Paura di che?

Nuvole in Val di Vara due anni fa

Paura. Ma paura di che? Sono giorni che mi imbatto nella paura. Uomini, soprattutto, ma non solo. Paura di dire, di non dire, di fare un gesto che venga preso per… o un passo che significhi che poi… Paura di non riuscire, di esserci, di mancare. Paura di parlare, paura che il silenzio voglia dire più di quello che non voglio dire. Paura di presentarsi, perfino di dire. Paura di portare, di ricevere, di conservare, di collezionare, di smaltire. Paura di perdere, di deludere, di contraddire. Paura di annusare, perché neppure il profumo della vita bisogna sentire.

Paura soprattutto di comunicare. Paura che ci voglia troppo tempo, che il tempo non basti, che ci voglia troppo poco, che sia facile. Paura che riesca quella forma di vita aggiuntiva che è ascoltare, comprendersi, scambiare. Paura che se ci riesco, poi, chissà cosa vorrebbe dire.

Paura di farcela, quella suprema, perché sarebbe la prova che prima ti sbagliavi, che tentare non era così strano, indicibile, fallimentare. Paura di tutto, perfino respirare. Paura di trattenere il fiato, perché poi come lo spieghi? “Ti stavi emozionando?” “Io?! No! Ho troppa paura…”

Ma cos’è tutta questa paura? Tutti ce l’hanno, sulla pelle, nelle palle, nel cuore. Perché paura? Di che cosa? Di morire? Ma la paura E’ morire, cento volte al giorno, cento giorni su cento, invece che soltanto una, alla fine, quando ormai non conta. Paura di vivere? Ma è la paura l’unica cosa che non fa vivere, l’unica cosa che fa paura. Senza paura, senza mai paura, la vita non migliora: resta quella merda in cui ti abbandonano, ti dimenticano, in cui dimenticare e abbandonare. Ma smette, almeno, di sembrare peggiore. Non serve renderla così, quello che è già basta.

Paura di essere menati? I lividi guariscono. Di essere soggetti (basta avverbi, basta complementi!)? Soggetti lo siamo comunque: io ho paura. Io, il soggetto. Paura di restare soli? Oh, c’è qualcuno? Ci siete? Ci si-e-te?! Siamo già soli, nessuna paura. Paura: quella spessa, che si taglia col filo, come la polenta. Quella che ci cammina accanto, senza fretta, sempre piena di idee, bella contenta.

Basta paura. Da oggi. Moriremo un giorno che non conosciamo, soffrendo, o d’un colpo, nel battito d’un ciglio. La vita è questo, non la scalinata verso il cielo che dicevano. Per questo istante tra nascere e andare, oggi, quasi a maggio, non serve alcuno specifico coraggio. Ma da qui, da ora a quell’allora, che nessuna riprovazione, giudizio, nessuna fine di rapporto, nessun saluto potrà modificare, possiamo farne a meno della paura. Soprattutto di quella di pensare.

Se si potesse sopravvivere o morire, allora avrei paura. Ma non si può. Morire una volta mi sembra già abbastanza. Fa già abbastanza male.

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39 pensieri su “Paura di che?

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  2. Ciao Cambiare Vita. Che tema impegnativo da affrontare in queste meravigliose giornate di sole!!!! 😉

    Credo sia naturale vivere come se potessimo durare nel tempo (non ho scritto dovessimo….). Forse è un meccanismo psicologico senza il quale, come dici tu, investire, progettare, scommettere sarebbe molto difficile, se non impossibile.

    (Rileggo il post di Simone e sento una voce diversa da quella che ho ascoltato l’altra sera….Le parole sono le stesse, ma la voce è un’altra…

    Ascoltare e dire non sono per nulla atti scontati…)

  3. @Carlotta Ciao 🙂 se avessimo realmente coscienza della morte non faremmo niente che non sia strettamente legato al nostro diretto sostentamento. In realtà inconsciamente operiamo come se fossimo eterni, questa secondo me è una delle componenti che ci rende schiavi.

