Danze Mediterranee

Scrivevo e pubblicavo questo pezzo il 25 giugno del 2009. L’ho riletto poco fa, alla vigilia del mio viaggio atlantico, alla luce di quel che accade in quest’epoca tra Africa e Italia, e mi è parso giusto riproporlo. Dentro c’è tanto di quello in cui credo e che mi affascina. Ciao a tutti.

 

turchia e altre 051

Istanbul, Ponte di Galata. Le barche della Seastar danzano sul Corno d’oro. Le cime che le trattengono a terra s’allascano, poi si tendono, poi giù ancora. Da quanto dura questa danza? Sono secoli che il metronomo della risacca misura il tempo in questo angolo di mondo.

La mia famiglia è di origini genovesi. Fino a me, nessuno o quasi è mai nato fuori dai confini dalla Superba. Io dunque sono un discendente di Andrea Doria, il più grande ammiraglio della storia italiana degli ultimi cinque secoli. Forse di sempre. Il suo nemico era la Sublime Porta, l’impero ottomano, e segnatamente Turgut Reis, il più invincibile ammiraglio dell’epoca, forse il più temerario e scaltro navigatore ottomano. Io, il nemico, ero lì, l’altro ieri, a guardar danzare le barche della Seastar, piccola impresa di ristorazione sulla riva occidentale di Istanbul.

Tre barcozzi (come chiamarli diversamente?), indefinibili, incapaci di navigare se non su una tavola d’acqua immobile, infatti ormeggiati senza speranza di salpare mai, per nessun luogo. Non è navigare la loro missione. Sono chiatte a forma di barca, imbarcazioni ridotte a semplice estensione della terraferma. Sul ponte nessun comandante, nessun ordine marinaro, bensì una grande plancia ardente, una piastra su cui cinque o sei uomini girano e rigirano il pesce azzurro appena pescato, spinato, steso, condito, pronto ad essere offerto agli avventori sul molo, avidi di sapori del mare. Uomini capaci di navigare, però. Nessuno resisterebbe cinque minuti con un simile rollio…

Guardo queste barche, l’alacre organizzazione di chi spina il pesce, lo insaporisce, lo cuoce, per poi passare il cartoccio a uno di loro, coi piedi al sicuro sul molo, che lo porge ai clienti. Una scena portuale, di fronte a uno degli scenari marini più entusiasmanti del mondo: il Bosforo. Io, il discendente del nemico; loro, i discendenti del nemico.

turchia e altre 032 Poche ore dopo ho detto a Tarek: “Non credo molto nell’Europa. E’ il mio continente, certo, ne faccio parte. Credo di più nel Mediterraneo, nella comune cultura di chi si è incontrato per millenni, ha navigato le stesse burrasche, ha bordato le stesse vele, mangiato lo stesso pesce, apprezzato le spezie l’uno dell’altro. Credo in questo grande ventre, dove ogni cosa ha avuto inizio, dove oggi i nemici masticano la dolcezza delle carni di un pesce guizzante pescato con tecniche simili, da sempre, mutuate da pescatori stranieri, eppure fratelli, incontrati una notte in una baia sottovento. Tarek era d’accordo. Ha imbastito la sua opinione solo per darmi ragione. Ci siamo sorrisi.

Poi ho pensato a una sera a Mantova, anni fa, alle chiacchiere con Bjorn Larsson durante la cena. Lui è svedese, fa parte con me dell’Europa. Ho sempre pensato che uno scandinavo fosse un uomo molto diverso da me. La sua pelle chiara, il suo sguardo dritto, la mancanza di rughe intorno agli occhi. Come posso essere un europeo anche io, o un europeo anche lui, cosa ci unisce? Ma Bjorn è un uomo di mare, e parlavamo un idioma comune. Soprattutto, io sono un uomo del Mediterraneo, che vuol dire un uomo aperto a chi fa approdo sulle mie coste, curioso di ogni diversità, pronto a prendere l’ormeggio a qualunque barca si appressi al mio molo. Forse è per quello che con Bjorn stavamo bene di fronte a un piatto di buon cibo. Lui, navigatore dei mari gelati, non era lontano da me che posso immergermi ogni giorno dell’anno per verificare la mia ancora sul fondo.

Le barche della piccola compagnia di ristorazione Seastar danzano sul Corno d’Oro. E danzeranno per sempre, finché un viaggiatore passerà di qui, che sia dei nostri mari, che sia di mari altri, finché un uomo venuto da un lato diverso del vento, un altro porto d’armamento, getterà uno sguardo al bacino d’acciaio di fronte alle moschee, osserverà la torre di Galata, le rive di Ortakoy e formulerà un qualunque pensiero sul mare.

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47 pensieri su “Danze Mediterranee

  1. @ Mauro
    beh… la caput mundi forse ha una atmosfera unica e simile a poche altre citta’…. in effetti …
    pero’ che confusione e quanta maleducazione spesso…
    comunque ho origini centro-meridionali, sono figlio di una romana e quindi rispetto la tua opinione.
    se poi sei un musicista e’ chiaro che vivi di contatti e sensazioni che la musica esalta negli “agglomerati” urbani e dalle tue parti provengono artisti come sergio caputo (roma) e roberto ciotti (napoli) … mica fuffa!

