La “Giornata dell’Uomo” (dal Fatto quotidiano)

 

Riporto qui il testo di un mio articolo sul “Fatto Quotidiano” di oggi, 8 marzo.

Una “Giornata dell’Uomo” sarebbe tanto necessaria quanto urgente, ma credo che non nascerà. Non ancora, almeno. Per una nascita, in natura, servono ambiente favorevole, attrazione, motivazione, fertilità. Un clima “fecondo” che tra gli uomini non c’è, anche se ce ne sarebbe terribilmente bisogno.

La prima “Giornata della donna” risale all’inizio del Secolo scorso, un periodo particolarmente fervido in cui operava un vasto movimento marxista che aveva tra i suoi membri donne come Rosa Luxemburg, Clara Zetkin e personaggi del calibro di Lenin. Nell’Internazionale socialista si discuteva accoratamente di guerra imminente, economia, colonialismo, ma anche di questione femminile e suffragio universale. Esisteva un’Internazionale delle Donne Socialiste, un giornale ufficiale della loro azione (Die Gleichheit – l’Uguaglianza), un programma di lotta. Le donne dunque c’erano, erano attive, in fermento. Tanto che quando l’Internazionale socialista espresse preoccupazione che le proprie battaglie di rivendicazione femminile si mescolassero con quelle di altri gruppi per gli stessi diritti, come ad esempio le «femministe borghesi», molte donne insorsero. “L’Internazionale” – scrisse la socialista Corinne Brown nel 1908 sulla rivista The Socialist Woman – non ha alcun diritto di dettare alle donne socialiste come e con chi lavorare per la propria liberazione”. Per maggiore chiarezza, pochi giorni dopo, le donne socialiste di Chicago chiamarono la loro riunione settimanale di lotta “Woman’s Day”, il giorno della donna, aperto a tutte. Agenda: diritto di autodeterminazione, sfruttamento sul lavoro, dislivello di salari con gli uomini, orari lavorativi, discriminazioni sociali e sessuali, suffragio alle donne.

Sebbene esistano motivi molto seri per cui la lotta delle donne è bene che proceda, come fa, e compia il lungo percorso già effettuato, le attiviste di quella stagione e le loro eredi possono vantare tantissime vittorie. Quasi tutti i punti dell’ordine del giorno di quel primo “Woman’s Day” sono stati ottenuti. Altri ne restano, certo, ma la coscienza sociale ha fatto passi da gigante. Ciò che è cambiata maggiormente è la consapevolezza stessa delle donne e della società. All’epoca a lottare era una minoranza di illuminate. Oggi la maggioranza, almeno nel nord ovest del pianeta, non ha bisogno di essere convinta sui temi della parità. E neppure la maggioranza della società.

Noi uomini del nostro tempo siamo in condizione del tutto diversa dalle donne dei primi del ‘900, e pur tuttavia viviamo un’epoca di crisi profonda, la peggiore forse della nostra storia. Sarà che non facciamo più la guerra, non in massa almeno; sarà che non abbiamo mai dovuto lottare per alcun diritto di genere; sarà che il mondo cambia e se non cambi anche tu resti indietro. Ad eccezione della minoranza gay, che vive invece una stagione del tutto diversa, assai più simile alla condizione di centratura, motivazione ed energia delle donne, mai come oggi la maggioranza maschile eterosessuale sembra aver perduto ruolo, spinta, visione. Non siamo più i condottieri, non siamo più i portavoce della comunità, facciamo da vestali a un sistema morente, che in gran parte è un nostro prodotto, di cui siamo ancora largamente i tenitori, gli attori, gli schiavi. In più, continuiamo a non comunicare orizzontalmente, tra di noi, né con le donne, contorcendoci su noi stessi tra un endemico analfabetismo emotivo e una tragica incapacità a raccontarci. Succubi dell’ansia per qualunque prestazione, veniamo chiamati a un’azione adatta all’uomo di una volta, come era nostro padre, non certo a quel che siamo oggi veramente. Incapaci della solitudine operosa e autocosciente, veniamo masticati dal sistema lavorativo, che ci schiaccia, dall’assenza di ruolo famigliare, da un profondo dislivello energetico e psicologico di fronte alle donne, al cambiamento, al futuro. Tutto in modo acritico e supino. Dov’è, cos’è diventato l’uomo contemporaneo? Cosa prova, che strumenti gli sono rimasti? Se fosse libero di scegliere, che vita farebbe, per quali sentieri andrebbe alla ricerca della propria avventura? Che relazione nuova saprebbe costruire con le donne di questa Era?

