La strage delle occasioni

Il tramonto ieri l'altro ad Ulcini

Sto lavorando da un po’ di giorni sul concetto di spreco. Non quello di oggetti, acqua, risorse alimentari… su quello ci lavoro già da molto tempo. No, sto lavorando sullo “spreco” di occasioni.

Io guardo. Uno scrittore, se dovessimo rappresentarlo in qualche modo, non potremmo altro che disegnarlo come fosse un enorme occhio, un obiettivo fotografico grandangolare e telescopico al medesimo tempo. Io produco fotografie in continuo, immagini di ogni genere, raffiche di “click” che vanno al ritmo del mio cuore. A volte le foto si perdono, quasi sempre le riguardo. A volte rido. A volte mi commuovo, mi viene da piangere. Cancello molte cose, molte informazioni dalla mia mente. Ma non le fotografie.

E quello che vedo è lo sperpero, la distruzione di massa, l’olocausto delle occasioni. Un gesto di sterminio collettivo, perpetrato con continuità, interrotto solo sporadicamente, per momenti temporanei e solitari, che pure hanno un impatto straordinario sulle nostre vite.

Vedo sperperare gli incontri, quasi sempre affrontati senza curiosità, filtrati dalla diffidenza; vedo distruggere le parole, mai ascoltate, mai scandagliate, mai assunte e analizzate con la dovizia dell’entomologo esistenziale che dovremmo essere; vedo gettare via panorami, luci, filigrane di colori come fossero immondizia che non necessita di alcuna differenziazione; vedo soprattutto la pulizia etnica delle emozioni, sostituite sistematicamente dalle paure con la correità della distrazione. Come può essere così ricco, chi spreca così, per consentirsi una tale prodigalità? Io mi sento così povero, vivo così ossessionato dal rischio di perdere anche solo una minima opportunità: uno sguardo vero in mezzo a mille occhiate vuote; un saluto sentito tra tanti distratti; una luce che ti trafigge il cuore tra tante che ti accecano; un gesto che attendevi, da tanto tempo, che non può essere fatto invano, non può deludere; una parola nuova, la maggiore delle meraviglie tra tanti vocaboli muti; una dichiarazione d’amore, che il maggior danno sarebbe ascoltare con minore emozione di chi la pronuncia.

Stimo che le occasioni che abbiamo siano circa un miliardo di volte quelle che cogliamo, dieci miliardi di volte quelle che diciamo di non aver avuto, un triliardo di volte quelle che servirebbero per far decollare la nostra piccola, stupida vita trascorsa nell’attesa di ciò che c’è già.

Le persone che incontriamo possono dare di più; le parole che dicono sono meno stupide di quel che sosteniamo; i momenti (ah, che momenti…!) hanno maggior valore di quello che saremmo propensi a credere. In una frittella fatta con dedizione c’è molto più di un buon sapore.

Oggi a Bar (Montenegro) il vento caldo delle montagne spazzola l’anima. Mi piacerebbe iniziare la giornata con il proposito di scattare una bella fotografia: un cuore sereno, saldo quanto basta, che cerca di battere al ritmo di ciò che vede. In sintonia. In armonia. Oggi. Qui. Per entrare in risonanza, vibrare insieme alla vita. Per non perdermi nulla. Non me lo posso permettere.

 

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29 pensieri su “La strage delle occasioni

  1. Mi associo alla richiesta “tecnica” di Paolo.
    Simone quando dici “lavorare sullo spreco”(o su qualsiasi altra cosa) cosa intendi?
    Stare solo a riflettere su quell’argomento, leggere qualcosa di attinente, scrivere domande e provare a rispondersi, parlarne con altri..
    Qual è la tua metodologia di lavorare su un argomento?

  2. Il bello di questo blog è che le persone che lo frequentano scrivono cose meravigliose (oltre ai post di Simone naturalmente). Un pezzo di web veramente prezioso in mezzo a tanta spazzatura 🙂 grazie a tutti!

  3. Caro Simone ho trovato per caso il tuo libro alla Feltrinelli di Bari.Sono stato fortunato perché era proprio quello che cercavo per le mie vacanze.Lo sto,leggendo poco per volta con,l’ansia di finire perché poi non avro’altro di intelligente da leggere.Mi riprometto di,leggere tutti i tuoi scritti perché sento che vengono da una persona vera che ha interpretato il segno della vacuita’ dei tempi che viviamo.grazie per quello che stai facendo per te e soprattutto per gli altri che apprezzano,la tua scelta di vita.grazie Piero

  4. Condivido volentieri con te Simone, e con tutti, questa bella frase pronunciata dalla tartaruga Oogway nel film animato “Kung fu Panda”:

    “Ieri è storia. Domani è un mistero. Oggi è un dono, per questo si chiama PRESENTE.”

