Settimana

La prua. Quello che guarda avanti. In una barca, in un certo senso, il futuro.

Programma della settimana: costruire la palizzata di contenimento sotto al muro a secco, prima che la prossima alluvione me lo faccia crollare. Finire il libro di mare che sto leggendo avidamente, poi iniziare “I Cosacchi” di Tolstoj, che sono anni che voglio leggerlo. Mentre parlo con la mia agente per capire cosa fare dei miei romanzi (cambiamenti nelle case editrici impongono riflessioni e programmi), continuo il breve periodo di pulizia della mente: serve spazio e freschezza per iniziare il grande viaggio del romanzo sui pirati del ‘500, che è un viaggio che durerà anni. Pulire a fondo la casa. Ragionare sul progetto di coabitazione e su quello del giro del Mediterraneo a vela in 5 anni che ho in mente da tempo. Tante cose.

Di questo programma di settimana, stimo che realizzerò all’incirca la metà delle cose previste. Sono diventato inefficiente, nella mia nuova vita. L’inefficienza (estemporaneità+occasionalità+lentezza+dettaglio+divagazione) mi guida spesso su particolari o grandi visioni, i due estremi del presente. Una cura, per quelli come me che sono sempre stati attenti in egual modo a efficienza ed efficacia (tempo+risultato). Ammetto che non la contrasto. Anzi, ne godo. L’inefficienza, che consegue all’otium, è balsamica.

Appunto: mandare a Bersani una nota sul Mediterraneo. Lo ha citato quasi in testa al suo discorso di celebrazione della vittoria alle primarie. Mi ha colpito che ne abbia parlato. Occorre (a me) che io gli dica alcune cose essenziali su questo punto. Se non è del tutto fuori di zucca è importante che gli si dicano alcune questioni essenziali. Se non ripartiamo dal Mediterraneo, dove ogni guerra, ogni crisi, ogni salto evolutivo è stato compiuto, lasciando perdere l’Europa per un po’, perdiamo l’ultimo treno ritardatario verso la nostra storia futura. Bel concetto “la storia futura”, devo ragionarci su.

Devo anche ragionare sulla comunicazione. I tanti attacchi e le critiche di questi giorni non possono essere bollate come voci di pazzi. Qualcosa che mi riguarda, forse, dentro, c’è. Senza essere proni, ma pure senza volare di presunzione, occorre riflettere e poi comportarsi. Fa parte di me questo. Da sempre. Non mi è mai sfuggito niente dell’essenziale. Non voglio che accada ora, mai. Se perdo tempo a pensarci, fa niente. Meglio che perdere  qualcosa che dovrei cogliere.

Una settimana senza incombenze inevitabili, senza più il programma tv, senza libri da consegnare. Buon tempo per pensare e fare. Avanti tutta. Saluti.

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95 pensieri su “Settimana

  1. Sono incappato l’ altra sera nel sito di un formidabile anziano velista svedese, Sven Yrvind, uno di quei personaggi che sono rimasti focalizzati sul seguire le proprie inclinazioni. Leggevo qua e là, quando la mia attenzione é stata catturata dalla parte finale del post del November 27, 2012,
    alla pagina http://www.yrvind.com/present_project/
    Parte, che riporto qui decontestualizzata, ovvero separata dal resto del testo in cui parla di barche…
    (Non sto a tradurla per chi ne ha bisogno in quanto ho verificato che basta copiarla/incollarla in google traduttore perché venga restituita una traduzione abbastanza attendibile o comunque comprensibile)
    Ciò che mi ha colpito é l’ affermazione su come risulti invasiva una vita organizzata, preconfezionata dall’ alto rispetto alla ricerca della propria felicità. Mi ha colpito il fatto che sia riferita al modello di vita svedese che notoriamente restituisce più che qualcosa ai suoi cittadini in cambio delle richieste avanzate dallo stato.
    Da noi le attese assai minori di quello che ci può essere riconosciuto dal nostro stato ci consentirebbe, in proporzione, una più facile decisione di sganciamento da alcune delle sue dinamiche.

    “Do I spend to much time solving problems? No – nothing is as much fun as solving problems. By evolution man is a survival machine. The Swedish lifestile means that the gouverment solves all your problems and in exchange you are a slave working to make the economy grow. The idea is that entertainment and comfort shall make you happy. Most people spend their life waiting for something. My planned voyage is a thing to hang up problem solving on. It creates a problem rich environment. That will help me to reach the higher spheres of happiness. The voyage has already started. Planning designing building and sailing is not to be seperated.”

    • Molto interessante Red. Questa storia dei “problemi” da risolvere e’ delicata e affascinante. Si rischia di dire cose per cui essere linciati. Ma io condivido il velista in toto.

  2. @roberto f.
    Video meraviglioso!Grazie, Roberto, per avercelo ricordato… Tiziano Terzani è ogni volta più stupefacente perchè nella semplicità delle sue parole arriva sempre a cogliere il senso vero delle cose e della vita…i semi che lui ha gettato stanno a poco a poco germogliando…sento riecheggiare le parole di Silvano Agosti, ma anche di Simone per la verità…e tanti altri seguiranno…

  3. Ciao a tutti, ho trovato questo discorso del presidente dell’Uruguay su youtube e questo luogo mi sembra il più adatto per condividerlo.

    http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=3SxkMKTn7aQ

    ‎”povero non è chi possiede poco ma veramente il povero è chi necessita infinitamente tanto”…..e desidera, desidera, desidera sempre di più.

    Sentendo le parole di quest’uomo mi convinco sempre di più che siamo nati in una parte di mondo malata.

    Saluti a tutti,
    Mauro

    • mamma mia che meraviglia Uolly, che bello il genio italiano… se ci facessero studiare, fare sperimentazione, ricerca… chissà cosa potremmo fare per noi, per la nostra vita, per il pianeta…

      • Di ‘Arduino’ ne ho comprati due, un annetto fa. Li ho presi durante a un seminario che si chiamava “L’elettronica spiegata alla signora maria’ al quale aveo deciso di partecipare per cercare di ricomporre almeno un pezzettino della barriera che da sempre separa me (come molti chimici, per il vero) dall’elettrotecnica, e dalla di lei maggior sorella, l’elettronica.
        Il seminario lo tenevano tre ragazzoni, in uno scantinato rimesso a nuovo, dentro una specie di ex fabbrica, fuori da sesto san giovanni, che google maps si chiede ancora adesso dove sia.
        Dei tre ragazzoni ricordo il sorriso, e che insieme non facevano la mia età.
        Degli allievi del seminario, rammento invece, la curiosità, la voglia di provare, e il fatto che il più vecchio degli a parte me, era di gran lunga più giovane di mia figlia (che di anni ne ha venticinque…).
        Ricordo ancora, di quella sera d’inverno, che alla fine del seminario, uno dei miei tre giovani insegnanti ci aveva assegnato il nostro primo compito con Arduino: accendere un LED, a intermittenza.
        E così, in qualche minuto, e per la prima volta in vita mi, ho compilato, così si dice, qualche riga di programma in quella lingua strana (e un po’ nerd) tanto cara ai maker…
        E fu così che un anno fa per la prima volta, dopo trent’anni di studi e carriera all’università, a parlar di molecole e materiali, fu così in meno di un quarto d’ora mi ritrovai in mano con un LED rosso che lampeggiava.
        Lampeggiava davvero, e siccome in quelle poche riche avevo anche imparato a far variare la lunghezza del periodo acceso, e di quello spento, il mio LED rosso, a un certo punto era l’unico che ‘diceva’ così:

        … _ _ _ …

        Tre punti, tre linee, tre punti.
        Così, davvero.
        Era la prima cosa che mi era venuta in mente: far lanciare al mio piccolo LED rosso, il primo SOS della mia vita da maker.
        Da allora soltanto un anno è passato.

