano ancora, entusiasmo per i libri ce n’è tanto. Ma se ne riparlerà a settembre, a ottobre, con calma. Libri in uscita non ce ne sono. Si va verso un ritmo nuovamente lento, dopo 14-15 mesi di grande impegno, passione, comunicazione. Giust’appunto, domani mattina sarò su Sky verso le 9.30.

Sento l’odore del ritorno verso la quiete. Non dico l’anonimato, che sarà difficile, ma verso il lento ritmo dei miei pensieri, o le veloci fiammate delle mie idee (troppe…). Comunque un andamento che mi si confà, che solo io decido. Devo prendere una via riguardo i miei romanzi: quello sul pirata del ‘500 nel Mediterraneo, una sorta di Riccardo III corsaro, anarchico ed esistenziale? Oppure il sequel di Uomini Senza Vento, con la vita intensa e metaforica che attende il protagonista, ormai libero? O rilavorare un romanzo scritto diciotto anni fa, una sorta di eroe involontario che prende le redini della sua vita e di quella di altri conducendo una incruenta e creativa rivoluzione? Chissà… Ma ho tempo per far vivere questi progetti dentro di me, attenderne le voci. Sullo sfondo un progetto nautico emozionante, di cui vi parlerò giovedì 7.

Mi torna in mente il monito di molti lettori: “Attento, il successo ti risucchierà!” oppure “Ora riperderai la bussola, tornerai nel gorgo”. Sorrido. Il vento sfavorevole è un’esclusiva di chi non ha rotta. Cosa dovrebbe far vacillare, che percorso dovrebbe deviare, il presunto successo, nella vita di chi ha pensato, progettato, lottato per arrivare qui, a vivere così?! La mia casa, le mie cose, le mie spese, le persone amate, l’equilibrio fragile ma convinto della mia libertà… tutto resta lo stesso, come lo avevo pensato, come lo voglio. Avere centinaia di migliaia di lettori non cambia nulla rispetto a prima. Non sono arrivato su questo cammino per caso. Non sarà per caso (o per… successo) che me ne allontanerò.

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65 pensieri su “Tornando al ritmo del mio cammino

  1. Mi sento un po in colpa per non essermi piu dedicato a questo spazio ma prima lansia della discussione come Claudia poi la felicita per il risultato inatteso e infine il desiderio di dedicarsi anche alla famiglia che e quella che piu e stata trascurata in questo cammino verso la meta.Ora arriva il tempo del riposo degli hobbies personali della riflessione sulla carriera professionale e sulle scelte giuste o sbagliate intraprese… Ho dovuto inizialmente crearmi un tessuto di relazioni digitali verso le tecnologie e umane verso gli altri naviganti ogni approccio con questi ambienti poco familiari generava ansia ora invece mi sento maggiormente a mio agio nello sperimentarli nel viverli perche siano luoghi anziche non-luoghi .

  2. Simone, grazie della risposta. Ma in particolare terrò sempre presente questa tua frase:

    “La solitudine fisica, come condizione metaforica della solitudine esistenziale, psicologica, è roba da uomini e donne duri/e, credimi.”

    Perchè ogni volta che mi sentirò solo in mezzo agli altri, ricorderò che è una conseguenza delle mie scelte, che è il prezzo da pagare per sentirmi un individuo!

  3. Ciao Simone, grazie della risposta. Ho letto Adesso Basta (scoperto per caso su uno scaffale di un supermercato, alla fine del 2009) e Avanti Tutta, e mi pare che tu ti riferisca all’esperienza della solitudine fisica… io invece penso alla solitudine dei pensieri e del proprio modo di essere… anche quando si è in mezzo agli altri. Volevo sapere come hai vissuto la tua diversità, di essere e di vedute, se questo ti ha portato disagio, se ti ha frenato oppure no. Ma in effetti i risultati della tua lotta parlano da soli e forse sono io che non ho ancora compreso appieno (e come potrei?) il significato della tua esperienza…
    In effetti per parlare di tutte le implicazioni del downshifting (termine che forse è anche un po’ stretto) ci vorrebbe un’enciclopedia. 🙂 Ciao!

    • ma Fabio, vedi… chi si è mai sentito men che solo tra la gente? E’ forse possibile, se non per fugaci istanti, sentirsi in comunione, quella vera intendo, con altri che con se stessi? E questo non vuol dire che si possa fare a meno degli altri, delle persone amate, care. Io sono in eterno stato di comunicazione, eppure solitudine e libertà, in me, come scriveva Larsson (Bjorn), vanno mano nella mano “se si vuole restare un essere umano”…
      La solitudine fisica, come condizione metaforica della solitudine esistenziale, psicologica, è roba da uomini e donne duri/e, credimi. Ma quanta vita porta con sé! Che scoperta gravida di risorse è stata! un caro saluto. s.