  5. Ciao Simone,

    una domanda tecnica…
    Quando dici “Sto lavorando da un po’ di giorni sul concetto di spreco”, cosa intendi dire con il termine lavoro?
    In quali momenti e con quali modalità svolgi questo?
    Per esempio standotene da solo e prendendo appunti, oppure continuando a svolgere le tue normali attività ma con il pensiero che continua a rimuginare, o cos’altro?
    Mi interessa capire la metodologia, se c’è, con la quale si possa lavorare su di un concetto, senza rischiare di perdersi ad ogni istante.

  6. Ebbene sì, Simone, con le parole di questo post meraviglioso mi hai colpita al cuore, come un dardo che centra il bersaglio, nel momento esatto in cui l’obiettivo è cercare un segno, una traccia che resti.
    Mi trovo in un periodo della mia vita particolarmente, sereno , attivo, vigile,attento ai desideri e alle emozioni , che all’improvviso, come una “divinazione”, mi salgono dal cuore alla mente;perchè il cuore detta i desideri, la mente li organizza per realizzarli.
    E quel che desidero in questo momento non è niente di particolarmente concreto o materialmente tangibile: desidero emozionarmi, desidero imparare, desidero conoscere, desidero uscire da me stessa, oltre i confini della routine e della quotidianità, per poi rientrarci con qualcosa di nuovo da conservare per sempre.
    Forse sono alla ricerca di una nuova dimensione personale e territoriale.
    E allora prendo poche cose insieme a me, l’essenziale per gestirmi, e parto sola.
    Vado in quei luoghi dove non sono mai stata e che non voglio più dire di non aver visto.
    Da sola è fantastico: ho tutto il tempo di osservare il tempo e le persone, che mi si muovono intorno, parlo con chi mi ritrovo accanto, anche per un motivo banale, e mi ritrovo a scoprire angoli di vita, a conoscere scorci di umanità, che per qualche momento entrano a far parte della mia vita.
    Non voglio sprecare l’occasione di poter gestire la mia libertà per godere della bellezza di un panorama diverso, della gioia di un sorriso nuovo , del gusto di un sapore mai assaggiato.
    Un amico poco tempo fa mi ha detto che forse sto perdendo del tempo; gli ho risposto che il tempo perso è quello che sprechi non facendo mai nulla di nuovo e di diverso.
    Tutto il resto, tutto quello che lui non mi ha lasciato il tempo di spiegare, tutto quello che io non sarei stata capace di esprimere, l’hai detto tu in questo post.
    E ti ringrazio per questo, Simone.
    Ciao, buon viaggio ancora!!

  7. Che bello leggervi! Bella la metafora del mondo nemmeno più liquido, come teorizzava Bauman, ma addirittura gassoso,che evapora. Per fortuna che ci sono persone che fanno ancora marmellate di fichi e viaggi alla scoperta di sè, dedicando tempo alle persone, ai sentimenti e a tutte le cose che diamo per scontate e che non riusciamo più ad apprezzare.. Lo stesso dichiara Casaleggio in un’intervista a Wired “Dobbiamo cercare un altro modo di vivere in cui recuperare il tempo e la relazione con gli altri. Tempo, relazione e sviluppo sono valori, la crescita non lo è. Credo che in futuro questi valori conteranno”. Non solo in futuro, da sempre.

  8. Un cimitero è un luogo di ricordi e riflessioni per chi ancora vive, oltre naturalmente a risolvere la questione igienico-sanitaria e quella legale della tracciabiltà dei cadaveri.

    Mi piacerebbe passare, con la mia telecamera, nel cimitero del paese e riprendere velocemente le lapidi per poi rivedere il video al ralenti e commentare liberamente i pensieri che immaginerò uscire da quelle tombe. Lo farò. Oggi.

    Non so se e come potrò capire la vita vissuta da coloro che ora sono solo piccole foto in bianco e nero, sfumate ai bordi come le loro vite.

    Potrò invece facilmente immaginare le occasioni perse. Quante occasioni perse. Quante gioie mancante. Quanto tempo sprecato.

    Nessuno in punto di morte, così vicino alla verità, si prende la briga di scrivere, di dire, di avvisare gli altri, di invitarli a non sprecare le occasioni, a non essere pigri, in altre parole a vivere.

    “Ogni lasciata è persa”, vorrei veder scritto almeno su una lapide.

    Ma… ora che ci penso, avendo zii e zie ultranovantenni, simpatici e perfettamente lucidi di mente, con il dovuto tatto, chiederò direttamente a loro, prima di dover chiedere alle loro piccole foto in fianco e nero.