  2. Ciao Simone! Buon vento, dunque! Che bello pensare che ci porti tutti un po’ con te in quest’avventura.. aspetto curiosa i tuoi racconti di mare..

  3. Ehm, l’impazienza, non conto mai fino a 300: il video ha risposto alla mia domanda sul nome della barca; citazione letteraria, ovviamente. Nome maschile, direi. Perotti, perdonami, ma quando ho visto le tue braccia serrate ed incrociate durante la benedizione, sono scoppiata a ridere! Non tanto perché facevi ridere, ma perché io faccio lo stesso, in chiesa, e mi è venuto da ridere, non ci posso fare niente. Perotti, ‘sti ultimi commenti non dicono un cavolo e sono spaventosamente OT: boh, vedi tu se non è il caso di cancellarli. Perché li ho scritti, dici? Che domande. Perché non conto mai fino a 300. Ciao, Perotti. Prometto solennemente di non scrivere più niente fuori tema, da oggi in poi. Almeno, ci provo. Promesso.

  4. Ieri ho guardato il filmato e le foto di quella splendida barca: ho pensato che mi piace l’idea di associare l’Italia a una barca di quel colore, sa di qualcosa di maestoso e di pulito; e anche il fatto che galleggi e solchi l’oceano solitaria è altamente simbolica. Non posso fare a meno di chiedermi se sia voluto.

    Perotti, una curiosità: ma il nome della barca qual è? C’è un sito che informi su chi l’ha progettata e sul cantiere dove è stata costruita, ecc? Mi incuriosisce assai anche la genesi del progetto. Un appunto: tra i protagonisti, manca qualsiasi notizia sulla barca! Fossi in lei, sarei offesissima: come se non si facesse notare e fosse solo una comparsa ininfluente in quest’avventura; io entrerei in sciopero e vi pianterei in asso per ingratitudine manifesta.

    Ciao.

  5. “Se posso donare un consiglio è questo:
    pazientemente ponetevi in ausculto della sincera voce che fuoriesce del vostro cuore,
    cercando di contraddirla il meno possibile.”
    Vittorio Arrigoni

  6. Ciao Simone
    Appena letto AT, sull’onda dell’entusiasmo ero indecisa se dare la testa al muro oppure dimettermi.
    TUTTO quello che scrivi sulle aziende è vero ed è una realtà che (purtroppo) conosco da tanto, però trovarsela descritta in maniera così serrata, sistematica e senza un barlume di “luce” laggiù in fondo è un impatto di una certa forza. Ci sono casi eccezionali che possono essere paragonati alla Olivetti di Adriano, tipo la “Brunello Cucinelli” e forse anche la Diesel di Rosso, ma restano appunto casi isolati.
    Come dicevo nel mio precedente post, la presa di coscienza su abbruttimento dell’Individuo/inutilità di questi schemi lavorativi l’ho già fatta da tempo e il mio stile di vita è già talmente sobrio, da poter dare del lungo ad un francescano. Il problema vero, nel mio caso, è l’alternativa all’ufficio: essendo dotata di parecchio scarsa manualità, che mi posso inventare? Perché mi sembra di capire che l’unica via percorribile sia quella del lavoro manuale, che peraltro considero personalmente la sola forma di lavoro degna di totale rispetto (la fatica fisica per guadagnarsi la pagnotta per me è sacra). Va bene l’orto che mi cresce rigoglioso, ma dubito fortemente di potermici (ancorché sobriamente) mantenere.
    Insomma, ho qualche perplessità sulla mia concreta possibilità di saltare il fosso, però (intanto) è bello sognare.
    Ma adesso non è importante. Ora voglio solo dirti quanto mi faccia piacere ti sia capitata questa particolare opportunità di andare per mare e immagino quanto tu sia semplicemente felice. Non conosco l’emozione del navigare a vela, posso solo immaginare cosa significhi oltretutto farlo con Soldini. A me fa una sana invidia sapere che sarai con Farinetti, che considero una di quelle persone che valga la pena stare a sentire. Sono una fanatica di Slow Food e cliente affezionata di Eataly, Eatinerary e Fontanafredda; digli per favore che l’ultima sua trovata, la Granda in mezzo al pane, è semplicemente geniale, spero che possa replicarla anche a Milano (a bordo voi non avrete i “golosotti” di Montorsino, ma con Bottura&Credroni in cambusa vi leverete delle belle soddisfazioni).
    Scusa, mi sono dilungata. Non so come si usi fare gli auguri ai marinai, ma spero tu ti goda tutto a pieni polmoni e a piene mani.
    Grazie,
    Donata

    • donata grazie per le belle cose che scrivi e per questo tuo contenuto ma evidente entusiasmo, quasi sottovoce. I toni delle comunicazioni a volte mi colpiscono più dei contenuti. Chissà perché… Comunque guarda, prima di fare, di provare, siamo tutti inetti. L’attitudine la stabiliamo sempre a valle. provare, riprovare, dunque riuscire… ed ecco che anche le definizioni cambiano. Riesce, dunque sa, chi prova, non chi sa già. Nessuno sa, nessuno sa fare, nessuno scommetterebbe un penny su qualche prova mai tentata. Ed è questo il punto: come acquisire un po’ di energia e di speranza per ARRIVARE A PROVARE, non già per riuscire. Fallire, riuscire… tutte cose che dipendono da una serie di fattori e che possono essere tappe della via. Ma tentare, crederci poco ma quanto basta per avviarsi, questo è difficile eppure così bello e importante. Forza e coraggio. La differenza tra me, te e il Presidente di Slow Food, o chissà chi altri, non è altrove se non nel concetto di avviarsi. Andiamo allora. Forza. ciao!

