Nasce l’Ufficio di Scollocamento

L’idea di un Ufficio di Scollocamento è nell’ultima pagina di Avanti Tutta (Chiarelettere). La pubblicai come una provocazione, ma l’associazione Paea e il giornale web Il Cambiamento l’hanno presa per buona, studiata, e ora nasce davvero il primo Ufficio di Scollocamento. Che roba… Fantastico.

Io, lo dico subito, ho prestato l’idea avuta con Paolo Ermani, la mia consulenza gratuita, farò anche qualche testimonianza, ma non ci lavoro. E’ un’iniziativa culturale e imprenditoriale di Paea e del Cambiamento. Ci mancherebbe che io, il primo scollocato dell’era moderna, mi rimettessi a lavorare… Ciao!

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103 pensieri su “Nasce l’Ufficio di Scollocamento

  1. va bene, direi che può bastare, lascio spazio a discussioni più costruttive e mi defilo. Ci sentiamo sul prossimo post 🙂

  2. @1light, sapessi quanto mi diverto io a leggere certi commenti! il più recente della Signorina mi ha stravolto di risate! Grande Signorina!
    No, carissima, io non lavoro nella comunicazione, ma nell’editoria (e il caro Fabio rosica…).

    @ La Signorina, nella tua estesa ignoranza neanche sai che lo zimbello è un bellissimo uccello che volando attira e alletta altri uccelli… nella Rete.
    Circa l’umiliazione: ma mi FACCI il piacere!
    Spero di leggere presto altre tue castronerie. Ho tanta voglia di divertirmi.
    Sei ridicolo!

  3. …però, quanto siete simpatici!
    Io mi sto divertendo un mondo a leggervi!
    Bic, se il corso di scollocamento fosse gratis, ci si fionderebbero in migliaia. Quindi si fa una selezione e mi rendo conto che è economica. E’ comunque una cifra accessibile a molti, per un progetto vitale per ciascuno di noi. Se serve a chiarire le idee di qualcuno che si è reso conto di star consumando la vita ad arredare il proprio tunnel, allora ben venga!
    E’ un inizio, magari ora nascerà un’altra iniziativa simile, magari chiederanno meno, così è il mercato.
    Da quello che ho capito stai lavorando nella comunicazione, giusto? Ti stai preparando per uscire da quel settore o ci stai bene e farai il tuo percorso ds “da lì”? Mi interessa saperlo.
    Fabio (se sei quel Fabio): e la collega??? 🙂

  4. Vergognati tu maestrino Fabio e impara, oltre che il corretto uso delle correzioni, l’educazione nel rivolgerti ad altri, che, oltretutto, non conosci.
    Vergognati della tua spocchiosità, supponenza, arroganza, prepotenza. E leggiti il libro “Viva il congiuntivo!” , in copertina l’immagine di Totò che esterna: ma mi FACCI il piacere!

  5. @maestrino Fabio, ma tu sei in grado di distinguere gli errori di battitura (refusi), dalle espressioni di ignoranza?
    Evidentemente no. Impara a farlo.

  6. Bic ma sei proprio una zappa! Se il tuo errore è “evidente”, non puoi usare il congiuntivo, che è il modo verbale dell’incertezza! Devi usare l’indicativo! “E’ evidente che nel caso del mio errore si tratta di…”. Mamma mia e ti fanno lavorare pure da un editore. Oiomamma. La Signorina, dopo questa, meglio che…

  7. Bambino signorina: il mio errore è evidente si tratti di un refuso, il tuo è evidente si tratti di IGNORANZA.
    Commenta tranquillamenti i miei interventi, io non faccio altrettanto con i tuoi: non dici proprio nulla di interessante che valga la pena di commentare.

  8. @bic: scusa, non resisto, devo per forza farti notare che “connesione” si scrive “connessione” LOL. (ok, ora la smetto con questa bambinata del correggersi a vicenda) 😀

  9. @bic non devo giustificarti niente, intervengo su quello che mi pare, faccio quanti errori di ortografia mi pare e quando ho voglia commento i tuoi interventi. Benvenuto/a in internet.

  10. Il futuro lo vedo nei servizi a domicilio. La popolazione invecchia, inesorabilmente, siamo destinati ad avere un corpo funzionante a lungo. Ma si vivrà molto in casa. Già ora sento parlare anziane signore del loro rammarico di non potersi muovere autonomamente e di dover dipendere per ogni minima necessita da qualche figlio che dedichi tempo ad accompagnarle. Per la fisioterapia, per tagliarsi i capelli, per la pedicure che non riescono a fare da sole. Il futuro é nei servizi agli anziani a domicilio. Anche per compensare i costi, ormai proibitivi per chi gestisce attività del genere, di negozi in cui esercitare l’attività. Vogliamo parlare anche della crisi che farà senz’altro recuperare mestieri dimenticati, come quello del ciabattino? Io non avrei dubbi. Frequenterei un corso per imparare una o più attività manuali.

