Senza

La cosa che mi colpisce del tempo è la sua capacità ipnotica. Come il nomade del deserto che con il suono stridulo del suo piffero riesce a far salire il cobra dalla cesta. Come lui, il tempo ha sguardo vago, volto segnato e un’infinita pazienza. Il suo serpente, come facciamo noi, ondeggia, si leva e corica con la ritualità del maniaco o del servo. Né lui né noi, per una vita intera, sovvertiremo questo ritmo. Mai decideremo di piegare il tempo a noi, cambiare il giro, soffiare per far sorgere o calare il pifferaio.

Ogni mattina, ogni mattina, sole che sorge, sole che si alza, sole che scende, come ogni sera, ogni sera. Che ora è adesso? Sono le sei e venticinque. Quante volte sei e venticinque nelle mie giornate? Sei e venticinque fa trentuno, quante volte trentuno nei miei mesi? E per quanto ancora? Il piffero suona. Non si sentiva, ora si avvicina, si allontana.

La cosa che mi colpisce del tempo è che tutto muta in relazione a lui, le età, le disponibilità, le generalità, per mescolare carte e fare un gioco: il gioco dei divieti. Fino a quel tempo questo non si fa. Poi non si può fare quello, e poi non è più tempo per fare questo e quello. Si può stare soli, ma solo da quel momento. L’amore non si può ancora, solo dopo quell’incontro. Non sempre è bello non dormire, non sempre è bello avere un posto dove andare. L’amore non si può più, dopo quella donna. A un certo punto è tardi per tornare. In quel posto, dove eravamo certi, non si può più vivere. Ma come?! Prima era presto e ora è tardi? Non sempre è tempo di desiderare, non sempre ci si deve addormentare. Non sempre, ma inesorabilmente, sarà venuto tardi per qualunque cosa che non sia andare. Il gioco è il tempo stesso, e quando l’hai capito simularlo non sarà possibile. Non più.

La cosa che mi colpisce del tempo è che scorre sempre in una direzione, e io ne ho davanti un po’, lo vedo arrivare veloce, abbastanza per sperare ancora. Ma è un’illusione, e per capirlo basta che mi volti, che veda quello che sta dietro me, di tempo scorso, che è il davanti di uno che non ha capito ancora il gioco, come non potevo sospettarlo io quando ero dov’è lui, e che dietro ha un altro che non sa neppure che si gioca, e invece io davanti a me ho un tipo, uno anche sveglio, uno simpatico, che il gioco invece l’ha finito. Era così contento… invece s’è stufato. S’è steso. Non s’è più rialzato. E’ il gioco che si gioca avanti, quello che non ho giocato ancora.

Quello che mi colpisce del tempo è che ci sono istanti in cui capisci tutto, perfettamente, fin nel dettaglio, e potresti viverci così come capisci. Dall’aereo, mi ricordo: guardavo giù e tutto era chiaro. Poi atterravo e non mi ricordavo più. Oppure momenti in cui non si capisce niente, eppure sembra anche meglio, tutto va come un orologio, come una sveglia. Ma come!? Senza capire, senza motivo, senza stare a cavallo. Il cavallo è il tempo. E’ una sveglia a forma di cavallo senza sella, senza cavaliere, senza briglia. Senza.

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93 pensieri su “Senza

  1. Gentile signorina Trinciabue, novello Champollion imbibito di champenoise, apprendo che è in grado di capire gli ermetici commenti di Miss Ransome: sarebbe così gentile da condividere con i comuni mortali il codice di decrittazione? La sottoscritta ha provato a leggerli al contrario, una riga sì e una no, ecc. ma continuano ad essere incomprensibili. Non le nascondo che ho il sospetto che riesca a capirli perché è lei che li scrive, sarò onesta. Oppure è necessario bersi qualche bevanda alcolica prima di leggerlki: se mi scolo quattro o cinque bottiglie di birra, potrei decidere che il Nastro trasportatore di cui si parla è la Nastro azzurro che ti fa viaggiare altrove…

