Echi lontani

Grampus

35°53.191′ N – 14°31.131′ E – Malta – Fine della terza settimana di navigazione

Partenza da Linosa nel nero senza luna che precede l’aurora. Il calice di Orione sulla prua, avvisaglia astrale del mattino. Quante volte Dragut Rais, il grande ammiraglio, l’anarchico, il pirata, l’eroe, avrà visto la stessa scena? Il mare, contrariamente alla terraferma, è identico a se stesso nei secoli. Quel che vedeva Giovanni dalle Bande nere, il più grande generale coevo, l’ultima immagine vista prima di essere colpito da uno dei primi spari di moschetto della storia, oggi non c’è più. La terra cambia. Andrea Doria, Dragut, Kahir ad Din, vedevano questo mio stesso identico mare. Vedere la stessa scena unisce. Rende simili.

Con le prime luci ho filato la traina, dopo aver cambiato terminale. Mi è dispiaciuto un po’, quel finto calamaro dall’occhio rosso, espressione di attonito stupore, mi ha accompagnato per quasi quattro anni, equidistante dalla poppa, assalito e straziato da qualche splendido e guizzante pelagico del Mediterraneo. Anche per il suo onesto servizio l’ho usato e riusato, ma ormai era a pezzi.

Dopo il sorgere del sole abbiamo incontrato i delfini, due volte, prima isolati, poi un branco. Stenelle dai colori perfetti, ventre chiaro e rosa, livrea scura sul dorso. Di tanto in tanto sono sfilate le grandi tartarughe, a decine. Sono le Caretta Caretta di cui ieri abbiamo visto il rifugio ospedale. Ci hanno guardato col loro occhio bovino, mite, e salutato con le pinne appuntite. Inattesi, ancora… sono arrivati i grampi, mai visti per decenni e decine di migliaia di miglia, e ora incontrati due volte in due giorni, a quaranta miglia di distanza. Le teste tonde, umane, i corpi possenti, quattro metri e mezzo di forza e gioco. Li abbiamo lasciati nel mare serafico, piano, appena ondulato, dopo averli sfidati alle virate più ardite. Da lontano, come per farsi vedere ancora, li vedevamo saltare.

Siamo arrivati a Malta dopo due soste a Gozo e Comino. Baie appena affollate, ma mai troppo. Acque turchesi, smeraldine. Comino sembra la Thailandia, rocce alte e mare che lascia senza fiato. Il Mediterraneo. All’imbocco del porto naturale della Valletta il sole calante colorava ogni cosa di ocra. Gerusalemme, Aleppo, L’Avana, Siracusa… tutto in punto, come avrebbe detto Calvino. Millenni e  immutabilità, fascino e destino. Dragut è morto qui. Sfilo forte Sant’Elmo, guardo lungo la muraglia a nord ovest. Conosco il punto esatto della sua fine. Era “L’unico che avrebbe potuto indossare la corona di Re”. Conosceva da decenni il luogo della sua morte. Aveva sognato che l’ultima terra vista sarebbe stata Malta. Anche per questo se ne teneva alla larga. Fino all’inevitabile. E’ seppellito in un mausoleo dedicato al suo nome, a Tripoli, di cui era il Beylerbey, la sua ultima carica onorifica, ma è morto sotto le mura di Sant’Elmo. Malta fa parte del mio itinerario anche per questo. Sono andato a visitare il piccolo paese della Turchia anatolica dov’è nato. Rivedrò il luogo dove è morto. Quando venni qui l’ultima volta non sapevo nulla di lui.

Scriverò un romanzo su questo personaggio unico. E’ previsto da anni. Anarchico e inafferrabile, solitario eppure a capo di flotte, astuto ma con una profonda ferita nel cuore. Dragut è la sintesi della fragile e impenetrabile natura umana. Uomo del Mediterraneo, efferato e capace di grande generosità, Dragut ci riguarda assai più di Sandokan e della Fortezza Bastiani. Chissà perché lui e gli altri grandi pirati che per secoli hanno animato avventure e speranze nel cuore dell’Europa e dell’Asia Minore non hanno suscitato storie e racconti dai nostri grandi narratori. Io seguo le loro scie da anni. Viaggiare per mare, in questo straordinario mare, serve anche a capirli. Capire da chi proveniamo, perché godiamo tanto su questo mantello azzurro. Sotto di esso c’è il nostro autentico, unico cuore  europeo. L’europa non è quella che ci dicono. L’Europa siamo noi, con i calli ai piedi e alle mani, il sale addosso tutto l’anno, e un cuore solitario che si strugge in cerca di compagnia.

 

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3 pensieri su “Echi lontani

  1. Ciao Simone, ti ho incontrato a Savona per la presentazione del tuo libro Scollocamento. Sono stato così stupido da non chiederti come posso contattarti, tra le altre cose che condivido con te c’è la vela e mi piacerebbe partecipare a un viaggio per mare… C’è un modo per riuscire a parlarti , senza essere invadente ? ciao
    Giuseppe

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