  7. Perotti, prendi un posto vicino al finestrino nel volo da Lisbona a Madeira: quella pista d’atterraggio è assurda! Vederla dal mare, poi, è da infarto.

    Qui sono tutti ottimisti: posso fare la voce contro? Boh, chi vuole licenziarsi, chi vuole trasferirsi, chi comprare la casa in campagna: sarà che io vado con i piedi di piombo, ma non è che uno deve ribaltare la sua esistenza, per scalare la marcia, direi; altrimenti gli insicuri si spaventano a morte e cambiano blog. Cominciare riflettendo su ciò che è indispensabile, utile e superfluo e acquistarlo o non acquistarlo di conseguenza, mi pare già un buon inizio per entrare in un ordine di idee parecchio diverso da quello attualmente imperante. O no? Che caspita, il Perotti ci ha messo 12 anni a cambiar vita. Non son mica bruscolini! Meditate, gente, meditate …

  8. Ecco Simone, anche commuoversi ed emozionarsi sono cose che valgono la pena.
    Chi (ti) giudica non sa ascoltare, e non sa ascoltarsi prima di guardare gli altri. io stesso non mi ascolto sempre, è dura farlo e magari sapessi davvero esercitare sempre le doti che mi attribuisci..ci si prova. salutoni 🙂

  9. Allora Simone, come stai, dopo che ho superato l’inverno e sono ancora qui, riparto dalla perfida Albione verso Istanbul, sulla mia piccola barchetta di legno.

    Quando sarai a bordo?
    Ti abbraccio forte e sempre bravo per quello che fai e che scrivi

    giacomo navigatore semplice

    • ciao giacomo. buon vento a te! io salirò a bordo a madeira, faccio l’ultima tappa, l’atlantico. il 9 maggio circa. domani conferenza stampa e la barca salpa. ciao!

  10. La mia libertà non è (per ora) voler andare a vivere in un luogo isolato, ma vivere a pochi km. dalla natura, in una cittadina che si attraversa in 20 minuti da una parte all’altra anche quando c’è traffico, dov’è bello e comodo camminare, dove ho il tempo di farlo.
    Ma soprattutto la mia libertà è poter trascorrere del tempo lavorando con persone di cui ci si fida, un’attività fatta di persone, stati d’animo, parole, pensieri, sogni ma anche le cose pratiche che realizziamo. Per ora mi basta questo, non cerco luoghi da sogno, nè di essere altrove, mi basta il viaggio che stiamo facendo tutti insieme (anche ognuno in se stesso), il sogno che ci stiamo costruendo.

    • Maco, quando qualcuno come te, e come altri, dice “La Libertà è per me…” e comincia ad articolare il proprio discorso… io mi commuovo. Il ragionamento su come ridiventare, o diventare per la prima volta, liberi… è un gesto di umanità, di compassione, che facciamo verso noi stessi. Ma anche di intelligenza, di statura morale, di integrità. Pensa quanti, all’inizio, tentavano di fregarmi dicendo che io sostenevo che le persone dovessero tutte fare come me… Pensa come non avevano capito niente. E pensa quante persone oggi (da sole, aiutate, sospinte…) si fanno fattivamente questa domanda… Che meraviglia. Un grande saluto a tutti.

  11. Ciao Simone,
    è la prima volta che intervengo sul blog e lo faccio per augurarti buon viaggio per la traversata atlantica, oltre che Buona Pasqua!
    Ho appena finito di leggere “Avanti tutta” e sono sempre più affascinato dalla forte idea di ribellione individuale che sta dietro al downshifting.
    E pensavo ai casi della vita … ho comprato (e letto in un baleno) “Adesso basta” un anno fa circa, prima di entrare a fare il colloquio con l’AD della società per cui lavoro. Ho letto “Avanti tutta” nel bel mezzo di un trasferimento (sempre per lavoro), dalla mia città adottiva ad una che non mi piace e che percepisco essere chiusa e fredda.
    Pochi giorni fa, a pranzo con un caro amico ed ex collega che non vedevo da tempo, si ragionava animatamente sul forte senso di disagio (e di inutilità) che viviamo nei nostri rispettivi lavori, e si discuteva sulla possibilità di fare qualcosa di diverso, per noi!
    Non so se sarò mai un downshifter, ma il tarlo lavora …
    Ciao

    • Pier, grazie per aver voluto scrivere qualcosa. Quel ragionamento col tuo collega è una cosa umana, autentica e buona. Quello che ne uscirà, qualunque cosa sia, sarà in ogni caso un passo avanti. occorre riprendere a ragionare, ognuno a modo suo, ognuno con la sua testa, le sue prospettive, i suoi mezzi. Basta eseguire, basta ripete coattivamente gesti non nostri. Che si continui a lavorare, anche, ancor di più, ma avendoci prima pensato, essendosi prima chiesti “è quello che sono? E’ quello che voglio?” Forza e coraggio. Si apre un’epoca piena di avventura. ciao!