  4. io voto per il pirata del ‘500 🙂

    secondo me, è presto per il sequel di ‘uomini senza vento’.. non è vero che bisogna battere il ferro finché è caldo.. è poi intanto maturi la tua esperienza di uomo libero e quando lo scriverai saprà di maggior vissuto 🙂

    simone

  5. Oggi sono venuta ad ascoltarti al Salone del Risparmio (sembra un po’ incredibile la scelta del luogo….) spinta da un tuo libro e da un amioo.

    Ci vuole coraggio a riprendersi la liberta’, e tu sei stato veramente audace e fortunato.

    In bocca al lupo per il tuo futuro….. noi siamo il tempo che ci rimane, come mi ha detto qualcuno!

  6. Ciao Simone, come va? Ultimamente hai affermato, in una delle tue risposte, che appena ci si allontana dalla strada ci si ritrova soli. Sono d’accordissimo. Da alcuni anni (ora ne ho 31) ho iniziato a ragionare con la mia testa, ma per davvero. A cercare di capire le cose, a rapportarmi con esse, concedendomi di elaborarle e “viverle” in profondità. E’ l’unico modo per avere una reale conoscenza di ciò che ci circonda. Beh non sempre ci riesco, non sempre ne ho l’occasione, ma ci provo e ragiono. Ho una consapevolezza di me crescente, seppur tutt’altro che conclusa. Da questo deriva il prendere delle scelte che vanno controcorrente, o che almeno si allontanano da essa. Ciò accade non per le scelte in sè, ma per il semplice fatto che le persone si copiano e imitano a vicenda, prendendo per buono quel surrogato di esperienza comune che, credo, ormai sia da buttare, perchè i valori non sono più tali. Quindi chi crede che sia ancora possibile ragionare con la propria testa, imparando sì ma in modo critico, è fuori.
    In me questo provoca delusione, rabbia, incredulità nel vedere la debolezza altrui così marcata (e anche la mia, ma almeno quella dipende solo da me). Ti ho scritto per dirti ciò e per chiederti se hai condiviso o condividi tutt’ora una esperienza simile e raccontarci un po’ della tua solitudine sotto il profilo umano, se possibile. Grazie e buon pomeriggio di splendido sole, da un polveroso ufficio di una azienda in declino 🙂

    • Fabio ciao. ne ho scritto nei miei libri, è un tema ricorrente. La solitudine mi faceva una paura enorme. Oggi ho compreso che posso vivere bene solo se mi garantisco almeno il 45% del mio tempo da solo. M non per ritirarmi, al contrario, per poter incontrare gli altri con desiderio autentico, e non per bisogno o per abitudine. E’ stato essenziale capire questo e viverlo, per me. ciao!

  7. Per Renato, o meglio il suo collega

    è il paradosso dell’allungamento della vita, o meglio dell’allungamento della vecchiaia. Viviamo più a lungo, ma bisogna vedere poi come. Se uno non ha i soldi per pagare la badante ai genitori, non gliela paga e basta. Non è che la badante è un optional dovuto. Ad esempio noi trentenni i soldi per pagare la badante ai genitori non li avremo di sicuro, anche perché quei pochi risparmi che avremo da parte ci serviranno tra un lavoro precario e l’altro e per la pensione da fame. I genitori è meglio che si organizzino da subito incassando innanzitutto una pensione, che se poi vorranno gireranno alla badante. Il tuo collega dà scontate delle cose che per la nostra generazione non saranno più possibili. I redditi sono bassissimi, pensate che riusciremo a mantenere le generazioni più anziane?!!!Comunque in Scandinavia e in altri paesi europei il fenomeno delle badanti non esiste, quindi avranno trovato un modo per gli anziani non autosufficienti (che comunque dovrebbero costituire una minoranza).

  8. Ciao Cristina, ti ringrazio per aver condiviso la tua esperienza. Effettivamente quando un uomo/donna ha la sua famiglia da seguire ed il lavoro, che come sappiamo assorbe il 70 / 80 % del tempo settimanale, riuscire anche a prendersi cura dei genitori anziani è un miracolo.
    Questa persona, come te, ha scelto di fare qualche sacrificio in più per tenerli nel loro ambiente, nella loro casa di sempre ed averli vicini. Anche se loro non sono più molto coscenti, ma sente che glielo deve. Questa realtà però fa emergere un problema pesante per chi mette in cantiere un futuro da DS. Le risorse economiche che bastano per vivere a noi non basteranno sicuramente per sostenere una situazione simile, come giustamente fai notare tu il S.S.N. sostiene le spese solo in parte, il resto devono metterlo le famiglie.
    Ho la sensazione che questo aspetto sia sottovalutato da chi si prefigge di scalare marcia…è vero ci sono molte incognite ed ogni caso è a sè. Non ho visto però molti suggerimenti per affrontare il problema. Mi pare venga un po’ ignorato. L’idea della “Comune per non più giovani” di Simone può essere una buona idea, ma ha una base culturale che deve crescere e venir sviluppata, è un po’ quello che succedeva nelle famiglie di un tempo dove tutti si prendevano cura di tutti. Chissà..
    Ricambio l’abbraccio anche da parte del mio amico e collega.