Mai come oggi servirebbe fermarsi, riflettere, sentirsi, trovare i problemi, portarli alla luce, espellere quella biomassa di residua virilità putrescente che ancora ci impedisce quasi ogni relazione. Dovremmo smettere di partecipare al sistema che ci affossa, ci schiavizza, per partecipare a un sistema nuovo, in cui avessimo nuovo ruolo, adatto a noi, ma che prima dovremmo pensare, urlare, lottare per realizzare. L’agenda del primo “Man’s Day” potrebbe suonare così: manualità perduta, responsabilità individuale, distacco dalle famiglie di origine, nuovi sogni, coraggio per perseguirli, fuga dal consumismo, nuova grammatica del lavoro, solitudine, nuovo alfabeto emotivo, nuove relazioni. Forse, così facendo, potremmo anche mettere la parole fine alla violenza sulle donne. Donne che quando vanno via, quando ci provocano a una comunicazione in cui siamo ignoranti, ci mostrano solo quanto siamo deboli, quanto a un uomo in crisi non restino altro che fuga, disincanto e botte.

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43 pensieri su “La “Giornata dell’Uomo” (dal Fatto quotidiano)

  1. Red,
    bellissimo, grazie… Ho visto che ci sono anche altri video sempre di SolarCabin su come funziona la sua casa…
    Me li vedo appena posso…

    Grazie!

  2. Off topic

    http://www.youtube.com/watch?v=fJsDOD0dTQI

    Sono incappato in questo video di un americano che puntualizza, anche in un commento al video (nickname: solarcabin), di essersi rotto di pagare un mutuo schiavizzante:
    ” Thanks- yes I had the big house, 3 car garage and pool and the huge slave mortgage. I dumped all that for a simple debt free life and freedom and have never regretted that decision. ”

    Anche negli USA, patria dei consumi, qualche anima sperduta inizia a rimettere in discussione il peso di sostenere ambizioni materiali di lusso. ^_-

  3. sarebbe interessante fare una catalogazione delle “adesioni” alla tesi del libro…inserendo fascia di età, posizione sociale, culturale, nazionalità, stato civile e vedere cosa ne viene fuori… e magari farci un grafico in excel..a me incuriosirebbe vederlo

  4. A chi parlava delle straniere, ecco cosa ricevo dalla Russia.

    “Gentile Simone,
    Mi chiamo Olga, ho 42, sono da San Pietroburgo, Russia. Quando ho visto in internet l’annuncio del Suo libro con il titolo “Dove sono gli uomini?”, ho deciso che devo averlo, perche negli ultimi anni il pensiero che bisogna scrivere su questo tema, veniva spesso nella mia testa, osservando il cambiamento del ruolo maschile.
    Cosi’, mi hanno portato dall’Italia questo Suo libro, che ho letto subito. Ero stupita di trovare i miei stessi pensieri, espressi dall’uomo, e anche riconoscere alcune mie storie.
    Vorrei tradurre il Suo libro in lingua Russa perche la situazione descritta sara’ ben capita anche qui.
    Nonostante che non si trova la risposta sul problema impostata e la sua soluzione, e’ gia’ importante segnalare il tema, che, spero fara’ impensierirsi i lettori maschi…
    Grazie dalla parte di una donna!”

