Si può ancora?

il tramonto ieri...

Ventiseiesimo giorno a bordo.

Oggi verrà vento, al Marina di Messolongi, 10 miglia sul lato nord del Golfo di Lepanto, in fondo a un canale di circa due miglia che s’insinua in un’immensa laguna naturale. E’ la novità del giorno per la bizzarra comunità internazionale che vive o transita qui. Sono rientrati tutti. Qui comanda sempre il vento.

Ieri sera siamo arrivati verso le 23.00, dopo una trentina di miglia di splendida navigazione da Trizonia. Il Libeccio salirà oggi, a metà giornata, e ci siamo venuti a riparare. Sul molo Il Maestro ci ha preso la cima e ci ha invitato a bordo. Aveva ospiti, spagnoli e italiani. Abbiamo bevuto un bicchiere insieme, mangiucchiato qualcosa. Il piccolo miracolo di questo angolo di mondo che si ripeteva. Abbiamo discusso su come fare per coinvolgere più persone, per spiegare a tutti che il tempo scorre, che la vita può essere presa in un altro modo, che non c’è tempo, né motivo, per non vivere come sarebbe meglio. Il Maestro è convinto che dobbiamo tentare ancora, che non ci dobbiamo arrendere. Io lo ascoltavo. Mi chiedevo se c’è ancora questa possibilità. Se c’è per tutti….

Chi è il Maestro… Un passato da incursore della Marina, palombaro e sommozzatore, poi guardia del corpo, ma solo per sei mesi. Ha salutato tutti ed è andato, più o meno dovunque, tanti anni fa: “non era per me…“. Ai Caraibi con P., suo simpatico e avventuroso conterraneo in Centro Italia, al timone di una goletta aurica disegnata da Sciarrelli, poi in altri mille porti, con altrettante barche. Alcune le ha perfino recuperate dal fondo del mare in spericolate operazioni di archeonautica. Ha una grande esperienza, conosce il mare e le barche, sa di materiali, conosce i problemi. Ma non è solo per questo che più o meno tutti lo prendono come punto di riferimento.

Il Maestro vive solo sulla sua barca, uno sloop nordico tirato a lucido e in perfetta forma. D’estate fa charter tra le isole, ma qui ha trovato rifugio, ci sta bene: “E’ l’ultimo angolo di paradiso”. Dal punto di vista mitologico è un moderno cavaliere errante, un nomade a vela che gira in cerca di chi ha bisogno d’aiuto. Invece del mantello ha una vela, invece del cavallo la sua barca, invece della spada le sue mani. Ha un’idea di comunità così diversa e originale da sembrare anacronistica: un insieme di persone che amano il mare, capaci di capirsi e comunicare, scambiare ogni cosa, sostenersi reciprocamente. Se gli chiedi aiuto è capace di passare tutto il giorno con te, ti porta in giro con la sua macchina, ti spiega dove comprare questo o quello. Poi però, per dimostrarti che non era lì a far trascorrere il tempo, non si fa vedere per due giorni. Non era un bisogno suo, dunque: era per te.

Il Maestro è critico verso il Sistema, non si capacita di come la gente non “alzi il fondoschiena” e si riprenda la sua vita. Lo infastidiscono le lamentele, i desideri che non diventano mai azione, i sogni detti tanto per dire. Invoca tempi in cui (forse) eravamo diversi, migliori. Tuttavia, mi pare, non perde la compassione per chi non ha ancora capito che tutto si sta sgretolando, che bisogna inventare qualcosa di nuovo per coabitare, convivere, ridurre le stupidaggini, i consumi, tentare un’altra vita. Questo gli fa onore. A volte è facile disperare. Provo a pensarci mentre sorge il sole, il porto è immobile e aspettiamo che salga Libeccio, il vento dell’inquietudine e delle domande prive di risposta… 

 

 

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27 pensieri su “Si può ancora?

  1. A proposito di maestri…. Se n’è andato Don Gallo, lui si che era un maestro di vita, di amore, di dignità, di inclusione, di accoglienza per il genere umano in tutte le sue declinazioni. Non c’entra niente col navigare, ma anche sì.