  4. Sono d’accordo con Carlotta…quando cadi vittima della paura vera, quella che non dura solo un momento, ma che diventa un ostacolo insormontabile, invalidante…quando l’ansia è talmente forte ed irrazionale che di ragionamenti non riesci proprio a farne, pensare alla morte non aiuta per niente…anzi, per chi non riesce a vivere più a pieno, diventa quasi la possibilità di una liberazione…Quando il meccanismo si inceppa è un momento duro della vita e purtroppo non se ne esce con una pacca sulla spalla ed un incoraggiamento a darsi da fare perchè la morte si avvicina… può aiutare pensare alla bellezza che è là fuori, a qualcosa di più grande, ad un disegno che ancora aspetta di essere svelato per te, alla speranza…aiuta anche la comprensione, le mani tese senza giudizio…aiuta il lavoro sulle proprie trappole mentali come diceva Francesco…l’idea della brevità della vita può essere un incentivo per chi si adagia, può scuotere chi non riesce ad uscire dalla zona di confort o, al contrario, essere una nevrosi, una sorta di corsa a riempire ogni istante di progetti come per voler ingannare la morte che arriverà lo stesso sia che si faccia tanto sia che non ci si muova di un millimetro…la Paura(quella con la P maiuscola, secondo me, è un’altra storia…

  5. ciao simone. sembra che per te la figura grande di cui spesso ci dimentichiamo sia la morte. pensare al disegno generale indubbiamente può essere utile per relativizzare quei particolari della vita che viviamo spesso come fossero assoluti. è vero che siamo dentro…..identificati completamente a volte con gli aspetti parziali della nostra vita.

    però…..non so. dici che tutto finirà come se il singolo momento non fosse mai esistito… mi sembra una operazione indebita, perché è una operazione meramente logica. Una operazione logica che forse muove da un’esigenza psicologica.

    La vita è nei singoli momenti, nella paura, nelle scelte; sono l’unica cosa veramente nostra. La mia morte non mi appartiene; è banale dire che quando ci sarà lei, io non ci sarò. Sono i momenti che valgono e, da un punto di vista esistenziale, valgono moltissimo e su questo valore la morte non ha potere secondo me. Il pensiero della fine non mi ha aiutato quando ho avuto paura. Non ha lenito l’ansia o lo smarrimento. Quando ho avuto paura mi ha aiutato il pensiero (e il sentimento) che la vita era certamente molto più grande di quel momento che stavo vivendo, che per fortuna c’erano cose che ancora non conoscevo e che aspettavano un mio passo.

    Ho disinnescato bombe atomiche così!

  6. bel post simone. scritto di pancia mi è sembrato….leggendo. quante declinazioni della paura! mi riconosco nella maggior parte di quelle che hai rovesciato sulla pagina. sì, confesso di essere una donna spaventata. e penso che sia inevitabile. essere schiacciati, condizionati, schiavizzati dalla paura, però, non è inevitabile. il punto è questo secondo me.

    provare un sentimento come la paura è profondamente umano e giusto da un certo punto di vista. è vero che siamo soli…..ontologicamente, ma è vero anche che non lo siamo. la vita si impara secondo me. si imparano i pesi e le misure. si impara a superare la paura per il desiderio e il bisogno di conquistare uno spazio più ampio (fondamentalmente interiore…ma non solo). e non è mai una volta e per tutte.

    quando parli delle tante persone che incontri e delle mille paure di cui patiscono…e ti chiedi “ma paura di che”? mi viene da pensare e da chiederti: non è che per esorcizzare la paura scegli la strada di “svalutare” gli oggetti di cui la paura si nutre? e quindi, siccome l’oggetto (la morte, la solitudine, ecc ecc) è un falso problema, allora la paura non ha motivo di esistere….

    è così? perché secondo me è una falsa pista.

    ka

    • Carlotta, ciao. No, il punto non e’ solo, o tanto, ontologico. Bensi tutto filosofico e poi, a ruota, psicologico. Di fronte alla paura (tutta emotiva) occorre necessariamente opporre elementi di valutazione che tolgano benzina al falo’ dell’irrazionale. Noi siamo tutti dentro, se ci pensi: dentro le relazioni, dentro i ruoli, dentro il sistema del lavoro, dentro la scala della morale… Tanto che dimentichiamo la figura grande, la foto complessiva. I capponi di Renzo, se ricordi, bisticciavano mentre venivano tutti portati alla morte.