    ———————————————————————-

    Messaggio inviato da Olga

  5. @Simone, sinceramente, sono talmente distratto che quando li ho visti ero convinti che fossero stati sempre lì (i tasti di condivisione dico;-)). Comunque sono bellissimi e saranno sicuramente utilissimi per condvidere i tuoi post su fb! Grazie

  6. Beh, che ne dite dei tasti di condivisione con i social network sul mio sito, su ogni pagina? non sono una sciccheria? arrivo anche io, lento, tardi, ma arrivo sempre…. ciao!

  7. @ Andrea
    Rispondo alla tua richiesta: quello che ti ho dato è un consiglio istintivo, proveniente dall’esperienza che ho vissuto io, che è quella di un uomo che ad un certo punto non sapeva più a ragionare con la propria testa perchè sottoposto a troppe pressioni da parte delle relazioni sociali abituali esistenti, per prima la coniuge ma anche amici e parenti vari. Perciò quello che intendo con “pausa di riflessione” è, in qualche modo, riuscire a distaccarsi totalmente dalle relazioni sociali abituali, passare molto tempo a contatto diretto con la natura e, se necessario, io l’ho fatto, andarsene di casa per un periodo. Non vuole essere una medicina che va bene in tutti i casi, e il mio non è un consiglio di esperto, anzi credo che ognuno debba utilizzare la propria sensibilità per capire cosa è meglio per se stesso, come ripeto, è solo frutto della mia esperienza personale. ciao

    @Marica
    così mi fai arrossire…comunque grazie davvero, sono onorato dei tuoi apprezzamenti. al prossimo post!

  8. Ciao, il tuo libro mi ha dato tanti spunti di riflessione ma mi accorgo che sto confrontando il tuo messaggio solo con le donne, che ancora si dimostrano capaci di ascoltare e di commentare un tema che scopro essere veramente sentito dal gentil sesso. La domanda sorge però spontanea: perché non ne parlo con altri uomini, perché i nostri discorsi si concentrano su calcio, politica, lavoro, economia, donne e nessuno confessa apertamente la propria fragilità ad un amico, un collega, un parente? Abbiamo paura di uscire dallo stereotipo dell’uomo sicuro di sé che ha sempre la soluzione pronta? Davvero serve un nuovo modello di uomo o dobbiamo rispolverare i modelli antichi del cacciatore, la guida, il patriarca?

  9. Grazie a tutti delle belle parole e dell’incoraggiamento. Alla fine cmq è stato il confronto con mia moglie che mi ha costretto ad uscire dal mio recinto fatto di alcune mie pseudo certezze. E quindi è sempre la donna che ci costringe ad affrontare se stessi. È inutile hanno una marcia in più.
    @maurizio
    scusa cosa intendi per pausa di riflessione? Mi farebbe piacere saperlo. Grazie in ogni caso

    Un caro saluto a tutti
    Andrea

  10. Bello quello che hai scritto @Andrea se ti consola anche noi donne a volte ci sentiamo così …soprattutto la paura di vivere da sole….ma già il fatto di essere consapevole di questo secondo me è un grande traguardo ….. Ciao

  11. @ Andrea
    Ti faccio i miei migliori complimenti, ammetterlo è il primo passo, ma è un passo da gigante! Tu sei già sul percorso di cambiamento, anzi sei già cambiato. Non è un percorso che ha un traguardo, dovrai rinunciare alla sensazione di “essere arrivato”, ma vedrai come ogni giorno ti sentirai di essere un pò migliore del giorno prima e questo ti darà grande soddisfazione. Se posso osarmi a darti un consiglio, non aver paura a prendere un periodo di pausa, lavora su te stesso per fare tue le nuove convinzioni che stanno nascendo nella tua testa. Un abbraccio, Maurizio

  12. Cara Francesca, sei così certa che l’istruzione sia l’unico valore che possa condurre al cambiamento (anche individuale)?
    Io no, conosco persone “mediocri” e “medie”, come tu tristemente le definisci, con valori altrettanto importanti, se non maggiori.