        I miei Arduino lavorano per me e con me tutti i giorni, ma ma soprattutto in meno di un anno la mia passione di vecchia maestra di materiali e tecnologie, è cresciuta più di quanto potessi immaginare, e ha sposato l’incredibile mondo dei maker.
        E tra le mille cose che sto portando avanti, sono orgogliosa di aver comprato ai miei allievi in tesi (sia di ingegneria che di design), due fantastiche stampanti 3D:
        come dire prima lo pensi, e un minuto dopo lo produci.
        E questo è vero per qualsiasi cosa tu sia in grado di disegnare e che (per ora) abbia le dimensione di un foglio A4, o poco più…
        E tra le mie nuove macchine la più fantastica, l’ho comprata da un’ “artigiano”, come lui ama definirsi.
        Si chiama Massimo Moretti, e dalla sua officina di Ravenna sta coltivando un sogno: realizzare una stampante 3D che a poche centinaia di euro consenta a chiunque su questo pianeta di costruirsi la sua casa d’argilla.
        Un altro piccolo grande Olivetti del terzo millennio. Un rivoluzionario vero.
        Io sto con lui. E con quel sogno.

        Grazie a Uolly e a Simone, di avermi dato l’opportunità di condividere un pezzetto di questa mia nuova avventura con tutti voi.

        ps:
        qui trovate l’intervista di massimo a repubblica.
        niente è meglio delle sue parole per descrivere quel sogno…
        ascoltare per credere:
        http://www.wasproject.it/w/2012/11/wasp-su-la-repubblica/

        • spettacolare levallimarine! Bella storia, bel racconto, bello il tuo entusiasmo!
          Adoro questi sogni, mentre ne cerco uno anch’io 🙂 Energie da vendere, tante, troppe, da non sprecare e un felice bisogno di sogni.

          Buona Vita
          Uolly

  4. Ciao Simone,
    ho atteso qualche giorno perché – come già sai – non amo sfruttare i blog altrui per farmi conoscere.
    Ma, trattandosi per la verità di una tua “creatura”, ne approfittavo per segnalare a te e ai tuoi lettori un mio articolo comparso qualche giorno fa sul quotidiano “ilCambiamento”:

    http://www.ilcambiamento.it/culture_cambiamento/scollocamento_provocazione_vocazione.html

    Ciao e scusa l’intrusione.
    Andrea

    PS
    Ma… quanti “Andrea” siamo, qui sopra? Un nome propedeutico a scelte di un certo tipo, mi verrebbe da dire…! 😉 Ciao

    • Molto interessante soprattutto quando parla della necessità di circondarsi di persone che condividono gli stessi obiettivi. Uno degli ostacoli più grossi, dal punto di vista psicologico, è quello del “Cosa ne penseranno gli altri?”. Hai detto bene…neanche la ‘nostra’ vita fosse la ‘loro’ vita…

  5. Che bell’idea quella del romanzo sui pirati del ‘500…!Qualche anno fa ho fatto un lavoro sugli hombres de negocios genovesi nel 500 e le loro rotte commerciali erano continuamente disturbate dai pirati. Nei resoconti di viaggio questi mercanti-banchieri raccontavano spesso di attacchi, anche di ostaggi che venivano portati nei sultanati arabi come schiavi o per essere oggetto di scambio…un pò come accade ancora oggi…Se non ricordo male la zona di Tabarka, che poi era possedimento genovese, era la più esposta…Tu sei ligure, se cerchi materiale documentario c’è sicuramente molto nell’archivio di Genova anche perchè i mercanti-banchieri del 500 erano l’oligarchia dominante della Repubblica, le famiglie più importanti…Mi piace, partoriscilo presto questo libro che voglio leggerlo, altro che i pirati della Malesia!

    • Antonella. Mi fa piacere quel che scrivi. Il progetto di questo romanzo ha oltre 5 anni. Da tanto studio e leggo e prendo appunti e viaggio sulle scie delle galere pirata di Occhiali’, Dragut, Barbarossa, Andrea Doria e i cento altri meravigliosi personaggi storici degli anni dell’epopea nautica del Mediterraneo. Sono senza parole di fronte alla totale ignoranza di tutti noi sulla pirateria, l’attivita’ corsara e contropiratesca che per almeno 3000 anni e’ stata il fulcro di ogni cronaca del Mediterraneo. Solo dei somari spreconi e ignoranti come siamo noi oggi potrebbero non sapere e non studiare quel che eravamo, gia’ che questo e’ il passo necessario per capire chi siamo e tentare di intuire cosa saremo. Dei pirati conosciamo l’immagine hollywoodiana (per altro affascinante) creata dal cinema, anche se i pirati caraibici sono stati poche centinaia di marinai per pochi decenni, massimo un secolo e mezzo, mentre i nostri pirati furono centinaia di migliaia contemporaneamente e per decine e decine di secoli. Studiando da anni mi sono appassionato, credo di conoscere ormai molta parte di quella saga, e non vedo l’ora di mettermi a scriverne.
      Ciao e grazie dell’esortazione! S.

  6. Tutta la terra è bella e ci appartiene.
    Ciao Simone, oggi è venerdì come andiamo con la “Settimana”? La palizzata l’hai terminata? E Tolstoj? Grande Tolstoj, mi ha aiutato a comprendere e ad apprezzare la vera scienza.
    In ogni caso sono sicuro che ci sia vita, tanta vita da vivere, nelle tue giornate. E spero presto anche nelle mie.
    Ricordo che, in “Adesso Basta”, indicavi la possibilità di prendere in considerazione di trasferirsi all’estero nel caso in cui (il mio), si avesse una piccola somma (meno di 100 mila euro) di denaro.
    Ti posso chiedere di suggerirmi due o tre paesi dove, secondo te, si riesce a vivere con poco e sia possibile acquistare un po’ di terra fertile?
    Io non me ne vorrei andare, ma se dovessi farlo, lo farei: come, anche, ritornerei.
    Grazie!

    • ivano ciao. la palizzata è finita, molto orgoglioso. il resto è indietro, ma ho tempo. per i Paesi dove andare, che dirti: i luoghi ci scelgono. Ma contano poco, alla fin fine. un uomo con un luogo dentro trova sempre il luogo fuori. non preoccuparti della geografia, ma dell’anima. Quando quella pulsa, i luoghi si manifestano. ciao!

      • Da estimatore del grande Seneca che sei, mi hai voluto ricordare:
        “Pensi che sia capitato solo a te e ti stupisci come di un fatto inaudito, perché, pur avendo viaggiato a lungo e in tanti posti diversi, non ti sei scrollato di dosso la tua tristezza e il tuo malessere spirituale? Devi cambiare animo, non cielo. Attraversa pure il mare, lascia, come dice il nostro Virgilio, che <>”.
        Anche se non “m’è” piaciuta, la tua risposta è stata è stata saggia. (jajaja)
        Buon lavoro e grazie Simone.