    Un appunto. Ma quanto mi infastidisce quell’ufficio di scollocamento con le iniziali maiuscole. Una roba da non crederci. Forse perché é in stridente contrasto con le iniziali minuscole dei nomi propri. Che la causa abbia già preso il sopravvento, schiacciando gli individui minuscoli?

  11. La Signorina: non sono all’oscuro (non si dice “allo scuro”, dai…) di quanto sostieni; ma spiegami: che c’entri tu con il sito di simone e con mia connesione?
    Tra le altre cose io scrivo da un pc non di mia proprietà, quindi?.

  12. @nonna papera perché ripeti di non sapere fare nulla? per esempio sai scrivere, e lo sai fare molto bene (meglio di tanti “scrittori”…). Hai mai pensato di usare, in uno dei tanti modi possibili, questa tua abilità?
    Complimenti e sinceri auguri.

  13. ciao, io sono stata “scollocata”, mio malgrado. Non ho dovuto nemmeno pagare i soldini per l’iscrizione al corso. Faccio la mamma a tempo pieno adesso e il downshifting lo pratichiamo obbligatoriamente dovendo campare con 900,00 € al mese in 4 (io, mio marito e i due bimbi di 11 mesi e 6 anni). In molti come me stanno sperimentando lo “scollocamento involontario” in questo periodo. Non credo che gli organizzatori di questo corso faranno molti affari! Non conosco molti manager drogati di lavoro, lo ammetto, a me sta cosa del corso, in realtà ha fatto venire un po il nervoso. Più che la filosofia della decrescita, dovremmo forse seguire il buonsenso dei nostri nonni, niente sprechi e consumismo estremo che oltre ad essere immorale, ci ha portato a questo punto. Saremo tutti (purtroppo) costretti nostro malgrado a vivere con meno, abituiamoci.

  14. @bic come se registrare l’indirizzo IP fosse reato santo dio… purtroppo sei allo scuro del fatto che è un dovere di legge per il possessore di un sito tracciare l’IP di chi più scrivervi commenti, tanto che wordpress (il software che sta alla base di questo blog) lo fa già in automatico.