    Frequento plurilaureati e anche persone con istruzione inferiore, ritengo che sia gli uni che gli altri abbiano pari opportunità di effettuare cambiamento.

  13. Se ti interessa questo sito rende graficamente l’ idea di dove si spostano le persone nel mondo, devi cliccare su una nazione di partenza e vedi dove la gente va.
    http://peoplemov.in/

    La (e)migrazione di oggi ha le sue peculiarità rispetto a quella del secolo scorso, una di queste é la capacità di reperire informazioni accurate prima di partire.
    Anche se si accede a qualcosa di simile alla situazione lavorativa desiderata per le competenze possedute, prima ci si mette in testa che si viene percepiti come immigrati e meglio é.
    Molte nazioni appetibili che fino a pochi anni fa erano di facile accesso stanno decisamente cambiando politica anche se sono in condizioni di offrire lavoro.

    Un punto da non sottovalutare é: quelli che partono vanno semplicemente a cercare altrove lo stile di vita che alcuni anni fa si sarebbero potuti garantire in Italia, compresi gli aspetti negativi legati a forme di vita e lavoro che abbruttiscono la persona, o memori di questa recessione economica che li ha un po’ (alcuni più di altri, naturalmente) disincantati dal consumo facile, dal prestito facile ne terranno conto per cercare un proprio percorso sostenibile, basato su minori dipendenze? Lo stanno già facendo prima ancora di espatriare?

  14. Ebbene si :io mi sento “emotivamente analfabeta,incapace di mostrare i miei sentimenti alla donna a cui tengo moltissimo e che si sta o forse si è già stancata ,non riesco a raccontarmi,mi sento perso”.Mi ritrovo in tutte le cose che dice Simone,anche e sopt.nell'”incapacità di una solitudine operosa e autocosciente”.Si,ho paura a rimanere da solo.Sto provando a cambiare anche con l’aiuto di uno psicologo,ma non è facile ragazzi.
    Un caro saluto a tutti

    • Andrea, ciao. Quello che hai scritto è un gesto di grande consapevolezza, di grande coraggio. Ecco il virgulto di un uomo nuovo che nasce. Autonalisi, lavoro, impegno, e domani sboccerà. Complimenti. Ecco la nuova virilità. Il nuovo modello. ciao!

  15. Caro Red, dato che guardi i dati degli espatriati italiani, ti consiglio questo articolo:

    http://www.huffingtonpost.it/2012/12/11/dati-ismu-sullimmigrazione_n_2274780.html

    Mi ha messo una gran tristezza perché è la mia generazione che sta emigrando, in particolare la parte più istruita. Fanno bene ad emigrare, ma io mi chiedo il Paese può permettersi di perderli? Qui rimarranno i più mediocri ed è difficile pensare ad un cambiamento (anche individuale) effettuato dalle persone medie.

  16. bell’idea quella di indire un giorno dell’uomo, ma lo intenderei come dell’essere umano, senza distinzione tra uomini e donne, perchè la manualità e tutti quei bei valori che hai elencato, troppo spesso mancano sia negli uomini che nelle donne. Basta dai con queste distinzioni, inziamo a ragionare sulle persone inquanto individui, senza differenziarle per sesso. Credo sia molto più efficace, perchè si evitano inutili battibecchi tra uomini e donne, e ci si focalizza solo sullo scopo finale… trovare la libertà, cambiando la propria vita.

    • Cambiare Vita, ciao. Non è che si discuta di uomini per non voler parlare di “persone”. E’ che per parlare di persone servono uomini, e al momento abbiamo solo noi, cioé un ibrido generazionale che ancora non si è messo in cammino. Non è cattiveria, ma necessità. ciao!

