L’uomo, il cane, una fotografia

Stamattina lunga passeggiata nei campi. Sole già caldo, neppure una bava d’aria. Un boschetto di amarene, poi il canale d’acqua silenziosa, la vigna, il granturco. Il fruscio di due caccia militari, lontano, poi nulla.

Non sono abituato alla pianura, me la sono gustata tutta. Senza orizzonte, senza una montagna, senza il mare, la terra disorienta. Potresti essere dovunque, dunque non sei in nessun luogo. Svoltato l’angolo di un campo, tornando indietro, non sapevo da dove ero venuto. In pianura non puoi che tenere lo sguardo basso, o ti viene il capogiro. Forse è per questo che il Veneto è così, tutto Dio, voglia d’andare, colpa, denaro.

Mi accompagnava un cane, un bastardino di quelli con le zampe corte, lupoide di muso, pecora d’animo. Mi guardava di sottecchi, col sorriso tipico dei cani d’estate. Mi precedeva a brevi rincorse, alzando punte di colombi e di tortore che pascolavano nell’erba bassa. Poi tornava indietro corricchiando, come avessimo un accordo segreto. Un uomo senza fretta, senza possessi, senza padroni, e un cane libero, sorridente, pecora dentro, condividono il loro breve cammino in silenzio.

Quando sono arrivato al frumento ho ricordato. Un campo al mattino, di giugno, avevo sedici anni, lei diciannove. Il giorno dopo ero tornato con la macchina fotografica, alla stessa ora. Avevo cercato l’orma profonda tra le spighe, scattato un’immagine. Non so dove sia finita, non lei, la foto: forse in quel sacco, a Milano, quel pomeriggio di liberazione, con tutte le immagini della mia prima vita.

Stamani sono entrato nel viaggio, questo lungo giro d’Italia a ritrovare luoghi, come ieri a Villorba, o a incontrarne di nuovi, come al Passo del Tomba o stasera a Gorizia. Nei viaggi non basta partire per entrarci dentro. Un viaggio non lo fa il movimento, semmai le soste, quella porzione d’armonia nei brevi istanti d’immobilità. Serve un giorno così, un sole così, una pianura, un cane, un campo. Serve una fotografia.

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15 pensieri su “L’uomo, il cane, una fotografia

  1. Certo farebbe piacere vedere foto scattate da te, dei veri posti dove vai… invece che prese da un sito che dice che quelli (vedi tua foto) sono cerchi nei grano avvistati a Boara 🙂

    http://www.usac.it/boara.htm

    però mi sono fatto proprio una gran risata ^_^

    • purtroppo io le foto le faccio, ma il mio sito wordpress ormai da tempo non mi consente di caricarle. non so perché. allora cerco foto molto simili e le carico… sob…

  2. Simone, che bella foto!
    Ma in fondo ogni foto può essere bella, perchè ritrae quell’istante, quell’episodio, quell’emozione, insieme alla bellezza di un frammento di tempo, che potrà ripetersi ogni qualvolta i nostri occhi vi si poseranno, come una telecamera accesa sul tasto “replay”.
    E le foto “di carta” oggi dove sono?
    Nell’era del digitale si è quasi persa la vecchia abitudine di “sviluppare” la foto su carta.
    Imperversano tablets e visualizzatori di immagini dal numero di pixel sempre più crescenti, ma diminisce la quantità di fotografie, da raccogliere in un album, da sfogliare come un libro, che dischiude pagine di ricordi di vita…….
    E Il fruscio delle veline sotto le dita?….Un gesto inconsueto, ormai.
    La foto può essere la stessa, ma l’emozione può essere diversa, a seconda dellla persona che la guarda!
    Ecco, la tua foto: quel tuo pomeriggio di giugno in pianura, quell’impronta fra le spighe , che mi riporta ai pomeriggi d’estate della mia infanzia, quando si correva nei campi di grano, nascondendosi per gioco, quando le spighe erano più alte di noi bambini.
    Sono nata in pianura e vivo qui.
    Ho sempre desiderato vivere altrove, dove gli orizzonti non fossero così malinconicamente piatti ed infiniti.
    Spesso ho viaggiato alla ricerca di un luogo, dove poter evadere magari per sempre da questo paesaggio, che si estende per chilometri e chilometri, apparentemente da qualsiasi distanza sempre uguale a se stesso.
    Ma alla fine di ogni viaggio, inevitabilmente ancora qui sono ritornata, sentendomi quasi amorevolmente protetta dall’abbraccio forte e sicuro della terra delle mie origini.
    Eppure in nessun luogo, nemmeno in questo, possiamo coltivare certezze.
    Per la prima volta in tutta la mia vita, poche ore fà sono rientrata in casa avvertendo la paura: paura di un’altra scossa, di un ennesimo boato che scuote finestre , pavimenti, porte e scale.
    Ora sto scrivendo, qui, sul tavolo di casa mia, con l’ansia di dover scappare da un momento all’altro, perchè la terra, questa terra così ferma e piatta, potrebbe tremare ancora.
    Stamane alle 9 le ruote della mia automobile si sono mosse a zig zag sull’asfalto, non rispondendo per alcuni interminabili istanti ai comandi dello sterzo.
    Penso che stanotte la mia automobile , già parcheggiata in strada, sarà il mio letto.
    Buona serata a tutti.

