Tortelli e pontili

Qualcuno potrebbe pensare che le cose migliori accadute a me nell’ultima settimana siano state alcune interviste televisive, alcuni articoli su importanti giornali, la soddisfazione per osservare che il mio libro “Dove sono gli uomini” (Chiarelettere) sta suscitando dibattito e interesse. Fuochino…

Ciò che conta di più nella mia vita è scrivere, questo si sa. Lo so io, almeno, talmente bene da aver organizzato la mia vita per questo, soprattutto questo. Un nuovo libro è sfiato, conclusione, relazione, soddisfazione. Con un nuovo libro, il decimo ormai, si compie di una nuova tessera il mosaico che ho in mente (che intravedo…), e quando guardo alla piccola teca dei miei libri provo la soddisfazione (mista a timori, incertezze, speranze e paure) che prova il montanaro guardando a valle, da una cresta montuosa, seguendo il filo sottile del sentiero percorso, e poi a monte, verso la cima invisibile, ancora avvolta nella nebbia, ma lassù…
Figuriamoci dunque se io voglio smentire chi è convinto che l’evento di questa settimana sia stato la pubblicazione del mio ultimo libro…

Tuttavia, se parliamo di piacere viscerale, quello secco, nudo e crudo, quello che ti strizza bene bene di gusto la misera coratella terrestre… ecco, se parliamo di questo piacere, allora devo ammettere che due cose fatte in questa settimana mi hanno offerto il maggior picco di godimento: un pontile e i tortelloni.

pontile in legno di risulta

Il pontile è quello che vedete nella foto. L’ho pensato, immaginato a sbalzo sul bosco, ho trovato un amico compiacente (e complice) che mi ha rimediato il legno (grazie mille Max…), l’ho disegnato, modificato, poi piano piano messo in opera, ancora modificato, poi rifinito… e adesso c’è. Difficile trovare qualcosa di più inebriante che costruire un pontile, camminarci sopra una volta concluso, guardare intorno dicendo (neppure tra sé e sé…) “ehi, questo è il mio pontile!”. Il fascino dei terrazzamenti, degli spazi in piano, della conquista della terra scoscesa alla livella auricolare dell’uomo verticale, sempre in bilico, che gode degli slarghi e delle aree. Spazio che non c’era, costruito, sudato, e che adesso è lì. A che serve? A niente, naturalmente, se non a dimostrarti che siamo qui per disegnare il mondo, realizzarlo e poi sederci con le gambe a penzoloni, sognando.

E poi i tortelloni, o cappellacci, o ravioloni, o agnolotti, come volete chiamarli, ma ripieni di cinghiale fatto andare con una noce di burro e olio d’oliva equivalente, sedano carota e cipolla, sale magico, pepe, poi disossato, sminuzzato, regolato col fondo (per l’umidità) e infilato nella pasta all’uovo fatta in casa, bella liscia e porosa, elastica e turgida. La pasta fatta in casa mentre fuori diluvia, è scuro, e il camino crepita, dà una straordinaria soddisfazione. Ha una sua forma, una sua integrità, e quando cuoce la vedi bene che c’è, soda e docile, ben fatta. Condita a due sapori (burro e salvia e poi fondo di cottura del cinghiale) rende il cibo un’opera d’arte temporanea, destinata a scomparire all’apice della sua bellezza.

tortelloni al cinghiale

Due lavori manuali, dunque. Costo irrisorio. Pontile 75 euro, perché la legna viene dallo smobilizzo di un cantiere; tortelloni qualche centesimo tra uovo e farina, cinghiale cacciato da mio padre. Due lire due, anche meno di due, a riprova che il Buono non richiede Tanto, e il Tanto non genera necessariamente il Buono.

Da ragazzo mi chiedevo: “Sono un uomo di pensiero o d’azione?”. Quanto mi sono arrovellato su questa disputa adolescenziale, tutta letteraria, tutta intellettuale! La risposta era semplice, ma fuori dalla mia portata d’allora: sono entrambe le cose, il più possibile, il più intensamente possibile, il più spesso possibile. Ad ogni pensiero, per rimanere un essere umano, deve seguire una martellata, a ogni strofa un tiro di righello, a ogni virgola una vite, a ogni accento un rivetto. Costruire pensieri e costruire oggetti sono la croce e il taglio del cacciavite con cui regolare l’esistenza, e se i muscoli non fanno male, nessuna idea può sorgere pulita.