  15. Silver Silvan says:
    18/02/2012 at 19:04
    “Nonna Papera deve essere Bic in incognito”
    No,non sono Bic in incognito – tutto quello che ho scritto è vero, è la mia vita reale dal 2007 ad oggi.
    Non so come diavolo si fa a mettere la fotina sul post, ma se lo sapessi fare ce la metterei volentieri, è giusto e onorevole mettere la faccia quando si scrive qualcosa.
    Comunque, a parte questo: rientro nel blog per puntualizzare una cosa che ho scritto un pò in fretta, ma che desidero approfondire – e cioè “come tutto è iniziato”.
    Ho già scritto che l’innesco a me l’ha dato la perdita del lavoro. A differenza di chi – come l’ottimo Perotti (colgo l’occasione per dire che è un uomo che stimo e rispetto, e sono sfavorevolmente colpita da chi lo accusa di incoerenza) – ha fatto una scelta, io la scelta l’ho subita.
    A questo punto, nasce spontanea la domanda: se non avessi perso il lavoro, avrei fatto downshfting?
    E beh, amici: la risposta è sì.
    E allora, non sarà che inconsciamente ho manovrato per perderlo, quel lavoro, e trovarmi a cambiar vita?
    La risposta è no, forte e chiaro.
    Per un semplice motivo: ho sempre saputo i miei limiti.
    Io non sono Simone: l’ho già detto e lo ripeto, a differenza di lui non so far nulla di utile/vendibile e non ho potuto trasportare nella mia nuova vita le relazioni “utili” allacciate nella vecchia.
    E sapevo bene che se avessi lasciato il lavoro, avrei perso qualunque mezzo di sostentamento per sempre.
    E infatti, così è stato.
    Ho lavorato 24 anni di cui gli ultimi 9 precari, ho cambiato 14 aziende, ho cambiato 5 mestieri.
    Una vita professionale frammentaria, incoerente e affetta da un male incurabile: la falsa partenza (ma questo è un discorso lungo).
    Fatto sta che non sono mai riuscita a seminare, e chi non semina non raccoglie.
    (Il Perotti ha ben altro percorso, e ben altro spessore dal mio).
    Perciò, ecco il downshifting involontario.
    Però alla prima domanda ho risposto “si”.
    Ed è proprio quel “si” che mi ha protetta e mantenuta in vita finora, centrata e serena come sono.
    Quello che voglio dire è che, pur consapevole che era l’inizio della fine, io – fin dal primo giorno che mi sono trovata senza lavoro e senza speranze – non ho mai avuto rimpianti.
    Paura sì, e tanta: ma rimpianti, no.
    Ero profondamente infelice.
    Mi ero anche ammalata.
    Non potevo più andare avanti.
    Quando ho ricevuto il benservito, non ho urlato di gioia, ci mancherebbe.
    Ma ho preso la cosa con un misto di rassegnazione, angoscia, sollievo e curiosità.
    E’ un sentimento difficile da spiegare.
    Sono guarita dai miei mali?
    Da quelli di prima sì, ma me ne sono venuti altri: ci convivo, spavalda.
    Non è facile vivere sapendo che la miccia è accesa, e si sta consumando.
    Tornerei indietro?
    No: anche se ho una bomba ad orologeria in mano.
    Cosa mi ha aiutato di più a fare downshifting?
    La mia granitica sobrietà, regola di vita dalla nascita, imposta dalla famiglia e ora benedetta come unico e prezioso patrimonio personale, quello sì inesauribile.
    E il desiderio di libertà, altrettanto granitico e innato.
    Perchè non cerco di imparare a fare qualcosa di utile, visto che dico sempre che non so far nulla?
    Questo potrebbe disinnescare la bomba…
    Beh, qui il discorso si fa complesso e molto penoso.
    Non lo affronto mai, a parlare di queste cose non si viene mai creduti, e talvolta si viene anche svillaneggiati.
    Qui posso solo dire che non sono affezionata alla bomba, e che la lancerei volentieri lontano.
    E che alla mia tappa ho realizzato – dopo anni, mio malgrado e dopo molti sforzi – che non contano tanto le competenze nuove che puoi acquisire, ma contano molto di più credibilità (qualunque cosa tu faccia) e relazioni.
    Ed è questo il vicolo cieco in cui si trova chi fa downshifting suo malgrado.
    Perciò, se dovete fare downshfting, fatelo.
    Con o senza l’Ufficio di Scollocamento, e a modo vostro: non importa.
    Ma fatelo in condizioni minime di sicurezza, altrimenti vi sfracellate.
    Vorrei anche dire la mia sull’Ufficio di Scollocamento.
    Io sento che si tratterà di un’iniziativa di alto profilo e onesta.
    Non ho nemmeno un dubbio su questo.
    Come lo so?
    Lo sento:lo so, e basta.
    I partecipanti non hanno nulla da perdere; in quanto al guadagnarci, ognuno porterà a casa cose diverse, ma non resterà a mani vuote.
    Fossi una workaholic, parteciperei?
    80% sì, 20% no.
    Se dovessi scegliere tra un week end all’Ufficio di Scollocamento, e un week end a imparare come si fa la fusione metalli a cera persa, o la tecnica del mosaico bizantino, forse sceglierei di far andare le mani.
    Ma non perchè l’Ufficio di Scollocamento è una “sòla” come dicono a Roma, ma semplicemente perchè mi è sempre piaciuto far andar le mani.
    Infatti, tra i vari lavori che ho fatto, sono anche stata ceramista per due anni (e per farlo, mi sono diplomata a Faenza).
    Peccato non ci si possa vivere: la ceramica è una cosa fantastica.

  16. PS:
    nel mio precedente commento, al punto:

    “Certamente leggero’, magari meno assiduamente, ma sempre leggero ” ovviamente manca l’accento sul secondo leggero’ ..
    Di nuovo,
    buona giornata a tutti !

  17. Ieri mi sono andata a leggere l’articolo su FQ e, da lì, sono approdata al sito del Cambiamento, leggiucchiando qui e là. Ho sempre sostenuto che, per quanto mi riguarda, il downshifting ha a che fare con un’esigenza interiore, manifestatasi vent’anni fa a seguito di un lutto. C’é poco da aggiungere. Questo tentativo di dare una forma esteriore e standardizzata ad un’esigenza interiore, da tradursi individualmente in atteggiamenti conseguenti e dunque coerenti, mi irrita non poco. So anche il perché: da sempre, m iirritano i siti monotematici, dove tutto viene subordinato alla causa, annullando le differenze, preziosissime, perché le si vede come una sorta di tarlo minaccioso della compattezza del gruppo. In genere, una truppa di pecore e, a quel punto, chi se ne frega di che colore sono. Non so cosa pensare di questi corsi, io non li seguirei sia perché detesto che uno mi mostri la strada da seguire, sia perché non vedo come un percorso individuale lunghissimo possa trasformarsi in una lezioncina di un weekend. Ma se qualcuno ritiene che sia istruttivo e i soldi vuole spenderceli, buon per lui e buon per chi i corsi li tiene. E chi ha avuto l’idea é giusto che si senta gratificato, se sarà servita anche ad una sola persona a chiarirsi le idee, visto che da solo non ci riesce. Leggendo questo post, l’altro giorno, riflettevo sul fatto che qualsiasi sistema fondato su maggioranza e minoranza é destinato a crollare quando la minoranza diventa maggioranza, funziona così da sempre. Ogni sistema contiene al suo interno i germi che lo infetteranno e lo faranno cadere. Ma a me non viene in mente niente di diverso da quel che capita quando il contrappeso si sposta da una parte all’altra, ad esempio su una barca a vela. Prima erano tutti di qua, ora sono tutti di là. Uno o pochi altri sono al timone a decidere la direzione. Il contrappeso serve a chi vuole mandare la barca in una direzione piuttosto che in un’altra. Ci si sente utili, tutti compatti, si ha un peso, più si ë più si ha un peso e si va nella direzione che si reputa giusta e condivisa collettivamente. Spiacente, io non sono capace di ragionare in base all’appartenenza ad una comunità, da sempre. Quindi mi sento un pesce fuor d’acqua, quando sento la parola altisonante “cambiamento”. La natura umana non cambia, le persone non cambiano, siamo i soliti cavernicoli che hanno imparato a farsi la guerra in modo diverso, con armi diverse. Ma l’idea di progresso inteso come evoluzione, miglioramento di un gruppo esteso di persone mi fa sbudellare dal ridere quando si pretende di farne una cosa condivisa. L’esperienza mi insegna che dietro ci sono solo degli abili manovratori che vogliono cambiare direzione spostando il peso dell’opinione pubblica da un’altra parte. Andate avanti voi, che a me viene da ridere.