      Quando penso alla paura cerco sempre di ricordarmi che se anche sto temendo qualcosa di specifico, di congiunturale, io resto sempre un essere che, al pari di Obama, Balotelli, Tornatore, Hollande e chiunque altro, migliore o peggiore di me, morira’. Dunque tutto, compreso il momento in questione che mi sta cosi’ terrorizzando, finira’, come non avesse mai avuto luogo.

      Chiaro che il ragionamento non esaurisce il tema, ma lo disinnesca. E dato che la paura e’ una bomba, un po’ artificieri dobbiamo esserlo. Senza questa reductio ad rationem, difficile fare tutto il resto, cioe’ vivere.

  7. Andrea, grazie per le tue parole.
    In realtà la paura è passata ma mi ha aiutato a “esplorare” nuove prospettive o a ridimensionare alcune situazioni.
    Il primo “distacco” è avvenuto in corsa, per prendere al volo un treno. Non avevo le spalle ben coperte né avevo calcolato tutto. Ma è stata un’esperienza che non rinnego, anzi, mi ha insegnato molto.
    Ora sono di nuovo nel “sistema”, almeno fino a scadenza del contratto a dicembre. So che con il mio hobby non ho valore aggiunto, non ho mercato. Va bene (anche) così, poi nella vita non si sa mai.
    Però continuo a vivere nell’ottica di quel cambiamento e metto da parte dei risparmi per quando potrò “staccarmi” senza patemi.
    Essendo da sola mi viene più semplice.
    I progetti ci sono sempre, bisogna solo farli incastrare bene con la realtà.
    Buona giornata a tutti

  8. La paura fa 90. Sicchè hai voglia a dire di non aver paura, uno la paura se ce l’ha, ce l’ha.
    Chi più chi meno, siamo tutti paurosi . Sopratutto noi italiani, cresciuti da mammaepapà x il lavoro fisso e fare famigghia col bravo ragazzo/a, mettersi in gioco fa paura.
    Anche tu hai paura a navigare per il Mediterraneo, apposta hai riciclato la vecchia barca con la nuova, più grande e affidabile, quando in passato, coraggiosi navigatori usavano barchette di legno e corda: quelli sì che non avevano paura di niente.
    PS: er + pauroso è il Mar Nero, ciornie morie, che è veramente nero col vento giusto.

  9. Ciao Dona, da molto leggo il blog, so dei tuoi tentativi e sono molto dispiaciuto perchè sei una bella persona. Purtroppo comincio a pensare che per chi ci riesce altri non ce la faranno (come anche il sottoscritto per esempio). Immagino la disapprovazione di Simone per il mio pessimismo ma mi rendo conto che pur avendo meno vincoli di tanti altri anch’io non riesco a fare il salto per quanto cerchi di preparare il terreno ecc. La vedo dura, mi pare che tutti siamo al “si salvi chi può” ma per rimanere ben dentro al sistema altro che uscirne per sempre! … boh a volte sono scoraggiato davvero, ma tento sempre di tenere la barra a dritta.

    @Francesco: quanto hai ragione! E sapessi come conosco bene quel libro di Dyer che hai citato, l’ho letto più volte, la prima ben venti anni fa pensa un po’ e di sicuro mi ha aiutato ad essere diverso dagli altri “dentro” ma alla fine sono sempre schiavo “fuori” come loro! Brutta dicotomia!

    Per chi ha chiamato in causa la religione cattolica ed il senso di colpa e paura di cui si fa strenua paladina e manipolatrice non ho neanche più voglia di esprimermi, ma sono ovviamente d’accordo con voi. Ho sempre trovato la cosa devastante per l’uomo.
    Forse veramente il segreto è rassegnarsi felicemente!
    Buona vita a tutti

  10. Ciao Simone, ho letto alcuni stralci e seguito alcune tue presentazioni del tuo ultimo libro sull’assenza degli uomini o buona parte di loro, devo renderti atto di aver colto nel segno, mi riconosco in quella comitiva di “assenti”.
    un saluto
    roberto

