Occasioni

Nuvole in Val di Vara, qualche tempo fa

…vorrei che mettessimo più attenzione in ciò che facciamo. E’ solo una parte, una minima parte, di quello che abbiamo a disposizione. Bisogna tenersi per mano… essere più generosi… ma la generosità non è aiutare gli altri, essere pazienti… è costruire occasioni per le emozioni… vorrei che mi aiutaste tutti a capire questa piccola verità… occasioni per le emozioni.

Scrivevo queste righe in un romanzo, tanti, tanti anni fa. Il principio mi è molto caro, direi forse che è uno dei miei temi centrali. Almeno quando parliamo sinceramente, profondamente, della vita. La nostra.

Quante volte abbiamo ideato, promosso, progettato qualcosa che coinvolga gli altri? Quante volte abbiamo lavorato perché qualcosa, alla fine, facesse riflettere, comprendere, emozionare i nostri amici? Quante volte abbiamo cucinato per loro? Quante volte abbiamo pensato di presentare a qualcuno i nostri migliori amici, spendendoci per far tornare agende e occasioni? Quante volte un viaggio di alcune persone è avvenuto grazie a noi, o un progetto ha preso corpo per sviluppare una nostra buona idea? Quante volte il nostro sangue pompava per la fatica, il ragionamento, l’impegno necessario a costruire queste “occasioni” per noi e per altri?

Quante volte abbiamo dovuto combattere la quotidiana battaglia dei generosi, quella tra dare energia e domare le aspettative?

Sulla vita, l’analisi che facciamo è troppo superficiale, generalmente. Oppure è riservata a pezzi isolati della nostra storia. Di generosità, almeno in questi termini, non parliamo mai. Consideriamo del tutto normale non fare mai una festa in cui coinvolgere le persone che amiamo; o fare i nostri percorsi seguendo l’unico faro dell’opportunità, di ciò che ci interessa, ci fa bene, intersecando il cammino degli altri solo se capita; oppure partecipiamo, andiamo, quando la politica, la religione, l’associazionismo ci invita, o anche, semplicemente, i nostri amici, e ci sentiamo anche appagati, magari. “Oh, io ci sono andato, eh?! Lui mi ha invitato ma io c’ero!” Troppo poco. Una prestazione che considero mediocre, parziale, insufficiente. Non siamo enzimi di niente, così.

Chi pensa e fa, si spende. Consuma energia. E lo fa per sé, sia chiaro: c’è gente che se non progetta muore. Però quest’azione genera opportunità, di cui anche noi godiamo. Pezzi di vita buona, che senza quel tale non ci sarebbe stata. Farà poi lui i conti con le sue motivazioni, e se lo fa onestamente o meno, non ci deve riguardare. Ma noi abbiamo conosciuto persone, grazie a lui, vissuto luoghi e momenti, sentito, imparato, respirato altra aria, masticato buona vita. Quanti hanno fatto lo stesso grazie noi? Una festa riesce per chi la organizza e per chi ci va, ma cosa determina per primo l’altra possibilità: pensarla o partecipare? Analizzando il nostro mondo, magari con l’idea di cambiare il nostro destino, dovremmo passare al vaglio quello che siamo… anche attraverso questo filtro.

Punto molto importante. Questa società mi piace poco anche perché è pervasa dall’opportunismo. I gesti che mi favoriscono, che mi aiutano, che mi fanno godere, finiscono con l’essere, troppo spesso, la ricaduta casuale di un processo che non è nato per me. Una briciola che cade da altri tavoli, un effetto collaterale di azioni che convenivano ad altri, e che solo per caso hanno raggiunto anche me. Quante volte qualcuno ha fatto qualcosa esattamente per me, perché io fossi felice, provassi piacere? E quante volte quelle cose le ho fatte io?

Devo ricordarmi di associare la generosità alle mie liste delle cose da fare e da non dimenticare. Ad esempio quando mi chiedo che vita faccio, che impatto ha su di me, quali scelte devo mettere in atto per migliorarla. Domandarmi questo non basta. Non vorrei finire con l’essere uno che parla e non ascolta, che chiede e non dà, che gode dell’invito ma non invita, che mangia volentieri ma si dimentica di cucinare, che giudica chi fa come un “narcisista” ma poi non giudica se stesso come uno stitico relazionale, quale forse spesso siamo. Non vorrei accorgermi che mi occupo di volontariato e poi non costruisco un’occasione per le emozioni del mio migliore amico.