  9. Accipicchia… speravo di poter venire alla presentazione di Bergamo a Maggio, ma è sparito l’appuntamento dall’agenda del sito. E’ annullato?

  10. Simone, hai ragione ho avuto poco tatto e te ne chiedo scusa. Il mio intento era costruttivo (mi rendo conto non nei tuoi confronti!), attraverso un invito ad andare alla radice dei problemi prima di tuffarsi in una direzione specifica (che i tuoi libri, per chi condivide i tuoi valori, spiegano indubbiamente molto bene). L’invito alla lettura di 7 habits però non mi sembra poi così indelicato, semplicemente è un libro che leggerei prima di passare ai tuoi!
    Rimuovi pure il post se lo ritieni opportuno. In bocca al lupo anche a te.

    • Ma figurati Vincenzo. Nessun problema. Mi aveva solo colpito l’approccio. Io sono un radicale, duro, dico quello che penso, non temo il confronto, ma cerco sempre di tener conto, con il tatto necessario, della migliore opportunità dei miei interventi. In ogni caso grazie della segnalazione del testo che citavi. Ciao e buone cose. s.

  11. Ciao Simone.
    Leggo con piacere di questo “tornare al ritmo del tuo cammino”.
    Il Simone che ho in mente respira lentamente per assaporare tutti gli odori dell’aria,
    cammina lentamente per instaurare un contatto pieno con la terra,
    naviga lentamente per non perdersi neppure una goccia di mare.
    Questa almeno è l’idea di te e l’insegnamento (concedimi il termine) che mi è arrivato conoscendoti e leggendo di te.
    Baci
    Paola

  12. Capisco! Stiamo girando, cercando di capire cosa c’è da fare. C’è chi spara 1250 € a mq per ristrutturare e chi con 50/60 mila ti promette di rifarti casa nuova. A chi credere? Non abbiamo l’esperienza per controbattere. C’è l’antisismica, il riscaldamento, le pareti da tener strette, l’acqua che arriva dal terreno, etc, etc…è complicato il mondo dell’edilizia. Siamo testardi, andremo avanti comunque!!! Stanno mettendo a dura prova il nostro ottimismo.

    Ci vedremo presto a una presentazione. 😉

    Buona serata

    • pankogut, considera che il prezzo medio per una ristrutturazione oscilla da queste parti tra 600 e 1.000 euro al metro quadro. Dunque il range è quello. Tenere insieme le mura fa parte dell’antisismica e non è poi gran cosa: si mettono le catenarie e le piastre, roba relativamente semplice. Se i muri di pietra sono inferiori a 40 cm di spessore dovete già da ora prevedere un trattamento contro l’umidità, perché la pietra è bella ma spesso è mista, dunque con dentro pietre non di sasso vero ma di ardesia, tufi, quarzi, dunque l’acqua filtra. Non costa molto, si dà a spruzzo con muro perfettamente asciutto fino a saturazione. I prodotti sono dei silati silossanici, generalmente Mapei o Caparol (Mapei è meglio). Fatevi comunque fare il minimo, l’hardware, e il resto fatelo voi. Verrà meglio e vi divertirete un mucchio. ciao!

  13. Caro Renato il problema oggi è molto grave, più grave di quello che possiamo pensare. Fino a qualche anno fa c’erano le donne di casa (per la maggior parte casalinghe) che si occupavano dei propri genitori ed anche dei suoceri, adesso non abbiamo più tempo e soprattutto come diceva la mia nonnina adorata l’anziano “puzza” e non lo vuole nessuno. Io sono Responsabile fra l’altro dell’area amministrativa e finanziaria di una azienda pubblica che gestisce anche due RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) che ospitano anziani quasi tutti non autosufficienti e ti posso dire che dal punto di vista economico anche chi ha la possibilità di ottenere un posto in convenzione (una parte della retta giornaliera la paga l’azienda USL), i familiari devono comunque farsi carico di una parte della retta perché se l’anziano ha una pensione minima e l’accompagnamento non è in grado comunque con le proprie risorse di coprire il rimanente della retta giornaliera . Se poi non hai la possibilità di usufruire della compartecipazione USL la situazione è ancora più grave. Ti dico che secondo la mia esperienza capitano nella nostra struttura anche anziani seguiti precedentemente da badanti la cui assistenza non è sempre molto adeguata. Quindi l’ottimo, anche se hai le risorse per inserirlo in una RSA, sarebbe tenerlo nel proprio ambiente familiare perché il calore e l’amore che tu gli puoi dare nessuna moneta è in grado di comprare.
    Circa un mese fa ho perso la mia nonnina adorata che è stata una delle persone più importanti della mia vita, aveva 93 anni e fino al giorno prima di sentirsi male ha cucinato per i mie genitori, la mattina si è sentita male e la notte è morta e ti posso dire che è stata per lei una gran fortuna. Durante la mezza giornata che sono rimasta in ospedale a fargli assistenza ho avuto tutto il tempo per pensare a quale fosse da quel momento in poi la soluzione migliore per lei (paralizzata per metà del suo corpo ed impossibilitata anche a parlare)….ho pensato …adesso viene il difficile….e sai qual è stata la mia soluzione? avrei proposto alla mia mamma, casalinga, di accudirla insieme a me e per questo mi sarei anche ritrasferita a casa loro. Questo per dirti che io l’avrei potuto fare perché non ho come gli altri miei fratelli impegni familiari e mi sarei potuta organizzare il mio tempo lavoro…..anche se avevo la consapevolezza che a lungo andare non avrei più vissuto e mi sarei annientata……Quindi per la mia esperienza lavorativa e di vita ti dico che è sempre e comunque una scelta individuale ……
    Un abbraccio al tuo amico cri