  2. E’ dura, durissima, persino folle. Specie in certe condizioni.

    Ma bisogna cercare, sforzarsi di provare, non foss’altro per il rispetto che si deve innanzitutto a se stessi. E poi per non restare un giorno, troppo tardi, col rimpianto… di non averci neppure provato. Cosa sarebbe stato se…, come sarebbe stato se…

  3. ..”Mi chiedevo se c’è ancora questa possibilità. Se c’è per tutti….”… sicuramente c’è per tutti, non tutti la sanno intravedere e cogliere.
    Affascinante il Signor Maestro, sembra il protagonista di un romanzo. Mi viene in mente Verne e Salgari.
    Mi piacerebbe proprio, vederlo, questo ultimo angolo di paradiso, ma, forse paradiso lo è per il Maestro che si è pienamente realizzato in ciò che sente di essere e ha perdutamente capito cosa gli rappresenta il paradiso.
    Non penso che un tempo erano migliori, o non capisco a chi si riferisce o è solo un modo per riflettere lasciandosi cullare dal pensiero che è possibile tornare migliori.
    Credo che chi capisca cosa è la propria vita, faccia tutto il possibile per realizzarla e viverla come gli pare.
    E’ molto paziente il Maestro, io non ascolto più chi si lamenta e basta e fa della propria incapacità di vedere altre vie il proprio stile di vita. Mi fanno un po’ pena….. poi mi rendo conto che non vogliono cambiare…..e cerco di allontanarmi il più possibile……. io voglio respirare, va benissimo anche il vento dell’inquietudine, serve a sentirsi vivi.
    ciao.
    Buonanotte.

  4. Sì…
    Non ho mai pensato che Simone fosse un maestro né mi è mai sembrato che si ponesse così. La prova è che sono qui quando ho sempre avuto un’insofferenza verso i guru, i maestri e i predicatori di ogni genere. Né è necessario vivere come fa lui per rivoluzionare la propria vita.

    Ci sono persone però che hanno capito più di te e prima di te qualcosa che anche tu stai cercando. Io ritengo di essere sulla stessa strada di Simone con la differenza però che è la mia strada come ciascuno deve avere la sua. Quindi con tantissime differenze (che però a me sembrano dettagli) ma la stessa identica strada.

    E su questa strada si incontrano persone che sono una sorta di “facilitatori”, persone che ci sono passate prima e che possono assicurarti con la loro vita che non sono morti, che sono vivi e vegeti e che vivono bene e felicemente. Che si può fare. Che c’è spazio di cambiamento, per seguire e assomigliare il più possibile a quello che davvero siamo, a non avere paura ma tentare.

    Per me Simone, la sua vita, questo blog e ciò che scrive significano questo.

    Ciascuno ha la sua idea di piacere, amore e libertà ed è quella che dev’essere il faro di ciascuno.

    Il mio lavoro è bellissimo. L’ho scelto e mi piace tantissimo. Quello che faccio mi fa sentire libera, felice, aperta e creativa. Il lunedì per me è un piacere perché ricomincia. Perché ogni giorno è diverso e ogni giorno mi fa essere a contatto con persone di tutto il mondo e di culture tutte diverse da cui imparo, mi confronto e mi sorprendo ogni volta.

    Quello che non mi piace è il sistema che c’è intorno al lavoro, la città che non rispetta i tuoi bisogni, i tuoi ritmi e impone i suoi. Il sistema per cui tutto il tuo lavoro viene sprecato in tasse, pagamenti e orpelli vari a farti chiedere spesso che senso abbia farlo… ma non il lavoro in sé. E comunque c’è spazio di cambiamento anche in questo.

    La mia rivoluzione è stata qualche anno fa dopo che per tredici anni ho fatto una cosa che non mi piaceva, rinchiusa in un ufficio a fare cose che non mi interessavano.

    La mia vita è cambiata moltissimo grazie a piccoli cambiamenti che si sono succeduti uno dopo l’altro, che ho cercato uno per uno e che ho realizzato quando prima mi sembravano impossibili. E anche qui c’è ancora spazio per continuare.

    Quando vedo che il messaggio di questo blog non viene capito o che ci si ferma spesso alla superficie: la barca, i soldi, le possibilità o altro penso che per molti non sia ancora il momento o che si siano ritrovati su una strada che non hanno scelto o che non è mai stata la loro. Che non la condividono o che stanno benissimo così.