  9. A Porto Palermo ho preferito ascoltare bambine e ragazzini all’unico kafè sotto l’unica ombra di pergolato, ho ricevuto una bella poesia albanese, ho ascoltato e raccolto un’ intervista al pescatore pronto a far l’alba e la piccola Efgenia mi ha preparato un bel disegno,già che aveva detto al mio registratore..’ da grande voglio fare l’artista.’.non ho visitato però il forte rudere di pietra di Alì Pascià….

  10. Pingback: Occasioni senza strage. | Smell the Wind

  11. Simone io mi trovo nella situazione opposta: due anni di aspettativa (sono al 4° mese) e ho l’ansia da prestazione… Vorrei fare tutto, andare dappertutto, realizzare tutto, imparare tutto. Lavoro quotidianamente sui miei progetti ma dedico buona parte della giornata a gustarmi il presente ma… mi domando continuamente se non dovrei fare di più, produrre di più, faticare di più…Ho lo spettro del ritorno “obbligato” in ufficio tra 20 mesi e l’idea un po’ mi fa da sprone ma un un po’ mi fa perdere il gusto del “hic et nunc” … Dov’è la via di mezzo?

  12. Pieno agosto e non commenta nessuno.
    Quello che sospetto da tempo e che tutti commentino dai posti di lavoro e che in questo momento siano in vacanza.
    Che ne pensi Simone?

    • Emilio, ciao. No, e’ solo che stavo navigando e per 4 giorni non ho avuto internet. I commenti c’erano. Poi, e’ anche vero che tutti si collegano dall’ufficio. La gente sta in ufficio e invece che lavorare naviga su internet. Adesso… Basta!

  13. Ciao Simone,
    ogni volta che imbocco una strada ho sempre la sensazione di aver perso un’occasione. Ne scelgo una rinunciando a un’altra. Poi d’improvviso qualcosa mi sorprende e dimentico quel che ho lasciato.

    Buon vento
    Pasquale

  14. Ulcini …. famoso covo di pirati …. ci sarebbe materiale per un altro libro … sono pochi quelli che hanno dato filo da torcere alla Serenissima

  15. Credo di essere uno di quelli che ne perde tante di occasioni, forse soprattutto per la paura di osare e delle eventuali conseguenze. Però credo anche che quando uno si accorge di avere il “problema” forse sta per intraprendere la strada della guarigione.
    Spesso i tuoi post sono come sberle che cercano di darti la sveglia, continua a darmele che forse…

  16. già. io fino ad oggi ho vissuto più o meno 6 vite. nel senso in città diverse, con persone diverse e in condizioni diverse. di tanto in tanto, man mano che vivo la mia sesta vita e cerco di capitalizzare più possibile in ogni istante, faccio un rewind di una delle vite precedenti. ho la necessità di andare a riguardare la “foto” come dici tu e accertarmi che, più o meno, è come me la ricordo. ecco quindi che talvolta passeggio su corso Vannucci a perugia e faccio una mappa dei cambiamenti o, come in questi giorni, vado al mare in Calabria con persone che conosco da 20 anni e con piacere scopro l’affetto e una confidenza dolcissima nei loro sguardi e gesti. dovrei sentirmi un extraterrestre rispetto a loro (per via delle mie numerose vite!) ma invece mi sento perfetta in questa foto. come anche in tutte le altre. e le vite non sono finite… thanks a lot

  17. Devi fermare. Fermarti. Sospendere tutto quanto!
    Non è neanche più “liquido”, ormai, il mondo teorizzato da Bauman: è diventato gassoso.

    Non catturi più niente. Arrivi al punto in cui digitalizzi il mondo, ma non trattieni niente. Tutto evapora. E non c’è mai stato. Ma cosa importa? C’è tutto il resto! Senza fermarsi. Avanti il prossimo.

    Tristezza.

    Stamattina, nuotavo. La piscina olimpionica. Tutta per me. Ad ogni bracciata, sentivo vibrare ogni cellula del mio corpo, tendersi ogni muscolo. Armoniosamente. Le sentivo coordinarsi, quelle cellule. Trasmettersi impulsi. E trasmettermi la gioia di godere il mio tempo. Per me, per il mio corpo. I miei atomi. Sentivo nelle orecchie le note degli Extreme… “More than words”.

    Cosa c’è, oltre le parole?

    La risposta: non c’è nulla.
    Le parole sono tutto.