  7. ciao Simone, e così i miei contratti non verranno rinnovati.. FINE! Qualche tempo fa sarei entrata in ansia.. e adesso cosa faccio?Mi sarei ripetuta più e più volte! Ma ora, no. Forse sono una incosciente? Non so .. ho pensato di rimettermi a studiare! non sono più tanto giovane, ma voglio uscire da questa schiavitù insensata. Questa sera tornavo a casa da Milano incanalata in un fiume infuocato di auto incolonnate che a stento trascinavano le loro ruote alla velocità di 20 Km/h. Incredibile! E c’è da scommettersi che tutti quegli automobilisti si credessero in una società moderna; parte di una civiltà evoluta. Illusione sotto gli occhi di tutti! Tutti in viaggio all’inseguimento di tre giorni di vacanza, verso località ingolfate che ripetono il groviglio di città ormai divenute invivibili! Siamo tutti impazziti! Basta!

  8. Riflettendo sul posto fisso
    Ciao Massimo
    penso che la tua scelta abbia molto a che fare con il concetto antico di “guadagnarsi da vivere”. Spesso da giovani vediamo il lavoro come un modo per non dover pensare al guadagnarsi da vivere giorno per giorno. Tu sai che cosa devi fare e se lo fai come richiesto alla fine del mese hai il tuo stipendio come pattuito. Quindi non piu cercare un modo giorno per giorno per guadagnarsi da vivere non serve doversi ingegnare, inventare qualcosa, pensare, scoprire. Quello che bisogna fare è li, nel mansionario, lo fai e lo stipendio arriva, regolare, tutti i mesi per tutta la vita.
    Una volta non era cosi. Pochi avevano il posto fisso, gli altri da giovani si dovevano inventare una professione, un lavoro per vivere. Chi sceglieva l’idraulico, chi il contadino, chi si arrangiava con mille mestieri diversi. Il lavoro fisso ha dato sicurezza e ha tolto la fantasia, l’inventiva, cose per cui in Italia abbiamo sempre battuto tutti

      • Ciao
        Ma quindi per essere anti sistema é necessario desiderare di non fare nulla? Il sostentamento deve venire da Superenalotto o Papá ricco o la passione può anche produrre i mezzi per vivere?

          • Ciao
            Ho letto il tuo libro e mi è piaciuto, e condivido quasi tutto quello che hai scritto. O non mi spiego o non ci capiamo. Ciao

          • simone ma non può proprio essere che tu non abbia capito il suo punto di vista? magari non lo condividi: ok, magari ti sembra brutto: ok. Non entro nel merito del suo (di Marco) opinabile punto di vista: ma dire “prova a rileggere il tuo messaggio” è una frase da correzione del tema in classe… ma tu ex cattedra sempre?

          • Beh, quanto al messaggio, a me e’ parso incomprensibile dunque gli dicevo di rileggerlo perche’ diceva due cose antitetiche. Tutto qui. Se comunichiamo che faccio, devo dire che capisco o sono d’accordo se non capisco o non lo sono? Non si tratta di mettersi in cattedra se non capisco non capisco, che devo fare? O non rispondo o dico quello che penso!

            Quanto alla citazione di Voltaire invece, concordo del utto. Infatti qui tutti possono esprimere la loro idea. Fino al coe della mitomania, che invece casso. Ciao!

          • e cassa cassa…

            io lascherei un pochino… siccome dicevi in un post “Minchia come stai messo marco. Speriamo che scherzi…” poi dici “prova a rileggere il tuo messaggio…” prima avevi capito e poi no…vabè va…cassa

          • Antonio facciamo a capirci, se vuoi disputare disputiamo….

            Tra il primo messaggio, in cui avevo capito benissimo e infatti trasalivo per quel che aveva scritto, e il messaggio in cui dico “rileggi” ce n’era stato un altro in cui si diceva l’opposto del primo. Ecco perche’ non capivo.

            Mi fai la cortesia di verificare e mi dici perche’ non l’hai constatato prima di scrivere questo messaggio (che vuol dire cassa cassa?)? Perche’ ti fa fatica o perche’ hai voglia di polemizzare? In questo momento non ho granche’ da fare, dunque mi ci trovi come si dice a roma…

          • eddai simone… cassa nel senZo di cazzare…si scherza suvvia…ma quale polemica… poi tu non sei un grande dialogatore quindi non ci proverei gusto… quindi trovati che fare 🙂

          • A me basta che hai capito perche’ ho detto le due cose che stigmatizzavi. In un dialogo occorre badare a spiegarsi. Ciao!

    • Fatto, riletto. Volevo dire che visto che comunque un modo per vivere va trovato, non per fare soldi o arricchirsi, c’é la scelta, comoda, del posto fisso, quella, meno comoda, del scegliere la propria vita giorno per giorno, del trovare qualcosa che piace fare, che da soddisfazione, e che non consiste ne “vendere” parte della nostra vita ad una societá, intesa come azienda. Il posto in azienda toglie la giusta visione delle cose, crea un obiettivo distorto, sostituisce il mezzo con il fine. Genera una spirale involutiva dalla quale non si esce più.

      • Per quello che mi conosco non avere entrate fisse mi metterebbe ansia e mi metterei a lavorare il doppio per timore dei tempi di magra, per cui starei peggio!
        Per ora penso di aver trovato il mio equilibrio mantenendo il lavoro ma rifiutandomi categoricamente di fare ore in eccesso, riunioni non dovute, incontri non obbligatori e cose simili. Contemporaneamente porto avanti il piano B:orto, frutteto, autoproduzione di legna per il riscaldamento, baratto, riciclo. In futuro:part-time+piano B.

        • ma si sono scelte dai… basta che stai bene ..tanto di gente lontana dal sistema che fa scelte antitetiche al sistema ..in maniera coerente completa e del tutto autonoma dal sistema…quando ne trovi una mi fai un fischio…il resto sono accomodazioni

      • però per correttezza… parlare di libertà di scelta del posto fisso oggi mi sembra anacronistico… il posto fisso è culo da un certo punto di vista, sfiga da altri punti di vista.

        Se si guarda dal basso della scala sociale il posto fisso è un traguardo alla serenità egoistica, se si guarda dall’alto (?) del posto fisso in azienda con inquadramenti elevati allora il posto fisso è una scocciatura alla libertà di vivere.. e si mira all’altrettanto egoismo di farsi i cavoli propri, curare e coltivare le proprie passioni inseriti parzialmente in un sistema di cui si prendono solo i vantaggi…

          • la diversità è una risorsa.

            Voltaire diceva qualcosa del tipo: Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perchè tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente.

  9. Ciao Simone. Segnalo che il mio amico Armando ha scritto una recensione sulle tue trasmissioni a Rai5 sul blog del suo sito “Altre Muse”. Tanti saluti.