  2. grande simone….. con questo colpo da vero maestro (“dopo tante cose inutili”…)mi hai fatto iniziare la giornata con una risata di gusto!
    1lighr complimenti e in bocca al lupo. leggo le tue parole e ti ci vedo nei gesti che farai…. goditi questo momento: te lo sei costruito e quindi te lo meriti.
    buon anno a tutti,
    mf

  3. E allora sto facendo le valigie, o meglio i sacchi. Manca poco, una settimana…
    E’ incredibile vedere quante poche cose voglio portare con me. Pochi libri, pochi dischi, pochi vestiti, poche stoviglie.
    Perché non ho spazio, perché non servono, perché voglio riempire quel poco posto che mi resta con cose nuove, cose che ancora non conosco e che amerò. Chissà dove comprerò due tazze da té, in quale mercatino, di che colore saranno, con che gioia le userò.
    E così ti penso, penso a quando hai messo i tuoi primi piatti nella dispensa, proprio come sto facendo io. Perché l’emozione è grande ed ha quel sapore di avventura, di rischio che mi pervade e che sa di buona vita.
    Entro fine mese firmerò la cessione delle quote: mi trascino un altro modello unico nel 2013 ma va bene.
    I ragazzi sono tranquilli, si ride, mi prendono in giro perché sarò sola dicendomi ma tanto a te non serve nulla. Va bene, va bene così!
    Mio marito è all’estero da un paio di settimane e tornerà quando sarò andata via.
    Rivedo molti amici, abbastanza rock come tipi ma va bene, va bene ridere, va bene mandare tutto in vacca quand’è sera.
    Che farò? Camminerò tanto, leggerò tanto. Chissà se avrò il coraggio di disegnare altro oltre ai giardini, se mi passerà il timore reverenziale che ho per l’arte, se finalmente avrò il coraggio di comprare una scatola di colori ad olio dopo essere stata impalata una mezz’ora ad ammirarne le tinte, i nomi che mi fanno fare il giro del mondo, i tubetti voluttuosi, come faccio sempre prima di uscire a mani vuote.
    Forse non è l’uscire ma l’entrare a mani vuote che mi serve. Mani vuote. Senza.

    • che meraviglia 1light. dopo tante cose inutili, che bello leggere il tuo messaggio qui. In bocca al lupo dal profondo del cuore. ci sentiamo per telefono. ciao!!

  4. Cara Sara, le tue promesse non durano molto, a quanto sembra: quanto a me, io non ho promesso un emerito cavolo e rispondo a chi mi pare. Ovviamente, a discrezione del moderatore censurare o meno.

    Ti auguro un anno né più né meno come quello dell’anno scorso: le ridon-danze non fanno per me, la ballerina sei tu. E ti sarei molto grata se evitassi di usarmi a pretesto per arruffianarti il gestore del blog: capisco che scarseggino, ma provare a farlo con i tuoi mezzi?

  5. @Stefano
    Grazie! Buon Anno anche a te!
    E grazie per i links, non la conosco quest’artista…adesso mi leggo tutto!

    Buon Anno a tutti!

  6. @Silvan, ho promesso a me stessa e a Simone, che ci ospita, di non replicare più ai tuoi post a me rivolti, ai tuoi giudizi e alle tue provocazioni; intendo mantenere la promessa (ho cose più importanti alle quali dedicarmi). Non perdere tempo, quindi, a scrivere di me: credo che anche gli altri siano poco interessati.

    SINCERI AUGURI per un 2012 ricco di PACE, con te stessa e col mondo!

  7. @Stefano, sei molto gentile; graditi i tuoi auguri per un anno meraviglioso: credo lo sarà perché mi sento, infine, pronta per partire: destinazione… Itaca!

    @Simone, ho letto il tuo programma Grecia 2010 “Sulla rotta di Ulisse”: splendido! Spero tu intenda replicarlo…
    Nella presentazione della rotta scrivi:
    “L’uomo che interpreta al meglio, e per primo, la metafora della ricerca di sé, della propria terra, del proprio mare, ed è disposto con coraggio ad affrontare mille avventure pur di ricongiungersi con la sua storia, è Ulisse”.
    Ora anch’io lo sono: disposta alla mia odissea personale. Nel bagaglio, l’essenziale: coraggio, fiducia, determinazione, e poco altro.