  18. Nonostante il mio commento precedente, non posso che apprezzare come sempre la cordialita’ e la pacatezza del padrone di casa, ovvero Simone.
    Certamente leggero’, magari meno assiduamente, ma sempre leggero questo blog, non fosse altro perche’ non vorrei cadere proprio io vittima di giudizi affettati , scaturiti magari solo da un post su tanti.
    Il mio discorso ovviamente era teso a puntualizzare quanto sia ‘pesante’ la cosa, se ci si pensa, che per imparare ad ‘uscire dal lavoro’ da parte di alcuni , questi ultimi si debbano ridurre a pagare per un corso che insegni loro ad essere piu’ liberi,..
    certamente , leggendo qualche commento precedente, se questo ‘costo’ va a comprendere comunque un weekend in un agriturismo, comprensivo di vitto, alloggio e trasporto, allora e’ pienamente giustificabile.
    Cio’ che trovo non comprensibile, forse perche’ sono abituato a fare da me le mie scelte ed esperienze, e’ come ci si possa ridurre a dover pagare per riacquistare il proprio tempo, ovvero, ma ci sono davvero i malati di lavoro? Mamma mia, io l’ho sempre preso solo come fonte di sostentamento, e gli ho dedicato, da qualche anno a questa parte, sempre il tempo strettamente necessario, mai di piu’, se possibile (part time e simili) meno del full time che vorrebbe tutti con la testa occupata perennemente, e pensare che c’e’ chi si possa dover far insegnare come riappropriarsi della sua vita, fa davvero pensare…
    Buona domenica Simone, e buona vita a tutti voi !!

    • grazie a te, contrariamente a quanto pensa qualche buontempone, qui non solo si discute e ci si confronta, ma lo si fa sempre molto volentieri. ho preso spunto dal tuo post per scrivere un nuovo pezzo, non tanto riferito a te, ma in continuità con cose a cui stavo pensando in questi giorni. ciao!

  19. Uhm,
    adesso si inizia a parlare di ‘corsi’ per scollocamento, di ‘personal coaching’ per i workaholics, a quando il manuale del perfetto downshifter ??
    Nulla in contrario, ma sinceramente sono cose di cui non mi aspetto di leggere e sentir parlare in un blog che era iniziato con tuttaltro tenore…
    Leggere poi di alcuni che addirittura giudicano la cifra , il costo , in linea con quello che potrebbe venire richiesto per corsi di altro tipo (e di tutt’altro valore professionale, perche’ diciamolo, 250 euro per insegnare a scollocarsi, e’ francamente un furto, visto che di professionale in questo ‘corso’ ci sara’ ben poco o nulla…), leggerlo proprio da chi invece dovrebbe, o almeno si e’ prefissato di scalare la marcia, e quindi di vivere con meno spese inutili (e questa , scusate, ma mi pare proprio una di quelle …), fa riflettere molto sul quanto la gente prima dica una cosa, voglia una cosa, e poi alla fine, si fa prendere e ne finisce per giustificare o fare un’altra.
    Anche perche’ penso che la risposta ai propri limiti, alle proprie problematiche, ognuno di noi la debba cercare da solo, al suo interno, chiedendosi prima di tutto quali siano le cause che hanno originato questi problemi, non certo ricorrendo al modello americano (e secondo me inutile quanto pretenzioso…) del ‘guru’ che sa, che dice, che con la sua parola sistema tutto…

    Se una persona e’ veramente ‘work addicted’ nessun parlatore potra’ farci nulla, finche’ questo individuo non fara’ un’attenta quanto introspettiva e personale analisi di se stesso, delle sue paure, delle sue mancanze, della sua vita.
    Mi ha fatto molto piacere leggere i post finora pubblicati, ma penso che con questa mia reply salutero’ questo blog, che , volente o nolente, sta prendendo tutt’altra direzione dalla rotta che si era tracciato con i primi memorabili post…

    Saluti e buona continuazione .