Se è per farsi dire “bravo”, “grazie”, che facciamo cose che non si dimenticano, che ci arricchiscono, che allontanano per qualche ora il senso della morte, ben vengano allora l’ambizione e il narcisismo. Modi per produrre affetto, forse. E che male c’è? Forse è meglio chi non ne ha bisogno e, infatti, si dimentica di fare qualcosa per gli altri?

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24 pensieri su “Occasioni

  1. Ciao Simone,
    mi piace questa tua riflessione sulle occasioni… è ricca di sfaccettature. Non si limita a un discorso sulla generosità (che comunque resta di grande attualità, specie in un’epoca così individualista), ma spazia in un mondo in cui le proprie azioni possano produrre effetti positivi anche nella vita degli altri.
    Mi stimola a pensare…
    A volte, considerando la semplice fortuna di potermi fare una doccia calda al mattino, ringrazio tutte le persone che hanno reso possibile questo piccolo “miracolo”. Troppo spesso diamo per scontate le cose che abbiamo, eppure basta guardarci intorno per scoprire che gran parte della nostra vita è ricca dell’ingegno altrui.
    E anche nella tua riflessione c’è una positiva ricaduta sugli altri. La tua generosità è stata condividerla, perché questo può stimolare una riflessione anche negli altri.
    Grazie! Hai creato un’occasione per le emozioni…
    Oggi mi prendo un po’ di tempo per stare con me, in silenzio e solitudine, per pensare alle occasioni. Quelle che mi sono state offerte e quelle che ho saputo offrire. E a come far crescere questo sistema virtuoso.
    Buona domenica!

  2. Ti scrivo dall’altro capo della Liguria, zona che amo e che, soprattutto in questo periodo, regala tramonti e albe incredibili, dal cielo che porta tutte le sfumature del rosso e che permette di vedere perfino la Corsica o le coste francesi, fino alle isole Lérins di fronte a Cannes.
    Mi sono imbattuta di nuovo sul tuo blog, dico di nuovo perché già lo avevo visto tempo fa, poi mi è passato di mente.
    Ma stavolta, e non sto a dirti per quali vie ci sono tornata, mi sono trattenuta. Altroché se mi sono trattenuta, mi hai agganciato per bene fino a spingermi indietro nel tempo, a leggere i post passati, di tutto il mese, forse più.
    Quante riflessioni, stimoli, emozioni hai suscitato, sono almeno tre giorni che penso e ripenso…il cambiamento di vita, e la mia vita?, poi la tua mamma e…la mia? e poi i pesci, la vela, la solitudine, l’essere generosi di opportunità agli altri….
    Qui mi fermo e provo a dare il mio contributo su questo argomento che, anche se riferito a parecchi giorni fa, mi ha particolarmente stuzzicato.
    Inoltre lo trovo collegato all’argomento che hai trattato nell’ultima puntata del programma da te condotto.
    Tu proponi di riflettere sulla generosità, intesa come creare per gli altri occasioni per le emozioni. Bellissimo, non ci avevo mai pensato in questi termini. Voglio provare a metterlo fra i miei propositi, ma non garantisco la riuscita perché….forse sono una stitica relazionale!!!
    E qui ti propongo una contro-riflessione, dato che non sono completamente d’accordo su quanto scrivi.
    Per me è importante chi è che si spende, soprattutto come lo fa. Non è vero che se lo fa in modo narcisistico è più meritevole di chi non lo fa affatto.
    Ho trovato sempre pesante “beneficiare” di un’opportunità offerta da chi, all’evento/cena/festa da lui organizzati, si spende, appunto, nel pavoneggiare se stesso. La mia presenza offre solo una sponda al suo ego bisognoso di conferme. E io non ci sto a far da pubblico.
    Si, forse sono una stitica relazionale, ma ora le mie relazioni le scelgo con cura e provo a fare in modo che non siano troppo inquinate o appesantite da altri vissuti che non c’entrano con noi.
    Cerco uno scambio di energie il più possibile equilibrato, e non parlo di energie fisiche. Perciò questo mi fa avere anche diversi gradi di intimità della relazione. Ma non è facile, anzi, io divento sempre più difficile…o stitica?
    Il mio omeopata l’altro giorno mi ha fatto una domanda a bruciapelo: ti piace più stare sola o in compagnia?
    Risposta: in compagnia!
    Ed è vero, ma solo se la compagnia è buona, positiva, costruttiva, se ha un giro di energie buone. Altrimenti sto sola.
    Io mi faccio buona compagnia anche da sola e questo a volte mi spaventa.
    Grazie per gli stimoli.
    Ora vado a vedere quale panorama mi regala il tramonto di oggi.
    Valeria
    p.s. il burro rende più morbida la crostata, ma fa male. Hai provato con l’olio?