    Ma chi sta benissimo non ha bisogno di cambiare né si avventura sulla strada di un cambiamento che non cerca.

  5. Io non ho pensato che potesse essere un latitante o “evaso” da chissà’ dove, ho trovato corretto che Simone parlasse di lui senza fare il suo nome… Magari l’ha chiesto esplicitamente lui. Ognuno sceglie con chi e dove raccontarsi…
    Simone solo una curiosità; e’ chiamato così da tutti?

  6. Marica, mi trovo pienamente d’accordo e quella che indichi tu è esattamente la strada che cerco di intraprendere da un pò di tempo a questa parte. Non ho voglia di “ribaltare” la mia vita, non mi serve. Anche se ho un lavoro “normale” (che però mi appassiona ed al quale farei fatica a rinunciare) che periodicamente diventa anche stressante ma sempre sopportabile, riesco a togliermi molte soddisfazioni quando rendo felice me stesso, cioè quando con la presenza di spirito, la voglia di vivere, il gusto delle cose belle riesco ad assaporare istanti, a catturare emozioni, a cogliere occasioni per sperimentare cose nuove. E la cosa ancor più bella è quando ci si accorge che così facendo si contagiano anche le persone che ci girano intorno. Ogni tanto qualche collega si lamenta con la tipica frase “che voglia di andare in vacanza”. Rispondo “voglio essere tutti i giorni in vacanza, perchè la vacanza è nella mia testa”.

  7. Ho appena sfornato dei cornetti caldi buonissimi, io che non so cucinare!!! Angelo tutti sappiamo fare qualcosa e soprattutto c’è qualcosa che ci piace fare, quella è la rotta.
    Ho appena scritto “Io non corro e sono felice” in risposta al solito articolo del Corriere della Sera sulle vite di corsa. Io ho scelto da anni di non correre e continuerò a sceglierlo, potrò vivere con qualcosa di meno se necessario, ma non faccio la trottola come vuole il sistema, siamo noi a scegliere:
    http://gattolibero.wordpress.com/2013/05/23/io-non-corro-e-sono-felice/

  8. simone non mi turba nulla… che tu dica di non voler essere maestro e di aver combattuto affinché questo non accada…beh mi pare proprio improponibile che tu possa sostenerlo. Che tu abbia assunto questo ruolo mi sembra lapalissiano e anche legittimo (e utile ai dormienti), e forse è altrettanto legittimo il negarlo per renderlo ancora più autentico e forte..

    • fabio, forse ti sei accostato a questo blog da poco. ho molto parlato e scritto su questa idea dei guru et similia. Ho fatto e detto e scritto molto per far comprendere che la mia rotta è la mia e non quella di altri, e che ognuno deve trovare, se vuole, la propria. I guru dicono “fate come ho fatto io”. Grande differenza…

  9. …penso che un minimo di soldi per il sostentamento siano necessari. Ma chi come me non ha talenti particolari da sfruttare in che modo può svincolarsi dal modo di vivere comune? Questo nodo mi assilla.
    Gradirei qualche commento/suggerimento dai lettori di questo blog.

    Cordialmente.

    • Angelo, o postuli che non sai fare nulla (cosa direi poco credibile per chiunque si applichi a qualcosa. Ognuno ha almeno una piccola propensione, un piccolo talento, basta lavorarci su), oppure fai ciò per cui sei nato e vedi che, col tempo, l’impegno, la determinazione, la pazienza, qualcosa viene fuori. sogno un mondo in cui ognuno fa ciò che deve, per cui è nato. pensa che bello…

  10. In effetti con quella frase “certe vite hanno bisogno di anonimato” non hai reso un bel servizio a questa persona…anche a me sono venute in mente tutta una gamma di possibilità che vanno dallo scomparso al latitante al trafficante e simili…
    Forse, come nel caso di Mimis, si deve prescindere dall’individuo e vedere in lui la proiezione di una tesi, di un assunto, un esempio insomma. Io li immagino tutti un po’ così, come dei personaggi trasfigurati dalla penna di un romanziere, un racconto che rispecchia più il mondo interiore dello scrittore ed il messaggio che vuole comunicare che non la realtà nuda e cruda…con buona pace del Maestro…