  14. Caro Simone, ho lavorato come te in BCG, adesso lavoro in una società molto più piccola, lavoro meno ma non sono uscito da quello che tu chiami il “sistema”.
    Ho letto i tuoi 2 libri sul downshifting, spinto da un disagio esistenziale a cui non ho ancora trovato rimedio attraverso la pura introspezione. Illudendomi di trovare un nesso tra il mio disagio e il contenuto dei tuoi libri li ho letti avidamente, ma sono rimasto profondamente deluso. I tuoi libri sono infatti estremamente superficiali, fanno presa su tante persone perchè danno sfogo alle reazioni impulsive di chi non ha ben capito cosa vuole dalla vita (credo il 90% delle persone) e se la prende con il lavoro, con il consumismo, con il “sistema” (!) quando invece il problema è dentro di sè. I tuoi elogi del lavoro manuale, della solitudine, della vita semplice… riflettono la TUA scala di valori, che hai avuto la bravura e fortuna di riuscire a mettere a fuoco. Ma non puoi generalizzare. Se faccio un lavoro in cui credo e che mi assorbe anima e corpo, non ho nessuna voglia di ripararmi da solo l’autoclave o cucinarmi il sushi: sarò ben felice di pagare chi lo sa fare al posto mio, preferendo dedicare il mio tempo a cose in cui credo veramente. E non considero questo uno spreco consumistico! Quindi, invito tutti gli “aspiranti downshifter” a riflettere maggiormente sugli obiettivi della propria esistenza: un buon libro è “7 habits of highly effective people” (che, nonostante il titolo da testo di management degno di uno scaffale in Autogrill, è un libro molto profondo e intelligente). Una volta che avrete definito la vostra scala di obiettivi e valori (se facendo ciò doveste scoprire che il prossimo ha un ruolo importante nella vostra vita, vendete pure su Ebay i libri di Simone!), cercate di capire come il lavoro può massimizzare il loro raggiungimento. Magari scoprirete che il vostro lavoro da segretaria e ragioniere è il meglio che possiate fare nella vita!

    • Vincenzo, che quella è la mia strada e non quella di altri, l’ho detto e scritto alcune migliaia di volte. Che poi il cambiamento sia interiore, dentro, e non certo fuori o altrove, invece, credo di averlo scritto e detto alcuni milioni di volte. Carina poi l’idea di scrivere sul blog di uno scrittore dicendo che i suoi libri non sono riusciti mentre un altro libro, di un altro scrittore, lo è. Invitando poi a vendere il mio libro. Davvero cortese come approccio, ricco di tatto e senza dubbio originale. Comunque, ciao e in bocca al lupo anche a te. s.

  15. Ciao Simone,
    ti chiedo un favore. Mi invieresti via mail un recapito della ditta che ha ristrutturato la tua casetta? Abbiamo trovato, almeno speriamo, ma ci stanno sparando certe cifre per ristrutturare. Siccome non siamo molto lontani dalle tue zone forse riusciamo a farli venire anche qui da noi.

    Grazie mille

    • Pankogut, ciao. Non te lo invio. Non sono stati bravi. Diciamo che tutte le cose che non hanno funzionato nella ristrutturazione le hanno fatte loro. Tant’è che prima che finissero gli ho detto “va bene così grazie” e se fossi ancora quel che ero quando lavoravo li citavo in tribunale per risarcimento morale e materiale. Per loro fortuna ho altro da fare ora. Ad esempio finire di ristrutturare bene la mia casa. Mi spiace. ciao!