  3. Caro Simone,ti/vi segnalo,di leggere e vedere,pensare,meditare come da 5.000 anni di Storia tramandata e/o scritta,non si sia ancora trovata una ricetta valida per tutti…
    Forse solo la Dignità di Ognuno di noi,cercando…

    http://bari.repubblica.it/cronaca/2012/10/23/news/bancario-45144136/?ref=search

    http://video.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/pugni-chiusi-regia-di-fiorella-infascelli-prodotto-da-angelo-barbagallo/108551?video=&ref=HREC2-13

    • Mariobios, sono del tutto d’accordo con te. Lo ripeto da anni, l’ho detto ieri a Geo&Geo, l’ho scritto dovunque… “La mia scelta e’ valida per me, adatta a me. Ognuno dovra’ fare la sua”. Il problema e’ come… Ognuno trova il modo. Il mio si sa qual e’. Io credo nel progetto, nel lavoro, nell’impegno quotidiano, un’ora al giorno, nell’azione…

  4. Sono d’ accordo con Te sul fatto che entri in gioco il fattore pigrizia..
    Pigrizia soprattutto mentale che limita il desiderio di fare cose nuove per se e per gli altri.. E ,come hai messo in chiaro Tu, fare per gli altri costa fatica..E Chi ha ancora Voglia di faticare?
    Ma l’intraprendenza, l’ entusiasmo, l’inventiva ela capacità di organizzare attività coinvolgenti non credo siano doti di chiunque esattamente come non tutti siamo in grado di fare fisicamente le stesse cose. Alcuni di noi poi sentono di dover proteggere la lotro vita da eccessive esposizioni al mondo e non si prodigano per timore di esporsi troppo… Non credi ?

  5. Ho notato la stessa cosa anche io che tutti i gg leggo il tuo blog..
    L’argomento precedente sui rapporti uomo donna ha riscosso più interesse? O solo era un tema che stava più a cuore?
    Come quello sul nostro rapporto con la malattia e la caducità della vita..
    Oppure veramente pochi di noi si interrogano su quanto possono essere punto di partenza per idee e attività?
    Io avevo pensato di scriverti e poi non l’ ho fatto per motivi di tempo
    ( hai hai!!!)..
    Lo faccio ora per dirti che credo di aver capito il tuo messaggio
    e ciò a cui desideravi portare a riflettere chi ti segue..
    Personalmente mi sento di dire che non tutti siamo portati ad essere dei trascinatori o degli stimolatori o ancora dei creatori di occasioni..
    Alcuni ,per natura curiosi e attivi ,lo sono inconsapevolmente .
    Propongono, trascinano altri in avventure per mari e monti o semplicemente raccontando di libri letti, di storie di persone conosciute, di esperienze personali.. Ma quanti di noi sono così ?
    Frequento una marina da alcuni anni e ho conosciuto tante persone, sono nate belle amicizie , sono nate vacanze ed uscite di gruppo..
    Ma sai cosa dicono a me e il mio compagno quando non ci siamo?
    Che la marina senza di noi non è la stessa cosa..
    Ma perché non deve esserlo?
    Siamo socievoli, siamo sempre disponibili ad accogliere qualcuno e ad aiutarlo , a cucinare, a fare progetti.. Su una barchetta a vela di 10 mt abbiamo mangiato in 9 , 10 persone.. A volte anche di più.. Metà dentro metà fuori nel pozzetto.. E abbiamo fatto gnocchi di patate , mega pastasciutte ( per non dire dei dolci).. Tutto per stare insieme e parlare, conoscerci , dividere esperienze e soprattutto imparare l’ uno dall’altro
    Qualcuno ci dice ” eh ma voi siete molto aperti..” A noi quindi riuscirebbe facile! Mah!
    Noi comunque continuiamo così ..io mi sento felice e so di realizzare in questo modo una parte di me. Un’ ultima riflessione : i figli.
    Sono i primi ai quali noi genitori dobbiamo offrire occasioni e momenti di crescita. Allora mi chiedo: sarà un caso che tutti i nostri amici che contano sulla nostra presenza figli non ne hanno? Se ne avessero avuti sarebbero diversi? Forse si.. O forse no..!!!
    e.giulia