  11. C’è stato un momento in cui ho avuto molta paura. Era la paura di perdere la libertà e l’indipendenza che ho cominciato a costruire agli inizi di questo nuovo secolo.
    Quando abbiamo dovuto mettere un punto finale al progetto che mi ha portato qui oggi, quello per cui ho lasciato un posto e una vita “normali” e “sicuri”, dopo un momento iniziale di ottimismo dove ho creduto davvero che fosse il momento per avviare la mia attività di riciclo/cucito creativo e bricolage vario, che il mio hobby potesse trasformarsi in mezzo attivo di sostentamento, è arrivata la paura.
    E’ stato quando ho capito che con il mio hobby non vado da nessuna parte: pagina web, blog, passaparola tra amici… niente di niente, neanche una presina o un orlo fatto ai jeans.
    Lì ho avuto paura di perdere la mia indipendenza, di dover fare le valigie e tornare a casa dei miei perché non più in grado di sostenermi: affitto, bollette… niente entrate, niente vita autonoma.
    Ho provato a spargere la voce che mi offrivo come donna delle pulizie o baby-sitter o commessa. Zero di zero.
    Poi questo lavoro che ho oggi, non bello, ma almeno non sono tornata a casa dai miei. Ho ancora il mio posto, solo mio, con i mobili costruiti o rimessi a nuovo da me; i miei colorati gomitoli di lana; gli scampoli di stoffa e tutto ciò che riesco a raccogliere in giro.
    E il mio hobby è sempre lì, la mia passione che, al momento, più di quello non può essere.

  12. senza dubbio i first non sono barche ne da crociera d’altura per gioco e nemmeno per altura seria…sono, come ben dici, iperinvelate il che è buono in regata (per coloro i quali si passano le domeniche così, ma sai come la penso) e magari carino con le brezzoline d’agosto..sono giocattoloni veloci e divertenti, ben fatti, ben disegnati..ma nulla di più. E poi, se fai charter, le ore a motore in agosto sono sicure comunque quando hai date fisse da rispettare. Sì il mediterraneo è come dici tu… tosto per molti mesi l’anno..e una barca adatta e sicura ci vuole. Penso però che per i mesi di charter nei quali porti a spasso persone, facendo lezione anche, il first dava ai novizi una sensibilità che non troveranno nemmeno per un decimo in una belva di 60 piedi con non so nemmeno quante tonnellate di dislocamento spinta da brezzoline che raramente sfiorano i 10 nodi nelle calde giornate di luglio e agosto…salvo le episodiche sventolate di 50 nodi nel tirreno o gli schiaffoni di meltemi…dove un 60 piedi da un bel margine di sicurezza… beh pro e contro.. tutto è riferito al progetto..

  13. Ciao Simone,

    so di essere OT; ti avrei inviato il link privatamente se avessi avuto un tuo recapito diretto.

    Si tratta di un convegno al quale ho partecipato ieri, a Cantù:
    http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:r64oec4CsVwJ:https://www.facebook.com/events/447019832045071/+&cd=1&hl=it&ct=clnk&gl=it
    questo il programma di Rinascita Economica:
    http://www.memmt.info

    Sono certo lo troverai di sicuro interesse.

    Cancella pure il commento, desideravo soltanto trovare un modo per informarti a riguardo.
    Grazie,
    Simone

  14. ma non ti mancano le prestazioni (leggi brividi) del first? cmq…è una bella signora..si vede, ha il suo charme! a me pare lunghetta per il mediterraneo..però sarà comoda e sicura. ma il motore quante miglia ha sulle spalle? e le vele in che stato sono?

    • Fabio, di brividi il first me ne ha dati per dieci anni quasi, anche troppi visto che ci ho fatto 4000 miglia l’anno e non le regatine sotto costa come tutti. io devo fare 20.000 miglia per tutto il Mediterraneo, Mar Nero, Mar Rosso settentrionale. Ho bisogno di una barca grande, che tenga bene il mare, con tanta acqua, dissalatore, generatore, tanta autonomia a motore, pannelli solari, eolico. Il first ha 300 litri d’acqua e nessuno spazio per queste attrezzature. Oltre al fatto che il Mediterraneo, 7 o 8 mesi l’anno, è un mare durissimo, dove prendi sberle con onde alte e corte, venti molto forti e rafficati. Non è come andare a zonzo d’agosto… Col first, che è invelato in modo assurdo, ti diverti nei day cruise, ma io ci ho viaggiato a lungo, fare altura è roba da brividi…

      Motore 2000 ore. vele quasi perfette.

      ciao!