    • Dante, ciao. I blog li fanno chi ci scrive, più che chi propone i temi. E in questi giorni, tutto sommato, le opinioni stanno rendendo piuttosto interessante la riflessione. Direi dunque che il blog sta confermando la sua missione più di spazio aperto alle riflessioni che di mio personale spazio di scrittura. Ti invito dunque a rimanere, non fosse che per il tono delle tue argomentazioni, che personalmente apprezzo.

      Quanto all’Ufficio di Scollocamento, permettimi di non essere d’accordo. L’idea è nella pagina finale di Avanti Tutta. Non una voce ho ricevuto di biasimo per quell’idea, anzi, moltissime suggestioni, contributi, plausi. La sua provocatorietà, controintuitiva in un momento di ansia da collocamento, ha convinto e interessato migliaia di persone, con mia grande soddisfazione e curiosità. Qualcuno (Paea e il Cambiamento) hanno studiato e realizzato quell’idea, che io potevo registrare ed esercire e che invece, per parte mia, ho regalato. Tu saprai, immagino, che le idee sono la cosa di maggior valore in questo mondo dominato dall’intellectual property. Conosci molte persone che regalano idee che abbiano valore? Io no…

      Per altro, ho anche dedicato tempo e risorse per svilupparla, sempre gratuitamente. Mi è parso uno dei benefici effetti della mia scelta, poter dedicare tempo gratuito a quello che mi piace, aiutando perfino gente in gamba, da tempo impegnata nel cambiamento del mondo (che se non ci lavora nessuno non cambierà mai. Le idee sono belle, poi bisogna sporcarsi le mani e tentare di realizzarle, altrimenti sono inutili. Per me come si sa è uno sforzo vano, ma ammiro chi non perde le speranze e se posso lo aiuto). Da parte mia non vedo contraddizioni in questo, semmai continuità col mio pensiero.

      Quanto a come si cambi, se sia possibile farlo da soli o se sia necessario fari aiutare, direi che ci sono casi e casi, come sempre. Come per chi voglia smettere di fumare o di bere o di drogarsi, c’è una minoranza che trova dentro di sé le risorse, che ha la forza, in qualche angolo del proprio spirito, per risollevarsi, liberarsi e ricominciare. Poi c’è la maggioranza, che invece quella forza non ce l’ha. Trae beneficio e a volte stimolo dai libri, o dalle frequentazioni o ha bisogno di guide, qualcuno che li aiuti. Io a questa seconda ipotesi, lo ammetto, ci credo poco. Non so come si possa aiutare gli altri veramente. Tuttavia, ammetto che psicologi, uomini saggi, scrittori, filosofi, pedagoghi, esperti hanno un ruolo sociale importante. Fanno da stimolo, offrono occasioni di riflessione, indicano la via per alcuni passaggi del guado, confortano, danno informazioni. Per chi non ha forze proprie bastanti, non è poco. Mi pare dunque che abbia senso, da parte di Paea e del Cambiamento, tentare.

      In tutto ciò, che ha carattere di proposta, di iniziativa, che può essere semplicemente accolta, osservata o tralasciata, non vedo contraddizioni. A me le iniziative, le azioni, piacciono più delle parole. A me chi si incammina piace più di chi se la racconta troppo. Tentare, è già riuscire, in qualche modo. Non farlo è certamente fallire. Le modalità del tentativo, poi, sono insondabili. Sai tu quale sia quello giusto? Lo so io?

      Sarebbe un po’ come a dire che io, deluso dalle troppe parole e pochi fatti, chiudessi il blog perché deluso circa lo spread (!?) tra l’enorme entusiasmo ricevuto per i miei libri, il cambiamento, il downshifting, e l’effettivo cambiamento delle persone. “Dicevate tanto… ma poi non avete effettivamente cambiato vita. Basta, sono deluso, chiudo il blog”. Te lo immagini? Non è un po’ la stessa cosa quel che tu dici?

      Qui le opinioni sono le più varie, e la varietà aiuta. Io sono esattamente dov’ero quando questo blog è iniziato, non ho mosso il timone di un grado bussola. L’ispirazione che ho, il senso che ci trovo, sono gli stessi. Ma lungo la via, è possibile che i compagni di rotta cambino. Fa parte del viaggio. Un saluto.

  20. Oh mia bella Silvan,
    non rovinarmi la reputazione in piazza,
    sai che sono un bravo guaglione e per di più timido.
    Mi cacci in difficoltà e ti diverti alle mie spalle
    Eh, no non ci si comporta così.
    Ultimamente solo ed abbandonato a me stesso,
    mi racchiudo nei miei pensieri.
    Se mi paragoni al nanetto mi incazzo,
    (non è vero), con tutti gli esempi che ci sono da fare, eddai…

    Beh, comunque preferisco essere agitato,
    ma non in astinenza.

