Dove sono i Mimis?

Rientrando verso il Marina. Da Mimis

Mimis fa il barista, gestisce insieme a Sphyros il piccolo bar in fondo al marina, dove oltre c’è solo mare. Mimis è giovane, avrà 32 anni, forse 34. Ed è un uomo. Sapete perché? Ve lo racconto.

Mimis ha deciso che sorride. La sua dimensione esistenziale è il sorriso, l’apertura, lo sguardo divertito. I suoi occhi balenano, percorrono ogni cosa, ogni persona, come un fremito leggero. Nulla gli sfugge. Ogni cosa lo riguarda. Hai un problema? Te lo risolvo. Vuoi qualcosa? Te lo porto. Hai voglia di parlare, non ne hai voglia? E come faccio a non fare quello che vorresti, visto che adoro stare al mondo, adoro la gente. Adoro te?!

Mimis ha deciso che a monte di tutto, prima di ogni possibile incentivo o turbativa, farà tutto quello che può per fare in modo che tu sia felice. Per quello che può, naturalmente. Non si candida a farti da coach o a venirti a cucinare in barca o a rimboccarti le coperte. Ma quando tu vai da lui, quando tu ti avvicini al bar, in quello spazio definito, il SUO spazio, tu lo trovi. E’ lì. E non asseconderà mai quello che trova, lo determinerà. Ecco perché è un uomo.

Mimis ha risolto così la questione della sua vita, e… miracolo! Tutti gli sorridono. Tutti lo adorano. L’atmosfera intorno a lui si agghinda di festa. Quello che metamorfizza il mondo però non è l’effetto, è la decisione. Lui esprime una volontà chiara, risoluta, inevitabile, a cui aggiunge una mossa ancora per evitare errori: quando (una volta su due) ti offre il caffè, fa segno con la mano, ti guarda, sorride, ti dice “for free!”. Dunque c’è ancora qualcosa, oltre tutto: io non sono qui per denaro, non sono felice perché mi pagate i caffè. E’ un dettaglio quello. Io sono qui perché mi piacete voi. Mi piaci tu. Ognuno a suo modo e per sfumature variabili.

Dove sono i Mimis? Dove sono le decisioni unilaterali, originali, preliminari sul mondo? Dove sono gli uomini che decidono da che parte stare, come starci, perché starci e lo manifestano? Mimis è l’uomo del futuro. E’ qui, a Messolonghi.

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20 pensieri su “Dove sono i Mimis?

  1. bah!!!

    un uomo deve sapere anche quando è necessario assecondare ciò che trova, l’uomo non è al centro del paesaggio..l’uomo è parte del paesaggio

  2. Penso di aver capito quel che vuol dire Simone e lo condivido. Per fare quello che fa Mimis ci vuole soprattutto coraggio ma anche arte, capacità nell’azione, sapere cosa si vuole e cosa si offre e saperlo concretizzare.
    Non è la prima volta che si parla in questo blog dell’azione come evento che permette di conoscere se stessi, di svelarsi.
    Non parlo di cose ripetute, di meccanismi che magari hanno funzionato in passato e che si decide stancamente di reiterare perchè ci rassicurano: semmai l’opposto. Qualcosa che spezzi, che sia vitale, che apporti una ventata di fresco, che sia un no costruttivo, ben accordato, verso quello che c’è, un no propositivo, un diverso.
    Ad esempio, io credo che gli italiani abbiano il vizio di misurare ogni cosa che fanno. Raramente un italiano si propone in uno slancio autonomo, nei rapporti interpersonali è attendista, direi tattico, aspetta che l’altro si apra per concedersi un po’, è timido, ma di una timidezza che trovo inconcludente e anche un po’ claustrofobica! E’ sempre lì a moderare con il contagocce le reazioni, le azioni… se un altro ha fatto 4 (quando poteva benissimo fare almeno 8, in una scala da 0 a 10), io allora più di 4 non faccio, perchè mai dovrei?
    Ecco, questo per me porta ad un gioco intrecciato al ribasso che non è più accettabile. Ci si imita vicendevolemente, ci si condiziona, si diventa parte di un sistema (cosa mai bella, per me) e che per di più non ha nessuna freschezza, nessuna energia propulsiva, semmai propone un lento, inesorabile desclino. Ed ecco la necessità, mia personale innanzitutto, di qualcosa di nuovo, di una nuova attitudine, di un’azione che spezzi con quello che c’è ma soprattutto sia inedita, ma inedita a me stesso!
    Concludo dicendo che l’attitudine al risparmio (vedi sopra) degli italiani è una grossa aggravante, rinforza quel meccanismo di reiterazione degli stessi comportamenti, di schiavitù da relazioni che si giocano sempre sulle stesse posizioni, ruoli, parole.
    E’ un vero peccato, un po’ per me, che non ne voglio far parte e devo scegliere quasi sempre una certa solitudine, ma anche per tutto quel potenziale inespresso che si trova ad avere chi si misura troppo.