  12. Su FQ il nostro Perotti paventa il rischio di atti di pirateria sempre più frequenti. Perotti, visto che te ne intendi, forse puoi soddisfare una mia curiosità: secondo te Pasolini “Gli scritti corsari” li ha scritti indossando un pareo?

    Buona Pasqua a chi ci crede e a chi no.

    P.S. Avessi saputo prima che eri stato su Luna Rossa, avrei messo questa l’altro giorno, invece di Sailing: era meno scontata, accidentaccio.

  13. Ciao Roberto,
    avrei un sacco di posti in cui sono stato bene, in cui ero nell’incoscienza, separato dalla vita di ogni giorno. Erano sempre posti in cui la natura dominava su tutto, mare e sole, montagna o lago, campagne sterminate. L’occhio poteva finalmente andare oltre e scorgere luoghi remoti. Per assurdo oggi potrei viverli molto di più ma non riesco. devo darmi una mossa, grazie per avermelo ricordato!

  14. In campo artistico, buona fortuna, in bocca al lupo ecc. si dice “merda”.
    Spero Simone tu non ti offenda ma……. tantissima merda!!! Buon viaggio!!!
    Io continuo con il mio mio downshifting lavorativo e perciò per me, di nuova vita.
    Resterò a vivere nella stessa città, nella stessa casa…ma non vedo l’ora di dire a me stessa…. “Bentornata Piera”!
    Un caro saluto a tutti!

  15. @mf et all

    Riguardo alla valutazione negativa della città mi dispiace ma dissento. Io vivo a Roma, dove sono nato, da 47 anni, ho girato parecchio il mondo e l’Italia in lungo e in largo…..certamente nella mia vita ci saranno altri luoghi e forse il mio attuale downshifting mi porterà a considerare luoghi lontani dalla città, ma per adesso sono super felice di vivere a Roma, la natura la trovi poco fuori (peraltro io vivo sulla cassia vicino al lago di Bracciano) ma soprattutto hai un sacco di opportunità e di scambi culturali che, per me che suono, sono linfa vitale. In ogni caso nulla e’ per sempre e come dice il pezzo magnifico cantato da mercedes sosa “Todo cambia”.

    Mauro

  16. Il posto in cui mi sento a casa è il Monte Grappa.
    A sud c’è l’hinterland veneto che ora grazie agli sforzi malsani della giunta regionale diventerà un’efficentissima piattaforma (stile Silicon Valley, come dichiarato dai nostri governatori).
    Sul Monte Grappa invece non c’è un bel niente: non c’è la corrente, non c’è l’acqua.
    Poche case, qualche malga estiva, più di una bellissima strada per salirci.
    Sulla cima c’è l’ossario dedicato ai caduti della prima guerra mondiale.
    E’ un monumento imponente, bellissimo. A nord una corona di centinaia, migliaia di montagne, belle, minacciose, le più lontante straniere.
    A sud: noi, popolo veneto, le nostre case, i nostri capannoni, le nostre strade. Spesso si riesce a vedere Porto Marghera con le sue gru, a volte si intuisce l’Istria.
    Si può partire per il Grappa in una giornata nuvolosa, attraversare le nuvole salendo ed arrivare in cima a raggiungere il sole.
    Da lì, dal grande e solenne monumento, come disse mio figlio da piccolo: “sembra di essere resuscitati”.
    Da lì percepisco una sacralità estrema, come se dio mi avesse accolta nel suo occhio e mi stesse mostrando ciò che ci ha donato. Mi viene voglia di mangiarmi i fiori, di stringere la terra tra le mani, di abbracciare gli alberi.
    Non è importante credere o non credere in dio: è solo una parola che definisce un concetto intimo e sempre personale.
    Ciò che è bellissimo, necessario, ancestrale, è sentire la religiosità.
    Simone, quando prepari l’anatra laccata, quando avvolgi una fune, quando cammini nel bosco… quella sensazione di rapimento, di dedizione, di amore, è religione. Provare quelle sensazioni, per me, è essere con dio, è essere parte di dio. E’ sentirmi a casa. Non servono ulteriori preghiere, non servono speranza di vita eterna: per che fare? Merito forse più dello scoiattolo appena passato? Merito più dell’unico giglio in mezzo alla valle? Non credo proprio!
    Anche la religione ha bisogno di downshifting.