    Discola di una anconetana…

    un basin
    VALE

  21. Figa galera, biche, io non entro nel merito del diverbio di opinioni che si sta qui formando. Lo trovo poco stimolante ed alquanto banale. Se a qualcuno non interessa un argomento od una tematica, un’opinione o la trova negativa e persino fastidiosa, dopo averlo fatto capire possibilmente in modo educato e rispettoso, ri ritira in buon ordine, in quanto sarebbe per costui inutile sprecare il proprio tempo e le proprie energie intellettuali per qualcosa che non lo interessa affatto. Almeno io la penso così.

    Solo vorrei, se me lo consenti, fare una piccola puntualizzazione riguardante l’uso delle parole in maiuscolo. La grammatica italiana non prevede l’uso delle maiuscole per sottolineare il significato di una parola o per porla in evidenza. Esiste all’uopo un’apposita punteggiatura ed esiste soprattutto la capacità linguistica di esprimere, con una prosa sintatticamente ed ortograficamente corretta, quello che si vuole dire o far capire.

    Ciò detto, trovo anche io che un corso di “scollocamento” a pagamento sia una vera e propria bestialità e non ho mancato si sottolinearlo in modo ironico. Tuttavia, non mi permetterei mai di giudicare e di offendere coloro che questo corso propongono e coloro che in un corso del genere credono.
    Anche se naturalmente personalmente penso che una cosa del genere sia proprio, come dire (?), il non-plus-ultra del consumismo e di tutto quello che di negativo nei sistemi del mondo occidentale moderno vogliamo trovare che di fatto c’è. Per fare una piccola analogia sarebbe come se un politico si facesse pagare per tenere un comizio o per arringare la folla, invece che per convincere chi lo ascolta delle proprie idee e della bontà delle proposte. (Poi naturalmente il politico si fa pagare dal popolo, o meglio, ruba al popolo … ma questo è un altro discorso).

    Ciò non di meno in questo blog io trovo molti spunti interessanti e molte opinioni condivisibili.

    Che il consumismo e la distruzione del ambiente abbiano raggiunto limiti preoccupanti, che ci dovrebbero allarmare tutti, è fuor di ogni dubbio. Che vivere per lavorare non renda felici, mentre lavorare per vivere forse non rende felici, ma consente di godere di una determinata serenità e di cercare e trovare un proprio individuale equilibrio, è altrettanto sacrosanto.

    Le esperienze che qui si condividono sono innanzitutto esperienze umane e quindi imperfette, ma tutte degne di massimo rispetto. Così come a mio avviso è doveroso portare rispetto a colui che questo spazio mette a disposizione ed a tutti indistintamente, a prescindere dalle loro opinioni.

    Provocare, denigrare l’opinione altrui e cercare di trasformare questo dibattito in una caciara è infantile ed ingeneroso.

  22. Mi fa riflettere avere letto che la exit stategy dalla vita stessa sia stata presentata, per ora almeno, come una revolverata (se ho compreso…) o come il lanciarsi da qualche piano di altezza (il riferimento al regista). Mi sovviene un dubbio: qualcosa di meno cruento no? Posto che riconosco alle persone il diritto di decidere per sé, esistono anche soluzioni farmacologiche se proprio si decide per questa possibile exit strategy. Forse a riguardo in Italia siamo ancora molto indietro sull’ argomento.

    Io non ci provo nemmeno a fare una lista a Bic di quelle che trovo siano le sue contraddizioni. Credo pure che se il mondo fosse fatto di individui senza contraddizioni allora tutto sarebbe assai più noioso, insipido. Viva Dio, io pure dispongo delle mie contraddizioni: sono salvo!! 🙂
    Ma il punto credo sia un altro: Io come persona ho le mie opinioni, per alcune di esse ho una maggiore sensibilità, posso parlarne, ma non ritengo di avere il diritto ad insistere a ripeterle e puntualizzarle. Quando provano a farlo con me lo interpreto come una forma di molestia.
    Io soprattutto ritengo che i dibattiti non debbano avere come obiettivo di persuadere verso la verità migliore a cui giungere, piuttosto sono uno scambio di stimoli che ciascuno riceverà in maniera differente.
    Bic ritengo che tu ti sia a sufficienza spiegato in merito ai tuoi punti di vista. Se hai altri argomenti da apportare allora é un conto, altrimenti dei commenti ulteriori in cui non aggiungi nulla di nuovo che possa essere di utilità ai frequentatori di questo blog é una forma di spamming.

  23. Ehi, ma che delirio. Però divertentissimo, devo ammetterlo. Anche perché se aspettiamo il Perotti, per divertirci, tanto vale tagliarsi le vene. Invece questa situation comedy richiama svariati giochi sociali. Da Il tribunale a Perché non, sì ma a Il difetto. Nel frattempo mi sono sbafata un the coi pasticcini, adoro i pasticcini ultimamente, e quindi vi mando tanti saluti dal mio dessert interiore.