  3. Adoro i “Mimis” , ne ho incontrato e con il loro sorriso riescono a farti vedere la giornata in modo diverso … è contagioso.Anch’io mi sento un pò Mimis , quando una persona entra nel negozio dove lavoro un bel “Buongiorno” o “Ciao” e un sorriso , mi vengono naturali. Quel buongiorno , quel sorriso, quello scambio di battute per certe persone anziane, possono essere le uniche della giornata e se anche per soli pochi minuti gli ho trasmesso un pò di serenità io sono felice!! @Carlo …. sorridi e arriverà anche il coraggio, già scrivere le proprie emozioni e disagi per me è coraggio.

  4. @Carlo…cambiare dipende solo da te stesso…è faticoso ma è sempre fattibile. La motivazione quella sì che o la tieni o non la tieni…

  5. @Carlo
    Il tuo commento è la dimostrazione che il coraggio a te non manca, guardarsi dentro per poi mostrarsi con la serenità dimostrata, non credo sia più difficile di “cambiare vita”
    quello che a volte ci manca è il come vorremmo cambiarla, poi il modo per arrivarci sicuramente lo troviamo, come abbiamo sempre fatto.
    spesso resta difficile affrontare la mancanza di certezze, ma quello che ci soffoca di più sono proprio loro, troppo scontate e poco stimolanti.
    Avendo già superato il mezzo secolo di presenza, di osservazioni, di ricerca, di domande e soprattutto di rinnovamenti di vita, potrei dire benvenute difficoltà da superare ma soprattutto benvenuti progetti e mappe nuove da scoprire.
    Il coraggio? … “necessità fa virtù”

    Buona avventura a tutti, magari ci stiamo incontrando per questo, per toglierci un po di polvere dalle spalle. By Max

  6. Simone, a proposito del “tu, che fai?” di qualche giorno fa e a proposito, anche, di Mimis. I due aspetti sono collegati. Mimis, infatti ha la risposta facile: sorride. Cosa che io riesco raramente a fare, sepolto sotto una vita che non ho voluto e sotto un lavoro che detesto ma che mi permette di vivere decorosamente. Sogni: molti. Coraggio: poco. Tu insisti molto, e a ragione, sul coraggio. Ma, ti domando: non è che avesse ragione Don Abbondio? Se uno non ha il coraggio, non se lo può dare… E ti passa anche la voglia di sorridere. Grazie comunque, Simone. Hai la mia stima. Carlo.

  7. il 25 aprile ho incontrato un personaggio simile in costa azzurra, tenuta da trekking,sorriso stampato sul volto, sprigionava serenità a pacatezza..ha alzato il cappello come cenno di saluto e si è chinato ad accarezzare il mio cane, aveva al collo la conchiglia di st.jacques,era un pellegrino di ritorno dal cammino di santiago ,abbiamo parlato un pò ,era un signore sulla sessantina…da molto tempo in cammino…alla ricerca e alla scoperta di sè, del mondo della vita…mi ha fatto bene incontrarlo …mi ha fatto bene vedere tanta serenità e luce nei suoi occhi.buona navigazione

  8. quindi …non importa la autenticità del personaggio piuttosto la sua verosimiglianza? A me pare, tutto sommato, che antonella stia dicendo la stessa cosa di simone ma con una visione un po’ più critica e meno romanzieresca..

  9. Provo ad andare un pò controcorrente…Mimis è un uomo felice, sì forse, non lo conosco, non so quanto lo conosci tu, le ha dette lui queste cose, sono deduzioni? Non so e non importa perchè forse Mimis è un esempio, rappresenta il “prototipo di uomo nuovo”, la decisione che a-priori modifica il mondo. Ok! Ma Mimis potrebbe essere anche una “maschera” pirandelliana che “veste un sorriso” come un armatura, la via più facile per farsi accettare dal mondo. A chi sorride gli altri sorridono, è matematico! Chi ti accoglie risolvendo i tuoi problemi, offrendoti una spalla su cui appoggiarti, adoperandosi per la tua felicità… siamo sicuri che stia davvero facendo la “sua” di felicità o non cerchi il modo più semplice per farsi amare? A volte si dovrebbe guardare “dietro” i sorrisi, scoprire se nascono da una vera felicità interiore frutto di equilibrio e consapevolezza o sono, come diceva l’allievo di Marica, una scelta, una presa di posizione nei confronti della vita che, secondo me però, non cancella i grovigli interiori. Tanto per omaggiare ancora il grande conterraneo del nostro prof. siculo, Mimis è davvero l’uomo nuovo o è uno dei tanti Giani bifronte dove una faccia ride del pianto della faccia opposta?
    P.S. Può sembrare un discorso retorico, ma poggia invece su un vissuto reale che mi ha spesso portato a considerare la problematicità che si nasconde dietro tanti sorrisi-maschera…