  15. Si,lo so cosa intendi: che la paura non è giustificata perchè, il Rischio non esiste, visto che, in definitiva, non si può “morire o sopravvivere”. Sono d’accordo con te, ma lo sono adesso che si parla in maniera generica e quindi uso la logica. Ma quando in ballo ci sono, ad esempio (ma non solo) i sentimenti, i rischi sembrano reali, minacciosi, tanto terribili da illudere la mente che, se fallirai, sarai spacciato. Perchè quando le emozioni prendono il sopravvento la logica non trova più spazio.
    E’ vero che è tutto sbagliato, ma purtroppo succede così e io continuo a credere che alla base ci sia soprattutto una fiducia in se stessi troppo scarsa (dovuta anche a quanto scritto nel commento precedente).
    Parlarne fa bene, si impara ad ammettere, e accettare, di aver fatto dei grandissimi errori proprio per non essere stati capaci di “rischiare” (che, alla luce di quanto stiamo discutendo, tradurrei in un più realistico “osare”).
    Conto che mi serva soprattutto per agire diversamente, puntando più alla felicità piuttosto che ai doveri.
    ciao!

  16. la paura di perdere le persone che amo mi ha tolto il fiato per anni… poi è successo e mi sono resa conto quanto è sottile il filo che ci tiene legati alla vita. Ho compreso che ogni attimo di questa vita splendida è da vivere fino in fondo senza perderci dietro a preoccupazioni e paure inutili.. che invece di pensare ho paura di perderti si può stare insieme meglio..
    buona vita!

  17. La paura e la sana abitudine di sporcarsi (amarsi)

    Tutto vero Simone, concordo in pieno. E rilancio con la mia esperienza personale: la paura di vivere, ovviamente, non si supera in un giorno. E’ il frutto di un lavoro, di un impegno costante su noi stessi. La regola d’oro, banalmente, è buttarsi, buttarsi, buttarsi. Nelle situazioni, nei rapporti, nelle difficoltà. Trasformare in una fantastica sfida tutto ciò che ci spaventa. Naturalmente non è così facile. Prima occorre destrutturare: riconoscere e abbattere quegli schemi, quegli atteggiamenti e quelle ansie che la società, la nostra cultura, ci hanno inculcato fin da piccoli e che col tempo frenano la nostra realizzazione più profonda, la nostra libertà.

    Significa soprattutto iniziare un lento ma continuo lavoro per liberarsi dalla principale paura che ci blocca e ci impedisce di vivere appieno il nostro potenziale (come dice Luna Nera): il “giudizio” dell’altro e, ancora di più, il nostro. Siamo noi i peggiori detrattori di noi stessi, quelli che davvero non si perdonano di non essere all’altezza delle proprie aspettative. Forse l’antidoto vada cercato proprio qui.

    Credo che il punto di partenza sia imparare a “sporcarsi”. Fino a quando ci relazioneremo con il nostro ego perfetto e pulito (ciò che vorremmo essere o peggio ciò che gli altri vorrebbero che noi fossimo) staremo sempre alla larga dalla vita, che inevitabilmente, brutalmente, ci metterà di fronte ai nostri limiti infrangendo la bella immagine di noi che abbiamo creato nella nostra testa. Lo specchio non perdona. Mai. Sporcarsi significa innanzitutto amarsi, per ciò che siamo e non per ciò che vorremmo essere. Per fare questo dobbiamo guardarci bene in faccia, negli occhi e più giù, fino in fondo all’anima, guardare le cose più brutte di noi e accettarle, prendere coscienza del fatto che siamo perfetti (sebbene perfettibili) così come siamo, che siamo unici e che abbiamo dentro il potere di cambiare la nostra vita e di renderci felici. Solo imparando ad amarsi si impara ad amare gli altri e a non averne paura.
    Caro Totò, se il coraggio passa per l’accettazione e l’amore verso se stessi, la paura non ci può fregare.