  11. Marica hai pienamente ragione, io sono una quelle che ammira la scelta di Simone ma non ho come obiettivo la strada che lui sta percorrendo. Ho dei limiti di cui sono consapevole, come il fatto di non riuscire a stare lontano dai miei cari ,di non lasciare il lavoro ,ma sto facendo un percorso di piccoli cambiamenti . Questi cambiamenti mi fanno vivere meglio , ho bisogno di meno ma mi sento più ricca . Sto facendo una sorte di simulazione della mia vita se mi mancasse uno stipendio fisso, sono orgogliosa del mio percorso . Ciao

  12. Uhm…ha bisogno di anonimato… quindi oltre che pirata adesso me lo immagino fuggiasco e con una taglia sulla testa…

    🙂

  13. A me solo il fatto che lo si chiami Il Maestro mi mette un po’ in soggezione.
    : – )
    Un po’ perché l’ultima volta che ho chiamato qualcuno “Il Maestro” facevo le elementari e un po’ perché mi fa correre qualche brivido lungo la schiena la sua descrizione. Me lo immagino col cappello, il foulard, la benda sugli occhi e l’uncino.
    Maestro, ma tu chi sei? Ci racconti qualcos’altro di te?

    Sulla domanda se ci siano possibilità per tutti, sono sicura di sì a patto che siamo in grado di definire esattamente cosa vogliamo e qual è la nostra direzione. Cosa che sembra facilissima a dirsi e complicatissima a farsi. Ma quello è già un cambio di direzione, già una presa di coscienza e una nuova capacità di visione. Quanti hanno davvero chiaro cosa vorrebbero fare? Quanti sanno cosa li renderebbe felici? Quanti hanno un progetto?

    Spesso i commenti nel blog hanno come punto di riferimento la vita che fa Simone. E questo sia negli apprezzamenti che nelle critiche feroci. Quasi come si dovesse lasciare tutto, fare ciò che fa lui ed essere felici o rimanere come si è e sentirsi tristi, frustrati e per sempre infelici.

    In realtà molti sarebbero già felici dove sono e con ciò che hanno se solo si avesse il coraggio di attuare quei piccoli cambiamenti (però fondamentali) che cambierebbero radicalmente la nostra vita.

    Se solo si avesse il coraggio di prendere quella piccola, insignificante e insulsa decisione che non abbiamo mai il fegato di prendere. Se solo decidessimo di guardarci dentro per una volta ed ascoltarci attentamente. Se solo fossimo capaci di aprirci un po’ di più e lasciarci andare una volta tanto.

    Se solo ci soffermassimo a guardarci intorno e capire se quello che ci circonda ci piace davvero e provare a prenderci del tempo per noi senza subire sempre tempi e spazi imposti da altri. Se davvero siamo così legati, costretti, ammanettati, imprigionati come pensiamo. Se la prigione è fuori o dentro di noi.

    Questo è già possibilità di cambiamento e piccolissimi dettagli possono cambiare completamente la nostra vita.

    Insomma l’alternativa non è tra tutto e niente. L’alternativa è già solo cambiare strada e camminare (o navigare).

    • Marica, “Il Maestro” è solo uno pseudonimo. non volevo chiamarlo col suo nome, neppure con una iniziale. certe vite hanno bisogno di anonimato. ma nessuno lo chiama così. ha un nome molto comune. ti sembro io il tipo da chiamare qualcuno Maestro dopo aver combattuto fieramente perché nessuno ci chiamasse me così? 🙂
      ciao!

  14. …e alla fine, con 7 ore di ritardo, il Libeccio è arrivato. Raffiche tese e secche, tutto il sartiame che ulula. Sonno profondo per i marinai a bordo di Mediterranea. Il sonno sano, lieto, giusto di chi ha avuto “paura del mare” quanto basta per mettersi al riparo con largo anticipo. Poco importa che, a guardare indietro, si sarebbe potuto tardare a rientrare, stare mezza giornata in più in una baia. Si duole di questo solo chi non va per mare. Al mare, al vento, occorre dare del Voi. Quando “sta per arrivare” si rientra senza indugio. Mediterranea fremeva sotto le raffiche ieri. Ma era serena. E anche io.

