Dovrei…

“devi evitare le interviste sui giornali di Berlusconi; non devi andare in televisione; dovrebbero farti parlare di più nelle interviste, in televisione; devi parlare meno dei tuoi romanzi, che è pubblicità; devi vivere ritirato; devi farti vedere di più; devi scomparire, perché se uno cambia vita non lo devi vedere più; devi parlare solo di mare; solo di cambiamento; non devi parlare solo di mare e cambiamento! non devi parlare di cose diverse, che altrimenti fai il tuttologo; non devi parlare, che le cose si fanno e non si dicono; non devi rispondere ai post nei blog; devi rispondere di più ai post; devi rispondere a tutti; a nessuno; devi venire a presentare i libri anche dove vivo io; non devi presentare i libri; non dovrebbero pagarti il viaggio quando vai a presentare; però se non te lo pagano vuol dire che sei ricco; non devi mai scrivere sul Fatto; sul Fatto va bene, ma sul Corriere no; non devi rilasciare interviste al Giornale; non devi avere la barca, che è da ricchi; se l’hai comprata e si è pagata lavorando allora non vale, non è libertà; non devi lavorare come skipper, che altrimenti hai solo cambiato mestiere; non devi avere la casetta col giardino, perché se uno critica il sistema poi non può avere la casetta col giardino; devi avere il giardino più grande, per fare un orto enorme; i tuoi libri non dovrebbero avere la fascetta “dall’autore di Adesso Basta”; non devi dire che fai le sculture, che altrimenti si vede che le vuoi vendere; non devi avere la macchina grossa; non dovrebbe essere a gasolio; devi avere un vecchio furgone scassato; non devi avere la macchina; dovresti andare a piedi; in bicicletta; col filobus; non devi bruciare legna, che inquina; devi evitare il gasolio, brucia la legna; dovresti essere sposato e avere figli, altrimenti non puoi capire; non dovresti essere del Milan; non dovresti essere un tifoso; non dovresti fumare; dovresti fumare ma farti almeno le sigarette da solo; dovresti fumare poco; anche se fumi di più va bene, tanto moriamo tutti; non dovresti dire che tutti possono; devi rassicurare che tutti possono; devi rassicurare me, sono io che voglio sapere se posso! devi ammettere che per gli operai è impossibile, “lo dico anche se io non faccio l’operaio”; devi essere buddista, si capisce da quello che scrivi; dovresti essere cattolico, perché si capisce che invece non lo sei; sei sicuro che non sei gay? dovresti esserlo; dovresti credere in Dio; non dovresti credere in Dio; dovresti leggere Terzani, Agosti, Grillo; dovresti votare il Movimento Cinquestelle; non devi votare il movimento Cinquestelle; non devi votare; dovresti fare politica; guai a te se fai politica; dovresti andare da Fazio; non dovresti andare da Vespa; dovresti avere una Vespa; dovresti venire a vedere cosa abbiamo fatto qui; dovresti andare da loro, a vedere cosa hanno fatto lì; non dovresti muoverti da dove stai; dovresti andare via dall’Italia; dovresti parlare male dell’Italia; non dovresti mai parlare male di niente e di nessuno; male quella cosa, molto male…”

Uffh… Che fatica

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158 pensieri su “Dovrei…

  1. Caro Simone,

    io penso che ognuno dovrebbe fare quello che si sente ,nel rispetto del prossimo, senza lasciarsi influenzare da cosa pensano gli altri. Tu con i tuoi libri hai dato voce e messo in pratica un modo di vivere più sobrio e meno legato a valori effimeri. Bravo ben fatto, ma non penso che nessuno ti biasimerebbe se mettessi sul tuo sito un banner pubblicitario o se facessi dieci presentazioni di un tuo libro invece che nove. Tu hai talento, scrivi, hai delle idee e la gente viene a sentirti e legge i tuoi libri.Grandi alpinisti come Bonatti, Messner ecc hanno vissuto 25 anni facendo conferenze a pagamento e grazie a sponsor Ferrino, Millet ecc. , ma questo gli ha permesso di fare libri, viaggi , musei ecc… ecc.L’importante è avere talendo e cose interessanti da raccontare,ti posso assicurare che alla presentazione del nuovo libro di Mauro Corona ieri sera alla Feltrinelli, avrebbero potuto far pagare il biglietto d’entrata. Ciao. Marcello

  2. Premessa: ne parlo da non proprietario di barca, di aeroplanino o quant’altro, ma da piccolo appassionato del mare. E quanto segue lo scrivo per dire la mia su come penso che funzionino le cose riguardo gli ulteriori rincari legati alla nautica, per quanto ciò possa sembrare distante dal caso concreto del piccolo risparmiatore e dalle sue attuali preoccupazioni.