  10. Ciao Simone,
    ti conosco da poco grazie alla bella trasmissione di rai5.
    Dai voce a qualcosa che rimugina in molte persone,me compreso.
    Non so se avro’ il coraggio di certe azioni ma,per il momento,ne condivido lo spirito.
    Ho scoperto che abiti nell’entroterra della Spezia.
    Sono cremasco ma conosco quelle zone:le ho esplorate in bicicletta e mi son rimaste dentro.Spesso ci torno perchè ne sento il richiamo.
    Boschi,torrenti e il mare,scollinando…

  11. Il tempo di pensare, ho scritto anch’io lungamente sull’argomento, non lo abbiamo quasi più, facciamo tutto in automatico, nella frenesia quotidiana e nel ricorrere traguardi futili. Bisognerebbe prenderselo spesso un po di tempo per fermarsi e riflettere in che direzione si sta andando… sarebbe molto utile.

  12. Caro Simone, ho letto anni fa “Adesso Basta”, mi è venuta voglia di scriverti oggi! Ce l’ho quasi fatta, ancora un anno e mezzo per chiudere un progetto in azienda, poi darò le dimissioni e via verso la libertà. Anni fa facevo l’account manager, poi il tuo libro mi ha ispirato, anche se l’idea mi frullava già nella testa. Ho deciso di scalare marcia già in azienda per potermi dedicare alla ristrutturazione di alcuni vecchi immobili di famiglia, in un fantastico borgo medievale sulle rive di un piccolo lago, che oggi costituiscono una stupenda attività di case vacanza/B&B. Grazie a mio padre, che tanti hanni fa diventò downshifter senza saperlo e si ritirò a vivere sul suo lago con la sua barca a vela (si, anche noi siamo velisti, NON PROFESSIONISTI!!!), è stato possibile iniziare questa splendida avventura. Oggi le soddisfazioni sono davvero tante, il rapporto con le persone che ospito da tutta Europa un grande privilegio. Il denaro sicuramente sufficiente per far campare me e mia moglie. Ho 41 anni ed entro la fine del 2014 mi trasferirò sul lago con mia moglie, affittando la casa in città ed iniziando la nostra nuova vita. Sarebbe stata una bella storia per “un’altra vita”, che ne dici??
    Mi piacerebbe tanto fare con te un’esperienza di vela, attendo con ansia il programma dell’estate 2013.
    Grazie per aver aperto gli occhi di tante persone. Andrea

    • ma quindi non le dobbiamo pagare le tasse? e in ospedale? le scuole? i servizi non ne dovremmo usufruire?

      dovremmo tendere a fare così?

      • @ Marina:
        ma siamo sicuri che poi ci siano tutti questi ‘servizi’ che paghiamo puntualmente, sempre e comunque?
        Adesso da qualche giorno addirittura si sente parlare di ‘sanita’ non piu’ sostenibile’, il discorso pensioni e’ gia’ stato affrontato, trito e ritrito, graduatorie per case, asili e quantaltro sono sempre e comunque un miraggio per l’italiano che lavora e paga, a favore di altri….
        Pagare tutto e tutti e’ giusto, certo, ma non si possono pero’ cambiare continuamente le regole del gioco, durante la partita.
        Oggi ci viene detto che la pensione noi non l’avremo mai? Bene, allora perche’ mai chi lavora adesso deve continuare ad avere trattenute in busta. La sanita’ pubblica e’ a rischio? Per avere un appuntamento per visite specialistiche a volte ci si mettono mesi (o anni..). Quindi che si fa? Si paga e si va nel privato ? Bene, allora perche’ chi lavora e paga per il servizio nel privato dovrebbe pagare ancora tasse per foraggiare una asl che non da il servizio che e’ tenuta ad offrire? Due coniugi lavorano , e a fatica portano a casa due stipendi part time, vorrebbero mandare il figlio piccolo all’asilo, ma le graduatorie sono colme di famiglie di extracomunitari, che siamo sicuri siano tutti in regola con lavoro, tasse, cittadinanza. A me pare che l’italiano negli ultimi anni venga ‘mantenuto in vita’ come ‘mucca da latte’, ovvero per mungerlo alla bisogna, per foraggiare le tasche dei soliti noti. Certo che e’ giusto pagare le (giuste!) tasse, in un paese che poi , in ritorno, ti da , anche nel lungo termine, cio’ per cui tu hai versato contributi.
        Ma a questo punto, messi come siamo in Italia, se permettete, io preferirei poter aver la libera scelta, e non pagare piu’ una lira per servizi e cose che NON CI VERRANNO MAI DATE (pensione, asl, ecc.), e potermi amministrare a questo punto in maniera autonoma e consapevole, l’intero mio reddito. Invece e’ un po’ come il canone RAI: molti non la seguono piu’, logicamente non vorrebbero pagarlo piu’, ma per far si che invece si continui a gonfiare la pancia alla tv di stato, adesso la metteranno come tassa fissa nelle bollette dell’energia elettrica, cosi , tv o no, la pagheremo tutti.

        • ma tu hai ragione… non hai assolutamente torto. però da qui a far passare il messaggio che quindi bisogna estraniarsi dal sistema e non pagare tasse (tra le righe questo si leggeva) non mi sembra una proposta costruttiva se poi dalla stessa fonte si dice che manifestare è inutile. insomma non è che sia utile ma stare tra le zampe del mostro puzzolente e aspettare che muoia… mi pare troppo semplicistico e qualunquista. il sistema va cambiato, non va ignorato e non è uscendosene (parzialmente: perchè poi se ci rompiamo un braccio andiamo al pronto soccorso) che ci si rende non complici dello stesso.

        • Scusa Fabrizio, ma dove abiti? Allora io ti spiego la mia esperienza perché può essere utile a molti: quest’anno ho avuto entrambi i genitori in ospedale con malattie gravi. Ho conosciuto tre ospedali diversi della mia città, tutti con servizi di eccellenza e professionalità che nulla hanno da invidiare alle migliori cliniche americane. Sto parlando di ospedali a Bologna. Dopo questa esperienza toccata con mano non ho più avuto problemi a pagare le tasse, se vanno in questi servizi ben venga, anzi bisognerebbe investire di più perché quando hai una sfiga, ti assicuro che trovare servizi di prim’ordine che ti rimettono in sesto e medici che si fanno il mazzo perché hanno passione per il loro mestiere, ti rimette al mondo con fiducia.
          Non vi auguro mai di avere familiari o voi stessi con problemi gravi di salute, però se vi capita, vi auguro di trovare i servizi sanitari che ho io nella mia città (e non solo i servizi sanitari…possiamo parlare della cultura, degli asili nido…).
          Io sono stanca della lamentela gratuita degli italiani. Molto stanca.