Siamo animali intellettuali, o uomini manuali. Se oggi, per caso (solo per fare un esempio…), avessimo usato solo la testa, non sarebbe stata una buona giornata. Come soltanto le nostre mani. Ricordo giorni (molti e sprecati) in cui non ho usato entrambi.

Ecco un passo sulla strada, soprattutto per noi uomini. Torniamo a usare le mani. E già che ci siamo, la testa.

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89 pensieri su “Tortelli e pontili

  1. Ciao Simone per me è difficile trovare le parole giuste da scrivere,per esprimere ciò che sento. Non ho mai fatto una cosa del genere e tutto mi sembra sciocco e banale.
    Ho sentito la tua voce in televisione mentre facevo le pulizie in casa è sono stata rapita. E’ stato come se qualcuno legesse ad alta voce i pensieri che riempono da sempre la mia testa. Le tue parole, la modalità verbale ed espressiva che hai usato, mi hanno a tal punto colpito che ora dopo aver letto gia molto su di te e di quello che hai scritto, mi ritrovo qui davanti al tuo blog (Cosa che non avrei mai concepito fare prima) a tentare di soddisfare questo mio bisogno di farti sapere che mi sono sentita capita, incoraggiata e non più sola. Grazie Simone per quello che fai e le tue scelte che sono da sempre anche le mie. Spero di poter condividere ancora emozioni pensieri ed esperienze.

  2. Ciao Simone, anche io come Marisa ti ho conosciuto alla trasmissione di ieri mattina e l’effetto è stato positivamente dirompente. E’ stato come se tu dal televisore avessi tirato un filo a cui erano legati i miei pensieri sparsi, i dubbi, le riflessioni, magari inconsci, che però non sono la disordinata espressione del malcontento generato dal tempo che viviamo, bensì il bisogno di tornare a ciò che è autentico, quell’autenticità che questa società ci nega e che non fa nulla per farci ottenere.
    Voglio leggere i tuoi libri. Sono contrario a mitizzare le persone, quindi non diventerai per me un mito, ma spero che potrai essere un chiaro ed onesto esempio di vita. Non deluderci. Meravigliosa la tua frase “il Buono non richiede Tanto, e il Tanto non genera necessariamente il Buono.” Ciao e complimenti.

  3. Ciao Simone, anche io, come Marisa, ti ho conosciuto nella trasmissione di questa mattina e l’effetto è stato positivamente dirompente; è stato come se dalla TV tu avessi tirato il capo di un filo invisibile a cui erano legati tanti miei pensieri, riflessioni, dubbi, anche solo inconsci, che anziché essere espressione disordinata del malcontento generato dal tempo che viviamo avevano una loro fattezza ben precisa: la ricerca di una vita autentica, in breve della felicità, di cui questa società non vuole darci gli strumenti per consentirci di raggiungierla. Ho intenzione di leggere i tuoi libri. Sono contrario a mitizzare le persone, anche le migliori, quindi non diventerai un mio mito, ma spero che tu possa diventare un chiaro ed onesto esempio di vita. Non deluderci. E’ meravigliosa la tua frase “il Buono non richiede Tanto, e il Tanto non genera necessariamente il Buono”. Ciao e complimenti.

    • Bravo Federico. Mai diventare discepoli, di nessuno. Diventiamolo di noi stessi, facciamo noi la nostra Bibbia, e seguiamola con adeguato senso critico. Ma facciamo però, altrimenti tra poco sarà tardi. Ora. Adesso. Basta.