    Politici e burocrati (ma anche i giornalisti non specializzati) non hanno la percezione di cosa sia una barca a vela.
    Ritengo che ragionino così: barca grande = macchinona di alta cilindrata, quindi lusso!
    Questo paragone non regge per niente, perché: per fare un confronto, il limite di velocità in autostrada lo si può raggiungere sia con una macchina di piccola cilindrata che con la ferrari, mentre in mare aperto una barca che naviga ha necessità di caricare scorte alimentari e di acqua, materiali vari, pezzi di ricambio per la sicurezza, ecc. e quindi una barca relativamente piccola non la si può appesantire e fare sprofondare fino a farla diventare un sommergibile, ma ci deve essere un corretto rapporto tra peso imbarcato e dimensioni dello scafo. Ma di questo agli esattori e ai legislatori che gli frega…
    Poi sul lusso della barca: più la si ingraziosisce e allestisce con accessori e materiali costosi, con bel mobilio, piuttosto che essere spartana, tanto più costa. Ma ciò non é vero lo stesso anche per un piccolo appartamento…?!! Invece é più comodo basarsi sullo stereotipo: barca = un pacco di soldi.
    Per farsi un’ idea basta guardare le foto degli interni delle barche dei giramondo del passato, fatti di ambienti rustici e spartani.
    Non dico che le grandi barche non denotino uno stato patrimoniale che é idoneo a dare un contributo progressivo nella tassazione, ma non diciamo che una barca a vela lunga dieci metri (…fate pure una riflessione sulla metratura calpestabile di cui dispone…) sia davvero di grandi dimensioni. Ma forse il legislatore paragona una barca di dieci metri con una macchina di dieci metri (tipo questo: http://www.pask.it/visualizza_dimensioni_reali.php?id_file=2120&id_livello=3491 ) : i metri tornano e allora si tratta di lusso sfrenato, non c’ é dubbio! 😉
    C’ é persino chi anziché comprare un appartamento decide di abitare su una barca magari acquistata usata, perché vuol fare quella vita lì, perché non avrà i soldi per avere sia casa che barca, perché quelli sono i gusti suoi e quindi la barca diventa luogo dell’ abitare, ne più ne meno che per un appartamento… Ops! Ri-Ops! in genere questo é più frequente nel nord Europa dove se il cittadino compie tale scelta di vita non é percepito come un fastidioso antisistema eccentrico e arrogante da osteggiare.
    Purtroppo in Italia c’ é una mentalità in cui si stenta a rintracciare qualcosa dell’ eredità di ben quattro repubbliche marinare. 🙁
    Alla fine chi ha barche di ben altra dimensione o di ben altro costo (in particolare se non sono a vela) semplicemente le trasferirà fuori dai porti italiani, ci sarà un fuggi fuggi, tanto non mancano le alternative nei paesi limitrofi, e non pagherà, mentre il discorso é differente per chi ha un appartamento in Italia: da lui passano comunque!
    Magari l’ armatore cambierà anche bandiera e immatricolazione alla barca così da non pagare superbolli e compagnia bella.
    Già qualche anno fa i prezzi dei porti più costosi in Europa erano quelli dell’ Italia, con gli annessi disservizi e carenze, e quelli della costosa Norvegia. Con il risultato per la nostra economia -con tutti i chilometri di coste che abbiamo, con la potenzialità che avremmo col turismo e il relativo lavoro- che la gente di altre nazioni fa i suoi quattro conti e di frequente bypassa l’ Italia. Bel risultato davvero per le nostre possibilità di guadagno! E questo riguarda pure chi leggendo il mio discorso stava pensando: “ma in fondo a me cosa riguarda… non ho barca neppure io… i miei pensieri sono ben altri…”

    Una considerazione voglio aggiungere: se c’ é il bisogno di tassare di più anche i piccoli natanti ed inventarsi qualche balzello anche per i piccolissimi natanti, allora per essere equi ci sarà da considerare una piccola tassa di solidarietà anche da chi usa la bicicletta, perché della manutenzione stradale, della segnaletica, della illuminazione ne usufruisce anche il ciclista…

  3. Caro Simone hai ragione anzi, PERFETTAMENTE ragione che siamo in crisi, da qualche parte i soldi devono uscire, e tutti dovremo contribuire facendo la nostra parte.
    Quello che vorrei veder chiarito, senza inutili polemiche, è che non TUTTI i proprietari di un’imbarcazione o natante siano necessariamente
    1) Ricchi
    2) Evasori fiscali
    3) E che una barca a vela di 20 anni, lunga 11m, non è assolutamente equiparabile a uno yacht a motore, novo de pacca, della stessa lunghezza – nè come costi di acquisto nè come costi di gestione.
    Queste cose io e te le sappiamo benissimo, ma chi non è nel settore fa un po’ fatica a capirle, se nessuno gliele spiega 🙂
    Poi sappiamo anche che mazzolare la nautica da diporto significa deprimere un settore già in difficoltà, gran peccato, ma qui potrei essere un tantino sbilanciata, visto che ci metto il core e l’anima!
    La mia barchina sta bene, attualmente in cantiere per lavori e carena, e io già sto in crisi di astinenza… che disastro 🙂
    Ciao!
    m.

    • Manuela, infatti, se non ho letto male la legge, le vele pagano la metà del motore… Quel che manca è una correlazione tra anni di vita dell’imbarcazione e tassa, che dovrebbe essere scalare, certo. Però anche questo è argomento complicato. Nel bollo dell’auto è scalare? Domanda, non lo so davvero. Beh informiamoci bene. ciao!