    Ps. Consiglio a tutti un libro che mi ha aiutato tanto in un momento difficile: “Le vostre zone erronee” (Wayne W. Dyer)

  18. E’ un tempo di grandi cambiamenti, la paura è un’aberrazione della bellissima prudenza che al contrario è utile e stimolante e ci porta ad applicare un’attenzione maggiore a quello che stiamo affrontando.
    Cito un racconto in merito, del quale non ricordo la fonte. (tratta da un’intervista ad un grande che ha contribuito al miglioramento delle persone e della società.
    Alla domanda ” Ma lei ha mai avuto paura? rispose: La paura molte volte ha bussato alla mia porta, ma io non l’ho mai fatta entrare.
    Mi sono trovato in situazioni, in cui ho applicato questo atteggiamento, posso testimoniare che è così! se non alimentiamo dentro di noi la paura con pensieri negativi e pessimismo, anche di fronte all’ignoto assoluto(cosa molto difficile da affrontare), con la simpatica prudenza, si affronta e si supera.
    Con il risultato di aver vinto questo limite, in maniera permanente.
    Credere per provare!
    Un primaverile abbraccio a tutti!
    Max

  19. Paura di Essere. Quando ci si è lasciati convincere che è meglio rimanere in ombra, non valorizzarsi, mantenersi sempre qualche tono sotto il possibile, per non sembrare superbo o presuntuoso (rischiando di sminuire gli altri!)…Poi arriva il giorno che tutto quello che hai dentro, tutto quello che avresti dovuto essere(dovuto nei confronti di te stesso e dell’universo intero), tutto il potenziale mai espresso pienamente ti sta scoppiando dentro e non sai come fare per incanalarlo senza fare ulteriori danni, oltre a quelli già fatti reprimendolo. Perchè? Perchè ti sembra tardi (50 anni sono un bel fardello); perchè forse non sei più in grado di ricominciare tutto con un diverso approccio; perchè l’entusiasmo difficilmente sarà sufficente a farti decollare; o semplicemente perchè l’abitudine alla paura di osare ti ha ormai schiacciato e non sai più fare altro che continuare ad appassire senza essere mai sbocciato.
    Troppo tardi ho capito che nella vita, prima di ogni altro dovere, dobbiamo ascoltare noi stessi, senza interferenze esterne e senza avere PAURA.
    Cerco di trasmettere questo ai miei adorati nipoti, anche se mi rendo conto che, senza il supporto dell’esempio l’efficacia del messaggio è più ridotta.
    Allora passo alla seconda fase: accettare i propri errori e poi passare oltre.
    Però, riflettendoci meglio devo ammettere che la paura è sempre quella del rischio e io, a 50 anni, credo di aver meno da rischiare che a 20 o 30: ciò mi fa ben sperare nella possibilità di un colpo di testa, quello che mi sono sempre negata.
    Ho iniziato con affermazioni che poi smentisco alla fine: l’incertezza è la mia nemica storica, è arrivata l’ora di cacciarla dalla mia vita, altrimenti a 60, riscriverò lo stesso commento dicendo “ah, se avessi ancora 50 anni…”!!!
    Grazie Simone per le riflessioni che ci costringi a fare.

    • Luna Nera. Totò diceva “IO il coraggio ce l’ho. E’ la paura che mi frega” Siamo un po’ tutti così. ma paura di che? guarda che la domanda è precisa. Se poi muori, e non c’è scampo. cosa vuoi che accada da qui ad allora?

  20. “Vivevamo male, doveva finire cosi’. Non sapevamo che quella fine era un inizio…”.
    “E una madre che perde un figlio allora? Quanti suicidi dovremmo avere? Chi si ammazza lo fa e basta. E’ una vita che ci pensa. La crisi non c’entra”

    a proposito di paure… oggi sul Fatto Quotidiano, pagina 13, un mio racconto inedito sulla Crisi. Leggilo e commenta qui o su facebook.