  4. oggi in una intervista ti ho conosciuto; oggi stesso ho visitato il tuo sito e oggi stesso ho parlato di te con mia figlia, delle tue idee, della tua scelta di vita.
    Non sono una frequentatrice dl web ; non amo interagire via web; stranamente il web mi intimidisce e non riesco ad esprimere al meglio ciò che penso, ma con te non ho resistito.Quel piacere ,meravigliosamente descritto nel realizzare il pontile e camminarci e sedersi o starci seduto , la soddisfazione di quel piatto di tortelli gustati in una fredda giornata è semplice e raggiungibile. E’ lì pronto per tutti ma non tutti sanno approfittarne. Oggi non mi sono sentita “strana” perché utilizzo il trapano, il cacciavite, la pinza. Oggi non mi sono sentita diversa perché amo costruire oggetti che potrei trovare anche a poco. Oggi non mi sono sentita sola . Mi è piaciuto. Oggi penso che cambiare non mi fa poi tanta paura..Piacere di averti conosciuto. Un caro saluto Marisa

  5. Ciao Simone, ho scritto diversi commenti sul blog, tra cui l’ultimo su “Dove sono gli uomini”. Sono quello dei pochi gradi di rotta che ti spostano di tanto a fine giornata :-).
    Non sapevo in che Blog postare, perchè la mia è una richiesta amena e avevo paura di intasare il blog con cose di poco conto… Sto organizzando un ritrovo famigliare in grande stile: con fratelli, sorelle, genitori, nipoti….. Vorrei cogliere l’occasione, se possibile, per far conoscere anche a loro, in qualche modo, le filosofie di vita (qualunque esse siano) di cui parli nei libri in TV, nei blog, che peraltro in parte hanno in famiglia tutti già letto. Sapresti indicarmi nalla tua zona (La Spazia o dintorni) qualche agriturismo in cui mangiare e passare qualche notte? La condizione è che sia gestito da qualche persona che conosci che condivide il tuo pensiero e il cui stile di vita e le scelte sono in linea con tale pensiero. Ciao Luca

    • Caro Luca, bella iniziativa. Solo che di agrutrismi ne conosco parecchi ma certo non saprei dirti se condividano o meno le mie idee… Comunque, qui nella Val di vara c’è pieno hai l’imbarazzo della scelta. E chissà che tu non sia fortunato e trovi degli agrturisti downshifters. nel caso, segnalameli. ciao!

  6. “Ad ogni pensiero, per rimanere un essere umano, deve seguire una martellata…” mi piace ‘sta frase. La sento anche un pò mia.
    p.s.
    Ho bisogno di una corda vecchia, proprio come quelle che hai usato come corrimano del tuo pontile (ti è venuto bene!!). Mi daresti un consiglio su dove diavolo posso andare a chiedere per rimediarne una?(se preferisci anche via mail). Ciao Simone e grazie. A volte ho un punto di vista diverso dal tuo, ma quello che scrivi stimola sempre qualche ragionamento.

  7. SIIII !!! E SCRIVO MAIUSCOLO PERCHE’ VOGLIO DIRE A VOCE ALTA QUANTO SONO CONTENTO CHE SIMONE VENGA A BOLOGNA (A PROPOSITO DI TORTELLONI !!!) A PRESENTARE IL SUO LIBRO!!! FINALMENTE POTRO’ INCONTRARLO E MI FARA’ DAVVERO PIACERE!!!
    UN SALUTO DA ANDREA, PROSSIMO DOWNSHIFTER

  8. L’equilibrio che si passa ai figli è sicuramente dentro e nn fuori…..questo non vuol dire che una sana organizzazione della vita familiare non possa portare benefici ma non è la cosa principale. Riguardo l’educazione, io ho appena avuto un bambino, non credo si possa barare….i figli assorbono quello che sentono in famiglia e fuori. Cionondimeno una famiglia che abbia acquisito il dono della resilienza certamente aiuterá il bambino e futuro adulto a rapportarsi con l’esterno che è fatto di piacere (che ci possiamo andare a cercare) ma anche di fatica e a volte violenza. Ricordiamoci sempre comunque, come diceva la famosa poesia di gibran, che i figli non sono “nostri” figli e che hanno una propria personalitá e dei propri sogni che vanno riconosciuti e sostenuti con entusiasmo, se gli vogluamo veramente bene….il rapporto con un figlio (preferisco la parola rapporto a educazione) può essere una fonte enorme di creatività anche per i genitori che hanno più spesso da imparare che insegnare….per quanto riguarda la psicologia io non butterei tutto a mare ma sono d’accordissimo a prendere le giuste distanze.

