Sopravvento…

Dialogo tra il futuro e Mediterranea, al largo di Hvar

 

Una barca in navigazione divide in due il mondo: metà è sottovento, dove il vento appunto sfila, corre via, si allontana, scompare insieme alle onde ormai innocue, capaci di frangere gravosamente, ma chissà dove, non più sulla nostra murata, ciao ciao. Metà, invece, è sopravvento, le raffiche che verranno, le onde partite da chissà dove per spostarci la prua, le correnti che ci faranno derivare dalla giusta rotta. Il sottovento è il passato, quello che dovevamo incontrare, che ormai è stato, è andata com’è andata. Il sopravvento è il futuro, prossimo e visibile, lontano e indistinguibile, sono qui ti aspetto. Per questo navigare è così affascinante: una barca è lì in mezzo, è il presente.

Sbarcare è sempre un rischio. Ecco perché bisognerebbe restare sempre a bordo. Dove si finisce quando si sbarca in terraferma? Le barche si perdono a terra, scrive Perez-Reverte citando Moitessier. Credo sia per via del tempo, che ha bisogno di vento per le vele del presente.

Pensieri vaghi, per molti. Taglienti, accuminati per me. Sbarcare dopo tanti mesi non è mai come voltarsi e andare. A terra tante cose attendono, più imprevedibili di una profonda depressione di fine estate. Io prevedo il vento meglio di come prevedo la vita. E’ sempre stato così. Sono più marinaio che uomo? O meno uomo che marinaio? La differenza c’è, credetemi sulla parola.

Estate indescrivibile. Viaggio lungo, lento, che non potrò raccontare se non per frasi, parole, che ci vorrà una vita per spargere nei miei libri, e che solo qualcuno potrà ricostruire. Un geroglifico di momenti, un rebus di emozioni, facce, parole, luci, discorsi, manovre, vele, riflessi, ti ricordi? Cinque mesi che non basterebbe un’esistenza intera….

Oggi non è giorno per celebrare, me ne rendo conto. Ma grazie non è difficile da pronunciare. Al mare, innanzi tutto; al tempo, clemente e bravo; al cuore, che batteva ancora libero ogni sera; alle isole, agli arcipelaghi, ancora quasi veri. Alla barca, alla sua formidabile prua, Mediterranea di nome, oceanica di costituzione. “Un’altra cosa che non ho perso”, ecco cos’è. Che non basterà, credi che non lo sappia? Ma che ci ho provato, ancora, ancora.

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20 pensieri su “Sopravvento…

  1. Ciao Marco e grazie per gli auguri. Immagino che trovare un nuovo equilibrio abbia aperto molte opportunità, perchè sono lì, moltissime non le conosciamo proprio, di molte ne sospettiamo l’esistenza e su qualcuna ci esercitiamo un po’ ma non abbastanza. Questo è importante, le possibilità che si aprono.

    Per l’altro Marco, che non vede il dualismo “lavoro – vita”: non necessariamente penso ci debba essere questo dualismo, ma per come lo vive oggi la maggior parte della gente, tra cui io, c’è. Per me il lavoro dovrebbe essere parte della vita, come il gioco, l’ozio e tutto il resto, ma senza interruzioni forzate, senza mutamenti di condizione.Purtroppo all’atto pratico non è così: abbiamo una separazione netta fra il tempo del lavoro (molto) e il tempo libero (non abbastanza) e questa separazione soprattutto ci è imposta. A me non sta bene ma so che a molti invece va bene così.

  2. Mi rivolgo prima a Sergio ed Anna: pur con tutto il rispetto per quello che Simone scrive e racconta, ma… ragazzi! Se la vostra fonte d’ansia è l’attesa per i suoi nuovi post, bè… lasciatemi dire che siete davvero molto fortunati. 😉 Caro Andrea, qua si tratta di scelte consapevoli altro che fortuna……..e spero che il Comandante G.mi legga! Anna Rispondi!

  3. Zenzero e nuvole….a milano 3 ci hanno chiamato anche un ristorante….
    il libro l’ho letto tempo fà,un viaggio tra i ricordi,i profumi le emozione…racconti molto diretti,saggi.

  4. Per Andrea,
    con tutto il rispetto e la stima che ho per Simone e per il suo blog non credo affatto che l’attenzione qui debba essere solo per il padrone di casa.

    L’attenzione deve essere per tutti noi. Questo è uno spazio bellissimo e libero dove tutti possiamo dire quello che sentiamo e che vogliamo.