    • giulia, è senza dubbio come tu dici… ma vedi, quando dici “non tutti siamo dei trascinatori”, mentre dici una cosa vera, però avalli un concetto: “eh sai… io sono fatto così, sono uno un po’ silenzioso, riservato, non propongo mai io…”… PERO’ QUANDO GLI ALTRI PROPONGONO SEI FELICE VERO?! E allora… A me questa storia che qualcuno… mentre qualcun altro…, oltre a essermi sempre sembrata una faccenda simile al razzismo (secondo il quale qualcuno è meglio di altri) mi è sempre sembrata anche una gran paraculaggine. Senti cosa penso: che siamo tutti in grado di fare molto, molto di più di quello che sosteniamo, pensiamo, temiamo. Solo che spesso è moooolto comodo trincerarsi dietro queste specie di predestinazioni: “io sono fatto così…” perché altrimenti la spiacevole conseguenza è che dovremmo trottare, darci da fare, impegnarci… Cosa che fa faticare, sai…? Fa faticare molto… E fare fatica è così trash… Non è così? Credo che tu capisca bene, visto l’esempio che riporti.. ciao!

  6. noto che su certi argomenti, forse meno affascinanti, che ci chiamano ad autoanalisi e azioni un po’ inclementi… passa la parola a tutti. Bene… Interessante…

  7. Confondi il narcisista con la persona ambiziosa che pensa solo a se stesso: questo è l’equivoco.
    Ma si può essere la persona più altruista del mondo ed essere contemporaneamente la più narcisista. Il narcisista non è capace di sentire il suo vero sé e quando fa le cose le fa per qualche altra ragione, nel 99 per cento dei casi proprio perché c’è un immagine che si è costruito su se stesso e che vuole mantenere, può essere l’immagine di una persona buona, di una persona colta, di una persona con mille interessi. E quando agisce, il narcisista, lo fa in maniera non naturale, senza amore, senza fede, producendo un unico risultato: relazioni false. Se anche vogliamo ammettere che alla fine qualcosa di concreto lo fa, ammettiamolo pure. Ma il risultato peggiore è che lui stesso si impoverisce. Siamo pieni di persone così.

    Credo che tu Simone sia proprio l’opposto del narcisista, perché hai saputo seguire la tua strada e le tue relazioni, da quello che mi pare di capire, sono proprio ispirate dalla trasparenza, le tue azioni fanno davvero muovere il mondo, nel tuo piccolo. Non è il “dove” arrivi a fare la differenza, potresti giustamente aspirare a diventare x o y, ma non per questo essere un narcisista, se quello che ti guida è il tuo reale sentire. Anzi io auspico che persone così possano avere un ruolo attivo nella nostra società.
    Per il resto tutto questo buonismo che trasuda dalle risposte mi lascia perplesso: non è necessario essere buoni, benevoli, amorevoli, dolci per essere degni di vivere.

    • E invece fulvio, c’e’ tanta confusione tra narcisismo e ambizione. Io ne so qualcosa (tanti ne sanno… Basta fare qualcosa…). Sono molto d’accordo con quel che dici, ma richiede serenita’ di giudiZio e gusto per la vita. Doti che mi pare scarseggino… Ciao!