  4. …Da aggiungere all’elenco dei “dovrei”:
    tu che puoi farlo, dovresti scrivere un articolo su Il Fatto Quotidiano che dia informazioni CORRETTE sul mondo del diporto nautico, in controtendenza con la caccia all’untore incoraggiata da quello uscito online un paio di giorni fa.
    In questo momento di confusione e tasse a venire che tanto eque non sono, trovare nel Fatto la stessa identica pressappocaggine e demonizzazione di categoria, scopiazzata da altri giornali, mi ha fatto seriamente dubitare la serietà della testata…
    Diritto all’informazione?
    Quale e di che qualità?
    E quel che è peggio, inserire commenti risulta impossibile 🙁

    • Manuela, ciao… Mah, non so che dirti. Capisco il tuo sfogo. Io però ho solo obiezioni tecniche a quanto previsto per la nautica, non obiezioni di sistema. Che chi ha labarca paghi di più mi sembra relativamente giusto. Chi non ha neanche la macchina che deve fare? Pagare lui?
      C’è una crisi, non voluta dalla maggioranza degli under 40, solo un po’ sottoscritta con minuti comportamenti anche da chi è più giovane. La crisi va pagata. Io rifonderei il sistema dalla radice, invece che limitarmi a pagare. Ma si sa, i “poeti” e i “filosofi” non comandano mai… Forse è anche bene così. Vorrei solo che pagassero in quota parte anche i natanti, poco ma anche loro, così come vorrei che si facessero differenze per chi con la barca ci lavora e ci vive (cosa diversa da averla per piacere). Vorrei anche che si tenesse conto del fatto che chi ha la barca è già soggetto a costi impensabili per altri, che andrebbero riformati. Insomma, ho discorsi di lana caprina da fare, basati sui distinguo. Però vedo anche le barche che circolano. Proprio ora, mentre scrivo, sono in barca, l’unico nel porto, e vedo che la maggioranza delle barche è a motore, yacht enormi e inutili, che qualcuno ha per sollazzarsi (suo diritto, sia chiaro) una volta all’anno. Però per far questo ha speso un milione di euro. Beh, allora è giusto che paghi un pezzo della crisi. Ripeto, deve pagarla chi non ha niente? Il tuo invito comunque è gradito e resta legittimo. Vediamo se mi viene qualcosa di sensato da scrivere. ciao! (la tua barchina nuova come sta?)

  5. Concordo con le tue belle parole Mikhail,
    per me va benissimo, per molti se possono ti offendono, perchè non sono abituati a tirare la cinghia: l’ italiano è così.

    Ho avuto la fortuna di aver girato parte dei 5 continenti e posso assicurare che il bengodi è italiano.
    Nonostante tutto viviamo ancora nel
    benessere più sfrenato e molti piagnucolano.
    buona domenica
    Vale

  6. Grazie Mikhail,

    Per il tuo tono pacato, semplice. Perchè non c’è rabbia nelle tue parole, nè lamentela.

    Vorrei, a volte, andare a vivere su un altro pianeta.
    Ma ho scelto questo.
    E cercherò di rispettarlo e amarlo. E di consegnarlo a chi verrà dopo di me con un piccolo miglioramento.

    Buona Domenica

  7. Precarietà. Finalmente precarietà.
    La vita umana è precaria, è sorretta da un filo esile e fragile che ciascuno di noi ha il dovere di curare e proteggere.

    Come carla gistamente ci ricorda, da un punto di vita materiale noi viviamo infinitamente meglio di gran parte della popolazione umana del pianeta.

    Ora dobbiamo fare i conti con un po’ di sana precarietà, con l’incertezza del futuro e soprattutto con l’incertezza delle conquiste materiali e dello sfrenato benessere consumistico in cui ci siamo caduti come in una rete dalle maglie infide.

    Finalmente un po’ di sana precarietà. Precarietà che aguzzerà gli ingegni, precarietà che farà riscoprire a molti che nulla è dato, ma che tutto va conquistato, guadagnato, possibilmente mantenedoil rispetto per se stessi e per gli altri.

    Precarietà che moltiplicherà le energie di molti e purtroppo getterà nella depressione e nella frustrazione altri.

    Precarietà che a volte si trasformerà in indigenza o meglio in indigenza percpita e quindi scatenerà violenza cieca ma strumentalizzata.

    In fondo, come mi piace dire sempre, assolutamente nulla di nuovo sotto il sole. Solo un periodo che può dare delle opportunità, un tempo che rompe un poco la continuità e la stagnazione.

    Finalmente un po’ di sana precarietà! L’incertezza del domani in fondo è l’unica cosa che ci fa sentire vivi e ci da lo stimolo per realizzare (finalmente) qualcosa di nostro!

  8. Ragazzi, al di là delle rispettabili considerazioni di ognuno di noi,sarebbe bello leggere di alternative al governo MONTI, in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo; è chiaro che ‘sto signore è arrivato con la purga
    al fine di far quadrare 2 conti.

    I ricchi comunque sorridono anche con i loro grattacapi, i disonesti tentano di farla franca con mille scappatoie, la gente comune paga le conseguenze.
    Ricordo che ufficialmente i ricchi in italia sono pochissimi: il 90% dichiara meno di 35000 euro.
    Nel frattempo immatricoliamo 200.000
    supercar all’anno…
    1/3 del PIL italiano è in “nero”:
    ma quanti zanza( in milanese vuol dire uno che frega) ci sono in giro?
    Siamo alle solite:
    chi è causa del suo mal pianga se stesso.
    In questi giorni a Milano nelle vie dello shopping, caos pazzesco e negli outlet pure…
    Boh, che crisi strana…no ci sono soldi, ma tutti in giro a far casino.