  17. Ieri leggevo uno dei blog che più mi incuriosisce per gli aneddoti e riflessioni di expat italiani andati a vivere in alcuni paesi nordici.
    Mi é piaciuta questa riflessione che però estrapolata dal contesto dell’ articolo (il quale mi sembra non abbastanza lineare, o non l’ ho compreso bene io) sembra più forte e determinata del resto dell’ articolo.
    Ma a me é piaciuta e la estrapolo e cito:
    ” a pensarci bene alla fine nessun paese è il più bello del mondo, perchè la differenza la facciamo noi e solamente noi. La mia esperienza personale mi fà pensare che nel mondo ci siano posti dove uno si senta più libero, città dove stranamente vi sentite a vostro agio e città dove vi sentite nervosi, e soli trà milioni di persone. ”
    Fonte: parte iniziale dall’ articolo:
    http://franco-francofaziocom.blogspot.it/2013/03/ci-sono-le-fate-stoccolma.html

    Da questo ed alcuni altri blog sul genere, perché viene fuori, come ci si potrebbe aspettare che sia, che queste nazioni non sono così ben funzionanti e ordinate come sanno presentarsi agli altri paesi dell’ europa mediterranea. Sono curioso, perché nei nostri quotidiani non si parla abbastanza dell’ estero, di come funzionano realmente le cose in casa degli altri e siamo mediamente “accerchiati” da stereotipi.

  18. @elena

    perchè socialmente è consuetudine sostenere che la donna è il soggetto debole e quindi, dovendo proteggere i deboli, gli si dice come difendersi…

    stronzate! hai ragione!

  19. Ho appena letto l’articolo “Contro le donne” di Rebecca Solnit su Internazionale di questa settimana e ve lo voglio consigliare. Una frase: “Qualcuno mi spiega perchè i college passano più tempo a dire alle ragazze come sopravvivere alle aggressioni che dire all’altra metà dei loro studenti di non aggredire le donne?”

  20. @ Marica (ma anche a tutti gli altri).
    Io qui mi sono sempre trovata in ottima compagnia (perfino quando c’era Silver con le sue frecciatine!).
    🙂
    E son sempre grata a Simone per questo spazio di crescita che considero un po’ come la biblioteca di casa: uno degli angoli più importanti!
    Un abbraccio
    Lilly

  21. Per Lilly,
    brutto vizio quello di voler sempre capire tutto… E va beh, prima o poi ce lo toglieremo.
    Sei in buona (o cattiva) compagnia…
    🙂

  22. “manualità perduta, responsabilità individuale, distacco dalle famiglie di origine, nuovi sogni, coraggio per perseguirli, fuga dal consumismo, nuova grammatica del lavoro, solitudine, nuovo alfabeto emotivo, nuove relazioni”
    Qui c’è il punto, fermo, secco come sempre sai descivere, il resto diventa disquisizione pan-generazionale di donne che hanno attraversato il femminismo, di donne che non l’hanno nemmeno conosciuto e di uomini che passano dalle gonne della madre a quelle della moglie. Poi hai usato la parola energia, livello energetico aprendo quello che è il nuovo corso a cui noi maschi iniziamo a vergognarci, perchè è la cosa più femminile che esiste, ma alla fine ci appartiene.

  23. @ Francesca: grazie per il tuo intervento. Sono convinta di dover lavorare su me stessa e questo indipendentemente di com’è andata a finire la storia con quell’uomo. Quanto ad elencare i suoi difetti, mi riallacciavo a quanto detto da Simone, sentendo quanto le sue parole avrebbero potuto essere le mie (considerata la situazione).
    Un abbraccio
    Lilly

  24. Cara Lilly, penso che sia inutile concentrarsi sulle mancanze di lui. Hai fatto un elenco di tutti i suoi difetti e delle cose che non andavano in lui, serve a poco. Lui è così, punto, se non piace ci sono altri uomini validi là fuori, bisogna saperli scovare. Tutto quello che possiamo fare è analizzare noi stessi, è l’unica cosa su cui possiamo avere un po’di controllo. Su di noi possiamo fare dei cambiamenti se vogliamo, se aspettiamo invece che siano gli altri ad essere come noi desideriamo, ci esponiamo a delusioni sicure. http://gattolibero.wordpress.com/