  3. Si vede che sei uno scrittore. La tua visione delle cose è sempre parziale, ha una prospettiva precisa. Le cose che descrivi cambiano, diventano qualcos’altro, che si intuisce, ma forse ognuno vede a modo suo. Sono brani di letteratura i tuoi post. E hai anche il coraggio di scrivere cose che sai che molti non apprezzeranno o commenteranno (qui tutti si aspettano di parlare di downshifting ma tu sei uno scrittore, non hai un solo tema… si vede dai tuoi libri) e questo coraggio ti va riconosciuto. tu continui a dire quello che pensi su quell’argomento, ma pensi e scrivi anche altro. questo ha molto valore. grazie di tutto.

  4. Ciao!
    ho scoperto oggi l’esistenza di questo sito, e ne sono felice, perchè credo che molti condividano in silenzio e ancora non abbiano trovato il coraggio di dire “ci sono anch’io”; io sono tra queste…
    desidero contribuire, non so ancora come, ma intanto diffondo con il passaparola questa sua brillante iniziativa convinta che l’unione fa la forza. Grazie!

  5. @Davide Bregola:
    Ciao Davide!
    Mi fa piacere ritrovarti qui!
    Ti prego, convinci Simone a venirci a trovare nelle nostre terre di pianura, io non ci sono ancora riuscita, ma tu potresti!;-)
    Ti ricordi di me???
    …..Ci accomuna la stessa terra di origine!

    Ciao Simone, scusami, ma Davide Bregola è una “vecchia” conoscenza!Contentissima di ritrovarlo qui nel tuo blog!!

  6. Qualcuno più saggio di me ha detto che una fotografia racchiude l’eterno nel respiro di un istante.
    E uno scatto forte può anche essere dimenticato, ma l’anima non lo perde.
    Grazie, Simone, per averci ricordato che nel viaggio, nel viaggio di ciascuno di noi, la fotografia è l’occhio magico del nostro cuore…

    Ciao!

  7. fra le spighe c’era anche un coniglio (gatto dentro, ogni tanto soffia o fa ‘miao’), ma purtroppo è un po’ basso e non l’hai visto..

  8. Caro Simone, anche a me fa piacere sentirti parlare in questo modo della pianura, l’hai descritta molto bene. Come Isa anche io sono un uomo di pianura e la montagna mi fa sentire un pò a disagio, come se fossi sempre controllato, stretto dalle montagne che non mi danno la possibilità di guardare lontano a 360°. Ti aspetto a Bologna. Ciao!

  9. Ciao, è il mio territorio che hai descritto io sono una donna di pianura e di mare e la montagna mi ha sempre causato il capogiro fin da piccola, anche se l’ho scelta nei miei studi universitari!Che barzelletta!Ieri a Villorba c’ero anch’io di fronte a te, seconda fila. Seguo questo blog da molto tempo ma sono tra quelli che non si espongono, ma dopo le tue parole di ieri sera sulle paure e sul coraggio, ho deciso di partecipare e con il batticuore ti scrivo,grazie e buon viaggio, Isa.

  10. Gentile Simone, vorrei mettermi in contatto con lei. Organizzo incontri culturali in giro per l’Italia e non ho una sua e-mail. Potrebbe scrivermi?davidebregola@gmail.com. Grazie.D.

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