  15. ancora si pensa a dei privilegiati con possibilità di scelta: non sono completamente in sintonia anche se so che è un po’siamo imbrigliati da un contesto spesso pesante.
    Quello che mi piace tanto è la natura..il rispetto..il timore ..tutto ciò che ti fa dire arretriamo, il vento sta cambiando, riposiamo fino a che non smette. A volte questo è quello che manca. Prendiamo il tempo per riflettere, magari il vento porta belle idee.

  16. Molto bello questo diario di bordo…panorami incantevoli, personaggi che sembrano usciti dal mito, come l’uomo del sorriso e il cavaliere errante, o dalla commedia come il rompiscatole pretenzioso…ho l’impressione di un viaggio nello spazio, ma anche nel tempo, indietro là dove tutto è cominciato, nella culla della nostra civiltà, dove ci si può ancora porre le poche domande fondamentali…Ti chiedi se c’è ancora tempo per cambiare e se il cambiamento è per tutti…a mio modo di vedere il tempo c’è, ma non può essere quello sequenziale della vita che scorre incontro alla morte, non è il dio Kronos a cui devi guardare, ma al tempo come Kairos, il tempo di mezzo, quello qualitativo in cui le cose speciali accadono. Non si può preordinare, è l’attimo perfetto , il momento irripetibile della svolta, puoi coglierlo o no… la costruzione, il progetto vengono dopo…E’ alla portata di tutti? Non lo so, forse prima si deve far luce dentro di sé, andare incontro al proprio daimon (ricordi quel tuo bel pezzo?), scoprire ciò per cui si è venuti al mondo… magari non è lo stesso sogno che stai vivendo tu o il Maestro, ma mantenendo la mente ed il cuore aperti, ognuno può trovare la propria, personale via alla felicità e solo allora si può dischiudere il tempo di Kairos…un po’ come un’intuizione geniale al culmine di una laboriosa ricerca…

  17. Questi modelli di vita alternativi sono ricchi di fascino, di sapore di libertà.
    Se hai dei figli è molto, ma molto complicato applicarli.
    Sono inoltre necessarie adeguate risorse economiche (risparmio decennale a partire comunque da ottime carriere, e/o eredità…). In sintesi sono applicabili per una nicchia di persone
    in gamba, creative e determinate.

  18. Metaforicamente parlando, io sto ancora studiando la rotta su carta, e devo ancora passare la prima mano di antivegetativo.
    Sto preparando il mio piano, cosa fare, come farlo, cosa portare, cosa lasciare.
    Si può ancora scivolare dentro se stessi, nella parte che crea meno attrito, dopo tanti anni persi a fare la cosa sbagliata?
    I sogni, le attitudini, le passioni, che
    stridono girando nel senso opposto a tutto il resto, tentando di fermare certe decisioni sbagliate, che si trascinano una dopo l’alra come una catena. Non lo si sente quasi più, per abitudine malsana, il rumore stridulo di quello sfregamento.
    L’eccellenza, ecco cosa mi ha fatto venire in mente il racconto del Maestro. L’eccellenza raggiunta vivendo, studiando, imparando, curiosando, provando e riprovando, faticando volentieri, sudando sudore buono, senza fretta, senza sosta, senza giudizi, semplicemente perchè va bene così, è quello che ci viene bene.
    Ma l’attitudine, il talento in qualcosa, da soli non bastano.
    Invece io mi sono sempre fermata lì.
    Ah, che talento! Punto. Arrivata. Dove? Alla media del 7, mille cose iniziate e mai finite, troppi “si” per non scontentare nessuno, e un prevedibile futuro dietro una scrivania.
    Non ho mai capito che quell’attitudine è un punto di partenza, non l’arrivo.
    Chi mi conosce dice che sono “geniale” e sprecata per il lavoro in ufficio.
    Ma il mio genio è un embrione che non ho mai sviluppato. E’ il megio di me, bloccato in un fermo immagine di tanti anni fa, che ora è diventato soltanto la scusa buona di tante lamentele.
    Però finiamola.
    Voglio fare bene quello che mi piace fare, e fare meglio quello che so fare bene.
    Per essere me, nel modo migliore che posso, solo così posso fare veramente qualche cosa di buono.
    Grazie per gli spunti di riflessione, e per l’ascolto.

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