  25. Grazie Simone per aver, ancora una volta centrato in pieno la risposta. Non avrei saputo dire meglio!
    @ Red. Le relazioni hanno – sempre – necessità di reciprocità. Condivido in pieno. Epperò, nel mio caso, era una ben strana reciprocità; nel senso che avrei dovuto capire, avrei dovuto fare, avrei dovuto immaginare, avrei dovuto amare meglio, avrei dovuto sopportare, avrei dovuto prevedere, avrei dovuto affrontare…. etc.
    Cmq non voglio manipolare troppo questo spazio e grazie davvero per la Vs. compagnia (di tutti quanti). Vi leggo sempre ma non sempre sento di aver qualcosa di decente da aggiungere. Diciamo che rifletto molto su quanto dite e cerco di farlo in qualche modo mio…
    Vi lascio con un ultimo aneddoto: stamattina a spasso con la mia bellissima cagnolona, passo dal mio amico fiorista (che conosce un po’ la mia storia). Mi chiede come va, io le solite cose, e lui “ma sai Lilly voi donne volete sempre capire capire capire noi uomini. Ma non c’è niente da capire!”….
    Tutto sommato spero in cuor mio che abbia torto…
    Buon w-e.
    Lilly

  26. Ho capito quel che vuoi dire: esporsi! Con l’ esposizione aumentano fortemente le nostre possibilità di comprensione e apprendimento su un aspetto della vita, un fenomeno, una materia di studio.

  27. Mi piace, questo dibattito. Perché mette in discussione il ruolo dell’uomo in modo… compartecipativo: “give me options”.
    Per avere opzioni, occorre saperle accogliere. Ma anche saperle fornire. Un gioco a due, insomma.

    Ricordo la prima lezione del nostro corso prematrimoniale. Ricordo in particolare un suggerimento che ci fu dato: “Non pretendete, mai e per nessuna ragione, di cambiare il vostro futuro coniuge!”
    Parole che udii cinque anni fa e che mi ripeto ogni giorno che mi viene concesso.

    E allora, evviva un lungo periodo di convivenza prematrimoniale! Evviva il tempo. Lungo, gustoso e svincolato dall’orologio. Evviva le lunghe chiacchierate in macchina, tre ore ogni weekend, andando e tornando dalla montagna. Evviva la radio spenta. Perché a noi non interessa che ascoltare quello che l’altro ha da dire. Ascoltare. Accettare. Accogliere. Altro che tripla A di Fitch…

    Perché, prima che economisti, prima che downshifter, prima che “decrescenti”… siamo uomini. Uomini. Nel male e, consentiteci, nel bene.

    So di deludere mia moglie, per molte cose. Ma so anche che questa mia consapevolezza mi darà la forza per cercare in continuazione quelle tre “A”. E so che lei fa altrettanto.
    Le “A” sono già raddoppiate: sono già sei! 😉
    Per non contare la settima… (che tiene insieme le altre).

    Ciao, buon fine settimana

  28. La verità è che,dopo secoli di pura illusione, ci tocca riconoscere che il sesso debole siamo noi….Sembra una battuta??..non lo è per niente.Smarrimento totale.Siamo stati travolti da mille cose,l’identità “pura” originaria e indiscussa si è inquinata e annacquata.Ci vengono fatte richieste del tutto inaspettate.Tutto e il contrario di tutto.Vedi post precedente in contrapposizioe alla domanda “dove sono gli uomini? a volte “I veri uomini” Il punto è che niente è scollegato. Si è attivata una “danza delle identità”che ha mischiato per tutti le carte.Il femmnismo, così come si è dipanato,è stato più che un’emancipazione della donna rispetto alla sua identità,rispetto a quella maschile.”Perchè loro e io no”. Si è smarrito il ruolo reciprocamnete sinergico specialmente dal punto di vista sociale. il problema fondamentale è che nelle nostre memorie si sono incrociati alcuni fili. Su com’è e come dovrebbe essere (archetipo inconscio interiorizzato)con conseguenti inevitabili….delusioni e smarrimenti.Auguri per i 40 anni a chi mi precede. Capisco l’effetto degli “anta” già dato.Ma c’è anche quello dei cinquanta..etc.etc. Buona giornata a tutti…