  16. Ciao a tutti. Sono quasi 3 mesi che ho lasciato il lavoro e la casa e sto viaggiando da solo in nuova zelanda. In realtà non sono mai da solo perché incontro un sacco di gente che sta facendo viaggi lunghissimi in giro per il mondo, giovani, ma anche meno giovani come me. Quello che mi colpisce è che la maggior parte dei giovani viaggia per divertirsi, mentre i meno giovani sembrano non sapere perché lo fanno. Nel mio caso ho cominciato a viaggiare per affrontare le mie paure, specialmente quella della solitudine, e per cominciare a “sentire”, lontano dalle abitudini di tutti i giorni, quelli che sono i miei autentici desideri. In effetti, c’è stata qualche sorpresa. Viaggiando, incontrando persone, conoscendo situazioni, scopri una quantità di opportunità davvero inaspettate ma credo che quello che è davvero importante sia tracciare una rotta e rimanerle fedeli.
    Simone, invidio la tua lucidità e la forza con la quale sembri tenere stretto il timone della tua barca.
    Non sono sicuro che avere centinaia di migliaia di lettori non cambi nulla ma è la tua vita, non la mia, non posso giudicarla. Ti auguro davvero di mantenere la rotta della tua vita come stai facendo e auguro ancora più intensamente a chi la rotta ancora, come me, non l’ha trovata, di trovare una buona mappa e una notte serena per vedere la stella polare.

    Buon vento.

    Nick

  17. terminato ieri sera AVANTI TUTTA
    lucida e spietata [ma non ancora abbastanza :)] l’analisi sulle aziende, l’andazzo che vi regna, i privilegi e tutto il resto.

    a Nordest la discriminazione è un problema enorme. i dipendenti maschi guadagnano ALMENO il 50% in più, a parità di ruolo. per non parlare dei vari benefit! per una donna che si ribella allo stato di cose finisce in mobbing.

    che tormento fare certe scelte, ma che felicità, a distanza di tre anni, poter dire: non tornerei mai indietro, lasciare è stata la decisione giusta e anzi, dovevo farlo prima

  18. Ciao, un collega mi ha posto questo problema: “come faranno questi fortunati che lasciano il lavoro e vivono con pochi denari quando avendo i genitori vecchi e malati dovranno prendergli una badante, che costa quello che costa, garantirgli le cure e, speriamo mai, un centro attrezzato nel caso neanche la badante sia sufficiente?”
    Lui lavora molto, ha due badanti che a turno curano gli anziani genitori in sua assenza perchè non possono essere lasciati mai soli. I loro risparmi sono quasi finiti (c’è solo la casa dove vivono) per le cure, gli ausili, gli esami ecc. Non è un problema da poco…
    Io gli ho risposto che se lui lavorasse meno avrebbe più tempo per curare direttamente i suoi magari anche meglio; devo ammetere però che dovrebbe stare con loro 24 ore su 24 e non potrebbe neppure fare un part-time…
    Qualcuno ha esperienze/soluzioni da suggerire? Grazie

  19. Ciao Simone,
    dall’alto della tua passata esperienza da dirigente di azienda, volevo chiederti una spiegazione riguardo una cosa che mi è capitata.
    Premetto che lavoro in un azienda dove basta il minimo pretesto per licenziare il personale di qualsiasi mansione e livello.
    Ho cercato di chiedere un periodo di aspettativa ,6 mesi, mi è stato risposto che ‘L’assenza di una risorsa per l’azienda è gravosa’, volevo mettermi a ridere,perchè poco prima avevano licenziato un collega.
    Perchè ?
    Grazie Simone

    • perché sono degli stracciaculi, professionalmente parlando. La cultura manageriale è mediamente disastrosa. Io ho cisto cose che… Resisti!

  20. mhh tra pirata del ‘500, seguito di uomini senza vento e nuova versione di un romanzo precedente, dovendo dare un ordine, io voto il pirata per primo! :)))
    ciao

  21. @ SIMONE
    e si ok ma vogliamo sapere anche noi, e che si fa così??? dove sarai il 18/04??? io sono curiosa e soprattutto non è carino escludere i tuoi amici di blog…. antipatico!!!

  22. Condivido con voi una poesia bellissima che ha mandato un collega ieri andandosene dall’azienda multinazionale dove lavoro…..A fine aprile lascerò anch’io

    La vera prigione

    Non è il soffitto che gocciola
    Né le zanzare ronzanti
    Né l’umida e miserevole cella.

    Non è la serratura che scatta
    quando il secondino ti rinchiude.

    Non è il magro pasto
    Inadatto a uomo o a bestia
    E neppure la vacuità del giorno
    Che si tuffa nel vuoto della notte

    Non è questo!
    Non è questo!
    Non è questo!

    Sono le bugie che ti son state inculcate
    Che hai ascoltato per tutta la vita.

    E’ il secondino che diviene violento
    Ed esegue ordini ignobili
    In cambio di un misero pasto.

    Il magistrato che mette agli atti
    La punizione che sa immeritata.

    La rovina morale
    L’inettitudine mentale
    Che concede al dittatore spuria legittimazione
    Codardia mascherata da obbedienza
    Che si annida nelle nostre anime umiliate

    E’ la paura che inzuppa i calzoni
    Che non osiamo lavare

    E’ questo!
    E’ questo!

    E’ questo, caro amico, che trasforma il nostro mondo libero In una squallida prigione.