    Grazie a questo spazio ho conosciuto degli altri blog che frequento, LLHT per primo che è un blog straordinario ma non solo quello. Anche quello di Cambiare vita è molto interessante… Ma poi ce ne sono anche altri…

    Frequentare i blog che ci interessano e farci portare dalle “onde” non toglie nulla a questo spazio che continua a rimanere uno spazio bellissimo e accogliente…una specie di baia, diciamo così…

    Presentarsi con le nostre cose da dire è buono, giusto e non toglie nulla a nessuno, anzi aggiunge! E se abbiamo un blog dove approfondiamo le nostre idee e condividiamo i nostri pensieri meglio ancora…

    Del resto c’è chi arriva qui attraverso altri blog o segnalazioni… può succedere anche il contrario, la rete è anche questa: si naviga, si viaggia, ci si ferma, si sbarca e poi magari si riparte, si ritorna…

    L’importante è essere onesti e autentici… il resto è quello che è…

  5. Ciao Simone, sto leggendo “Zenzero e Nuvole” ed è una meraviglia (non che ne dubitassi, conoscendo quasi tutti gli altri tuoi libri).
    Grazie.
    Susanna

    • Zenzero e Nuvole… sono così legato a quel libro. dentro c’è già tutto. con dieci, quindici anni di anticipo sui fatti. Oggi in tanti mi avete scritto su Zenzero e Nuvole. Forse hanno fatto una ristampa… chissà… ciao!

  6. Ciao @ Andrea, a mio parere dovresti continuare a commentare , io ho scoperto il tuo blog tramite questo di Simone e lo trovo molto interessante . Certo spetta a te e al padrone di casa la decisione me leggere cose interessanti e scritte bene è sempre un piacere. Ciao

  7. Farò un intervento antipatico.

    Premetto che sono un frequenttore abituale di questo spazio, ma che – per ragioni che esporrò dopo – non scrivo più qui sopra da moltissimo tempo.

    Mi rivolgo prima a Sergio ed Anna: pur con tutto il rispetto per quello che Simone scrive e racconta, ma… ragazzi! Se la vostra fonte d’ansia è l’attesa per i suoi nuovi post, bè… lasciatemi dire che siete davvero molto fortunati. 😉

    Mi rivolgo poi a “Cambiare Vita” (link dinamico a un altro sito): io non so chi tu sia, non so quanto mi interessi saperlo e, soprattutto, non so se sei autentico. Ora ti spiego il motivo per cui non scrivo più qui sopra: da circa un anno, ho anch’io un blog (di una certa risonanza) e, sia pubblicamente che privatamente, ho detto a Simone che non riuscivo più a commentare qui sopra senza che comparisse il mio logo e il link al mio sito.
    Quindi, pur di non “sfruttare il suo spazio” (facendomi inevitabilmente pubblicità), ho smesso di scrivere. E ti assicuro che di idee e contributi da offrire… me ne verrebbero in continuazione! Ma, molto semplicemente, trovavo di cattivo gusto venire qui con il mio “brand” e cavalcare l’onda. Perché, inevitabilmente, sentivo in cuor mio di rubare l’attenzione che, qui sopra, merita solo il padrone di casa.
    Tutto qui, Cambiare Vita: spero che tu non ti sia offeso e che il senso ti sia chiaro.

    Perché… chi predica autenticità credo debba essere autentico lui per primo. Altrimenti – perdonami – ma la credibilità un pochino inevitabilmente ne risente.

    Ciao a tutti e scusate per l’inutile interferenza.
    Andrea

  8. Ciao Fabio,
    si, mi sa proprio che a proposito abbiamo idee proprio simili.

    All’inizio dei libri di simone e di questo blog mi attraeva soprattutto l’idea del cambiare vita = lasciare il lavoro cosi come lo si pensa.

    Col Tempo invece trovo i contributi e il messaggio di simone veramente interessanti e attinenti al tema: gustare la vita, trovare il proprio equilibrio (dinamico) e percorrere la propria strada.

    ti auguro, se ti piace il tuo lavoro, di riuscire a ridurre i “costi” di cui parli cosi da avere piu tempo e energie per altre cose che sono importanti per te.

    Io, non senza fatica, sono riuscito a ridurli questi costi in un modo di cui per ora sono molto soddisfatto.
    Pero ognuno ha situazioni, necessita e desideri diversi e quindi ognuno ha la sua strada scoprire e percorrere.

    Ti auguro di ridurre questi “costi”.

    Ciao
    Marco

  9. Fabio,
    “Lavoro” contro “vita”? Non mi convince. Simone ha semplicemente cercato e trovato un lavoro che ama e che lo fa vivere dignitosamente, con entusiasmo.