  8. @Piera,

    Buon 2012!
    Si’, intendevo proprio danza vera e propria:

    http://www.gabrielleroth.com/
    http://www.youtube.com/watch?v=8cYYzcTzm6Y

    Ho letto cio’ che scrivi rispetto ai tuoi sentimenti verso il tuo attuale lavoro… nella mia esperienza si tratta di sentimenti preziosi, che segnano il passaggio dal disagio alla inevitabile realizzazione del nuovo. Ne sono felice per te!

    Duri i banchi anche a te… quando servono duri. E morbidi e flessuosi, quando accarezzi il soffio della tua danza interiore.

    Stefano

  9. A suggellare il mio interesse per Itaca, e per ciò che metaforicamente essa rappresenta, riposto la bella poesia “Itaca” di Cavafy (già in mio intervento precedente) in una traduzione/adattamento al femminile:

    Partendo in cerca di Itaca prega che il viaggio sia lungo,
    pieno di aurore, albe, tramonti,
    e chiare notti di cieli stellati;
    quando con tanta gioia e piacere
    butti l’àncora in porti mai visti,
    visita i mercati del posto
    per acquistare tesori bellissimi – madreperla e corallo, ebano e ambra
    e sensuali profumi.
    Siedi ai piedi dei saggi,
    pronta e aperta agli insegnamenti.
    Tieni sempre Itaca in mente.
    Arrivarvi è il tuo destino.
    Ma non affrettare il viaggio; sii paziente,
    anche se dura molti anni, più a lungo di quanto tu possa immaginare.
    Così, finalmente, quando arriverai alla sacra isola, sarai una donna saggia, pienamente soddisfatta
    per quanto in viaggio hai ottenuto; non ti aspetterai più che Itaca ti arricchisca, non occorrerà più;
    Itaca ti offrì il viaggio profondo,
    l’opportunità di scoprire la donna che sei da sempre.
    Senza Itaca come ispirazione, mai saresti partita in cerca della Completezza.
    E dovessi trovarla povera, Itaca non ti ha ingannata.
    Autentica come sei ora, colma di saggezza, grazia e bellezza, arricchita e illuminata da tante esperienze vissute, finalmente capirai il vero significato di tutte le Itache del mondo.

  10. @ Stefano: anch’io aspiro a Itaca…,
    @ Simone, organizzi una rotta con meta Itaca? Io ci sarei.

    Auguro a tutti ciò che ben esprime Stefano: “avere compagni di viaggio che ti guardano e ti dicono: questa e’ la mia impressione su cio’ che dici e fai e non il mio giudizio”.

    • sono andato a Itaca e alle Ionie l’estate del 2010, l’ultima volta. non è escluso che ci si torni anche a breve. sono bei posti quelli…

  11. Grazie, Stefano Grazie, Simone

    Mi fate sognare.

    Ed io desidero trasformare i sogni in progetti.

    Vi dedico una perla di Jim Morrison

    «Non dire mai che i sogni sono inutili perché inutile è la vita di chi non sa sognare.»

    Vi auguro 365 aurore di speranza, 365 notti di amore, emozioni, 365 notti illuminate da stelle innamorate, 365 giorni vissuti come volete voi.

    Susanna Stremiz

    Buon anno

    Carla

  12. Simone,

    Il tuo riferimento ai soldi (il fatto che non ne parlassi) mi ha fatto riflettere. Inizialmente mi sono detto: “certo che non ne parlo! Io sono d’accordo con lui (Simone) su piu’ o meno tutto quello che dice sul riferimento al denaro come alibi per l’inazione. Cosa c’e’ da aggiungere?”