    Un grazie a Mauro per l’istruttivo aneddoto musicale.

    Chefa Elena, mi sono sbagliata. Nonna Papera si riconosce dai piedipiatti, ma quelli che l’accompagnano, cioè la polizia postale, evocata da qualcuno. Nonna Papera deve essere Bic in incognito, non a caso tradito dalla … penna.

  24. Sì, 1light, a me dai l’impressione non solo di essere superficiale e vanitosa, e ben altro.
    E basta con sto DS da condividere: lo ripeto: il VERO REALE AUTENTICO e DURATURO CAMBIAMENTO è un PERCORSO INTIMO E FATICOSO, e, SOPRATTUTTO INDIVIDUALE.
    MIA PERSONALE OPINIONE (forse Simone concorda…).

  25. Avvelenato io?? leggi meglio, e trova CHI è INTRISO di VELENO e di VIOLENZA verbale: NON IO! Ripeto: IO SONO un MITE, ma non mi faccio mettere i piedi in testa da NESSUNO (TANTOMENO da VIOLENTI DITTATORI!) e, anche se tanti mi vorrebbero zittire, io replico, adeguandomi ai toni; finché perotti non mi censura definitivamente, come ha più volte minacciato di fare (quindi se non appaio più sappiate il motivo… e riflettete).

    Mi son fatto un giretto sul blog de Il fatto quotidiano: ah ah ah… TUTTI i commenti concordano con me circa il caro-prezzo e la SCARSA ETICITA’ del corso Ufficio di Scollocamento.
    E già reclamizzano il secondo: altri 250 euro (e siamo a 500!), poi è prevista un’altra decina di incontri…!
    Meditate…

  26. No Bic! L’ho ammesso subito che sono andata lì per mettermi alla prova. L’ho fatto in base ad un mero calcolo di opportunità: muovermi nel mio ambiente, parlare un pò in inglese riguardo ad attrezzi e piante, scroccare una settimana di vitto e alloggio. Ma tranquillo che è proprio andata così! Ds no zé mona!!!!
    Non me ne frega niente di raccontarlo per vanità, non ci siamo capiti. Do l’impressione davvero di essere così vanitosa e superficiale? Non è bello. Preferisco essere considerata una cinica opportunista che è più giusto.
    Io qui in questo blog ho trovato gente che mi aiutata davvero a cambiare vita, un pò, tanto, in bene, in male, che ne so, adesso vedo… un giorno dopo l’altro posso fare! Se racconto delle cose è per mostrare agli altri le opportunità che incontro in questo cammino, come gli altri fanno con me, dandomi forza e coraggio. Ma che c’è di tanto strano?

  27. per chefa e per coloro che aggiungono “nella sabbia” al loro nome: la sabbia sta, oltre che in riva al mare, nel deserto; nel vs deserto interiore…

  28. No, TI SBAGLI chefa: per me scrivere parole in maiuscolo non equivale affatto a urlare, (SONO un MITE io, e AMO i toni soft), ma semplicemente a rendere più incisivo il loro significato.

  29. @1light
    io non mi sono messa in trincea,
    son stata messa nella (sporca) sabbia..
    e -se vuoi la rima- sto da dea
    e non provo rabbia 😉

    @silver
    quando te ne esci fuori con ‘ste cose sei splendida!: “marri, seguire le orme di nonna papera é facilissimo, nel blog dovrebbe essere l’unica coi piedi piatti” 😉

    @bic
    forse perchè per me è stato così liberatorio non usare più (o quasi più) le iniziali maiuscole, ma perchè tu scrivi intere parole in maiuscolo? lo so, lo so che equivale a urlare, ma.. tu quando hai un po’ le palle girate urli così?, a intermittenza?..

  30. Io non FACCIO, io SONO.
    E, se io FOSSI volontaria MAI lo direi nè a te nè a nessun altro! ancor meno a chi non conosco in un blog. Ma tu, come la maggior parte di chi FA volontariato lo FAI per puro EGOISMO, per riempire il TUO vuoto, per soddisfare il TUO Ego e per sentirti dire (da sprovveduti): che brava, che buona, FA la volontaria, si sacrifica per gli “altri”…

  31. Dona :-)))!
    Bic, non ho capito perché vi siate messi tutti in trincea, comunque a me piace quando gli altri mi fanno riflettere sul mio modo di agire.
    A Brighton per la settimana di lavoro volontario stavo in un centro meditazione buddhista, per cui mangiavo un pasto al giorno, ovviamente vegano, con cui marciavo tutto il giorno fuori con una temperatura media di -4. Ora sto guarendo dall’influenza, le mie montagne mi guardano dalle finestre e mi dicono brava mona… insomma un pollo dai…
    Non dobbiamo dimenticare che siamo tutti dentro allo stesso minestrone… possiamo fare del nostro meglio, non di più.
    Per la coerenza assoluta che tu auspichi serve davvero la 7.65, fabbricata in fairtrade, col silenziatore e la pallottola biodegradabile.
    Ma tu, Bic, che fai? Davvero, che fai?