  8. “Colpa” intesa come “assenza di responsabilità”.
    Responsabilità sociale, intendo. Come la intendi tu. Non la CSR (Corporate Social Responsibility), quella che intendono le imprese! Quella che fa di noi – come giustamente dici – degli enzimi.
    Dei motori di reciprocità, aggiungo.
    Quanto alla solutiduine del fare, ho tanti di quei dubbi…
    Io non so più cosa vada bene, invece. Se fare in silenzio. Strafare in compagnia. Chi lo sa. Ho più dubbi che certezze, su questo tema…

    Vivere basso e pensare alto. E’ questa la soluzione? Senti amici, oggi, che ripetono cose che tu provavi a spiegare loro sei mesi fa. Li senti parare di Decrescita, di taglio drastico dei consumi, di beni relazionali.
    Senti colleghi che prima ironizzavano sulla tua scelta di investire qualche centinaio di euro nell’acquisto di un trattore, ma che oggi invece nascondono a stento l’invidia per la fierezza della tua scelta, indecisi come sono se investire 5.000 euro in un’obbligazione a 3 anni al 3,25% o parcheggiarli in un conto deposito al due e mezzo.

    Siamo sull’orlo del precipizio e senti questi che si azzannano su come spuntare venti euro all’anno in più… Tristezza immensa.

    Ciao, buona serata a tutti
    Andrea

  9. Simone, condivido il tuo messaggio. Anzi, credo che la questione abbia una dimensione ben più ampia.

    “… ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra”. (Matteo 25:25)

  10. Mio marito cucina per me ogni sera dopo le sue 10 ore di lavoro…e lo fa con amore!
    Mi piace il tuo pensiero, è anche un modo di iniziare a vivere la società in maniera diversa, dare qualcosa al mondo, contribuire, i modelli attuali tendono a farci isolare. Comunque stasera condivido con voi un’emozione: ho visto al cinema un film bellissimo, “Tutti i santi giorni” di Paolo Virzì, davvero poetico e ben fatto.

    • Lo vedrò Francesca. Grazie. Io ho visto Cogan, molto ben fatto, con un tono riuscito, ma molto esile nella trama e nel senso.

  11. …post bello “peso”, questo, eh?
    (Ma, proprio per questo, assai stimolante.)

    In verità, ero passato di qui solo per verificare che tua madre stesse bene (o comunque, non troppo male).
    Inoltre, ti avrei anche voluto rivelare come, alla lettura del post su voi due, bè… lì le emozioni in casa sono esplose eccome! Di piangere, a volte, non ci si deve vergognare. Soprattutto quando farlo libera anni di dolori repressi, li sviscera, li denuda, li fa condividere con la persona che ami. E lei fa lo stesso con te. “Tiri fuori”, si potrebbe dire.
    Detta in altri termini, non hai idea della tempesta di emozioni che ha scatenato in me e mia moglie la lettura di quel post. Tu sei uomo di mare, ma le onde erano belle alte, credimi! In un certo qual modo, puoi esserne (amaramente) orgoglioso! 😉

    Quanto al post attuale, bè… come dicevo, è bello peso!
    Spendersi. Sacrificarsi. Consumarsi.
    Nella società della… “affollata solitudine”, direbbe Bauman! Mica semplice, eh? No, no. Io ora sono qui a scrivere sul tuo blog, quando potrei essere a distribuire pasti caldi ai poveri della mia città.
    Mi chiedo allora: qual è il… limite? Qual è la “frontiera della colpa”?
    Cosa non faccio che dovrei fare? Cosa faccio, che altri non fanno? E’ un vortice senza fine. Da uscirne pazzi!
    La degenerazione estrema di questo amletico dualismo, immagino, è rappresentato dai monaci e dalle suore di clausura. Che, paradossalmente, devolvono agli altri la propria stessa vita, sublimandola in preghiera, ma – di fatto – non facendo nulla. Loro, per usare una tua efficace spiegazione, “si consumano NON facendo”.
    Ma, sul piano dell’anima, si estinguono effettivamente per noi. Loro NE SONO DAVVERO CONVINTI: la loro preghiera salva l’Uomo.
    Io – naturalmente – non la penso così. Ma penso che sia effettivamente un curiosa antitesi, quella tra chi si consuma facendo (o credendo di fare) e chi si conserva non facendo (la maggior parte degli uomini).
    Chi può permettersi di fare? Quali scuse sono lecite? Il fantomatico… lavoro? La famiglia? Puoi “consumarti facendo” se hai due figli e giri come una trottola per l’Italia?