    Io penso di essere uno di quelli che hanno capito. Io so che prima vengono le passioni, lo studio, la sperimentazione, l’analisi, il progetto e solo, a questo punto, la fattibilita’ finanziaria. Io so che quando uno arriva a sudarsi un progetto ben fatto, i soldi arrivano. Non per miracolo, ma perche’ nella mia esperienza la fatica di definire un progetto personale aiuta a vedere opportunita’ che all’inizio non si possono vedere e ad attirare persone che aiutano e facilitano. Ti faccio un esempio. Due giorni fa ho cominciato a pensare che forse mi piacerebbe tornare in Italia e vivere nella natura. Siccome e’ un’idea astratta, mi piacerebbe prima sentire l’acqua. Ho guardato alcune case su internet, tanto per vedere l’effetto che fa. Poi, oggi mi sono improvvisamente “ricordato” che un mio amico ha una casa vacanza in Umbria. Ci va tre settimane l’anno, l’affitta 2-3 mesi e per il resto rimane vuota. Sono sicuro che se gli dicessi: “affittami la casa a prezzo di favore per i nove mesi che rimane vuota; conviene anche a te: te la curo e te la guardo”, lui mi darebbe subito le chiavi. Et voila’, 9 mesi praticamente gratis in Umbria, cosa che tra l’altro conterrebbe la possibilita’ di passare gli altri tre nel Paese di mia moglie, cosa che e’ in sintonia con la nostra visione. Incredibile! Io so da molto tempo della casa del mio amico, ma e’ solo adesso, che ho incominciato a costruire la mia visione, che vedo l’opportunita’. Prima non la vedevo. Non e’ che non c’era, non c’era la mia capacita’ di vederla! Poi magari dico: “adesso non e’ il momento di cogliere questa opportunita’” e prendermi la responsabilita’ di questa scelta. Ma quante case vacanza rimangono vuote in Italia ogni anno per 8-9 mesi?

    Comunque, tutta questa sicumera non mi ha impedito di cadere nel solito tranello. Ecco come. Pochi giorni fa ho fatto per la prima volta un quadro completo e accurato della mia ricchezza (liquidi, capitali, debiti, mutuo etc.). Mi ha fatto un certo effetto. Non ho scoperto di essere piu’ ricco o piu’ povero, ma vedere tutti i dati insieme e organizzati mi ha fatto scorgere nuove possibilita’ e relazioni. Poi una voce ha detto: “bene, se ti metti a fare altro, se segui la tua passione, qual e’ il reddito che vuoi avere?” Ci ho pensato qualche giorno, poi ho capito che questa domanda, di per se’ sensata, e’ nel mio caso prematura, e quindi ingannatrice. Io non sono neanche tanto sicuro di quale sia la mia passione. Devo esplorare molto. Ragionare cosi’ e’ come dire: “puoi considerare le tue passioni, ma solo quelle che garantiscono un minimo di X euros.” Oppure: “certo, puoi dipingere quadri, ma solo quelli che puoi vendere ad almeno Y euro.” Se parto da li’, mi paralizzo. Non succede niente. L’unica modo che conosco di produrre reddito al momento e’ quello da cui intendo distanziarmi. Ecco il tranello! Quando ho capito questo mi sono detto: forse la domanda giusta e’: “in che modo la mia situazione finanziaria mi puo’ aiutare, adesso e in futuro, ad esplorare le mie passioni e vivere una vita diversa in modo sostenibile? Che tipo di possibilita’ vedo in questo quadro? Quali altre potrei crearne? ”

    Mi sono dilungato per dire che nella mia esperienza la paura della sopravvivenza non si supera una volta per sempre; e’ importante restare in ascolto, con attenzione, e dialogare con questa paura, capire cosa vuole, cosa vuole dire e poi rielaborare le domande in senso piu’ utile per noi. Questa paura non si puo’ ignorare, combattere, vincere. Bisogna accoglierla e danzarci insieme. Attivamente. Spero che queste considerazioni siano utili anche ad altri.

    Simone, grazie per il tuo riscontro, per la tua opinione e per il tuo incoraggiamento. Avere compagni di viaggio che ti guardano e ti dicono: “questa e’ la mia impressione su cio’ che dici e fai” (e non “il mio giudizio”) e’ buono e utile per me. Sono contento di aver lasciato la schiera degli “osservatori” ed aver iniziato a dare il mio contributo (sono stato anche un “antitaliano” e sono tuttora un po’ “responsabile”).

