Chissenefrega

Montepaschi: il patto con Santander e Jp Morgan. E spunta la lettera segreta<br />

Un patto tra acquirente e venditore per truccare i conti e far salire il prezzo di una cosa in vendita. Niente di straordinario. Il business funziona così, anzi, funziona così il commercio, quasi sempre. Era così ad Aleppo, il grande suq, la porta delle spezie, era così a Venezia, tra mercanti giunti da lontano. Con una differenza: il vantaggio o la sòla dell’affare, se riusciva, ricadevano su venditore e acquirente, al massimo su un mediatore consapevole.

Invece, quando il patto non scritto è tra spagnoli e italiani per dividersi la «plusvalenza» di un affare (la vendita di Banca Antonveneta, ad esempio), di mezzo c’è un mucchio di gente. Gente ignara che da quell’impiccio avrà danni remoti, dovuti allo scricchiolio del sistema; danni diretti per il fallimento susseguente di una banca territoriale storica, MPS; danni dovuti a esuberi, licenziamenti, fornitori e consulenti segati via in un colpo, zac! Danni collaterali, come si direbbe in gergo bellico. Ecco la modernità.

Ma ciò che mi colpisce è un’altra cosa. Chi non ha mai lavorato in azienda mi segua con attenzione, gli altri basta che ricordino: immaginatevi, per mesi, un brivido che corre leggero lungo le schiene, qualcosa di impercettibile prima, poi più marcato; riunioni su riunioni, prima segrete, poi solo riservate; gente a passo svelto lungo i corridoi, felpata ma solerte; segretarie che non sanno, oppure sanno, che si guardano con occhio interrogativo da una parte all’altra della stanza; giovanotti incravattati, di primo pelo, che si emozionano come vergini di fronte al primo uomo per gli incarichi riservati che ricevono come fossero la chiamata di Dio; giorni, serate, notti, tabelle, incartamenti, email, tutto da distruggere o da occultare prima o poi; pochi che tramano, comprano azioni, vendono azioni, frodi, illeciti, insider trading, insider dealing, patti sottoscritti violati come se non esistessero; giornalisti conniventi informati, che dicono e non dicono, ma solo quando è il momento. Una marea di cazzate vissute come fossero vere, come fossero vivere, per mesi preziosi, per un mucchio di gente convinta di essere al centro della scena. Esseri perduti che danzano su nuvole di fumo.

Qualcuno di voi potrebbe confermare. Gli altri si limitino a immaginare cosa avviene, cosa c’è dietro questa specie di farsa contemporanea che è l’impresa, che è il business, dove il tempo della vita se ne va via a manciate, dove gente di intelligenza perfino brillante si emoziona perché si sente coinvolta in “cose grosse”, roba di potere, e guarda un suo collega, a cena, col sorrisetto di chi pensa: “eh, beato te che non capisci un cazzo… Se solo sapessi a cosa sto lavorando”, o, peggio, non sa trattenersi e glielo racconta, destando ammirazione e invidia in un esercito di altri omuncoli perduti, gente che darebbe tutto il tempo per tutto il lavoro invece che scambiare vita con qualunque altra ricchezza.

Dove sono gli uomini… Secondo un’indagine di Cosmopolitan USA (2008) intitolata The best places to meet a guy (i posti migliori per incontrare un uomo) di Heather Buono, Harper Reitkopf e Lily Salembier, emerge una mappa del tesoro ad uso esclusivamente femminile per rintracciare un uomo che da più parti viene dato per scomparso. Ebbene, uno dei tre luoghi a più alta concentrazione di uomini (insieme all’Apple Store e alla sala pesi delle palestre) sono le aziende presenti nella Top500 della classifica di «Fortune». Le aziende che contano, piene di gente che vorrebbe starci il più possibile, per contare di più, per fare più soldi, lavorare ad affari come quello di cedere una banca facendo un mucchio di grana. Non importa se generando danni collaterali. Tutto tranne che vivere. Della vita, degli altri, tutto sommato… chissenefrega.