  29. @Lilly
    Bisogna chiedersi quanto si é disposti a fare per raggiungere qualcosa, anche nelle relazioni. Che hanno necessità di reciprocità.
    Maturare la capacità di stimare, quantificare l’ impegno che siamo davvero pronti a investire in un legame é uno degli stimoli che ci può spingere alla responsabilità verso di esso. Se uno vede prima tutto quello che ha di fronte, il sentiero che deve intraprendere può anche non sentirsela, ma se opta infine per l’ agire penso, comunque vada, che lo faccia in una maniera onesta, che conferisce valore alla propria scelta, maggiore autostima verso di sé per essersi impegnato non tanto per provarci, ma perché in fondo la meta é il sentiero stesso che abbiamo preso per andare da qualche parte.
    Ti auguro che tuo figlio possa avere salda coscienza di sè, perché é una delle nozioni più preziose a cui un individuo può aspirare.

    • Alla tua domanda della prima riga Red, c’e’ solo una risposta. Farlo. E li’ si vede. Bello discettare, lo dico seriamente, sai che sono un amante della parola… Poi pero’ entro non molto occorre fare. Cosi’ si misura giustezza, opportunita’, caratura di quello che pensavamo, sognavamo e siamo. La realta’ dell’azione. Pensato questo, fatto questo. Il conto torna. Non torna? Ritentare cambiando qualcosa. Ecco: la vita e fare e poi tentare ancora. E ancora. E ancora… Cambiando.

  30. @ Red. Non ho mai pensato di cambiare nessuno. Mi piaceva (tanto). Ne ero innamorata (tanto). Non ho capito (tanto). E lui si è venduto bene. Solo che – poi – ha dimostrato quanto poco tenesse a noi. Quanto poco investisse nel nostro essere coppia. Un analfabeta emotivo e una grande fatica (per me) per cercare di farlo uscire dalle sue insicurezze, dalle sue ansie…. Alla fine ho dovuto ammettere la sconfitta.
    Sai una cosa? Ho un figlio grande. Ha 19 anni. Spero davvero di riuscire ad aiutarlo a diventare un uomo capace di misurarsi, capace di confrontarsi, di accettare il suo ruolo. Che sappia scoprirsi fragile o sicuro e non si spaventi di fronte alle avversità ma che le sappia accogliere come momento di crescita. Spero tanto in lui e per lui. E per la donna che avrà al suo fianco.

  31. @Lilly
    Scusa, ma perché ti ci eri messa assieme? Intendo della serie: mi piace, ci sto bene assieme, lui però deve cambiare! O é stato lui che ha cercato di prospettare aspettative energetiche e caratteristiche psicologiche che non poteva mantenere?