    Buon vento anche a te, Simone, davvero. Certe volte penso che mi piacerebbe venire in barca con te. Mi piacerebbe andare a Itaca! Chissa’ che non succeda…

    E auguri, a te e a tutti voi, per un nuovo anno buono, fertile, pieno, ricco, passionale, sostenibile, coraggioso, e vivo.

    Stefano

    • Perfetto Stefano. Nulla da aggiungere. Ti stai occupando del metodo, dell’esprit. Cioè del senso.
      capiterà che navigheremo insieme, vedrai. ciao!

  13. Il post di Stefano è molto bello, complimenti. Io quest’anno sono rimasta a casa per le vacanze di Natale, di solito facevo un viaggio all’estero approfittando delle ferie che ho solo a Natale e ad agosto, ma quest’anno ho desistito presto nell’organizzazione del viaggio. Potrà sembrare strano in un anno di crisi, ma i voli dalla mia città per le varie destinazioni sono pieni da tempo, a fine novembre già non si trovava niente, ho cercato un po’, poi mi sono arresa. Sono molto stufa di questo sistema, di dover andar via quando vanno via tutti (pagando il doppio), di dover prenotare con mesi di anticipo per trovare posto, c’è una mancanza di libertà in tutto questo che è allucinante. Resto a casa a leggere e a curare gli affetti, oggi ho ri-letto il meraviglioso Maus di Art Spiegelman, mi ha fatto pensare tanto sulla guerra e sulla vita. Spero di cambiare lavoro il prossimo anno, ci deve essere un altro mondo possibile. Buon anno a tutti.

  14. Un caro saluto a tutti ed un sincero augurio di Buone Feste.

    Si consideri un passeggero aereo in fase post sbarco mentre raggiunge il nastro trasportatore atto al transito delle valigie stivate, fermandosi dinnanzi.
    Si contino poi numerosi giri di nastro (intercalati da colpetti di piede e alzate di occhi e ripetute ispezioni gratuite al cellulare) al termine dei quali risulta chiaro che la valigia del passeggero può tecnicamente dirsi missing-in-action e quindi è poco ma sicuro che non lo seguirà anche questa volta (come fa di solito) in modo sgangherato mentre lui s’en va, inciampando in prossimità delle interruzioni e/o dissesti nel reticolato di piastrelle che formano il pavimento.
    S’ipotizzi allora che, invece di avviare condivisibilissime procedure di esternazione del fastidio, agitazione, escandescenze e reclamo, il passeggero se ne stia fermo presso il nastro con le mani incrociate a formare una V dietro la schiena.
    Così, immobile e in silenzio, a pensare.
    I suoi pensieri – condizionati forse anche dall’effetto ipnotico del continuo scorrere del nastro – siano questi:

    Il nastro non è un nastro qualsiasi con la ‘n’ minuscola.

    E’ il solo ed unico Nastro esistente, punto di ritrovo per tutti i passeggeri del mondo sbarcati da voli in arrivo da ogni dove.
    Il Nastro è un gigantesco tapis roulant posto sotto la superficie o crosta terrestre.
    La Sala in cui si trova il Nastro è calda ed affollatissima perché c’è sempre più gente che atterra riversandosi al suo interno per recuperare i bagagli; ci sono passeggeri in posizione così arretrata da non avere idea di se e quando potranno vedere qualcosa passare sul Nastro.
    Le valigie sono troppe, è difficile riuscire ad avvistare la propria.
    Per agevolare la ricerca le persone decidono così di togliere dal Nastro le valigie più scalcinate ed ostili, lasciando girare solo quelle in buono stato e con maggiori chance di essere riconosciute .
    Le valigie – pensa a questo punto il passeggero – son le opere d’arte. Sono quadri, musiche, libri, piéce teatrali etc che viste nel complesso, mentre ballonzolano allegramente sul Nastro, rappresentano l’Arte che si esibisce dinnanzi ad una folla in fervente attesa di riconoscere o meno una valigia, per lasciarla o meno scorrere sul Nastro.
    Il destino dei colli rimossi poco importa allora nel momento in cui tutto diventa più chiaro, quando si capisce cioè che le valigie rimaste sul Nastro sono quelle più fighe e/o quelle di cui molti possono dire in infiniti modi diversi “è mia”, e che grazie a questo processo di selezione alcune di queste benedette valigie continueranno a girare e girare e sempre più persone riusciranno così a vederle, perfino i tizi del volo atterrato pochi minuti fa che ora se ne stanno in fondo alla Sala; e ad un certo punto si comincia a creare anche una specie di Timore Religioso alla sola idea di rimuovere certe valigie etc etc. [nota]

    Il nastro non è un nastro qualsiasi con la ‘n’ minuscola.

