Istantanee da Renato Reis…

“Non c’è bisogno di dire. Si dice sempre dopo. Prima ci sono le cose. Ma se ci sono già le cose, allora parlare, dopo, è superfluo.”

“Condivido, anche se non bisogna esagerare,” la stuzzico.

“Io invece amo ascoltare. Mi piace che un estraneo mi racconti le sue storie. Senza storie saremmo perduti. Quello che viviamo è sempre molto meno di quello che diciamo, sentiamo, immaginiamo. Come quei versi… Ciò che di più importante abbiamo è invisibile agli occhi. Quando qualcuno ti parla ti racconta quella parte invisibile.”

“Io la pensavo così, Gilda. Ma credo di aver cambiato idea. A me quello che è invisibile mi fa incazzare… Se una cosa non si vede per me non c’è.” Sabrina si schiera dalla mia parte, cosa che un po’ mi stupisce. A pelle mi tiene lontano, ma razionalmente vuole che siamo simili.

“Ma non è possibile sapere tutto!”

“Beh, però anche non sapere mai niente…!”

“Meglio niente che farsi dire delle palle,” sentenzia Sabrina.

“Beh, questo è indubbio. Ma il problema è di chi aspetta segni o di chi dovrebbe farli? Chi ci perde di più: chi non si manifesta o chi si illude che prima o dopo qualcosa verrà?”

“Bel problema Renato… Fammici pensare.”

Chi si illude! Chi lo autorizza ad illudersi?” dice Sabrina, con un vago sentore di disprezzo nelle parole.

“Qui non sono proprio sicuro, Sabrina. Non dire fa male a chi attende quelle parole, ma soprattutto a chi non dice. Non fare fa male a chi non fa. Chi aspetta può soffrirne, certo… restare deluso, ma la sua anima non è dannata. Se ci pensi… quello era pronto, volendo c’era. Solo, non è stato fortunato. Ma con altri, domani, potrà andare meglio. Chi s’illude compie peccato mortale verso la propria vita, verso la realtà, ma c’era, era lì, e questo rendeva possibile che tutto accadesse. Chi si nega invece non ha speranze, perché non se ne dà lui stesso. Pensaci… Poteva dire, fare, rilanciare, proporre, tentare… ma non l’ha fatto. Non stiamo parlando di chi sceglie di non dire, ma di chi non sa, non riesce, non capisce che può volere. Nessuno saprà mai quel che non ha detto o fatto. Neppure lui stesso. E alla prossima occasione accadrà ancora, e ancora, perché illudersi è un difetto morale, mentre non dire è una condizione interiore, un limite esistenziale. Una tara permanente.”

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57 pensieri su “Istantanee da Renato Reis…

  1. @ Amina Cattive notizie per la coscienza pulita dei vegetariani: sembra che le piante reagiscano quando c’è un incendio o un potatore all’opera. Però, se vogliono, possono darsi al digiuno, fa molto asceta.

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