    Buona giornata a tutte/i
    Mauro

  9. Credo che un conto sia il carattere di una persone, un conto sono i principi sui quali un figlio baserà la propria vita. Le differenze tra le persone ci saranno, ovviamente, ma nella loro testa, chi ha avuto un’educazione di sani principi, sa cosa è giusto e cosa non è giusto… poi che lo attui o meno questo è tutto un altro discorso 🙂

  10. Per fortuna il determinismo per quel che riguarda gli esseri umani è un fatto relativo! Se così non fosse, saremmo predestinati a recitare la parte che qualcuno ha immaginato e scelto per noi ancora prima di venire al mondo. E’ del tutto evidente che il condizionamento esiste, ma come individui siamo portatori di una originalità capace di creare sintesi nuove e di realizzare l’improbabile.

    Quando guardo i bambini con cui lavoro (sono insegnante elementare) penso spesso a questo, li guardo con questi occhi. Mi chiedo in quale modo del tutto personale e originale elaboreranno quello che ricevono da me, dalla famiglia, dall’ambiente nel quale vivono.

    E’ chiaro che l’impegno è quello di dare il massimo di ciò che possiamo dare o quanto meno provarci, sempre. Il fatto che il risultato non sia scontato non può essere preso come un alibi e spingerci nella rinuncia e nella deresponsabilizzazione (succede troppo spesso…)

    Il tema è vasto e appassionante!

  11. Non vorrei cadere in discorsi triti e ri-triti, ma, come madre di 2 figli di 20 e 25 anni, posso dire che le condizioni per educare i figli sono cambiate da 50 anni a questa parte… E questo mi porta a dare ragione a Red! e anche a te Simone.
    Se cinquant’anni fa noi ascoltavamo i nostri genitori, li osservavamo, ci erano da esempio positivo o negativo e solo un po’ più avanti (verso i 14-15 anni) entravamo in contatto con stimoli diversi (mass media, che per me era x esempio più che altro radio e quindi musica), ora ci sono mille e più stimoli diversi (tv, computer)… Non diamo tutte le colpe al mondo esterno, ma forse ora più che mai i ragazzi li devi aiutare a interpretare anche il mondo che li circonda, che a volte vuol dire andare contro, a volte vuol dire tacere (i genitori!) e aspettare che i ragazzi parlino e facciano le loro sacrosante esperienze (non castrarli subito) ecc… Poi il carattere fa l’altra parte! Dovessi dare delle percentuali sull’influenza dei vari fattori direi :
    30% genitori
    30% mondo esterno
    40% carattere proprio (o come si chiama quello che hai da subito dalla nascita)
    I miei 2 ragazzi sono 2 poli opposti : e ora da 1 anno lavorano insieme… Posso solo dire che a casa nostra si discute a fiumi!!!

  12. Simone, io uso dire che i nostri figli ” sono figli dei tempi ” mi sembra molto vicino a questo “spirito del tempo”
    Non hai figli ma mi sembri molto più preparato tu di tanti padri che conosco 😉

  13. “Come anche le persone meravigliose che grazie a Dio ogni giorno crescono sane e ricche interiormente nonostante provengano da ambienti di grande disagio…”

    simone ma se vai in certi quartieri terrificanti (a tal punto dubito che tu ci sia mai passato) e quelli fanno una grossa percentuale della popolazione nazionale, sai come la tua casisitica se ne va nello sciacquone? si ci sono quelli che alla verga risalgono lo scoglio…ma siamo nell’ordine dello 0,X%