    Il Nastro è femmina, ha un nome famoso e altisonante. Si chiama Lemniscata ed ha forme sinuose, su di lei le valigie potrebbero continuare a girare per sempre.

    Il processo di consacrazione delle imprese umane più belle è portato a compimento da quel Nastro, dall’Infinito for Dummies, cioè l’infinito in versione compatibile con gli esseri umani che – pensa dopotutto il passeggero – è la sensazione del continuum, l’impossibilità di sentire lo iato tra un secondo e l’altro.
    … il Tempo!

    [nota] Ad ingrossare le fila della folla c’è anche la scrivente che a questo punto fa un inciso: da quando ha visto per la prima volta sobbalzare sul nastro una valigia con il cartellino identificativo SIMONE PEROTTI ha subito scommesso che quella avrebbe fatto un altro giro e poi un altro ancora, e difatti…
    E’ una valigia che sembra chiaramente piena di libri e di post-it con bei commenti lasciati da altre persone, e sempre più gente interessante dice di riconoscerla. La scrivente non fa mistero, con i vicini di folla, di quanto sia felice che quella valigia continui a girare 🙂

  15. Eccoci arrivati al conto alla rovescia con la fine dell’anno!
    Chissà se la maggior parte dei conterranei farà SENZA, di botti, botte, casini, morti e feriti, ubriachi e drogati…
    Speriamo quest’ anno vada meglio, visto i divieti imposti da molti sindaci.

    E poi, chissà cosa ci sarà da festeggiare?
    Vedo gente allegra e spensierata,con la voglia matta di trascorrere una serata trasgressiva: all’ insegna di che e di cosa?

    Capodanno e carnevale per molti si traduce nel festival dei deficienti.
    Il bolletino di guerra lo leggeremo domani,
    spero migliorato rispetto al passato.

    Vabbè, confidiamo in un futuro migliore:
    pace e serenità a tutti.
    VALE

    p. s.
    Perotti, una domanda indiscreta, se permetti? cosa ti affascina di NY, ove tutto è esagerato e di dubbio gusto, ove vi è ricchezza e povertà estrema, simbolo del consumismo più sfrenato ecc.
    Non ti sembra che la metropoli cult”città simbolo” sia l’ opposto della tua scelta di vita e dei tuoi pensieri?

  16. Grazie degli auguri Silvan! Sono una ballerina, di: danza classica, conteporanea, flamenco e anche di ballo liscio. Insegno (danza classica) da quasi vent’anni…! Anch’io mi unisco ai tuoi auguri ai ballerini e a chi ama danzare.
    A proposito: se vuoi, posso insegnarti il ballo del… qua qua!
    AUGURI a TUTTI per un 2012 ricco di… ilarità, e cose belle!

  17. Grazie Stefano,

    Felice 2012. Che sia l’anno in cui tu e tutti coloro che si stanno risvegliando, possano realizzare i loro sogni.

    Auguri profumati di fiori all’autorevole padrone di casa, Simone e a tutti voi, amici di tastiera

    Sarà l’anno delle persone capaci

    Carla

  18. …due Natali quando fa ho comprato Adesso Basta, letto e “strasottilineato”, ero già in fase downshifting da anni e non lo sapevo…Avanti Tutta è arrivato lo scorso inverno più o meno.. Il mio downshifting non è ancora completato, ma mi rendo conto che senza accorgermene gli ho dato tempo, calma, pazienza; insomma ho iniziato a lasciare andare le cose, gli eventi, la vita… Forse perchè manca poco o forse perchè sto entrando in una seconda parte della mia vita, sento che sto facendo pace con un lavoro che non amavo ma che mi ha aiutato tanto e mi ha supportato, come una famiglia, come un compagno, come qualcuno che ti vuole bene e crede in te (adesso riesco anche a commuovermi…:-)!). La mia famiglia d’origine ha fatto il possibile e forse nella sua rigidità mi ha insegnato a tenere duro,a non mollare! “DURI I BANCHI!” si dice da noi…
    Duri i banchi a tutti!
    P.S. Molto bello il tuo post Stefano…