          • Cara Ylenia,
            non ti preoccupare che quello che tu descrivi l’ho (purtroppo) passato anche io, e fortunatamente tutto alla fine si e’ risolto per il meglio. Pero’ questo, parecchi anni fa, quando, sebbene fosse sempre in Italia, le cose nella Sanita’ andavano molto meglio. Io stavo semplicemente ragionando sul fatto che al momento attuale, vogliono, con i loro discorsi (almeno cosi sembra…) farci capire che l’assistenza sanitaria, come e’ stata per anni, e come e’ ancora oggi, non sara’ piu’ sostenibile: ovvero, leggi pure “dovremo pagarci ogni prestazione”, perche’ a questo stanno in fin dei conti mirando. Dopo aver inventato la crisi, che comunque fra chiacchiere e realta’ in Italia c’e’ da un bel po’ di anni, o almeno per i soliti c’e’, per molti altri e’ solo un modo di poter approfittarsi del prossimo (vedi aziende verso i dipendenti..). E allora io proietto il mio pensiero ad un ipotetico futuro fra 10, 20 , 30 anni, quando gente come me, te (non ti conosco, ma presumo tu abbia un lavoro, e versi contributi e tasse…) avra’ raggiunto i 70 o 80 anni, e non avra’ piu’ la possibilita’ di passare cosi agevolmente come vogliono farci credere oggi, da un lavoro all’altro, senza problemi. E in quel periodo, a sentire questi, noi non avremo pensione, non avremo sanita’ pubblica (o sara’ molto ridotta..), non avremo sicurezze, PERO’ avremo alle spalle una vita intera di sacrifici e tasse versate. Sono daccordissimo sul fatto che in alcune zone, fino ad ora, la Sanita’ sia un punto di vanto ed eccellenza, mai detto il contrario, ma io sto, purtroppo, parlando del futuro che ci attende: se davvero lor signori vogliono togliere pensioni, sanita’ pubblica, contributi, aiuti, mi spieghino allora perche’ io, nell’ottica di non aver indietro nulla, devo versare tasse e contributi per una vita intera, e poi trovarmi magari a 80 anni senza un soldo, mentre i risparmi di una vita, e le tasse versate, vanno a gonfiare le tasche dei soliti politici ? E’ questo quello che intendevo dire con il mio discorso sul poterci gestire il lordo delle nostre spettanze. Io se l’Italia fosse un paese dove il gioco continua con le regole con cui e’ stato impostato, non avrei nulla da obiettare, ma visto che nel corso degli anni, noi le tasse le continuiamo a pagare, e anche salate, ed invece di contro i servizi vengono progressivamente tolti, o ristretti e resi inservibili, qualche dubbio o qualche domanda viene da porsela , o no ??
            Buona vita !!!

          • PS:
            certo che nei servizi che funzionano bisognerebbe investire di piu’, e le persone come i medici che hai descritto tu, avrebbero tutto il diritto di percepire stipendi adeguati, e di essere messi in condizione di lavorare al top. Invece, al crescere delle tasse, queste cose non solo non succedono, ma anzi, vediamo progressivamente decadere una sanita’ pubblica che negli anni passati era il vanto delle regioni, e che se continueremo di questo passo, implodera’ su se stessa….
            Sono queste cose, purtroppo, che alimentano i dubbi, e a volte le lamentele, che pero’ sono da distinguere fra lamentela gratuita o chiacchiera da bar (come dico io…), e ragionamenti invece che sarebbe opportuno fare, perche’ andando avanti di migliorie al sistema, con i nostri soldi, ne faranno sempre meno…

          • PPS:
            io sono di Ravenna, ho 41 anni, e purtroppo, ti dico che di ‘disavventure’ proprio nell’ambito sanitario, ne ho vissute sulla mia pelle. Non mi piace fare di tutta l’erba un fascio, se pero’ i discorsi che si sentono fare ai ‘piani alti’ sono sempre e solo ‘tagliare’ , oppure’ eliminare servizi’ e via dicendo, allora pretenderei di poter avere il diritto a scegliere se continuare a foraggiare un sistema volto alla riduzione e soppressione del servizio al cittadino, o poter amministrare direttamente le mie entrate, al 100%, per non trovarmi un giorno senza servizi, senza pensione, e costretto a cercare lavoro a 70 anni, quando gia’ oggi quando hai 35-40 anni non ti guarda in faccia nessuno, nemmeno se hai titoli di studio o esperienze lavorative.

    • tutto vero simone,….

      Ma l’alternativa per mangiare, per mandare i figli a scuola, non è cosi’ banale. Per le cose base non per il consumismo.
      Nell’ultima puntata dedicata proprio al lavoro su rai5 hai presentato una simpatica ragazza che fà dog sister o insegnante per cani.. e tra l’altro tra le righe diceva che aveva il suo ragazzo che la sosteneva nei momenti difficili.
      L’altra è una bellissima intervista senza però proporre (lo so’ che non è facile) situazioni concrete.

      • Piu’ che in questo ultimo episodio, a me invece aveva lasciato un po’ di ‘dubbi’ nella puntata precedente, la storia di Stefania Rossini.
        Certo lei ha fatto vedere che si e’ ritirata nella sua casa, dove produce tutto da sola, e cerca di vivere di baratto e di poche semplici cose.
        Tutto bellissimo, per carita’, se non fosse pero’ per il fatto del marito che per pagare il resto (ovvero cio’ che rimane impossibile o quasi eliminare..) fa l’operaio, e non penso divertendosi. Non credo nemmeno che non abbia anche lui sogni, desideri, voglia di uscire dall’ingranaggio del lavoro di fabbrica.
        E allora in questo caso, come si puo’ conciliare il downshifting diciamo di una parte della coppia, a suo favore, per la sua liberta’ e per le sue scelte, a scapito pero’ della ‘vita’ e liberta’ dell’altro, che invece, per consentire alla compagna di intraprendere il cammino da lei perseguito, continua a vivere diciamo pure ‘al giogo’, e probabilmente, visti anche i discorsi che faceva lei sul fatto di non poter fronteggiare le spese tipo tasse ed altro solo con i suoi prodotti (vendita, baratto,ecc.) ci rimarra’ per tutta la vita?
        Ovvero, non mi pareva proprio un esempio calzante al 100% di decrescita comune, ma solo a favore della signora, che certo, favorira’ in qualche maniera anche il marito, che pero’ deve pur sempre e comunque rimanere dipendente, magari affossare i SUOI sogni, a favore del bene dell’altra.

        • No Fabrizio, lo schema di Stefania e del marito è stato studiato insieme. Sono molto affiatati e felici, lui ha esattamente quel sogno, consentire a sua moglie e ai suoi figli una vita diversa e migliore. il suo lavoro serve a compendiare lo schema che hanno costruito. immagino ovviamente che se potesse stare su un’amaca dalla mattina alla sera lo farebbe, certo… Ma sono felici così, è la loro “miglior vita possibile”. L’ho detto molte volte: attenti, il meglio è nemico del bene. la situazione dieale, perfetta, al riparo da tutte le possibili critiche non esiste. Ma da qui a quello c’è molto, molto, molto da fare.

          • Allora mi scuso, avevo afferrato male il concetto. Ovviamente se la scelta attuale e’ stata comunque comune e felice, anche lui in qualche maniera ne stara’ traendo giovamento, e di conseguenza e’ come se stesse attuando un suo personale metodo di decrescita. Meglio cosi .. 🙂

      • aveva il suo ragazzo che la sosteneva nei momenti difficili e lei sosterrà il suo ragazzo quando lui avrà i propri momenti difficili. E’ il concetto di coppia, è una ruota che gira, può capitare all’uno o all’altro, guarda che capita anche a chi ha lavori apparentemente sicuri e fissi.

        • Si, ma non c’entra nulla con il dubbio che avevo sollevato io, che era tutta un’altra domanda … il sostenersi a vicenda e’ pacifico in una coppia che voglia funzionare…

        • Ops.. sorry ho risposto al commento sbagliato, 😀 , pensavo che quello di Ylenia fosse riferito al mio precedente, ma mi sa che si riferisse a quello scritto da Alberto.