  18. Dopo molto tempo, incontro un vecchio collega. La faccia non mi è nuova, lo guardo, metto a fuoco ed infine saluto.
    Ciao, come stai. Ho avuto un attimo di esitazione dico, non ero certa che fossi tu,dopo tanto tempo. Lui risponde:”bè, hai fatto bene, meglio non dare adito a fraintendimenti, avrei potuto pensare che ce stavi a provà” (il colloquio si svolge a Roma…). Penso, tra me, se poco poco avessi confuso la persona e sbagliato a salutarla scattava il ce sta a provà.
    Mi chiedo se queste siano reazioni da persone normali o da disturbati mentali.
    Premesso che sono in grado di distinguere una battuta, buttata lì tanto per, da una convinzione, radicata come una tara, secondo la quale chiunque di sesso opposto cerchi di relazionarsi con te lo sta facendo per “provarci”, ritengo che il collega, peraltro mai oggetto delle mie attenzioni, abbia qualche problemuccio a comunicare con gli altri, in particolar modo se gli altri sono di sesso femminile.
    Questo fatto, né più né meno emblematico di tanti altri fatti del genere, che accadono ogni giorno a ciascuno di noi, denota, a mio avviso, che ci stiamo muovendo in una specie di ciorcolo vizioso in cui se persino un semplice saluto può scatenare diffidenza, figuriamoci offrire o accettare un caffè. Anche il gesto più spontaneo può essere letto come un gesto che nasconde il secondo fine.
    Simone, mi guadagnerò l’epiteto di pessimista ma ti assicuro che “…inziare la giornata con il proposito di scattare una bella fotografia..” non è affatto facile di questi tempi e allora siamo tutti qui a fare quella che tu in modo molto duro ma altrettanto realistico chiami “pulizia etnica delle emozioni”.
    Buon vento a tutti!

  19. quando sentii intonare a paolo conte, con quel suo fare, le parole
    “qui…tutto il resto è già qui”
    è stato un insight, un’implosione nell’animo, come quando buchi il pacco sottovuoto del caffè: pum-sssssssshhhhhhhhh, il cuore si espande,diventa morbido…questa è la consapevolezza che tutto è già qui, pronto ad essere colto. e siamo pronti noi? abbiamo questa voglia di cogliere invece di smaniare e cercare altro altrove?
    C’è tutto un universo nella mia marmellata di fichi:un albero abbandonato col suo carico,gli occhi che hanno saputo vedere,la ricetta della nonna trascurata da mia mamma,tanto sole e solitudine, la mia scelta di avere il tempo di farla e quindi libri e perotti, e anche questo blog qui… tutto questo qui: in un cucchiaino.
    GRAZIE SIMONE
    profondissimo questo post
    spero che generi attenzione,presenza, voglia, nutrimento,quel senso di interezza, quel senso di appagamento, quel senso-di-tutto che vogliamo…felicità autoprodotta e senza spreco và.

  20. ………ma chi sei Simone che riesci ad avere delle emozioni così sottili ed amplificate?? Come riesci poi…così facilmente metterle giu’..concrete..con uno scritto che tutto fissa?
    La mia ammirazione è sincera e totale,forse sei tanto nel silenzio, in ascolto con le orecchie e con tutti i pori della pelle. Mi capita di pensare le stesse cose, ed anche sentire tutto ciò ma io ho un trascorso di malattia che mi ha affinato le sensazioni. Credo che sei una persona speciale, sono sicura che ci incontreremo una volta o l’altra, lo spero. Grazie ..intanto..

  21. Grazie Simone…mi aspettano proprio da oggi delle vacanze che per la maggior parte della gente sarebbero frustranti…niente mete esotiche niente mare,monti solo tempo da usare oppure sprecare.
    Inizio un viaggio alla scoperta di me stessa dedicando tempo alle persone ai sentimenti e a tutte le cose che diamo per scontate e che non riusciamo più ad apprezzare,quelle ricchezze di cui facciamo ogni giorno spreco.
    Non so come andrà la certezza è che ogni viaggio consapevole è linfa per la nostra anima..
    Mi auguro e ti auguro buon vento.

  22. ciao simone!
    è sempre molto interessante leggerti.
    soprattuto perchè riesci con le parole ad esprimere sensazoni che molto spesso girovagano nella mia testa.
    (tutta “colpa” del mare)
    grazie e buon vento con mediterranea!

  23. Non è facile sciogliere i legacci,la macchina se non la fermiamo noi continua la sua folle corsa.I figli,i legami,le origini,quanti alibi ancora assillano le nostre menti confuse;è sempre difficile trovare persone in questo mondo di macchine
    da lavoro;la gente non sogna più,chi lo fa è un diverso un disadattato,il sistema se ne accorge e lo punisce.Viviamo una sorta di Blade Runner,siamo macchine a tempo,abbiamo una scadenza…siamo solo lacrime nella pioggia?

  24. Le tue parole hanno sempre un forte impatto su di me e queste in particolare, per quanto sono vere e chiare. Spietatamente chiare.

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