  19. Caro Simone,
    Questa mattina ho cominciato a leggere “Avanti tutta”. Me lo sono fatto portare in America da mia madre, che e’ venuta visitarmi.
    Lo leggevo in metropolitana, sulla via per “il lavoro”. L’unico motivo per venire “al lavoro” in un giorno come oggi (e’ il venerdi’ di capodanno, quindi mezza giornata) e’ stato l’appuntamento con l’acupunturista vietnamita. Mi bruciano le mani, le braccia e le spalle. Sembra sia per la sedia, la workstation, il computer, l’iphone e il Blackberry. Sara’, ma io so che e’ il mio corpo che si ribella perche’ lo obbligo a compiere, spesso ossessivamente, azioni che non hanno sufficientemente senso per me. Riempito di aghi, non mi e’ sfuggita l’ironia che sono venuto “al lavoro” solo per curarmi di qualcosa che mi viene per il fatto di venire “al lavoro”.
    Dopo gli aghi, sono arrivato “al lavoro”. Volevo bere un caffe’, ma mi sono sentito in colpa perche’ era “gia’ tardi”. All’ingresso, ho scoperto di avere lasciato il badge a casa. La chiave del mio ufficio l’ho persa alcuni giorni fa. Mi sono sembrati eventi interessanti. La guardia giurata, che mi vede tutti i giorni, mi ha fatto un badge temporaneo, la cui funzione non e’ quella di aprire le porte, ma di certificare che io sono io.
    Quando sono entrato nel mio ufficio ho scoperto con orrore che le mie colleghe (sono quasi tutte donne) avevano organizzato un breakfast per una di loro (di noi) che se ne va. Per fortuna non me l’hanno detto in anticipo, cosi’ ho potuto evitare di portare cose da mangiare. Non ho niente di negativo verso la persona che se ne va. Principalmente, non provo alcun sentimento nei suoi confronti ne’ alcuna emozione rispetto al fatto che se ne vada.
    Sono stato tentato di evitare il breakfast, ma un misto di codardia e desiderio di quieto vivere mi ha fatto capitolare. Difficile comunque tenere a bada, specialmente in una mattina come oggi, il pensiero che per scelta non spenderei neanche un minuto con le persone che siedono intorno al tavolo.
    Il tavolo era stracolmo di alimenti zuccherosi, in quantita’ molto maggiore rispetto a quella consumabile. Nessuno vuole essere da meno, e tutti portano molte cose. Mi sono seduto e ho cercato di mettere su il sorriso di rappresentanza. Non convince nessuno, pero’ e’ il massimo che riesco a fare in queste occasioni. L’unico problema e’che tendo a irrigidirmi, cosi’ mi sono offerto volontario per versare il succo di frutta. Purtroppo la bottiglia si e’ rivelata di plastica morbida, cosi’ me lo sono rovesciato sulla camicia e sul vestito. Mi sono guardato intorno e ho compreso che questo era un momento speciale, perche’ segnava chiaramente l’inizio del mio downshifting. E’ stato bello sentire il passaggio dalla fase di riflessione a quella di pianificazione, azione. Pensieri non nuovi, ma con una risonanza diversa nel mio cuore.
    Ho sentito anche la paura dell’urgenza, ma mi sono venute in mente le tue saggie parole, la liberta’ per, il coraggio della costruzione rispetto all’illusione del salto nel buio. Ho sentito gratitudine nei tuoi confronti.
    Il breakfast e’ proseguito. Come spesso in queste occasioni, mi sono dissociato e rifugiato in pensieri separati dalla realta’ circostante. Ho pensato alle cose che avrei potuto fare in quest’ora. Avrei potuto danzare. Avrei potuto scattare fotografie. Avrei potuto passare del tempo con la mia bimba che e’ appena venuta al mondo, guardarla con attenzione. Avrei potuto segare a pezzi l’albero che e’ caduto nel mio giardino. Avrei potuto pulire le grondaie. Avrei potuto sedermi alla scrivania per cercare di capire davvero cio’ che so fare, cio’ che mi piace fare e essere, e fare alcuni ragionamenti di sostenibilita’ finanziaria sul futuro. Avrei potuto anche starmene da solo, ascoltarmi. Stranamente, la gioa per l’esistenza di tutta questa vita possible e’ stata superiore al dolore di aver sprecato un’ora della mia vita.
    Finito il breakfast sono andato a parlare con il mio capo, che e’ anche un amico. Il discorso e’ andato sul nonsense della vita organizzativa, soprattutto nel posto dove siamo. Abbiamo discusso della difficolta’ di lasciare l’identita’ affibbiata dalle organizzazioni, della sfida di costruirsene una propria. Mi sembra che entrambi siamo in movimento. Siamo qui, ma anche no.
    Io sono in movimento da piu’ di dieci anni, da quando ho rinunciato ad una prestigiosa cattedra accademica che sul cartellino del prezzo aveva la mia anima. Ricordo ancora con gioia e orgoglio la buca delle lettere dove impostai la mia lettera di dimissioni. Mi accorgo che “adesso basta” e’ qualcosa che fa gia’ parte della mia esperienza, l’ho detto la prima volta dieci anni fa. E’ li’ che ho iniziato a esplorare cosa voleva dire “libero per” e a muovermi per approssimazioni successive. Molto e’ successo, quasi tutto buono. Ma non ho ancora trovato cosa significa, per me, “andare a vela”. E sono ancora nel sistema, anche se ho ridotto molto la velocita’, l’attaccamento, la dipendenza. Ma sono piu’ forte, esperto e pronto.
    E adesso che sono qui a scriverti con le mani che mi bruciano, sento che il 2012 sara’ l’anno in cui qualcosa di importante si rivelera’ e guidera’ la costruzione della prossima mossa, che sara’ piu’ chiara, piu’ coraggiosa, piu’ profonda, piu’ vitale … e allo stesso tempo piu’ semplice. Ti voglio ringraziare per i tuoi spunti, le tue testimonianze, i tuoi racconti.
    Il vietnamita sembra saggio, e ha detto che il 2012 e’ l’anno del Dragone. Io ci sono. Avanti tutta.
    Buon anno,
    Stefano