 

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23 pensieri su “Chissenefrega

  1. Cavoli Simone, non conosci quasi coppie felici? E come mai sono infelici, quali sono i problemi e soprattutto perché continuano a stare insieme?

  2. ho appena ascoltato l’intervista su “il ribelle”: davvero ottima! penso che sia un compendio molto efficace del simone-pensiero.

  3. ciao
    simone,dici :tutto tranne che pensare a vivere! e se per loro quella fosse la maniera di intendere la vita?
    cosa ti fà credere che sia la tua la maniera di vivere?
    succede che le persone lontane dal tuo ,anche mio,modo di vedere pongano queste domande.
    e quando te le pongono hanno dalla loro un sistema che pur sfilacciato,ancora regge,e viene imitato da tutti i paesi emergenti.
    e gli omuncoli si trasformano nei personaggi modello da imitare alla ricerca del successo……..
    cosa fai tu ??continui a dare le tue motivazioni o smetti di parlare difronte a certe uscite???
    franco dice che c’è il marcio nei vertici aziendali,ma anche qualche gradino più sotto non và meglio,solo che li non si prendono decisioni cruciali.
    incanalare il sistema nella direzione in cui ognuno sia direttamente responsabile di ogni suo pensiero parola o azione immediatamente farebbe riscoprire la riflessione,il dovere di soppesare continuamente le proprie convinzioni.

    • Morris, lo deduco dalle lamentele generalizzate, dal mondo che scricchiola, dall’infelicità diffusa che si osserva. Ma comunque vale sempre un unico principio: basta che funzioni. Rende felici? Perfetto. Poi c’è un discorso di ricadute sulla collettività. Ma questo è un discorso più ampio…

  4. Grazie per questo bell’articolo. Tornando al libro e agli ‘omuncoli’ che popolano il circo del potere (senza fare troppa differenza tra chi è attore protagonista e chi è semplice comparsa) vorrei lanciarti una provocazione. Non è forse giunto il momento di scrivere di donne che sono felici coi loro uomini? Di donne che condividono la vita con soggetti diversi dagli psicopatici descritti nel libro? Di donne equilibrate che non sono state trattate come calzini? Sono convinta che finzioni e mistificazioni si nascondano da entrambe le parti (intendo, sia da parte delle donne sfortunate descritte nel libro che molto spesso non sanno ciò che vogliono e finiscono inevitabilmente col soggetto sbagliato, sia da parte di coloro le quali sono tranquillamente sposate e hanno scelto la solidità borghese senza farsi troppe domande). Le donne dovrebbero parlare alla parte più profonda di sè per capire realmente ciò che vogliono (magari, non un omuncolo da azienda..). Che ne pensi? Dopo la pars destruens, la pars costruens?

    • Giulia ciao. Penso di no. Per due ragioni. La prima è che non conosco quasi coppie felici. Forse una o due di decine e decine, centinaia, in cui mi imbatto o mi sono imbattuto. La seconda è che se anche esistessero, e ne esisteranno certamente, non c’è niente da dire. E’ di quel che non va che occorre la capire le cause. E qualcosa che non va c’è, fortemente, decisamente, chiaramente. Un meccanismo che si è inceppato, che stenta, che stritola.

      La società in cui viviamo è decadente, in veloce tracollo. Non mi riferisco certo a questioni morali di cui a stento saprei identificare confini e orizzonti, Mi riferisco al sistema di vita, a cosa ci capita oggi, ogni giorno, cosa porta, quanto cosa in energia, parole gettate via e mancati silenzi. In questo schema che crolla, evidentemente, noi che ne siamo protagonisti dobbiamo riflettere.

      una prospettiva (una naturalmente, non l’unica e neppure, se vogliamo, la prima) mi pare quella del profondo disagio maschile, degli uomini tra 30 e 50 anni. Me lo raccontano le donne, la folla di storie che continuo a riceve anche in queste ore. Su questo, grazie alla testimonianza di queste storie, ho scritto un libro. E ora, chi vuole, riflette e dice la sua. Il tema non è neppure ancora approcciato, tutto da comprendere e approfondire. Vediamo come va questo dialogo, se si innesca, e a cosa ci porta.

      ciao!