    Vale

  9. In Italia non é mai andata fuori moda la figura del salvatore della patria (una sorta di sindrome del principe azzurro ?) che puntualmente ha fatto anche, o soprattutto, i propri interessi. E lo abbiamo visto nei lunghi decenni.
    Costa fatica, ma dobbiamo imparare a salvarci da soli, ognuno secondo come é capace. E non mi sembra che avessimo bisogno di una ulteriore conferma per renderci conto che ad essere svantaggiati e meno attivamente preparati a proteggersi siano sempre gli stessi.
    La maggior parte della popolazione é rimasta esposta facendo scongiuri che la minaccia delle stangate economiche non arrivasse davvero così severa. È un atteggiamento bizzarro: se una persona sa che é a rischio di aggressione per strada cerca di prendere delle misure in merito, piuttosto che sperare semplicemente che non le accada nulla.
    Riguardo l’ iniquità di trattamento della ultima, aggiuntiva manovra, in particolare verso gli ingenti patrimoni mobili evasi (non mi riferisco solo a quella porzione di questi che era rientrata momentaneamente beneficiando del più recente scudo fiscale), mi tornano in mente queste tristi parole sulla modalità di ripartizione della giustizia (applicate nel caso a cui sto facendo riferimento alla giustizia sociale) :
    http://www.youtube.com/watch?v=vUgqYst5CsU

    Sulla class action o riguardo ricorsi a varie corti non saprei rispondere con pertinenza, in generale quando per questioni private ci si rivolge ad un avvocato bisogna anche domandargli che percentuale di successo si ha di ottenere qualcosa, anche perché loro non ti dicono che non si può fare causa, la avviano comunque vada e guadagnano.
    Se si trattasse di qualcosa di concreto e fossero in molti a partecipare forse si potrebbe pensare di spendere un obolo per partecipare. Sempre che la spesa ripartita fra tutti sia davvero modesta, ma temo che difficilmente si arriverebbe a qualcosa. Avrebbe più un significato simbolico, di mettere pressione, di non mostrare che tutti sono distesi a pecorina…

  10. A proposito della pensione che se ne va…..ieri a servizio pubblico sentivo delle signore che avevano lasciato il lavoro facendosi i conti per arrivare giuste giuste alla pensione. Anch’io lasciando il lavoro mi ero fatto due conti, per la vertitá la mia pensione è talmente in la nel tempo che ero il primo a non crederci. Mi veniva però in mente…….dato che stiamo parlando di diritti acquisiti sui quali molte persone si sono basate per fare delle scelte importanti, ma non ci sarebbero gli estremi per coalizzarsi in una class action contro il governo ? Allora se si possono toccare i diritti acquisiti dei cittadini con la stessa logica si potrebbero toccare i super vitalizi dati ai politici o tassare i super bonus dei top manager….e via di seguito.

  11. Con il peso che raggiunge l’ attuale tassazione facciamo prima a trasferirci in Svezia che almeno lì dei servizi li danno in cambio.

    I carburanti… ok per l’ uso delle gambe, della bicicletta, ecc. Il problema é come influiranno sul costo del trasporto delle merci, anche quelle di prima necessità; forse sarà la volta buona che dovremo prendere in considerazione il “chilometro zero”.

    Mah… sia che l’ Europa tenga, sia che salti, in Italia hanno preso dei provvedimenti di riforma per mantenere in piedi la baracca, almeno ancora per un altro po’. Per il momento ci hanno chiesto i sacrifici, non sappiamo se in seguito avremo anche dei ritorni in servizi o altro. Magari semplicemente salta il governo allargato anzitempo e a noi faranno spallucce.
    Basta pensare a cosa é stato fatto negli anni precedenti riguardo la riforma del lavoro: i giurislavoristi teorizzavano un aumento della flessibilità ASSIEME a nuove e più estese tutele sociali. E invece i politici ne hanno realizzato (pure male) solo la prima parte.

    A me fa riflettere l’ auspicio di Monti: “… e a Natale comprate italiano!”. Noi già spendiamo per tariffe telefoniche italiane, carburanti (accise) a prezzi nostrani, servizi bancari e relativi trattamenti all’ italiana… ma Monti non era quello che ha sempre invocato la concorrenza? E non era così anche 3Monti? Poi quando devono prendere delle misure concrete si discostano “solo” un tantino dalle loro affermazioni.

  12. Red/ says:
    07/12/2011 at 13:39

    è molto interssante e condivisibile il tuo intervento , però soprattutto per un paese geneticamente “schiavo” come il nostro , corrotto dall’esterno, per cooo-rompersi meglio dall’interno, occorre un bio-momento sulla STORIA /BIOGRAFIA che non è stato mai fatto se non “partigianamente” da estremi che non potevano riconsegnare momenti cruciali per il paese, proprio sul lato rurale/urbano da te evidenziato cosi bene.

    il problema storico che tutti ci riguarda impatta sia sulla biografia individuale che su quelal collettiva …i tempi orwelliani che viviamo non possono essere negati , tuttalpiu si puo conservare nel proprio intimo il nucleo essenziale alla ricerca continua della storia oltre le verita e patine ufficiali, sia ascoltando/parlando a se stessi che agli altri …
    il rischio nel tuo discorso cosi come in altri è di fare il gioco di chi ha mandato in oblio la memoria con vari strumenti di nicchia e di massa, di cui non ultimo lo stile “veloce” richiesto da una societa techne sempre piu lontana da un ‘attiva emotiva, riflessiva, contemplativa, di indagine ampia sulle domande centrali : chi sono, da dove vengo, dove vado etc / alle quali a livello collettivo -storico corrispondono chi siamo stati, come ci hanno venduto / manipolato, cosa ci abbiamo perso cosa ci abbiamo guadagnato …quali le liberta interiori che possono procurare minute felicità , quali quelle negate irreparabilmente se cercate in spazi piu ampi o collettivi, da un sistema che divora schiavi tanto piu se si credono liberi .

    senza ricostruzioni puntuali del passato(remoto e recente), nè nella storia singola, nè in quella collettiva si arriva piu in la delle caverne … , non si ha nè presente nè futuro, che verrà sempre piu controllato come Orwell ci ha ben insegnato , anche le diverse neolingue adottate e calate un po’ a tutti servono per illudersi , non per sognare e realizzare qualcosa di diverso ripartendo dalle cose da salvare del falso progresso.