  17. @ Paola

    Ciao, è molto significativo il tuo intervento, perchè porti la discussione ad un livello superiore.
    E cioè all’analisi del luogo ideale che, alla fine del percorso, è dentro di noi, e, con la dovuta tenacia e preparazione, può essere coltivato anche in un ambiente non del tutto favorevole.
    E’ un punto molto importante, quello della scoperta (come dice Simone) dei propri sogni (“chi non ha sogni, non si merita la libertà”), ma raggiungere la convinzione di realizzarli liberamente è ancora meglio. Innanzitutto mentalmente.
    Io amo la fotografia. Senza la consapevolezza di me, anni fa, correvo con ansia alla ricerca di soggetti sgangherati, inutili, infruttuosi. Adesso, non vedo l’ora di infilare l’occhio nel mirino della macchina, ma solo per il gusto che ricevo dal farlo, non per tendere all’immagine finale. Sbagliavo il punto di vista. E so che in ogni momento in cui uscirò di casa per fare foto, avrò realizzato un punto, nello score della qualità della mia vita. Anche se ciò che sta intorno a me non ha ancora i crismi di uno scalamento totale di marcia.

    Spero di aver reso l’idea, un saluto a tutti!

  18. Boh, Perotti, mi va di salutarti ora e lo farò.

    Potrei augurarti di finire nel deretano di una balena: ma visto il tipo di viaggio che ti appresti a fare, non mi sembra il caso, sembrerebbe una maledizione.

    Potrei augurarti di finire in bocca al lupo: ma se il lupo è di mare, evoca sinistri episodi di cannibalismo e sviluppi tragici del tuo viaggio. Evitiamo, sembra una maledizione pure questa.

    Quindi, ti auguro che questa esperienza sia di gran lunga superiore alle tue più rosee aspettative e che rimanga indelebile nella tua memoria. Spero che le conversazioni a bordo non siano barbose, visto l’alto numero di barbuti che farà parte dell’equipaggio,

    Ti abbraccio forte: e, almeno una volta, guarda il cielo stellato nel buio assoluto anche per me.

    E’ scontata, magari, ma come colonna sonora è perfetta. Buon viaggio.

    http://www.youtube.com/watch?v=UQeqmNbA2Hs

  19. Ho visto la tua intervista di stamani su la7, in differita sul sito di la7.
    Complimenti per avere mantenuto il fuoco su quello che era importante comunicare nonostante la “pesantezza” dell’ ospite in collegamento.

    Buon vento per la tua traversata!

  20. si, tutti abbiamo un posto dove desideriamo a volte rifugiarci o dove comunque ci sentiamo a nostro agio e pensiamo di poter esprimere il meglio di noi.
    Di solito si tratta di luoghi “estremi” , o mare o montagna…. raramente pianura, mai citta’!
    E certo perche’ queste immense e caotiche citta’ di oggi esprimono al meglio il peggio della nostra societa’, non credete?
    E allora ecco che appena c’e’ occasione si verifica la grande fuga: da ieri esodo di massa da milano verso i luoghi ameni di mare e montagna.
    Pero’ se ci pensate bene, che tristezza! Questo mettersi tutti in coda per ore per cambiar aria , almeno per qualche giorno, per rigenerare il cervello.
    Sapendo che , riaffrontando la coda, saremo di nuovo risucchiati dalla grande metropoli.
    Beh in effetti uno downshifting che si rispetti deve essere in un luogo diverso dall’agglomerato urbano, non necessariamente ma molto meglio un luogo piu’ umano.
    Scusate ma adesso mi metto in coda anche io. Rigorosamente mare, rigorosamente mediterraneo, anche se io il mare lo amo e lo vivo piu’ dalla costa…. a te invece Simone buona vera navigazione e a tutti una serena Pasqua senza smettere di lavorare sul progetto: “me ne vado definitivamente nel mio spazio/luogo ideale”
    mf

  21. @ Roberto P.
    Ciao Roberto, ne avevamo parlato quì ormai un annetto fa…gente che diceva che no, l’ambiente non fa la differenza e gente che invece confermava la tua tesi. Anche io sono dalla tua.Per me è il mare, sempre e da sempre…Purtroppo vivo in provincia di Verona (c’è il lago di Garda ma non è la stessa cosa) e tutti i miei sforzi in questi ultimi anni sono tesi ad ottenere la possibilità di andarmene a vivere appunto in costa. Come Simone anche io prediligo le coste Mediterranee che sia Grecia, Spagna o Italia ed è stata la prima cosa che ho deciso nel momento in cui ho iniziato a pensare al DS.Per me dalla spiaggia o da una barca cambiala prospettiva delle cose, cambia come mi relaziono col tempo, cambia il rapporto che ho con la mia vita. Un amico scriveva sul mio blog che è naturale perchè il mare è un richiamo viscerale, come quando galleggiavamo nel liquido amniotico nella pancia della mamma.Non lo so se sia vero, certo è che è là che voglio tornare !

  22. Roberto, bello e profondo il tuo post. Ho sempre pensato anch’io che sia importante, essenziale avere il proprio spazio, una “stanza tutta per se’ ” per citare la Woolf, dove poter essere se stessi e liberi. Ognuno ha la sua via. Per me e’ la pratica yogica. Quando mi siedo nella classica posizione del loto e ci ” sto” dentro ecco che sono ” a casa”. Il massimo e’ la combinazione della pratica nella natura! Ma, come dici tu, oggi il lavoro mi porta a vivere in ambienti metropolitani, quindi la soluzione piu’ semplice ed accessibile, dovunque io mi trovi, e’ tornare dentro di me e semplicemente stare. Oggi e’ cosi’. Domani sara’ anche un luogo ” naturale” che ancora sto cercando..