    • E non solo la questione delle pensioni, in varie salse prosegue il martellamento anche sulla sanità e chissà quali altre voci nel futuro.
      http://www.lettera43.it/politica/monti-sistema-sanitario-deve-essere-ripensato_4367575019.htm

      In previsione non so se gli individui riusciranno a reggere discretamente nei prossimi decenni nella loro forma attualmente più diffusa: la famiglia mononucleare (quella ristretta). Una persona per non essere inquadrata come “sfigata” deve avere i requisiti “giusti” come il darsi da fare, uscire presto di famiglia, lavorare, versare i contributi pensionistici; versarli per ancora più tempo (riforme delle pensioni -non ancora finite) e per essere ancora più “valida” e apprezzata versare anche quelli per la previdenza integrativa (magari in futuro pure per la sanità integrativa), a ciascuno é suggerito di avere la sua abitazione e quindi il suo bravo mutuo (che lo incastrerà per un trentennio), possedere l’ automobile personale (ciascuna auto comporta le revisioni, i bolli, l’ assicurazione,ecc.), invece in una famiglia allargata non tutti i suoi componenti necessitano espressamente di averne una a testa per recarsi al lavoro e magari se le possono gestire fra loro per gli usi non legati all’ impiego. Inoltre, gli individui che restano soli, andando verso l’ età anziana con la progressiva maggiore necessità di assistenza medica, magari perché anche i loro figli nel frattempo hanno aderito senza riserve al modello culturale della famiglia mononucleare, necessiteranno di aggiuntive spese di assistenza. Una assistenza che decenni fa era maggiormente a carico delle relazioni famigliari.
      Non sottovaluto al contempo che la famiglia mononucleare abbia dato una certa libertà dai condizionamenti famigliari, una distanza che permette di avere respiro… però si tratta di una forma di aggregazione (ristretta, appunto) che lascia esposti e maggiormente inclini e vincolati ai consumi. Quindi la direi ottima per la fase di espansione economica del dopoguerra, più fragile adesso e nei tempi che verranno se questa che stiamo sperimentando non é una crisi ciclica, ma piuttosto una situazione di declino.

  13. Grazie per i libri, grazie per il blog, grazie per il programma, bellissimo, grazie per tutto ciò che riesci a trasmettere a chi ti segue.
    Grazie, con affetto

  14. ciao simone,
    la tua agenda è ferma al 30 novembre LUGANO…non hai nessun altro evento in calendario ? non sono fatto per i blog e vorrei poterti conoscere di persona… e credo che sia l’unico modo per poterlo fare..grazie

    • alessandro ciao. Non ho presentazioni, no, non al momento. il libro esce il 10 gennaio. poi si vedrà. ma non mancherà occasione vedrai. ciao!

  15. Ci penso da un po’, ho seguito i dibattiti, le pubblicazioni e ora questo programma.
    A me è successo tutto con estrema naturalità o forse sarebbe più corretto dire, per mera sopravvivenza: a 32 anni, con un figlio di 5, nessuna proprietà intestata, un’utilitaria pagata a rate, un affitto per 40 metri quatri per tre persone avevo il bivio davanti a me. Dopo 13 anni di lavori impiegatizio a tempo indeterminato si trattata di scegliere tra la ‘me dentro’ e quello che la vita lavorativa pretendeva. Alla fine dopo anni di riflessioni ho scelto la ‘me dentro’, con conseguente lancio nel vuoto, lasciando il posto fisso, insistendo con collaborazioni editoriali (ho continuato a studiare e a lavorare di notte tra editoria e testate, pur avendo iniziato a lavorare subito dopo il diploma per lasciare casa dei miei a 23 anni).
    Ora lavoro con partita iva, sono al punto in cui cerco il ‘buono’ che c’è in ogni contatto, occasioni, proposta, anche se ormai si lavora praticamente a-gratis per tacito accordo sociale, almeno nei settori che più fanno parte della ‘me dentro’, che hanno a che fare con le competenze acquisite in anni, e le appartenenze più intime (da bambina nascondevo i libri sotto il letto e usavo le paghette per prenderne alle bancarelle, il primo computer me lo pagai a rate il primo Natale dopo aver iniziato in quello che sarebbe diventato il mio posto fisso per 13 anni).
    Mi resta però sempre qualcosa che ‘raschia’ dentro, voltandomi indietro anche senza guardare troppo lontano, basta che io ripensi al rapporto energie, ore di lavoro, impegno e fatica dell’ultimo mese o dell’ultima settimana, rispetto al mero ritorno economico: ma in Italia sussistono davvero le minime condizioni per “un’altra vita”?
    Due anni fa ero tendenzialmente portata a rispondere di sì, in Italia come altrove basta provarci, insistere essendo disposti a virare, provare magari mansioni e occasioni di lavoro diverso. E, in effetti, di lavori temporanei, saltuari e occasionali ne ho fatti anch’io, nel mio piccolo.
    Eppure sento grattarmi spesso dentro, c’è qualcosa che non torna, sarà per i mercati professionali di riferimento, sarà che dalla fine degli anni Novanta e con l’avvento del web tutta una seria di mestieri legati allo scrivere, alla scrittura, (dai contenuti per le testate, ai mestieri editoriali tra l’autore e la pubblicazione finale, passando per gli eventi, le attività di approfondimento, analisi sociale nonché ogni forma di produzione contenuti finalizzati) sono in sostanza diventati alla portata di tutti – o così si iniziato a pensare (che tutti in un qualche modo possano) dunque non hanno più valore, non c’è meritocrazia, professionalità riconosciuta men che meno rapporto qualità/prezzo. Sarà che ho lavorato per un ufficio cimiteriale, per una neo azienda che opera nel web content, nell’advertising online finalizzato a target specifici, ma anche per una web radio dove curavo, sceglievo, rielaboravo le notizie locali per le edizioni del GR del mattino facendo anche da speaker; e ancora ho collaborato a organizzare e curare festival, sono anni che scrivo per una testata online cercando sempre nuovi spunti, insistendo sulle storie che restano la mia ossessione, occupandomi di libri battagliando con gli uffici stampa per ottenere le copie uso stampa per ammortizzare i costi di un lavoro che non ha entrate economiche… Sarà che è il momento di dare tutto e ancora di più, sperando che l’ennesimo lancio non sia l’ennesimo crollo.
    Eppure scegliere di vivere e non di esistere, mi sembra ancora l’unica strada possibile.
    Mancano però, attualmente e non da oggi, quegli appigli che possono permettere a chi si rimpocca le maniche, di rintracciare un minimo di sostentamento per la proprio situazione. O forse sono io che ancora fatico a trovarli.
    Il pensiero stesso che ogni azione deve essere costruita e fatta in funzione di una ‘redditività’ attesa, precisa e netta, è un pensiero distruttivo, che ci costringe ogni giorno ad alzarci con un pensiero fisso e a fare, a fine giornata, bilanci fallimentari per loro stessa natura. Eppure i numeri non sbagliano mai. Quelli dei costi fissi minimi, delle medicine, dei trasporti anche i più economici per tentare di incontrare un potenziale cliente o per esserci a una fiera di settore dove chissà se si potranno costruire nuovi contatti.
    Quel qualcosa che gratta, a volte mi sembra semplicemente un animale che si morte la coda in un continuo loop. Prima ero schiava di ritmi, obiettivi e imposizioni insostenibili. Prima non avevo una vita, e nemmeno energie. Ora ci sono a tratti, quando posso liberare ciò che ho dentro in attesa del prossimo schianto contro i numeri e di nuovo si ricomincia.
    E ogni volta, insistendo e cercando, quel ‘grattare’ non se ne va.
    Anche questo secondo me a una o più ragioni, in questo momento storico, e non solo per me.
    Un’altra vita è una cosa che vorrei insegnare a mio figlio che ha fatto 7 anni sabato scorso, ma prima ancora devo convincermi che lo sto insegnando a me stessa.
    Resistendo.
    Buone cose Simone.
    barbara