  13. I bei versi di “Ti auguro tempo” sono stati da me usati nei biglietti augurali del natale scorso, e da tutti molto apprezzati.
    In quelli che mi accingo a scrivere ora introduco invece, quale augurio per un nuovo anno, i versi che seguono, lieta di porgerli anche a tutti voi.
    Contrastano magari un po’ con i vostri gradevolissimi amarcord e sono forse più in linea con quanto afferma Simone che, pur godendo dei bei ricordi, non si sofferma a guardare indietro, certo che, come egli stesso sostiene, le cose belle stanno ancora arrivando…

    “Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce,
    ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura.
    Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice”.
    (G. Leopardi)

  14. Mah, che dire trinciabue…,
    iniziamo con una bella riflessione su cosa abbiamo combinato fino ad ora, poi ognuno tiri le somme ed agisca di conseguenza.
    Certo che ci abbiamo dato dentro in tempi di vacche grasse; dai siamo coerenti.
    Ora il vento è cambiato, prendiamone atto e paghiamo le conseguenze.
    Soffre meno chi è preparato alla sobrietà
    ed al buon senso.
    Ripeto scrivendo che, una semplice ricetta è quella di ridimensionarsi e salvare il salvabile.
    Prendi o lascia, non vi è alternativa.
    Siamo in balia delle onde è vero, speriamo passi la burrasca e torni
    il sereno…

  15. Ti Auguro Tempo

    Non ti auguro un dono qualsiasi,
    ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
    Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
    se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa.

    Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,
    non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
    Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,
    ma tempo per essere contento.

    Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
    ti auguro tempo perché te ne resti:
    tempo per stupirti e tempo per fidarti
    e non soltanto per guardarlo sull’orologio.

    Ti auguro tempo per toccare le stelle
    e tempo per crescere, per maturare.

    Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
    Non ha più senso rimandare.

    Ti auguro tempo per trovare te stesso,
    per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.

    Ti auguro tempo anche per perdonare.

    Ti auguro di avere tempo.

    Elli Michler

  16. E’difficile ascoltare. E’difficile leggere.
    Per capire il messaggio che l’interlocutore desidera trasmettere.
    Il dialogo è ascolto, prima di tutto, di ciò che l’altro ha da dire.
    Con attenzione. Senza fretta. Senza interruzioni.

    Ricordare ciò che di bello ci hanno insegnato i nonni, le persone che hanno transitato su questa Terra prima di noi, non significa rimpiangere i tempi che furono.

    Giovanni vorrebbe che suo nonno vedesse l’uomo che è diventato oggi.

    Io penso che lo sappia. Che ti protegga e ti guidi in questo cammino temporaneo.
    Chi muore non muore mai se rimane vivo nei nostri cuori.

    Non vorrei tornare indietro nel tempo.
    Sono nata in questa epoca e non saprei vivere in un’altra.

    Però posso trasformare il mio modo di vivere.

    I miei pensieri.

    La mortalità infantile è altissima ancora oggi. Nel pianeta. In cui non viviamo da soli, noi cittadini dei paesi industrializzati.
    Ci sono anche gli abitanti dell’Asia e dell’Africa e dell’America Latina.

    Lì si muore ogni giorno e non ricordo le cifre di questa strage quotidiana.

    Siamo fortunati a vivere in questa parte del Pianeta, dove non ci sono guerre, dove il cibo abbonda al punto che viene BUTTATO, dove se ci ammaliamo veniamo curati, possiamo andare a scuola.

    Ma ci lamentiamo.
    Stiamo distruggendo l’ambiente che sostiene la nostra vita.

    Oggi il progresso ha fatto passi da gigante. Ma a questa evoluzione tecnologica non è seguita la felicità delle persone.

    Cosa è che ci rende felici?

    Buona giornata, naviganti

    Carla

  17. Eh, son belle queste storie. Però non santifico nessuno. Credo che se oggi ci sono molte cose che non vanno lo dobbiamo a chi ci ha preceduto.
    Ieri una signora sessantaduenne parlava tristemente del marito che potrà ottenere la pensione tra qualche anno in più del previsto a causa della manovra fiscale. Me ne sono uscita con una sparata delle mie, dicendo che se la vita si allunga bisogna adeguarsi, che dobbiamo prima pagare le pensioni dei più anziani per anni X e che dei miei contributi non resterà proprio nulla.
    Mi pareva di aver perso un’altra occasione per stare zitta ma dopo alcuni minuti la signora racconta di essere pensionata dall’età di trentasei anni!!!
    E da dove credeva che uscissero quei soldini? Da una cornucopia?