  23. Grazie Roberto,

    colgo subito l’invito a condividere le nostre passioni e spero che gli altri facciano altrettanto, se non altro per la curiosità di vedere come ci si organizza, magari ricavando qualche buona idea per se.

    La mia più grande passione è la musica. Io suono da molti anni a livello professionale (come secondo lavoro/hobby) le percussioni e da 5 anni circa studio pianoforte. Avevo comprato tutta una serie di marchingegni elettronici per cominciare a comporre con il mio apple, ma poi il tempo che manca, il lavoro etc. non mi hanno permesso di approfondire.

    A fine aprile lascerò l’azienda per la quale lavoro a pieno ritmo e con il massimo del gradimento dei miei capi da diversi anni. Siamo stati “acquisiti” da un’altra grande azienda americana al cui capo piace fare le regate da solo e la già flebile motivazione che avevo prima dell’acquisizione è scesa sotto terra con annessa gastrite cronica e molti altri disturbi.

    Nonostante i grossi profitti, per fortuna dico io, questa azienda ha deciso di fare dei piani di uscita incentivata e senza farla troppo lunga mi sono proposto. Dato che a Roma sono stato il solo (tutti si lamentano ma hanno una paura fottuta di perdere il posto di lavoro) nonostante l’alto gradimento nei miei confronti hanno dovuto cedere.

    Oltre la musica ho molte altre passioni che coltivo attivamente come il vino, la buona cucina, un po di allenamento sportivo e tante altre cose. Purtroppo nonostante l’abbassamento dei consumi qualche lavoro lo dovrò fare e su questo adesso comincio a sperimentarmi con molta attenzione e selezione alle proposte che sto ricevendo (ne ho già rifiutate due concrete).

    Un saluto,
    Mauro Mirti

  24. Quest’ultimo post mi ha fatto ragionare in modo più specifico su uno degli innumerevoli aspetti del miglioramento della qualità della propria vita, che mi piacerebbe discutere con voi.
    Sono convinto che il downshifting, o anche una realizzazione parziale della rivoluzione individuale, sia nettamente legata ad un tipo di ambiente naturale ben specifico per ciascuno di noi. Per te, Simone, è chiaro, si tratta del mare; ma non di un mare qualsiasi. L’ammissione che tu stesso fai, di sentirti cittadino mediterraneo, più che europeo, vola in questo senso.
    Tale esempio (piccola parte della totalità della tua esperienza che ci hai fatto conoscere con AB e AT) mi porta a credere che per tutti esiste un angolo, nella maggior parte dei casi “naturale”, in cui il proprio animo ha una marcia in più per realizzare i propri scopi di libertà.
    Per me, giusto per fare un altro esempio, è una valle alpina quasi dimenticata, stretta, che finisce con un piccolo lago, mentre la strada va a sbattere sulle montagne e più in là non permette di andare. L’ho capito (non subito, naturalmente, il processo è invecchiato ben bene, nella botte che sta in me) per un motivo. Immerso in questo ambiente, si sono letteralmente dissolti due macigni, l’orologio ed il cellulare, mentre, contemporaneamente, è aumentata la consapevolezza di me, delle mie ispirazioni, dei miei pensieri. Quasi esattamente il contrario di ciò che mi capita nei luoghi in cui la quotidianità lavorativa mi costringe a stare.
    Sarebbe bello conoscere il vostro parere a riguardo.
    Grazie a tutti, un caro saluto.

  25. Simone,

    Sto quasi per finire avanti tutta che ho letto dopo adesso basta….inizialmente non avevo trovato lo stesso entusiasmo che avevo trovato leggendo adesso basta invece dalla meta’ in poi mi ha conquistato sempre di più. Sei veramente bravo ed inoltre per chi lavora come me (ancora per pochi giorni) in una multinazionale leggere i tuoi libri e’ come un balsamo vitale.

    Ho la netta sensazione che i tuoi libri incideranno molto sul cambiamento di questa triste società perché hanno il dono della chiarezza (chiarelettere non sara’ un caso:) sono scritti da un uomo di grande esperienza e competenza, ci si trova il coraggio che sveglia le coscienze e sembrano scritti da chi li legge. Grandi complimenti, ti faro’ molta pubblicità.

    Un abbraccio e avanti tutta !
    Mauro

  26. @ ANDREA, contraccambio il piacere di averti conosciuto. Ti presenti come una persona entusiasta e con voglia di fare. Interessante anche il tipo di attività lavorativa. Segui le tue finalità con metodo ed avrai risultati crescenti.
    AUGURI PER IL TUO FUTURO
    VALE

  27. Ho letto l’articolo Danze Mediterranee e ci ho riflettuto su un pò. Ho ricordato la sensazione che provavo da bambina quando andavo al mare, qui vicino, nell’Adriatico.
    Certo, poi ho viaggiato un pò ed ho visto il Mediterraneo da diverse prospettive.
    Ma quella sensazione di “andare al mare” solo per andare al mare, per essere lì e vedere cosa poteva succedere in una giornata, guardarmi intorno e cercare dei miei coetanei con cui fare amicizia: giochi? sì però domani vado a casa.
    Allora approfittiamo oggi del momento, stiamo insieme un pò, così, io ti racconto un pò di me… vedi quella e mia mamma e la tua qual è?
    E quando la sera si alza il vento, raccogliere gli stampini, vabbè uno l’ho perso però ho le conchiglie… e salutarsi così, per sempre, con serenità e gratitudine.