    • Antonella, capisco quel che vuoi dire. E’ un rischio che a volte si verifica. Ma come tu noti, importa poco rispetto a Mimis. Conta rispetto a noi. La decisione unilaterale implica la voglia di finirla col negoziato: “se tu mi sorridi anche io ti sorrido” e la responsabilità di prendere una posizione per proprio conto, netta più che si riesce, efficace più che si può. Vivere di conserva, dunque misurando sempre il mondo per poi noi fare, dopo, qualcosa di conseguente, oppure per poi urlare “ecco perché non sono, non faccio!” è perdente, antica, relativa a un’umanità obsoleta, prona, inefficace. Il coraggio della scelta vale moltissimo come gesto e come conseguenza. Dunque non è solo l’effetto che genera a contare, ma anche il fatto stesso di averla pensata, studiata e poi assunta. Non è che, per questo, tra l’altro, non la si possa cambiare ancora e modificare. Dunque è a sua volta rivedibile. Ma vale come attestazione (a noi stessi) siamo in grado di “modificare” il mondo se ci proviamo. Il che, ancora, toglie l’effetto di passiva accettazione perenne che abbiamo sempre addosso come una macchia di fango, impossibile da lavare.

      Aggiungo anche che una quota del comportamento di Mimis, credo, non so, immagino… sarà certamente orientata a farsi amare. Io lo trovo nomrale. Tutti vogliamo essere amati Il dramma è quando lo pretendiamo senza aver fatto qualcosa che dovrebbe generare quell’effetto. In quel caso si tratta di presunzione, virus dilagante. Nel caso opposto (“faccio ma non mi amano lo stesso”) ci sono due ipotesi: o non faccio abbastanza, non è vero che sorrido etc, oppure si tratta di un’eventualità temporaneamente (ma anche frequentemente) verificabile. Pazienza. Presa la decisione di sorridere per primi, dobbiamo saperla sostenere con spalle, gambe, muscoli ed equilibrio. Costi quanto costi.

      Dico tutto questo per rimarcare il valore unilaterale della decisione, che dà conto di cosa siamo, lo illustra, lo rende palese testimonianza. Che ne conseguano buone cose o cattive cose, almeno avremo detto chiaro da che parte stiamo.

  10. Mimis ti assomiglia molto Simone non credi?

    Hai scritto tempo fa il menù dei principi in cui credi…me lo ricorda molto.

    • Nat, Mimis è più deciso di me, più primigenio nella decisione. Ma per me è un piccolo maestro, come se ne incontrano lungo la via, spesso, se si ha voglia di guardare…

  11. Sicuramente a Mimis piace essere dove è.. a lavorare è quasi secondario. Senz’altro ha l’entusiasmo ed il carattere giusto.
    In queste condizioni è possibile essere generoso e libero.Ed è automatica l’empatia con chiunque quando ti senti libero di decidere come essere. E’ senso dell’ospitalità prima di tutto.
    Quanti si possono trovare in una situazione del genere per far venir fuori il meglio di se? spero che si moltiplichino i Mimis come una epidemia.

  12. Leggendo il titolo ho pensato che Mimis fosse il nome di un’antica popolazione precolombiana 🙂

    Beh, io credo che uomini come Mimis ci siano. Ma sono pochissimi. Pochi a fare ciò che si è scelto, ciò che piace davvero, ad esprimere ciò che si è, a sentirsi nel proprio posto.

    Mimis sembra un uomo felice. Forse lui ha avuto il coraggio di scegliere o forse non ne ha neppure avuto bisogno. E’ così e non poteva essere altro che così. Non so…
    Ci sono uomini (e donne) che non hanno neanche bisogno di liberarsi perché nascono già liberi e non possono che vivere in sintonia con se stessi…

    In ogni caso la strada è quella che ci avvicina a noi stessi. Spesso siamo lontanissimi, però. E non è chiara neppure la direzione.

    Quando dici che lui ha “deciso” di sorridere mi è venuto in mente che un mio studente africano, una volta, alla richiesta di dare una sua definizione di felicità disse: la felicità è un’attitudine, una condizione interiore, un atteggiamento che dipende dalla volontà di sorridere.

    La trovai una definizione singolare. Quasi come si potesse anche decidere di sorridere come anche decidere di essere felici.

    Nel tempo invece mi sono convinta che questo è possibile, reale, concreto, naturale, raggiungibile. Basta provare.

  13. che bella persona Mimis, ma esiste davvero!!
    adorare di stare al mondo e sopratutto adorare la gente è un’emozione stupenda!
    “farà tutto quello che può per fare in modo che tu sia felice” è un qualcosa che tira su le persone che come me attraversano un periodo un pò triste. ne vorrei incontrare tante di persone come Mimis grazie

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