  18. Noto che molte testimonianze che vengono ricordate con maggiore piacere hanno in comune l’ ambiente rurale in cui vivevano i nonni e proprio questo ne ha condizionato le peculiarità. Le persone vivono in un tempo (periodo) ed anche in un luogo e queste variabili sono importanti.
    La migrazione verso le città, anche se allora era vista come una opportunità di accesso a nuove condizioni di lavoro, di consumi e di stili di vita, ha avuto un ruolo determinante nel fare calare il palcoscenico su certe esperienze.
    Le mie nonne già vivevano in città quando nacqui, ma una ricordava bene la sua infanzia in campagna e rammento degli aneddoti quali:
    – una loro mucca che era entrata in giardino e aveva mangiato la biancheria stesa al sole ad asciugare; quella volta gli abiti erano in cotone o in canapa e non misto licra…
    – entrando dal cancelletto per arrivare alla porta di casa c’ erano da percorrere diversi metri e a metà percorso c’ erano dei cespugli dietro i quali si nascondeva abilmente il temibile ariete “da guardia” (il montone) che al momento opportuno prendeva la rincorsa e faceva fare dei voli memorabili sia agli estranei che a tutte le persone di casa, meno che al capofamiglia che aveva in favore e dal quale si faceva dare dei buffetti sulla testa.
    – quando nevicava raccoglievano un po’ di neve in un bicchiere, lo bagnavano con un del succo di limone e quello era il gelato.
    – i bagni estivi nel ruscello. Solo quando fu più grande andò un po’ in villeggiatura al mare; guardo le foto dell’ epoca e vedo dei bragozzi a vela che attraccavano a riva per portare i turisti a fare il bagno al largo. Inutile dire cosa fossero le acque decine di anni fa…
    Allora chi era fanciullo non sentiva la mancanza di spazi liberi in cui potersi sfogare… oggi nelle città se si forma un piccolo gruppetto di bambini che giocano e fanno schiamazzi nel cortile sotto casa può capitare di udire in seguito le urla di lamentela di qualche isterico che é infastidito dal baccano. Il fatto é che nelle città si sgomita uno accanto all’ altro e la percezione del fastidio aumenta. Ma i bambini dove devono andare a giocare d’ altro canto? Gli si chiede dunque di non dare troppo fastidio, di non manifestare ostentatamente le loro energie, di trovare interessante quel dato libro che gli si dà da leggere e che magari in seguito detesteranno perché imposto, o magari li si piazza un po’ davanti alla tv come ricompensa se sono stati bravi.

    Sono poi concorde con l’ affermazione di non tornare indietro, nel passato non ci sono le soluzioni ai bisogni dell’ umanità, altrimenti perché diamine non ci siamo fermati?! Si tratta di: proseguire in che modo? Piuttosto.
    Alcune tecniche del passato sono attuali ancora oggi, mentre altre risposte sono tuttora da conquistare.

  19. @vale: si hai ragione, la gente spreca di brutto ma non è questo che ha causato la crisi. In Italia cosa abbiamo fatto di male per meritarci questo? Lavoriamo, facciamo debiti per comperarci la casa (l’80% di noi ha debiti per acquisti immobiliari) Poi improvvisamente ci dicono che c’è la crisi, i prezzi salgono, siamo più poveri e andiamo in pensione dopo. Ma cosa dovevamo fare santo dio? Siamo sempre e solo vittime.

  20. Ok FABIO, non l’ ho scritto ma sono con te: il carburante per me potrebbe rifinire a 5 euro il litro.
    Impareremmo tutti ad utilizzarlo in maniera occulata.
    Unico neo: i benestanti comunque non soffrirebbero più di tanto , è sempre stato così, il ricco prevale sul povero, storia vecchia come il mondo.

    Dovremmo darci una regolata veramente!

    Un altro ricordo legato al nonno materno che soffriva di ipertensione.
    Praticava la tecnica del salasso, ossia posizionava delle sanguisuga dietro i lobi delle orecchie al fine di farsi succhiare sangue e ristabilire equilibrio
    pressorio.
    Sembra una tecnica cinese antica migliaia di anni.
    Era lo stesso che macellava il miale e non scartava nulla: che storie, eh?
    Era un maestro muratore, fece esperienza in Svizzera nel dopoguerra e ricordo in particolare la capacità manuale sopraffina, oltre che lavorare in campagna, gente da 15 ore di lavoro al giorno, almeno in primavera estate, mentre autunno inverno battevano ritirata nel casolare di pietra.
    VALE

  21. Eh, l’ho sempre saputo che sono in anticipo sui tempi e gli altri arrivano dopo. Bah, la storia dei miei avi materni l’ho raccontata mesi fa e non mi va di ripetermi: a Francesco28 dico di andarsi a vedere i miei vecchi commenti, sono sicura che sarà interessatissimo a leggerseli. Quanto ai nonni la loro presenza mi è sempre mancata, a casa mia le riunioni di famiglia erano riservate a matrimoni battesimi funerali comunioni e cresime: ovvero le si evitava il più possibile. Non ricordo di aver mai passato un Natale con i parenti dei miei e mi sa che non mi sono persa molto. Bruna, la nonna paterna morì prima che nascessi, mai vista e non so praticamente niente di lei. Di mio nonno paterno, Corrado, morto a 88 anni e in ottima salute, ricordo che gli mancavano due falangi all’anulare sinistro, tranciate da una pallottola durante la guerra: aveva uno spiccato gusto per il sarcasmo (mi sa che il mio viene da lì), era un imbianchino e faticava a dare da mangiare a quattro figli; così accettò la proposta del fratello della moglie, suo cognato Silvio, che era ricchissimo e gli aveva chiesto di adottare Silvana, la terzogenita, perché la moglie non poteva avere figli. Promise di farla studiare e di farle avere una vita agiata e così fu. Silvana si affezionò moltissimo ai suoi genitori adottivi e seppe di essere stata adottata da una compagna di scuola in collegio, che glielo rivelò con cattiveria; tipico esempio di carineria femminile, insomma. Mio nonno pianse amare lacrime per non averla potuta accompagnare all’altare e rimpianse sempre di aver acconsentito all’adozione. Il padre adottivo la lasciò ricchissima di case e terreni, prontamente derubati dalla seconda moglie del padre, sorella della sua mamma adottiva, che stilò un falso testamento olografo che spuntò qualche tempo dopo la morte. La perfida donna fu in seguito convinta ad intestare ai nipoti quello che aveva strappato alla legittima erede e, una volta avuto ciò che volevano, questi la sbatterono povera in canna in un ospizio; qui, poco prima di morire, chiese perdono a mia zia per averle fatto tanto male, una scena degna di una telenovela. Silvio ebbe una delle prime automobili nella zona e pensò bene di metterci sotto il padre di mia suocera ammazzandolo, ma questa è un’altra storia…