    Una poesia di Ken Saro-Wiwa.

  23. Non ti preoccupare, sarò muta come un “pesce”…. 🙂
    Adriatica è in fase di consegna ma è questione di poco, sto aspettatondo una telefonata per sapere quando me la porteranno a casa. Non ti preoccupare sarà in buone mani!
    Ci rivedremo il 18; sono molto contenta di rivederti e sarà anche l’occasione per salutare delle persone che è da un pò che non vedo della scuola di vela.
    Ciao caro un abbraccio
    Sonia

  24. e’ sempre bello e utile spezzare il ritmo …. velocizzare e poi rallentare, andare per poi ritornare… insomma alternare momenti e sensazioni che si ripetono ma alternandosi. Questo crea un ritmo piacevole e coinvolgente che rende piu’ piacevole esistere.
    Cio’ che e’ veramente triste e’ non poterlo fare (pensiamo a quanta povera gente nel mondo e’ costretta a fare sempre le stesse cose e con i medesimi tempi) e cio’ che e’ veramente assurdo e’ non volerlo fare (quante persone lavorano e basta e magari si concedono 1 settimana di vacanza per viaggiare pur potendolo fare molto piu’ spesso).
    La sigaretta poi esalta il momento di pausa dopo il “movimento”, dopo “l’azione”…
    quindi goditela tutta simone!
    mf

  25. Io opto per il pirata del ‘500! Assolutamente….
    E il tuo progettino avventuroso, credo di sapere qual’è. Me l’ha bisbigliato all’orecchio Adriatica l’altra sera…! Giuro! Non lo rivelerò a nessuno nemmeno sotto tortura :-)!Però so già che il 18 aprile tu sarai in un posto, che io conosco mooolto bene…ho lo scoop… !! Ciao scrittore che naviga, e buon vento!

    • acqua in bocca cara sonia. come sta adriatica? trattamela bene mi raccomando. Ciao!
      (Adriatica è una delle mie sculture, un pesce. Non siamo diventati scemi… è solo che ero molto affezionato a quel lavoro.).

  26. ciao simone. non so dove scrivere e approffitto del blog.
    in maggio passo per la liguria. mi piacerebbe conoscerti di persona. condividiamo molto. in cambio di ospitalità (non preoccuparti, solo un paio di giorni se vuoi e puoi) posso aiutarti in qualche lavoro casalingo.
    un caro saluto e grazie per aver detto e soprattutto fatto quello che molti vorrebbero dire e fare
    fabio

    • caro fabio, ciao. apprezzo il tuo entusiasmo, grazie. però non incontro a casa mia gente che non conosco. Quello è uno spazio privato. Non potrei farlo, del resto, neppure se volessi. Non sai quanti mi hanno chiesto la stessa cosa. Se vuoi vieni a qualche presentazione e ci incontriamo. ciao e grazie ancora.

  27. Concordo. E’ sicuramente importante e da ammirare scegliere in modo non obbligato. Poi penso che comunque debba scattare qualcosa per fare certe scelte…malattia o no.
    Ciao a tutti.

  28. Ciao Simone,
    anch’io vorrei mettermi in contatto per il viaggio di quest’estate ma non riesco a trovare la mail…
    Grazie!

    • per le info trovi tutto sia qui, alla pagina “Viaggi” sia su Facebook nella pagina “Nomadi a Vela”. Ora ti scrivo. ciao!

  29. Anche quest’ anno è arrivato il momento di godere la natura e la vitA IN PIENO.
    Grazie ancora a SIMONE ed alle sue iniziative.Anche il suo blog è motivo di riflessione e scambio di idee, esperienze e storie di vita.
    BUONA CONTINUAZIONE A TUTTI!!!
    UN ABBRACCIO
    VALE

  30. Ciao Simone ed un saluto a tutti i partecipanti al blog.
    Sono Giancarlo (di Roma), mi sono presentato, e condiviso la mia esperienza di ds, con uno scritto su Piccolo Cabotaggio II del 21.10.2010.

    Vorrei oggi condividere con voi alcuni spunti di riflessione sul tempo e lo smettere di fumare, temi che certamente Simone coglierà.

    Sappiamo qualcosa sul perché si inizia a fumare, molto sul perché si continua ma poco sulla motivazione del fumare.
    Gli studiosi dicono che fumare è un modo per strutturare il tempo.
    Dunque il tempo è chiamato in causa per questa problematica e d’altra parte per noi ds questo fattore (tempo) è quello che maggiormente emerge come nuovo elemento da gestire nel momento in cui ne liberiamo (dal lavoro obbligato-dipendente) una buona parte.

    Si tratta quindi di trasformare il paradigma del tempo con una nuovo modello di concezione.

    La percezione dello scorrere del tempo così come viene percepito ora si basa sul concetto che mette noi come spettatori ammirati e impauriti dal suo procedere e no come artefici del tempo stesso.