    • Che bello quello che scrivi Stefano. Fa venire i brividi, fa capire fino in fondo quello che ti sta accadendo. Almeno per chi abbia voglia di leggerlo con attenzione. E si vede la lucida, fredda, appassionata (fredda e appassionata…) determinazione di chi agirà. Freddi e appassionati, ecco cosa dobbiamo essere per farcela. Duri e teneri, creativi e calcolatori. Riba per stomaci forti, per gente che, appunto, come te, è partita dieci anni fa per muoversi oggi. Non parli di soldi in quel che scrivi, che dio ti benedica. E infatti, tra tanti che ho sentito, sei uno di quelli che mi pare più pronto, più sulla giusta lunghezza d’onda con se stesso. Io non sono nessuno per giudicare altre vite, che tra l’altro non conosco, ma ti vedo bene. L’anno del dragone, che sia un dragone a te favorevole.
      ciao!
      Buon vento!
      Salutami New York, città che amo, dove sono stato spesso e a lungo, e dove ho molti bei ricordi.

  20. Vale, credimi: è tutta questione di priorità; per ogni cosa basterebbe chiedersi se è indispensabile, utile o superflua. La maggior parte delle persone considera il cellulare indispensabile, io insisto a considerarlo utile. Utile nelle emergenze, per giunta: se di emergenze non ne ho, è solo superfluo. Al solito, quando la tua scala di priorità è diversa da quella della maggior parte delle persone, ti tocca passare da eccentrica. Ormai ci sono abituata.

    Buon anno a tutti!

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