    • Cara Barbara, capisco benissimo quello che scrivi, è il motivo per cui non ho voluto fare la freelance fino adesso e mi accontento del lavoro impiegatizio fisso. Mi sta stretto, strettissimo, ma in questi anni ho anche capito che l’importante è cambiare dentro, da come si sta dentro poi si percepisce il fuori. Con un cambiamento interno diventa più facile vivere anche il lavoro da impiegata, tenendo vivo il desiderio per i propri progetti e le proprie passioni.
      Anche il mio motto è resistere, penso però che non sia il giusto atteggiamento verso la vita. Quando le cose funzionano veramente, quando noi funzioniamo veramente non dobbiamo resistere a nulla, ma molte cose capitano in automatico da sé.

    • barbara grazie!
      stesse sensazioni ma non sarei stato capace di scriverle cosi bene,devo anche rilanciare il piatto dicendoti che avendo anche una moglie sulla stessa barca è ancora più complicato.
      facciamo i funanboli su corde rotte e ogni volta riusciamo a riannodarle per mandare in scena un nuovo numero,ma poi nuovamente il nodo si scioglie o alla meno peggio comincia a cedere e slegarsi lentamente,intanto impariamo a far cose sempre più belle e importanti nella nostra professione e contemporaneamente scopriamo che ogni volta qualcuno le stà gia svalorizzando per renderle meno costose più vendibili ad un mercato avido e ignorante e allora i progetti e i sogni non hanno nemmeno quel minimo di sostanza finanziaria che gli permetta perlomeno di guardare avanti.

    • Barbara, che bel tono, graffiato, quasi sanguinante, eppure intessuto di un filo d’oro. Che brava che sei. In mezzo a tante follie, il tuo lamento diventa un raggio di luce. Una resistenza dignitosa e di valore, la tua. complimenti per tutto quello che hai fatto.

    • Io capisco che per affrontare una scelta come quella che hai fatto tu, ci voglia davvero tanto coraggio. E ancor più coraggio ti richiede il mantenerla quella scelta, il conviverci giorno per giorno nonostante le numerosissime difficoltà. Però, cara Barbara, davvero, nonostante le difficoltà tu sei una donna incredibilmente forte. Tieni duro, resisti, provaci ancora e ancora e ancora. E credo che questo, mi scuseranno i signori uomini, è proprio tipico di noi donne: testa bassa e coraggio. Non mollare! Non sei sola!
      Fammi sapere se posso in qualche modo darti una mano, io abito a Savona.
      A presto
      Lilly
      ps. Auguri: oggi è il tuo onomastico.
      ps2 per Simone: ti autorizzo a rilasciare la mia email a Barbara qualora te la richieda e tu ne abbia la possibilità

    • Purtroppo un’altra vita deve fare i conti con i vincoli esterni economici/sociali/territorio, etc.. E’ vero dipende da noi ma non solo.

      Ecco perchè, per me un’altra vita deve essere cercata, puntando a valorizzare le nostre capacità, i nostri desideri, ma contemporanemente anche fuori, con tutti i movimenti presenti nel territorio. Non solo da soli.

    • Un saluto a tutti quelli che passando hanno scritto e condiviso.
      Mi è già successo di confrontarmi con colleghi, amici e conoscenti e, a dispetto dell’idea che soprattutto i figli degli anni Sessanta-Settanta fino agli Ottanta (e oltre) siano radicati nelle certezze dei ritmi fissi (posto fisso, passaggi di vita consolidati, ruoli fissi, orari fissi…), secondo me qualcosa si sta ‘staccando’ da alcuni di noi (e non ne faccio una questione di età o generazione in senso stretto, ho un collega giornalista che a sessant’anni ha mollato tutto per fondare una casa editrice digitale in Inghilterra…), forse sono appena alcuni iceberg, eppure quando le assonanze si fanno sentire sempre più forte secondo me c’è dell’altro.
      Grazie a Simone per aver capito, ieri pomeriggio mi sono messa a scrivere qui senza una precisa intenzione, raccogliere tanti cocci qui e là a volte restituisce qualcosa di inaspettato (specialmente quelle bricioline che sedimentano dentro, secondo me).
      E grazie a Francesca e Alberto che hanno ragione: ci sono situazioni (e ognuno di noi ne ha una unica, differente dalle altre anche nelle affinità)in cui i vincoli impongono scelte ponderate, a ricercare quello che sappiamo fare con i piedi per terra (io ci ho messo cinque anni, dopo la nascita di mio figlio, cinque anni passati a ponderare, a mettere pesi sulla bilancia, ad accettare e cercare il ‘buono’ delle cose che c’erano).
      Grazie a Morris, e un saluto anche a sua moglie, i funanboli è un’immagine in cui mi ritrovo decisamente (tenete duro, continuate a fare e cercare, io credo che abbia un gran senso…).
      E grazie a Lilly – ti sei ricordata il mio onomastico! grazie davvero… 😉 Grazie anche delle belle parole Lilly, spero resteremo in contatto, mi farebbe piacere sapere di te, non ho problemi a lasciarti la mia email che comunque è pubblica usandola anche per lavoro.

  16. Caro Simone,
    a proposito delle discussioni di questo blog, che fanno riflettere un po’ tutti e forse a volte ti stancano un po’, vorrei citarti quello che una volta disse il Cardinal Martini a chi gli domandava :
    – Lei dà udienza a tutti (divorziati, omosessuali, famiglie, adulti e bambini, cattolici e non, ecc) : ma come distingue i fedeli dai non fedeli?
    E lui rispose :
    – Io non do’ udienza a fedeli o non fedeli : ma distinguo le persone che capiscono da quelle che non capiscono!

    Ti lascio questo pensiero…..

  17. Caro Simone, l’intervista a Silvano Agosti e’ stata davvero bella, puro e semplice buon senso. Continuando sul pratico, anch’io come te ho tante cose da fare. Stamattina appuntamento con Wanda, che ha portato me e un gruppo di persone a lezione di erbe selvatiche commestibili, ne ho contate e fotografate 15, adesso posso fare la “spesa” di verdura gratis e anche un pieno di salute: bastano coltellino e busta. Poi con il mio comitato civico devo organizzare una festa di Natale per raccogliere fondi per le nostre scuole: l’anno scorso abbiamo donato 2500 Euro. Oggi ho finito la locandina. Mercoledì mattina tutti a casa di Giacomina a fare i maltagliati all’uovo per 250 persone, è vendendo quelli (al sugo) che alziamo i soldi per la scuola. Mercoledì sera c’è da finire di organizzare il GAS locale con i contadini e produttori di zona. Sabato in Umbria c’è il festival Gospel, ci andiamo con Zio Fester, il mio vecchio ma ben tenuto camper. A proposito, il mio camper sta un pò alla tua barca.
    Ciao!