  32. “….continuiamo a non comunicare orizzontalmente, tra di noi, né con le donne, contorcendoci su noi stessi tra un endemico ANALFABETISMO EMOTIVO e una tragica INCAPACITA’ A RACCONTARCI. SUCCUBI DELL’ANSIA per qualunque PRESTAZIONE, veniamo chiamati a un’azione adatta all’uomo di una volta, come era nostro padre, non certo a quel che siamo oggi veramente. INCAPACI DELLA SOLITUDINE operosa e autocosciente, veniamo masticati dal sistema lavorativo, che ci schiaccia, dall’assenza di ruolo famigliare, da un PROFONDO DISLIVELLO ENERGETICO e PSICOLOGICO di fronte alle donne, al cambiamento, al futuro….”. Mi scuserai Simone se ti cito ma davvero mai come ora, come oggi, come in questo assurdo momento della mia vita sento che hai colto esattamente nel segno. Le parole chiave che mi coinvolgono in prima persona sono quelle che ho messo in maiuscolo. E le condivido nel profondo. E’ finita la mia storia con un uomo (quello che credevo di aver scelto per la vecchiaia, pensa te!). E’ finita dopo “ben” 7 mesi. E’ finita proprio per un suo “analfabetismo emotivo”, per la sua “incapacità di raccontarsi”, per la sua continua, costante, annichilente, “ansia per qualunque prestazione gli chiedessi (bastava che fosse lui, in quanto uomo, a doverne rispondere in qualche modo, per farlo andare in crisi ancor prima di confrontarsi, misurarsi, condividere…). Incapace di provare una solitudine ricercata e arricchente, ha preferito sostituirmi con un’altra possibilità (che gli auguro di non trovare, per rispetto alla donna che verrà), piuttosto di lottare per me, per noi. E il profondo dislivello energetico e psicologico che per un po’ di tempo ho voluto considerare qualcosa di contenibile e addirittura risolvibile, si è rivelato in tutta la sua amara verità. Una spaccatura, una voragine. Il baratro.
    Ecco Simone, in questi mesi di crisi, in questo mio tempo in cui ho dovuto forzatamente ritornare sui miei passi (avevo lasciato Milano, il lavoro, due figli su tre solo perché ho creduto in lui, in noi), in questo tempo dicevo ho spesso pensato a te, alle tue teorie circa gli uomini, alle tue verità. E pur ammettendo tutta la mia rabbia, la mia cecità, la mia arroganza di crederci ancora e ancora ora non posso far altro che dirti di si. Si, Simone hai ragione. Gli uomini hanno molto, davvero tantissimo, per cui lavorare. Perché si stanno inesorabilmente smarrendo. E lo dico con tutta la tristezza possibile. E noi? Noi donne dico… Noi saremo capaci di andare avanti senza di loro, senza di voi. In una ricercata, armoniosa, arricchente solitudine.
    Un abbraccio
    Lilly
    ps. scusate per eventuali refusi…. non rileggo….

  33. Ieri mi ha chiamato un amico per raccontarmi della sua recente separazione e per confrontarsi con la mia. Dopo qualche minuto di reciproco imbarazzo, di domande sui figli e sulle condizioni in cui stiamo, mi dice così: se un uomo tradisce la sua donna, la colpa è dell’uomo. Se una donna tradisce il suo uomo, la colpa è dell’uomo.
    Non so se sia vero, non volevo scrivere di tradimento, solo mi pare che in queste parole ci sia attenzione, ci siano analisi, studio e desiderio di crescere che, forse, senza la separazione non si sarebbero verificati.
    Spesso mi pare che qualche uomo sappia qualcosa di me che io non so, che finora non avevo scorto e capito, gesti ed atteggiamenti compulsivamente femminili, nel bene e nel male. Subito mi vergogno, quasi mi arrabbio nello scoprire di essere stata scoperta. E poi, invece, me ne bèo avendo imparato quale grande dono sia l’essere osservata, guardata, capita. Non c’entra con l’accordo nella relazione, è di più: una sensazione coinvolgente che toglie la maschera e fa vivere l’amore in modo totale.
    Comandante, ho finito di leggere il tuo ultimo libro e devo dire che mi sono riconosciuta in tutte le storie. Non ci sono mai donne che vogliono stare sole: tutte cercano l’amore e questo mi piace e mi conforta perché gli uomini sono stupendi e vanno amati tanto.
    Eh io son fatta così 🙂
    Ho anche capito che l’aver amato altre persone è utile! Sembra quasi che alcune cose lasciate in sospeso giungano a conclusione e che tutte le relazioni non siano altro che una sola lunga relazione con l’altro sesso.
    Domani faccio 40 anni. Quindi non festeggio mai l’8 marzo. Ho chiesto al mio amore (che di mogli e figli non se n’è fatti mancare): “sei mai stato a fianco di una donna nel momento del suo 40° compleanno?”, “No”, mi fa, “Beh allora domani posso andar giù di lacrime in abbondanza se mi va, perché una volta nella vita deve toccare pure a te!”.

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