    Ma se il nostro obiettivo è quello di approfondire la conoscenza di noi stessi, della nostra vita e della nostra mente, iniziamo questo viaggio considerando che è lo spazio che ci occorre, per “depositare” le nostre esperienze, i nostri pensieri e non il tempo che ci limita per il semplice fatto che concretamente esiste solo ora, nel presente.

    Ci piace poco l’essere dipendenti da qualcuno (dal lavoro) ma allora perché accettiamo la dipendenza dal fumo? Dipendenza subdola anzi sfrontata perché agisce su diversi piani della nostra personalità, sia sul piano bio-chimico, su quello comportamentale e gestuale, su quello delle abitudini acritiche e questo in maniera talmente imponente che oscura quasi del tutto l’elemento economico.

    Fumare può sembrare un problema marginale per coloro i quali hanno deciso di intraprendere una vita low-cost ma consideriamo che, oltre al fattore economico, implica un forte elemento di maltrattamento del nostro corpo che come sappiamo deve essere tutelato al massimo per poter fruire a fondo lo stato di benessere venutosi a creare a seguito delle nostre decisioni di downshfter.

    In fondo cos’è il tempo se non il nostro percorso per raggiungere la morte, percorriamolo quindi in maniera costantemente consapevole in maniera da trarne il miglior viverne.

    Ciao Giancarlo. (….dimenticavo, ho smesso di fumare nel 2000)

    • ciao giancarlo, condivido quel che dici, in parte. il mio problema è che adoro fumare. In ogni caso fumavo troppo. ora è un mese che fumo meno della metà, cioè massimo 10 sigarette al giorno. Sono passato da 24 a 10, cioé da 5 euro a 2,1 di spesa giornaliera. Ne sono molto felice, sia per il risparmio sia perché mi fa più piacere fumare, così. ciao e grazie!

  31. Permettimi di dissentire Simone, di Terzani ho letto tutto ed e’ uno dei miei scrittori preferiti. Lui il ds l’ aveva fatto da mo’ , lasciando il lavoro alla Olivetti negli anni ’70 per andare a scrivere del mondo in giro per il mondo senza avere firmato nemmeno una collaborazione ad una rivista…e’ partito per seguire la sua passione, la sua ragione di vita: viaggiare,vedere,scoprire,capire e poi di questo ne ha fatto una fonte di reddito.Dei soldi, a suo dire, non gli e’ mai fregato piu’ di tanto, ha seguito l’ idea che aveva di se’. Il discorso della malattia e’ stato per lui una delle fasi della sua vita, quello che gli ha permesso di guardare in prospettiva tutto cio’ che aveva vissuto e sopratutto attraverso il cancro ha imparato ad accettare serenamente la morte come parteintegrante della vita, il non attaccamento alle cose o alle persone e il senso di tutto cio’ .
    E poi secondo te non ci stiamo tutti avviando ad ammalarci a morte?! 10,20,30,40,50 anni , cambia solo il quando !…..

  32. Caro Simone,
    anche Terzani, come te e molte altre persone, non ha cominciato un cammino per caso o per malattia… scegliere con consapevolezza di mettersi in cammino è qualcosa che viene da lontano e che ci porta lontano… in inaspettati altrove.
    Io voglio molto bene a Terzani e a tutti gli uomini e le donne che, come te, costituiscono testimonianza viva e passionale di viaggi straordinariamente autentici.

  33. 8 Sono sceso per liberarlo dalla mano dellEgitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso verso un paese dove scorre latte e miele verso il luogo dove si trovano il Cananeo lHittita lAmorreo il Perizzita lEveo il Gebuseo. Il nome egiziano che riceve il bimbo probabilmente e teoforico come Tut-moses figlio di nato da Tut di Ra .Ma in Mosheh rimane viva la consapevolezza di essere ebreo e la schiavitu dei fratelli fa nascere in lui la solidarieta verso di loro Es 2 11-12 ma e costretto a fuggire Es 2 15 .Nel nome di Mosheh secondo lebraico letto da sinistra a destra vi e lanagramma del Nome ineffabile Ha-Shem che nel testo assume una nuova azione storico-salvifica di Dio si da un nome nuovo a chi ha un nuovo compito.

  34. Ciao Simone
    bella questa tuo post, l’aspettavo da un po’ di tempo. Vado off topic: mi interessava il tuo giro in barca di questa estate, è un po’ che mi piacerebbe fare un’esperienza del genere, ma c’è un problema soffro un po’ il mal di mare e non ho mai provato a stare in barca per un periodo lungo. Mi piacerebbe partecipare 6-7 giorni ad uno dei vostri giri, ma pensi che sia possibile abituarsi velocemente o è meglio fare delle prove di qualche giorno (non so in quale occasione) prima di avventurarsi in una vacanza di 7gg?

  35. Che i nickname servano proprio per essere memorizzati meglio su Internet e per non confondere i nomi? A meno che una non si chiami Ermenegilda, ovviamente.