  22. ciao a tutti …”devo” proprio lasciarvi queste due righe da non scambiarsi, vista la giornata “ambrogina”, come bontà /riconoscimento .

    Ho letto tutto d’un fiato sia questo nuovo post che i racconti che ne sono scaturiti, con ricordi ,sogni, riflessioni, impressioni.

    Ringrazio sia Simone che i vari partecipanti, per avermi reso “vivo”, mai morto, quello spirito di “gentilezza” autentica, non ipocrita, che chiamo fratellanza LAICA nella sua radice piu profonda, quella stessa che la societa contemporanea dei consumi , dell’immagine, della falsa competizione, ha deliberatamente divelto consapevole che era già la parte secolare piu esposta ad ogni tipo di “fragilita”.

    parlando con linguaggio che non sembrebbe laico, ma lo è, il regno del male ( del farsi/fare gratuitamente diminuzione di quella radice poetica o homo poeticus) ha potuto colpire questa radice proprio perche ha studiato la natura umana meglio di tutti gli altri regni, realizzando ogni sua sfaccetatura di potere presente tanto nei forti, che nei deboli che usano quella stessa forza per mettersi gli unicontro gli altri, senza peraltro promuovere la vera chiave di svolta che è il sano sviluppo dell’individualita per la vivere la socialita nel suo pieno arricchimento reciproco.

    queste conversazioni mi hanno ricordato quello spirito fra “profughi” , che tramite storie , ricordi nella quiete nonostante la tempesta, si prende carico di quella radice che ormai sembra solo dei nostri avi,

    ognuno dei presenti in tutte le generazioni possibili, come dimostra la lettura di questo “quaderno” o post, può e deve aver cura dei fiori che in nome di un falso progresso, “non dovevano” e “non devono” essere preda desiderata dai sistemi di potere per desertificare quei giardini a cui reciprocamente aprirsi pur nelle tensioni e nei conflitti delle secolari satellitudini solitudini in cui ognuno si sente solo e unico al mondo.

    Io e l’altro , Rimbaud docet, non deve morire, anche se il prezzo da pagare è essere considerati “sfigati” come da neolingua orwelliana in corso da decenni.
    Grazie per questo dei vostri fiori che mi avete fatto sfogliare cosi delicatamente,dal primo di Simone a tutti gli altri come fiori di campo rimasti attorno alle rovine che continuano a profumare di antico.
    rosanna

  23. Sono già scattati gli aumenti per i carburanti? Anche se mi attirerò l’antipatia di qualcuno, questa è una buona notizia. L’auto ce l’hanno tutti, spesso anche molto potente (e troppo potente in rapporto all’utilizzo) e si usa tantissimo, una riduzione non può che far bene a tutti.

  24. Si trinciabue, carburanti alle stelle,
    e tassazione tra le più alte al mondo
    Accorgimenti da adottare: usare meno possibile i mezzi a motore.
    Proviamo ad osservare la mattina davanti alle scuole quante auto ci sono in doppia fila.
    E davanti ai bar per la colazione?
    E per lo shopping natalizio?

    Ti riporto un dato europeo sul chilometraggio medio degli automobilisti:
    indovina chi c’ è in vetta alla classifica?
    ma è l’ italiano…
    ma insomma, per andare ad acquistare il giornale dietro casa usiamo l’ auto!
    o non è vero?

  25. Vedo che siamo in clima di amarcord, e partecipo.
    I primi tatuaggi li ho visti sul braccio di mio nonno; una enorme testa di cavallo sull’avambraccio e un’esile signorina sul bicipite.Due anni di naja a Portoferraio, celerino,l’amicizia con un artista detenuto.A quel tempo avere i tatuaggi non era chic,anzi…Passò per mille mestieri, e in effetti,da quel che mi ricordo,sapeva fare di tutto; riparava orologi,ombrelli,costruiva case, cuciva,cucinava,lavorava la terra, produceva vino. Quando imbottigliavamo il vino o preparavamo le cartucce per il fucile da caccia, ci ‘premiava’ con un bravone, a 100 bravoni ci dava una moneta da 100 lire. Mi ricordo le vendemmie con tutta la famiglia, o quando rientrava al paese dalla vigna con il suo motorino,che ancora conservo,carico di frutta che poi vendeva per strada.Le sue partite a carte con gli amici la sera nei locali della sezione DC, la messa la domenica mattina, mia nonna che lo assillava continuamente fino a che lui all’esaurimento di una pazienza quasi illimitata sbottava :’Marìììì’! E il silenzio di mia nonna.
    Fù mite e severo allo stesso tempo, un unico rimpianto è rimasto a me e mia madre, avrebbe voluto tanto volare, prendere un aereo, purtroppo non abbiamo saputo accontentarlo… :(:(