  5. Buongiorno Simone, buongiorno a tutti.
    Dove sn gli uomini? Incomincio a pensare che si trovino qui, sul tuo blog Simone. È bello leggere questi primi commenti , con delle perle tutte al maschile che ti fanno pensare ” ah, bene, quindi esistono – gli uomini-”
    Grazie a tutti voi e al padrone di casa .
    Alle “Donate da Dio” …. siamo un po’ con questo bel nome… ho letto di un’altra Donatella…. In Feltrinelli penso di esserci anch’io, e come te Donata, nn sn un mostro di disinvoltura. Uniamo le nostre timidezze e facciamoci coraggio.
    Splendida giornata a tutti

  6. Ho fatto parte anch’io di quella gentaglia e me ne pento! La mia generazione credeva a volte onestamente nella globalizzazione mentre qualcun’altro sopra disonestamente la intendeva come “opportunità” per esportare capitali ed aziende all’estero. Quanto marcio c’è nei vertici aziendali! Ora come te provo più felicità nella decrescita che nei falsi miti dell’apparire. Ti abbraccio.

  7. …probabilmente ho sbagliato ….
    il mio primo post non è in risposta ad alcunchè.
    E’ la prima volta e non so bene come funziona il blog.
    Il mio voleva essere semplicemente un contatto con Simone.
    Ciao
    ale

    • ma alessandro, hai fatto bene. mi fa piacere quel che scrivi. e poi sei di palermo, una città del cuore per me. una delle patrie dell’uomo del Mediterraneo che sono io. ciao!!

  8. Simone,
    se avessi saputo che passavi da Palermo sarei venuto a conoscerti sulla tua barca..portando con me una vecchia chitarra brasiliana e un buon vino rosso..
    la bossa nova , il mare, il vento, la salsedine erano e sono sempre nel mio dna….ma far finta di non sentire la voce del cuore e delle passioni, per farmi assorbire cieco nell’azienda di famiglia con enormi difficoltà, mi ha fatto pervenire un conto così salato che oggi, quando leggo o ascolto le tue parole, non riesco a trattenere un nodo alla gola che il più delle volte degenera in silenziose lacrime..
    E’ dura!…e anche la salute ti dà i suoi segnali….
    Sto cercando di insegnare ai miei due meravigliosi figli che devono ascoltare il cuore e i loro sogni…..potrebbe essere molto difficile inseguirli…ma forse l’unico motivo per cui valga la pena vivere .
    Tutti i tuoi libri ormai sono parte del mio bagaglio mentale…e ora sono veramente fregato!…in positivo ovviamente..
    Avrei tante cose da dire e chiederti ma qui non posso farlo….
    Ti ringrazio per tutto..
    ale

  9. …si, lo ammetto, a quasi 50 anni faccio parte di quell’esercito di omuncoli….dediti esclusivamente al lavoro 10 ore al giorno….incapaci di cambiare….

    • coraggio stefano, siamo tutti omuncoli, ma da questo a ciò che potremmo diventare c’è un bel percorso. forza e coraggio. ciao!

  10. x Donata: ….ah un omonima, che bello, il mio nome non è molto in voga! Coraggio x lo scrittore, anche se penso che alle volte anche un pizzico di sfrontatezza, quella buona, possa essere utile in amore!
    mi sa che inizierò ad usare nome e cognome, ciao a tutti Donata Chesini

  11. “…Una marea di cazzate vissute come fossero vere, come fossero vivere, per mesi preziosi, per un mucchio di gente convinta di essere al centro della scena. Esseri perduti che danzano su nuvole di fumo.”

    ahahahaha: bellissimo! Quanto è vera ed efficace: se non fosse una situazione così tragica, ci sarebbe da ridere a crepapelle!)