  28. Ciao Simone,
    ci tenevo augurarti una serena Pasqua e ringraziarti per quello che mi hai regalato con i tuoi libri.
    Un abbraccio virtuale,
    Fiorella.

  29. NO, NO, NO, NON CI SIAM PROPRIO SBAGLIATI!!!
    CAPITAN PEROTTI,siam gente con le idee chiare, la pelle dura e volontà a dismisura.
    Ma chi ci ferma?
    Certo, abbiam punti di forza e debolezza, capitano errori e guai se non fosse così, sempre pronti ad aggiustare il tiro e far di meglio di giorno in giorno.

    AVANTI TUTTA!!!

    VALE

  30. Ciao a tutti,
    anche io ero presente a Milano Lunedì sera (la prossima volta prendete una sala più grande!!!! mi sono ascoltato tutto cercando di intercettare i rimbalzi di suono da fuori :-)).
    E’ stato un piacere conoscere Valentino che mi ha accennato alla sua storia personale.
    Per me i temi trattati erano cosa nota, ma ho visto con gioia che hanno colpito due miei amici che ne erano a digiuno.
    Downshifting virale?

    Buona Pasqua

  31. Perotti, ho letto il tuo articolo su FQ: tra i commenti, uno proponeva il giro dei porti italiani; è un’idea geniale anche se tardiva, temo; tuttavia è di forte impatto, mi sembra; segnatela, è buona Perotti, dammi retta, può tornare utile in futuro anche per presentare i tuoi prossimi libri.

    Riuscirai a star dietro al blog mentre sarai via? Altrimenti, ti saluto degnamente il prima possibile! Ammetto che fa uno strano effetto: è come se partisse qualcuno che conosco. Una cosa buffissima.

    Buona giornata ai presenti e agli assenti.

  32. “Quasi” downshifter: programma per lasciare il lavoro in corso di elaborazione, soldini risparmiati, ma responsabilità lavorative da ridistribuire in verifica. Piano, piano………..
    Ho letto i tuoi libri ed ho avuto la medesima esperienza di molti lettori, di sensazioni che sembrano mie, pensieri avuti, ma come è possibile così uguale, che sorpesa! Mi sentivo così sola in questo mal Essere lavorativo ed invece, dal blog ritrovo molte esperienze simili alla mia. Grazie, per averci portati alla luce del sole!
    E’ la prima volta che scrivo in un blog, ma mi ha richiamato la passeggiata nel bosco che hai descritto, che d’abitudine faccio anch’io molto presto, in cui trovi un sapore veramente unico, una sensazione che basta a se stessi. Grazie Simone per i tuoi libri e per la rotta che ci indichi con i tuoi post, mi piace questa tua comunicazione senza fronzoli, questo essere essenziale ma incisivo.
    Buone giornate.

    Lucia

  33. Buondì a tutti, ma non Motta, ché dentro ci sono un sacco di porcherie.

    @ Lilly, mi sa che Carosello c’entra, eccome: ha instillato nel cervello l’associazione “comprare=divertente”; invece dovrebbe eventualmente essere utile, in primis.

    Ricordo perfettamente quando ho avuto una sorta di choc da botta in testa da nausea di superfluo: facevo il cambio di stagione e ho aperto la scarpiera; dentro, le scarpe invernali rosso fuoco di mio marito, mai messe una sola volta, ma costate un sangue. E i mocassini scamosciati estivi lilla e verde prato: messi una volta ognuno, costati un fracco di soldi anch’essi; poi tutte le altre, di colori più sobri. Una ventina di paia di scarpe, ma porta sempre le solite, hanno addirittura i tacchi consumati. Poi, le camicie, tutte in bella vista: una cinquantina tra estive ed invernali; mette sempre le solite, ovviamente, molte non le ha mai indossate. E le maglie ed i maglioni, di vari colori. Cappotti e giacconi. Le cravatte, di tutti i colori: non le mette più da tanto tempo, ma hai visto mai? E la collezione di penne? E quella di orologi? E quella di cinture? E gli occhiali da sole? Mi sono sentita fortemente a disagio, pensando al costo del tutto inutile di quelle cose in gran parte inutilizzate, un’orgia di oggetti che però fa figo possedere. Da quel giorno, ho cominciato a fargli notare l’assurdità dei suoi acquisti coatti e del costo spropositato che comportavano.