  36. @ Simone

    sono già dei tuoi :-)))

    le prime 2 settimane di Agosto, la prima con fidanzata, la seconda da solo!

    E non vedo l’ora!!

  37. Perotti, ho il titolo per il seguito di Uomini senza vento: “Uomini avventati” oppure “Uomini sventati”. Ti piace? Scherzi a parte: per la cronaca non l’ho ancora letto, è ancora nello scaffale dei libri in sala d’aspetto. Me lo leggerò in Alto Adige: adoro i contrasti e mi sembra il massimo leggere in montagna un libro che parla di mare.

    Riflessione seria. Oggi guardavo il contadino che dissodava il campo davanti a casa mia: consideravo che c’è qualcosa di nobile ma dimenticato, nel lavoro manuale, cosa di cui parli anche nei tuoi libri; uno va a letto stanco, ma vede il risultato concreto della sua fatica e della sua stanchezza, quando costruisce qualcosa e ha il risultato davanti ai suoi occhi. Domattina il contadino si sveglierà e osserverà compiaciuto il risultato visibile di un pomeriggio passato a trafficare con la motozappa: poi seminerà e un giorno toccherà con mano il risultato della sua fatica. I lavori al computer, la vendita di beni e servizi danno la stessa possibilità? Temo di no: bisogna lavorare di immaginazione e l’unico risultato concreto è legato ai soldi; spesso, solo al vedere le cifre che indicano il guadagno maturato. La concretezza, la tangibilità del lavoro di molti è rimandata al momento in cui quei soldi verranno spesi: la propria fatica acquisterà una visibilità concreta solo in quel momento. Chissà che la frustrazione dilagante non dipenda anche da questo.

    Che il ritmo lento ti porti il vento favorevole dell’ispirazione, Perotti. Grazie del bel post.

  38. Io voto per quello di 18 anni fa. Secondo me hai una certa predilezione per gli scritti a sfondo psicologico.

    Quando dici: “progetto nautico emozionante” d’impeto mi viene spontaneo risponderti: “VENGO ANNCH’IO!!”
    Non so cosa mi sia successo, ma da qualche anno a questa parte quando penso al mare non posso fare a meno a vederlo in tutta la sua grandiosità, lo vedo respirare, mi si riempie il petto, è un’emozione fortissima.
    Non so esattamente cosa mi stia accadendo…ma è una cosa bella, sono certo di questo.
    L’ho sempre vissuto come sub e come nuotatore. Ora sto facendo la patente nautica Vela, oltre le 12 Miglia. Ora è tempo che inizi a navigare!

    Chiudo dicendo che mi farebbe molto piacere leggere la continuazione di “uomini senza vento”.

    • gigi, a questo non ti puoi aggregare, ma al giro estivo di un mese e mezzo sì… vieni questa estate se ti va di navigare un po’!

  39. Complimenti Simone, riporto uno stralcio di ciò che ho scritto – sempre nel tuo blog – ma sul post “I miei rispetti” perchè nel leggere queste tue nuove parole mi sembra più appropriato scrivere quì:
    “Sicuramente lo scalare marcia e il rafforzamento della semplicità ti aiuta a sopportare quella parte di Sistema con il quale devi ancora convivere (non per convenzione ma per necessità) come dire: riesci a vivere dentro il Sistema e a non far parte di esso, riesci a pensare.. io sono altro .. nè migliore nè peggiore: semplicemente altro!
    Siamo l’odore della legna, il maestrale che ci scompiglia i capelli e la sabbia che ci sferza le gambe..
    Siamo altro rispetto a tutto quello che vogliono farci credere essere….. indispensabile”.
    Ciao Cristina

  40. buon vento per tutti i tuoi progetti simone!
    credo che le persone che hanno iniziato a conoscerti e che in te si riconoscono vedano in quello che fai, in quello che dici, qualcosa di “puro”, di vero. purtroppo in questo momento così negativo per la ns società, il ns paese e di conseguenza per noi individui non c’è nulla che si salvi, tutto immancabilmente viene “sporcato”. tu sei una sorta di faro per chi crede che il buon senso possa prevalere e la cosa in assoluto che più mi avvicina a te è che ognuno di noi può fare molto, individualmente.
    grazie, un abbraccio.

  41. Bene che tu possa ritornare alle origini.
    Ascoltavo oggi su youtube Tiziano Terzani e parlava di una ricerca dentro se stessi, attraverso esperienze di vita dimenticate, la natura e tanti altri stupendi pensieri.
    C’è o non c’è nella tua filosofia un pò di Terzani? In fondo anche lui ha scalato marcia…e alla grande!
    Ciao

    • Penso di sì Garrincha. Io non ho atteso di essere ammalato per farlo, tuttavia. Non lo dico per dire cosa è meglio o cosa no. Certo io (al momento) non sono ancora ammalato a morte. E’ una cosa importante, credo, scegliere non sotto minaccia.

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