  14. Sulla questione dell’ educazione vs attitudine/carattere dei figli riferisco in breve solo questo: anni fa mi riferirono il risultato dell’ educazione della figlia cresciuta, e diventata madre, di una coppia di persone presenti nel loro ruolo di genitori, che avevano convinzioni profonde e passione nel comunicarle, erano persone gentili e conviviali. Costoro educarono la figlia senza mai un schiaffo (alla maniera scandinava), trovando il tempo per parlarci, educandola man mano che cresceva a gestirsi assegnandole da quando era ragazzina una quota di soldi mensili man mano crescente che negli anni arrivò a farle gestire la spesa mensile per il cibo, l’ acquisto del vestiario, libri, ecc. e una rimanenza per il proprio divertimento. Insomma ciò di una persona normalmente ha bisogno, ma senza eccessi. Abituandola in questo modo gradualmente all’ uso dei soldi.
    Passano gli anni la figlia é adulta e ha un bambino. Mi venne riferito che la coppia che ora aveva acquisito il ruolo di nonni era completamente avvilita e si interrogava in cosa avesse sbagliato visto che loro figlia con il bambino andava giù di testa ogni tre per due con botte da orbi…
    Non ne so più nulla da molto tempo, per via di tante conoscenze e racconti di conoscenti che ho lasciato cadere.
    Questo é un esempio della non linearità nei confronti dell’ aspettativa che persone equilibrate, o perlomeno in gamba penso di potere dire, con il loro comportamento trasmettano equilibrio. Non sto dicendo che in genere non avviene il passaggio di valori, comportamenti, modi di sentire fra le generazioni. Solo dico che non é scontato che si verifichi puntualmente. L’ educazione aiuta sì, ma fino ad un certo punto. Dopo deve essere portata la persona che la riceve a farla sua. Io non ci vedo una relazione diretta di causa-effetto. In mezzo c’ é quella mediazione chiamata persona.

    • Condivido come gia’ detto quel che dice Red. Aggiungo che oltre alla mediazione della “persona” occorre aggiungerci la mediazione/influenza dello Zeitgeist, lo “spirito del tempo”.

  15. vorrei inserire il bellissimo testo di una famosissima canzone dei Pooh che mi sembra in linea con il tema del libro si Simone.

    UOMINI SOLI

    Li incontri dove la gente viaggia, e va a telefonare,
    col dopobarba che sa di pioggia, e la ventiquattro ore,
    perduti nel corriere della sera,
    nel va e vieni di una cameriera,
    ma perché ogni giorno viene sera?
    A volte un uomo è da solo perché ha intesta strani tarli,
    perché ha paura del sesso o per la smania di successo.
    Per scrivere il romanzo che ha di dentro,
    perché la vita l’ha già messo al muro,
    o perché in un mondo falso è un uomo vero.
    Dio delle città
    e dell’immensità,
    se è vero che ci sei
    e hai viaggiato più di noi,
    vediamo se si può imparare questa vita,
    e magari un po’ cambiarla,
    prima che ci cambi lei.
    Vediamo se si può,
    farci amare come siamo,
    senza violentarci più,
    con nevrosi e gelosie.
    Perché questa vita stende,
    e chi è steso o dorme o muore,
    oppure fa l’amore.
    Ci sono uomini soli per la sete d’avventura,
    perché han studiato da prete o per vent’anni di galera,
    per madri che non li hanno mai svezzati,
    per donne che li han rivoltati e persi,
    o solo perché sono dei diversi.
    Dio delle città
    e dell’immensità,
    se è vero che ci sei
    e hai viaggiato più di noi,
    vediamo se si può
    imparare queste donne
    e cambiare un po’ per loro,
    e cambiare un po’ per noi.
    Ma Dio delle città
    e dell’immensità,
    magari tu ci sei
    e problemi non ne hai.
    Ma quaggiù non siamo in cielo,
    e se un uomo perde il filo,
    è soltanto un uomo solo.

  16. mi ha colpito una cosa quando oggi ho sfogliato il tuo blog, Simone, e la voglio codividere, senza commenti:
    il primo post all’inizio della pagina è questo “Tortelli e pontili” di domenica 20 gennaio e l’ultimo che a me compare è…
    “Ri-solversi” di domenica 9 dicembre 2012.
    Una vita che si completa?

  17. Ciao…l’argomento figli mi coinvolge sempre.Ma come dice “Cambiare vita” l’influenza di noi genitori è così alta come mai i fratelli spesso sono così diversi ??? Io per scelta non ho lavorato i primi 6 anni di vita di mio figlio e sono orgogliosa di questa scelta … 19 anni fa era in controtendenza ,le mie amiche pensavano alla carriera ,al lavoro e io a casa a fare la mamma!!!Ho fatto bene o male non so , ho fatto quello che sentiva il mio cuore !!!

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