    Ci hanno trasformati in dei collezionisti di oggetti, facendoci credere che gli oggetti sono divertenti: invece, sono solamente utili e andrebbero acquistati per quello. Sarà per questo che non ho mai collezionato capi d’abbigliamento: non sono mai riuscita a considerarli divertenti, solo utili, come dovrebbe essere. Il bello è che hanno esteso il concetto del divertimento agli oggetti più disparati: persino alla carta igienica!

    • Al momento me ne sto bene, tranquillo, tornato finalmente a casa. Dopo tanto girare, migliaia di chilometri, migliaia di persone, ora ho bisogno di silenzio, di solitudine. Stamattina ero sveglio alle 5.15, era ancora buio, e me ne sono andato a fare una passeggiata nel bosco. Che bello. Alla partenza ci penso di tanto in tanto, mi eccita l’idea della stagione non favorevole e della rotta molto alta. Due cose che renderanno la faccenda non semplice e decisamente nuova per me. Comunque si tratta di vita, avventurosa e diversa, e questo mi riempie di gioia. Mi mancheranno alcune cose, non sarà facile. Però che bello…

  34. MITICA SILVER, mi son fatta 4 risate anch’io.
    E stamattina ne avevo gran bisogno!
    cmq non è da poco il tuo pensiero su Carosello… vuoi dire che ridendo e scherzando ci ha trasformati tutti in imbecilli inconsapevoli???!!! PUò essere! Se poi pensi che all’epoca i miei genitori erano i figli della guerra, si può capire come loro si siano fatti facilmente fuorviare. Ecco, magari noi che abbiamo avuto più o meno tutto – o cmq tanto – possiamo evitare di farci fuorviare ulteriormente.
    Buona giornata a Silver e a tutti coloro che leggono (e al padrone di casa!).
    @ Vale: è spiaciuto molto anche a me di Ferrero, aveva un viso puro, e caspita! era giovanissimo. Peccato davvero!
    ah ragazzi, per chi ci crede e per chi non ci crede: BUONA PASQUA!
    E per favore, siate umani! EVITATE DI MANGIARE GLI AGNELLI!!!!!!! grazie infinite
    L.

  35. Interessante sentirti dal vivo l’altra sera da vivere la vela…”ruvido” ma simpatico, proprio (beh si vede il cote’ da comunicatore…). Direi “vero”. Letti i tuoi libri ero curiosa di una verifica pur parziale e superficiale della serie tocchiamo con mano. Mi ha “entusiasmato” per identificazione la risposta al signore che argomentava quanto facile puo’ essere il downshifting se non si hanno figli..che cavolo, da childless ho anch’io sempre pensato che almeno il vantaggio/privilegio di una maggiore liberta’ sia il minimo!!! Classico commento che ricevo ad ogni viaggio “gia’ certo tu te lo puoi permettere, che invidia…”. Ma vogliamo parlare di responsabilita’ individuale o e’ ormai vocabolo cancellato dal nostro vocabolario? Altro tema che mi ha toccato..l’accountability. Nella professione si e’ sempre potuto contare su di me, al 100%, ma adesso sento che non ci sto più dentro anche se, finche’ non trovo l’alternativa al sistema, rimango coerente al principio. Sto imboccando la strada della ricerca della “mia” alternativa. Una domanda che avrei voluto farti. Quale e’ stata la paura più difficile da superare prima di fare il salto ” fuori”?

    • Ciao Paola. Grazie dei complimenti. Credo che dal vivo io riesca bene per il semplice motivo che parlo di cose che mi appassionano, che sono il mio costante pensiero, che ho vissuto e vivo. Difficile essere persuasivi senza essere persuasi. E io su quei temi sono assai persuaso.
      La mia paura più grande è semplice: di essermi sbagliato, e cioè che le mie speranze di una vita diversa, di maggiore libertà, di autonomia e disomologazione, fossero solo un capriccio, a manifestazione di un po’ di stanchezza, e che in fondo… tutto sommato,… mi sarei dovuto rendere conto, troppo tardi, che stavo meglio prima, con qualche limite ma anche con molti privilegi. Grazie al cielo mi sbagliavo. Ciao!

  36. Perotti discendente dei Doria? Ma quali, quelli delle ciambelline col buco in mezzo, buonissime nel caffelatte? Eh, Perotti, vecchio filibustiere: il nostro bucan…eve.

    http://www.youtube.com/watch?v=9ySoBPR92jI&feature=related

    Perdonami l’irriverenza, Perotti: è che stamattina sono allegra (!).

    http://www.youtube.com/watch?v=We3KbmSzrhA&feature=related

    E se fosse l’innocuo Carosello che ci ha rincoglioniti tutti, condannandoci all’acquisto coatto? Ohibò, ci penserò.

  37. Oggi per me è un giorno di riflessione.
    A volte ci si dimentica che
    LA VITA è APPESA AD UN FILO…
    Chissà se lo sfortunato PIETRO FERRERO, uomo riservato ed umile, deceduto a 48 anni, si sarà goduto la vita come avrebbe voluto, o meno.Quando meno te lo aspetti la sorte ti presenta il conto.
    DEL DOMAN NON VI è CERTEZZA; la vita è anche questa e per fortuna in questo blog lo abbiamo ben compreso.
    RIPOSA IN PACE MR FERRERO

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