  18. “Secondo la tradizione biblica l’assenza di lavoro – l’ozio – era condizione di beatitudine per il primo uomo avanti la sua caduta. L’amore per l’ozio ha continuato a sussistere anche nell’uomo caduto, ma la maledizione continua a gravare sull’uomo, e non soltanto perché dobbiamo guadagnarci il pane col sudore della fronte, ma perché a causa della nostra conformazione morale, non possiamo essere al tempo stesso oziosi e tranquilli. Una voce segreta ci dice che, se siamo oziosi, siamo anche colpevoli. Se all’uomo fosse possibile trovare un modo di vivere in forza del quale, pur essendo in ozio, si sentisse utile e adempiente al dovere, ritroverebbe almeno un aspetto della felicità primordiale”.
    (Tolstoj, Guerra e Pace)
    Buona lettura. Ciao!

  19. Ciao Simone,

    mi viene in mente che c’era un tema molto importante che magari potrebbe essere trattato in una tua prossima trasmissione e che di solito fuggiamo come un tabu: la morte…non lo dico ovviamente per funestare la giornata dei visitanti 🙂 anzi tutt’altro.

    Buona giornata,
    Mauro

    • e la malattia ! quanto cambia la vita di una persona che dall’oggi al domani è costretta ad accettare una nuova condizione e riscriversi una nuova vita …. purtroppo questo è un tema che riguarda sempre più persone dato che mangiamo e respiriamo mer*** !

  20. grazie simone, grazie di tutto, ogni giorno di più questo blog è il mio punto di riferimento, sei una colonna portante della struttura della mia interiorità, sei diventato le fondamenta della mia nuova città, del mio microcosmo attuale futuro e interiore. nelle tue parole trovo me stessa e riscopro ataviche strutture interiori perdute. sei un faro simone

  21. Grazie per la condivisione della tua vita in visibile. E’ molto importante far vedere come si pensa con METODO e consapevolezza dell’EFFICACIA e del TEMPO.
    Tutti concetti che comunemente demonizzati perchè si associano alla vita aziendale, del sistema, della produzione,del lavoro “classico” ma che invece più che mai fanno parte di altre vite fatte di un tempo diverso e lavoro vero.
    Ora vado, ho da lavorare anch’io qui a casa, sapete già che da quando non lavoro ho tanto lavoro da fare ed è meraviglioso.
    Buon lavoro Simone, e grazie dell’esempio.

  22. Buongiorno Simone,ti ho conosciuto leggendo anni fà “Adesso Basta” in preda ad un desiderio di cambiamento, seguito a piccoli passettini e qualche passo indietro; ho visto il tuo programma e ne sono rimasta entusiasta….FINALMENTE qualcosa in cui mi ritrovo!!!Adesso devo solo andare avanti.Grazie x l’entusiasmo che trasmetti. Una buonissima…settimana!senza giornate ore e minuti troppo programmati, ma solo da vivere
    Daniela

  23. Ciao Simone,

    le tue testimonianze quotidiane portano un soffio di libertà nelle nostre vite. Attraverso di te possiamo immaginare come sarebbe e sognare di farlo, un giorno o l’altro. Solo il sottofondo di tristezza creato dalla mancanza di coraggio da parte nostra, rovina i dolci momenti in cui ci immergiamo nella lettura dei tuoi scritti.
    Un programma tv come quello che è andato in onda dovrebbe essere uno spazio quotidiano, da mandare tutte le mattine a colazione, quando si esce di casa. Mi sono scoperta a piangere sulle parole di Agosti. Quando apri gli occhi, non sempre riesci a sopportare quello che vedi.

    Grazie per parlare. Il tuo parlare è vero.
    Tu puoi parlare. Anzi, dovresti farlo di più.

    Silvia

  24. Sulla scia delle obiezioni di Sara e Luisa… mi sono chiesta che cosa spinge me a frequentare questo blog (che leggo quotidianamente, anche se poi non intervengo perchè come vedete il ritmo del discorso è quasi sempre troppo veloce rispetto ai tempi delle mie riflessioni)
    Sento che questo è un luogo dove le persone si trovano spinte dal desiderio di autenticità e di significato nella propria vita. E’una ricerca che, come sappiamo e più volte è stato detto, viene sopita e scoraggiata nella nostra realtà culturale; inoltre è sofferta, faticosa, frammentata da tanti fallimenti e destinata a portare in dolorosa evidenza le nostre umane contraddizioni, che viceversa evitando questa fatica restano in ombra e creano meno problemi. Simone, come ciascuno di noi, è portatore di umane contraddizioni: personalmente, quella che trovo sublime(su altre è già abbondantemente crocifisso…) e che me lo rende molto caro, è quella di dichiararsi ateo (dunque materialista), dedicando però poi la sua esistenza alla ricerca di significato e le sue attività all’arte, la via maestra verso il trascendente (aggiungo: dedicando anche il suo tempo alla comunicazione e alla tolleranza verso l’altro, ovvero al “prossimo”, del quale dovrebbe a rigor di logica aver ben altra e sartriana considerazione).
    Sì, l’obiezione di Sara che qui ci sono “adepti” mi tocca in un punto per me importante, determinante, e riconosco me stessa nella sua osservazione: sono (siamo?) assetata di significato, di autenticità e di felicità nella mia vita, “adepta” in qualche modo di chi (Simone, Gaia, Stefania, tutte le persone viste su Rai5…) sento che condivide la mia ricerca, anche se magari non giunge ai miei stessi risultati. Forse saremmo tutti meno poveri, frustrati e arrabbiati se le attività umane che venivano dedicate alla riflessione sul significato della vita e sulla felicità (la filosofia, e soprattutto la religione) non fossero state messe da parte al pari dei saperi contadini e delle abilità artigianali, e non fossimo costretti a mendicare qua e là come capita il cibo per il nostro spirito inquieto che non vuole smettere di sperare.

  25. è fantastica l’inefficienza, ieri mentre preparavo il mio orto e il mio giardino all’inverno mi perdevo a guardare il panorama che si vede da casa mia, a scoprire le piccole piantine di alloro che nascono spontanee, a pensare a coprire tutto bene con foglie secche per le prime gelate, a raccogliere quel poco che si poteva ancora raccogliere per conservarlo per l’inverno, fantastico, una domenica così non a prezzo, buona settimana 🙂

  26. Buongiorno Simone, è stato bellissimo scoprire la tua trasmissione tv. Ho visto l’ultima puntata e … nulla è per caso. Agosti , Irene, figlia di una mia ex collega e Tu. Quante meravigliose sorprese in un sol colpo. Mentre mi regalo la mia colazione al bar, prima di incontrare i miei ragazzi a scuola , sorrido e mi carico di entusiasmo, perchè scopro che altre anime come me abitano questo meraviglioso pianeta e che nn sn sola , nel mio tentativo di voler vivere un’altra vita. Ti ho scoperto e …. sento che ho voglia di scoprire un po’ del tuo mondo. Piacere di averti conosciuto Simone e gioiosa settimana tra i tuoi progetti e le tante coccole che ti regalerai .
    Donatella

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