  26. Cara anna, le miserie vere a cui ti riferisci mi sa tanto che non sono legate alle povertà materiali dei ns nonni, ma alle attuali.
    Come ben sai i farmaci più venduti sono gli psicofarmaci, che danno l’ esatta idea di cosa c’ è in giro tra la popolazione.
    è proprio sui valori e sul buon senso in generale che siamo caduti così in basso.
    A me sarebbe “piaciuto” essere nato 20 / 30 anni prima rispetto agli anni 60, per il semplice fatto che ci siamo persi molto
    di quella che è la vita vera.
    La nonna milanese dormiva d’ estate il casa di ringhiera con la porta aperta di notte: incredibile ma vero ed era normale
    lasciarla aperta.
    Le biciclette le usavano in “comune”,considerato che tutti non la possedevano.
    Molto spesso aveva a tavola ospiti di passaggio, vicini di casa o parenti.
    Un piatto di minestra non mancava mai…
    Oggi rischiamo di non conoscere chi ti sta a fianco.
    Ieri sera sotto casa lì ennesimo disonesto che in manovra con l’ auto ha danneggiato altri e poi si è dileguato…
    Siamo noi i poveracci ,non quella gente umile ma autentica degli inizi del 900.

    Lavoriamo individualmente, al fine di contribuire ad un mondo più giusto.
    Utopia? mah, proviamoci…

    Oggi a Milano è festa patronale di S . AMBROGIO, mene vado per bancarelle tradizionali attorno alCastello Sforzesco.

    Saluti
    VALE

  27. Ricordo che mio nonno paterno veniva a casa tutte le mattine e ci portava latte Berna, acqua San Gemini e il Mattino. Per me era una festa, una consuetudine. Zoppicava, raccontava che durante la guerra era stato colpito alla gamba da una scheggia. Forse aveva fatto entrambe le guerre. Ricordo che di fronte alla bottiglia d’acqua dissi o pensai di dire con aria perplessa “acqua San Gemini” e mi spiegò che conteneva calcio e che perciò come il latte andava bevuta per crescere sani e forti. Per lungo tempo ho pensato che non ci fossero differenze tra il latte e l’acqua, quel tipo di acqua, in quanto a proprietà.
    Prima di andare via lasciava il giornale e prendeva la copia del giorno prima. Leggere le notizie non proprio aggiornate, in differita, era la mia legittima obiezione! ma a lui piaceva così e per me anche ciò divenne un fatto normale.
    Un giorno però non lo vidi più, non riuscivo a spiegarmi il perché delle sue mancate visite puntuali tutte le mattine; chiedevo a destra e a manca, ma nessuno sapeva darmi risposta.
    Tempo dopo, molto in là, non so come, capii.
    Mia nonna materna invece ci raccontava le favole, in realtà doveva essere sempre la stessa, ma ogni volta era diversa per le versioni che riuscivo a rielaborare nella mia testa. Ricordo che tra i vari libri illustrati ce n’era uno in particolare che amavo “leggere” da sola. Guardavo le figure e un’immagine ricordo con dovizia di particolari, come fosse ieri: Cenerentola che corre lungo le scale e perde la scarpetta d’oro.
    Cenerentola che corre…
    Ho sempre pensato che il principe azzurro non esiste perché appartiene alle favole, ma se le favole esistono allora la scarpetta non può essere lontana da chi l’ha persa a mezzanotte…o a mezzogiorno lungo le scale, correndo…

  28. Cari,
    Mi piacciono e a volte commuovono i raconti dei tempi che furono e dei nonni. Ne ho tanti anche io, piu’ che dei nonni che non ho mai conosciuto, dei miei genitori che avendomi fatto a 40 anni (una pazzia negli anni ’60) appartenevano pou’ o meno alla stessa epoca. Stavo per cominciare con uno di questi aneddoti, quando sono stata colpita sulla via di Damasco. Ma… Non siamo capaci di trovare un modo nostro, nuovo, di essere esseri umani e non continuare a bruciare il pianeta e le nostre vite senza riproporre modelli che necessariamente sono del tempo che fu? Io non rimpiango il passato, thank you very much. Non rimpiango i tempi in cui la mortalita’ infantile era al 20%. anche senza andare tanto lontano, nei mitici anni ’60 che hanno dato i natali a Simone, a me e credo a una bella fetta dei partecipanti al blog, la mortalita’ infantile in Italia era il 5%, cioe’ uno su venti non ce la faceva. No, no, non rimpiango quello. Non rimpiango un mondo senza penicillina, senza cure per malattie gravissime che ora invece si curano, senza equita’ di benessere (non che ora ci sia, ma stiamo meglio senz’altro di quaranta o cinquanta anni fa).
    Vorrei trovare la ricetta per vivere frugalmente come facevano i nonni senza le miserie, vere, della poverta’ che accompagnavano quella vita. Ieri Benigni ha ricordato una frase di Andrea Pazienza, “non bisogna tornare indietro neanche per prendere la rincorsa”. Dobbiamo trovare il nostro modo di giocarcela.
    Simone, chiedo scusa per essere stata ancora prescrittiva, non lo faccio piu’…

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