  21. Ciao comandante!

    bell’argomento…la paura, si quella che mi impedisce di fare le scelte che vorrei, la paura di sbagliare……ma la piu’ grande paura e’ quella di rendersi conto di aver sbagliato vita e di non essere piu’ in grado di porre rimedio…

    Un commento per l’amico che parla dei condizionamenti della Chiesa…..guarda io sono cattolico ( a modo mio) ma la chiesa non mi condiziona affatto, piuttosto mi condizionano pesantemente le scelte di certi pseudo politici o banchieri che influiscono sul nostro vivere quotidiano. Se non vado a messa non viene nessuno a casa a suonarmi il campanello, se non riesco a pagare l’affitto o le tasse, stai tranquillo che il campanello suona eccome.

  22. Post che condivido. Un vivo ringraziamento alla chiesa e alla religione cattolica che della paura e del peccato ha fatto un sistema di controllo delle persone per due millenni.

    • Orsa, certo. tutti sanno cosa ne penso sul tema. però pensa: le donne che erano state allevate a essere sottomesse, serve dei mariti, etc, poi un giorno, NONOSTANTE quella educazione, quell’inprinting, hanno alzato il mento dal petto, il culo dalla sedia, e hanno lottato. La domanda è: va bene l’educazione, va bene l’omologazione, va bene tutto. Ma a un certo punto dovremo pur pensare di essere adulti, ragionare con la nostra testa, tenere il buono di quel che ci è stato detto, e finalmente agire da soli, sotto la nostra responsabilità?! o no?! quando arriva il giorno in cui facciamo noi, smettiamo le cazzate, buttiamo via tutto e cominciamo a vivere davvero, ogni momento, con ogni suo turbamento, con ogni opportunità, ponendoci le domande giuste, come ad esempio… Paura di che?? ciao!

  23. Paura. C’era un tempo in cui avevo paura della mediocrità. Poi c’è stato un tempo in cui avevo paura di vivere una vita mediocre e di diventare, io stessa, una persona mediocre. Ed oggi, ancora, questa paura, sorda, continua. E’ una paura sentinella, che mi aiuta a rimanere desta. Il rischio che corro è abituarmi alla sua silente presenza. No, a questa paura non dico: basta!
    Tu cosa ne pensi?

    • Paola penso che tu chiami Paura della mediocrità un sano sentimento di non omologazione. Ma sei tu che la chiami così. quella non è paura. E’ strano, malato, non provarlo quel sentimento. Ma non è paura. E’ un programma d’azione. ciao!

  24. Chi ha paura muore ogni giorno,
    Chi non ha paura muore una volta sola
    Parole di Paolo Borsellino.
    Incise su una targa a ricordo di Falcone e Borsellino.
    Le ho lette a Cala d’Oliva , Asinara.
    Porto queste parole sempre con me e quando la paura fa capolino e mi strizza l’occhio io le leggo e le rileggo…
    L’altra frase, non ricordo più dove l’ho letta e di chi è( forse riportata da Te su uno dei tuoi libri) è la seguente :
    L’arte più nobile è influire sulla qualità del giorno ..
    Ecco , per essere migliori e vivere meglio si può partire da qui..

    • e.giulia, quelle parole di Paolo Borsellino risuonano sempre nella mia mente. ho partecipato a un’attività di LIBERA e ho comprato la maglia in cui c’è quella bellissima, importantissima frase, che nel pezzo cito. ciao!

  25. è da un po’ che non passo da qui..
    ciao simone come vanno i lavori della barca nuova? è in acqua adesso? come si comporta con venti leggeri? ma gli impianti in che stato sono? vele? motore? sartiame? ho visto su fb che hai fatto una fascia blu…ci sta bene in effetti!

    qui in sicilia…dall’altra parte dello ionio… c’era una brezzolina deliziosa…e si filava serenamente e in silenzio… una bellissima giornata semi-estiva!

    • Ciao Fabio. La barca è in grande forma. ha bisogno di lavori, ma per il resto è splendida e sana. l’abbiamo barattata con Faamu-Sami, la povera piccola principessa che mi ha regalato tante emozioni in questi dieci anni. resterà nei nostri cuori sempre. ciao!

  26. Paura…. di perdere la propria madre che ha superato gli 80 anni…..paura di perdere il proprio figlio quando va via in auto ….. solo paura di perdere le persone che amo !!! Adoro emozionarmi come quando leggo, guardo un film, sono in mezzo alla natura , anche quando leggo i tuoi post… occhi lucidi …. e penso “sono viva” !!! Ciao.

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