  12. aggiungo questa riflessione appena letta, una citazione di un saggio spirituale (chiamarlo leader spirituale già mi evoca troppo un mondo competitivo!) … che mi sembra attinente al significato della parola successo…

    “Ciascuno vuole essere una persona di successo. Avete mai pensato a cosa è il successo? é semplicemente ignoranza delle vostre capacità. Avete impostato o pensato di avere un limite a voi stessi e ogni volta che superate i limiti che voi stessi vi siete imposti, lo chiamate successo. Il successo è l’ignoranza della forza e del potere del vostro Sè, perchè in tal modo assumete di poter fare solo fino a quel limite”.

  13. caro simone,

    io sono tra quelli che ricorda… purtroppo…. o per fortuna… l’esperienza del “risveglio” da quella melassa opaca che è la vita d’azienda grande, grossa, di successo dove tutti sanno chi sei solo perchè sanno per chi lavori (diciamo che ci si considera qualcuno solo perchè si vive di luce rif.essa? la L l’ho omessa apposta…) fa capire molto.

    io ho una teoria, e secondo me stiamo arrivando al culmine di questo processo: a forza di fare porcherie e passare sulla vita degli altri, che siano dipendenti o clienti o ambiente o società in genere, nelle aziende sta aumentando – perchè sono gli unici ad accettare di rimanerci – la concentrazione di chi è senza scrupoli, di chi non ha il problema di guardarsi in faccia il mattino, di chi fondamentalmente non sa vivere nel senso umano del termine, ma solo in quello bestiale della sopraffazione ad ogni costo…

    ergo, quelli che tutto ciò invece non lo sentono più come una cosa sostenibile sulle loro vite colgono ogni occasione auto o eterogenerata per allontanarsene…

    quindi tra un pò i due fronti saranno ben divisi e pronti ad arrivare ad una resa dei conti, che immagino e spero – anche se ce la stanno mettendo tutta per far scappare la pazienza – pacifica ma solidamente irremovibile sugli aspetti da rimettere in sesto e sul cambio di direzione che il mondo deve prendere… e speriamo che i conti tornino per una volta! 😉

    ti leggo sempre con piacere, vai così!
    ciao
    miki

  14. Ciao Simone
    Non ho (ancora)letto il tuo libro, non ho visto le tue interviste, ho solo fatto scorrere velocemente i post di questi giorni e quindi quello che scrivo potrebbe essere noiosamente una ripetizione o magari del tutto fuori luogo.
    Premesso che – ed è un problema mio – caratterialmente non mi piace la verbosità, la parola dialogo mi fa venire l’orticaria e avendoci un’età non ho tempo da sprecare, credo che voler capire discutere confrontarsi parlare sviscerare sempre e ad ogni costo alla fine produca esiti tristemente opposti. Troppe parole svuotate di significato malamente pronunciate, e io considero le parole, la parola, qualcosa di sacro. Ne sono talmente condizionata che mi sono perdutamente innamorata di uno scrittore (lui no, ma questa è un’altra storia). Tranquillo, Simone, non sei tu. A questo aggiungi il danno di voler quasi sempre incastrare l’altro/a dentro i confini di un’immagine che ci siamo costruiti noi e che quasi mai corrisponde a chi ci troviamo di fronte.
    Per quanto sopra detto, non intendo aprire un dibattito e quindi sull’argomento passo e chiudo.
    Con piacere sarò in Feltrinelli ad ascoltarti ma, essendo timida, non credo di venire a salutarti.
    Grazie,
    Donata

  15. Queste dinamiche non si incontrano solo ed esclusivamente nel mondo degli affari….le incontri anche, e molto spesso, in gruppi anche non a scopo di lucro, dove ci sia un “Guru”, un “Capo”, un Maestro” non Illuminato. Penso a certe corsie di Ospedali oppure a gruppi religiosi o sette varie.

    Per quanto riguarda dove trovare un uomo io so dove vorrei trovarlo, se già non l’avessi: su tra i monti, in mezzo ai boschi, con dei bei muscoli, ma non da palestra, mi fanno ridere……ma sempre ed anche con un buon cuore ed un cervello. Ciao.

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