    Io, quella “frontiera della colpa”, sinceramente non so dove stia, Simone!
    Io… faccio. Intorno a me, sento energia. Sento pensiero. Sento stimoli. Che reagiscono a stimoli.
    Forse non organizzo feste. Ma quando invito qualcuno a cena, di solito se ne va poche ore prima che albeggi.
    E’ sufficiente? Non lo è? E’ odiosamente autocelebrativo?
    Non ne ho idea. Spero solo che, prima o poi, un’idea su di me ce l’abbiano gli altri…

    Un caro saluto,
    Andrea

    • Mah, Andrea… chissà. Mi incuriosisce che tu parli di colpa. Io parlo forse di responsabilità. Fare l’analisi corretta della realtà passa anche per questo: quante volte sono stato enzima? Altrimenti finisce che critichiamo chi fa ma non facciamo noi. Soprattutto, ci lamentiamo della vita, che non genera, non ci offre, ma sta solo rispondendo a noi, che per primi non generiamo, non offriamo. A me va bene la solitudine del fare… Chi fa, determina, produce, inizializza, stimola, è sempre solo. Solo ma sereno.

  12. Eh, sì. a volte ci spendiamo per contribuire, dare agli altri, creare occasioni e poi, magari a cose fatte, scopriamo che in mezzo a tutto questo turbinio c’era anche la nostra voglia di essere visti, notati, ringraziati. Che male c’è, se alla fine, i grazie arrivano davvero e hanno un fondamento nei sentimenti che leggi nello sguardo altrui? Credo sia un bene, però, che siamo noi che diamo a noi stessi l’approvazione più grande. Il bene che facciamo agli altri è tale solo quando riflette quello che stiamo facendo a noi stessi. Le altre formule mi interessano meno. Non faccio per gli altri, ma per me. Per gli altri che riconosco in me e il me che riconosco negli altri.

  13. La vera felicità, secondo me, sta nel donare. Qualche tempo fa ho raccolto molto funghi, ho invitato tutti gli amici più cari per un pranzo a base di funghi. Se li avessi mangiati da solo sarebbero stati sicuramente meno buoni. Tutto è migliore quando si fanno le cose per gli altri, ci si sente bene e si viene amati maggiormente.

    Oggi invece tutti pensano solo a far colpo sugli altri, pensando che questo li renda felici, solo perchè per un breve lasso di tempo si sentono migliori.

    Quella felicità è effimera, l’altruismo e la condivisione donano la vera serenità! 🙂

  14. Grazie Simone,
    ti leggo sempre e ti stimo tanto.
    Le tue parole mi fanno sempre riflettere e anche questa volta hai colpito nel segno.
    Aprirsi agli altri… fare circolare idee nuove, creare occasioni per emozionare. Mi viene in mente l’ultima canzone di Niccolo’ Fabi… “Mi basterebbe essere padre di una buona idea…”
    In questo paese c’è un gran bisogno di persone come voi.
    Avanti tutta…
    Ciao a presto

    Elisa

  15. Oggi ho trascorso l’intera giornata con una mia amica, mi aveva chiesto compagnia per una passeggiata, per sdraiarsi al sole e leggere un libro …e così in silenzio, io l’ ho accompagnata. E poi ho cucinato per lei… Io che per me sola non cucino mai. E’ stato bello, l’ho ringraziata della sua compagnia,silenziosa ma preziosa entrambe bisognose di una presenza discreta che riscaldasse il cuore! Non so se e’ questo che intendi nel post. Io sento il bisogno di continui scambi con gli altri, mi nutro di questo pero’ a volte ne divento dipendente..

    • vela834, sì, anche questo. cose fatte perché qualcuno si emozioni, provi emozioni, dimentichi la tristezza e l’insensatezza della vita, per un attimo almeno…

      • anche se quel che intendo va altre la generosità del dare… è spendersi, alzare il culo, fare quanto serve per creare: occasioni, circostanze, relazioni, comunicazione, fatti, vantaggi… cose che rendano la vita nostra e degli altri migliore. Il punto non so se riesco a spiegarlo bene… è consumarsi facendo.

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