  32. @ Clara,”non ho parole” non ha un significato letterale…, “ce le” (!) ho eccome, sì…
    Clara è un’altra che vorrebbe zittirmi per mia opinione diversa dalla sua. Avanti il prossimo.

  33. (premessa: non ho guardato il video, mi piace leggere le cose su internet ma non guardare i video)

    Maestra: Buongiorno Bambini, oggi si interroga!
    Bambini: nooooooooo, oggi no!
    M.: invece sì, oggi interrogo su “Downshifting e contraddizioni”
    Bimba Dona: Io! Io! Io! Voglio essere interrogata io!
    M.: tu? che ne sai tu?
    B.D.: io sono cintura nera di contraddizioni, so proprio tutto!
    M.: E il downshifting?
    B.D.: Beh! quello vuol dire rallentare, scalare marcia, smettere di correre dietro le cose inutili e focalizzarsi sulle proprie passioni e magari riuscire a metterle a frutto per la vita. Smettere di vivere per lavorare e consumare ma cominciare a vivere, lavorando il minimo indispensabile
    Bimbo X.: no! se lavori e guadagni allora non fai downshifting! Non devi lavorare! Io non lavoro, sono io un vero DS!
    B.D.: tu campi di rendita, hai case date in affitto e prendi i dividendi delle tue azioni. E non ti devi pagare l’affitto. E’ vero che hai ripreso il tuo tempo per coltivare le tue passioni. Perciò ANCHE tu sei un DS, come me. Però io lavoro. Faccio qualcosa che mi piace e spendo poco. Nessuna spesa futile.
    B.X.: Ti dici DS, predichi il taglio delle spese inutili però per vivere sfrutti i vizi degli altri perché guadagni lavorando in un ristorante. Tu non spendi però vuoi che gli altri lo facciano.
    B.D.: Non obbligo nessuno a spendere per forza. Cucinare è sempre stata la mia passione e così stare in mezzo alla gente. Unisco l’utile al dilettevole e tratto le persone con un ottimo rapporto qualità/prezzo. Se il mio padrone di casa non insistesse per il pagamento dell’affitto, forse potrei anche aprire un ristorante dove la gente decide se ha voglia o meno di pagare.
    B.X.: E poi dici di essere vegetariana però ti ho visto cucinare spesso carne o pesce.
    B.D.: Vero. Ma sono vegetariana io, mica tutto il resto del mondo? Posso mica obbligare le persone a diventarlo? Se qualcuno viene a mangiare da me e vuole una bistecca, beh!, bistecca avrà!
    B.X.: Però lavori, forse più ore di prima. Non sei DS perché non hai tempo libero per le tue passioni.
    B.D.: tutto il mio tempo è dedicato alle mie passioni, ristorante e bricolage e così via. Ho trasformato il tempo inutile in tempo mio.

    Questo delirante dialogo potrebbe andare avanti per ore, perché le contraddizioni e i “ma-però” si riproducono come i “perché” dei bambini. Si possono fare le pulci ai comportamenti di tutti e sentirsi sempre meglio degli altri.
    Il DS non è una formula perfetta. Ognuno lo vive a modo suo e lo racconta a modo suo. Nessuno è obbligato ad ascoltare. Nessuno è obbligato a comprare il prodotto.
    Se io fossi veramente intelligente, venderei le cose che faccio con le mie mani invece di regalarle. Ma mi faccio troppi problemi, tipo: “ma qual è il prezzo equo che posso chiedere per un manufatto?” e il prezzo equo dovrebbe essere quello che consente a me un’entrata economica sufficiente a vivere (e coprire tutti gli oneri derivanti da una partita IVA etc) e che allo stesso tempo sia abbordabile per il cliente. Ma poi è DS vendere le cose che si fanno? o ai DS non è permesso vendere ciò che sanno fare?
    Un DS rinuncia a guadagnare? E come dovrebbe vivere? Di elemosina o soltanto di autoproduzione e baratto? Chi ha una pensione o redditi da affitto di altre abitazioni o entrate simili, può essere considerato DS visto che vive senza lavorare?

    Chi è senza contraddizione scagli la prima pietra (che forse avrei dovuto usare invece del riso) 🙂

  34. @La Signorina Trinciabue: e perché dovreste bloccarmi?? perché ho espresso la MIA PERSONALE OPINIONE semplicemente diversa dalla vs? e’ questa la vs idea di DEMOCRAZIA?? Complimenti! La vs è la peggiore delle DITTATURE! o la si pensa cone voi o si viene spiati, minacciati, censurati…!!!
    Non ho parole!

  35. @ La Signorina e Simone: per violazione privacy ho allertato la Polizia Postale che monitorerà quotidianamente questo blog. Simone, mi spiace, il tuo spazio è a rischio chiusura. Almeno risparmierai sul costo del dominio.

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