  10. Marco, hai colto il senso delle mie parole. Il discorso è molto aperto; io ritengo che sia poi uno dei messaggi più importanti che si possono trarre dall’esperienza di Simone, dai suoi libri e da questo blog.
    Penso che non siamo solo il nostro lavoro, non dobbiamo identificarci con esso. Non siamo solo operai, informatici, manager, dottori, casalinghe, poliziotti neanche quando le cose vanno bene e i conti in quell’ambito quadrano perchè siamo bravi a fare quello.
    Siamo molto di più e quel molto di più non va sacrificato solo perchè non lo conosciamo visto che non ci concediamo le opportunità o tentiamo di coglierle con troppa fretta/voracità/avidità (ahimè) o per mille altri motivi. E quando dico “sacrificato”, intendo anche “non curato”, lasciato incolto, non è una prospettiva esclusivamente vittimistica, anzi, è diretta conseguenza delle nostre scelte.
    Lavore, inoltre, mi piace ma costa molto e vorrei lavorare per me, per i miei obiettivi, per le cose che mi piacciono, altrimenti il lavoro non può avere senso (per me). E qui sta un’altra grande questione…

  11. Secondo me Simone, che purtroppo non ho esperienza alcuna di traversate in barca a vela, ma posso solo immaginare…,il modo per rimanere quotidianamente innamorati della vita, in ogni circostanza c’è!
    Occorre porsi in una condizione di interprete costante dei segnali che ci arrivano nei più svariati modi.
    Tutto ci parla e ci indirizza, come fosse una serie di segnali stradali o di luci lampeggianti ad indicarci la via, il nostro percorso.
    A noi il compito secondo me moolto interessante di cogliere ed interpretare per muoverci nella vita seguendo la nostra migliore direzione.
    Il bello è che questo avviene ovunque, per cielo, per terra e per mare, nonché nei sogni che ci parlano continuamente.
    Cogliere questi continui messaggi e ancor più condividere questa consapevolezza con chi si inserisca nel nostro cammino, rende a mio avviso la vita un’esperienza fantastica, dove la depressione non può attecchire.
    Ti auguro quindi di cuore di leggere sempre più segnali e di seguire (come evidentemente stai già facendo da un po’)la tua vera VIA!
    Buon vento… e tanto altro.

  12. Ciao Simone forsi soffri il “Mal di terra” , battute a parte penso che dopo un’estate trascorsa in mare e sempre a contatto con persone probabilmente molto diverse tra loro sia molto difficile ritornare a casa , ritmi diversi , paesaggi diversi . Avrrai accumulato ricordi che a me ci vogliono 10 estati per averli e poi e poi …. E’ sempre un piacere leggerti …al prossimo post . Ciao

  13. Caro Simone, le tue parole mi mettono sempre i brividi.
    Grazie anche per questo.

    Che lo “sbarco” sia piacevole, anche se è pur sempre uno sbarco!

  14. @fabio saracino

    Fabio, trovo molto interessante (e vero) quel che dici.
    Leggendo il tuo post penso: il lavoro per quanto sia (possa essere) bello e anche appagante, e’ comunque limitato.
    E’ un problema piu piccolo rispetto al problema della vita.
    Certo e’ un pezzo importante della vita ma solo un pezzo.
    Un problema con meno variabili in gioco e dove spesso queste variabili sono anche piu semplici e prevedibili.

    come se uno avesse una fattoria con un sacco di animali diversi e campi per colture diverse e si occupasse solo del benessere del suo allevamento di galline.
    (vabbehh mi e’ venuto questo esempio…)

    Il mio lavoro mi piace, ma per me e’ importante che resti entro certi limiti senza togliere spazio e tempo a altri aspetti della vita che sono almeno altrettanto importanti.

    Saluti,
    Marco

  15. Mi fai venire in mente quando Vasco Rossi parla del sè che vive sul palco, il personaggio, e il sè che affronta la vita, quest’ultimo molto meno scintillante e sicuro di sè, anzi con un sacco di problemi ingarbugliati e imprevedibili. Sceso dal palco, dove tutto è perfetto, ricomincia la vita, dove invece tutto è spesso assai contorto, per non dire capovolto.

    E allora mi viene da estendere la considerazione alle nostre esistenze così forzatamente e nettamente separate fra lavoro e privato. Nel mondo del lavoro, impegnandosi, ce la si può fare più che nella vita, possiamo tracciare una parabola ascendente che gratifica e ci dà conferma di noi stessi. Forse è anche per questo che ci lega così tanto a sè, perchè è più facile tutto sommato, dopo un po’ diventa prevedibile, basta… rinunciare a quasi tutto il resto, che ci appare invece come più difficile, insensato, vulnerabile ad improvvise delusioni e ritengo anche così vago, apparentemente inafferrabile.
    Il lavoro, invece, è rifugio, attrae chi è alla ricerca di conferme e soddisfazioni, è organizzabile, malleabile, con sforzo d’accordo, ma ci impieghiamo in esso e alla fine raccogliamo i risultati. Un circolo virtuoso in apparenza ma vizioso in realtà, che non merita tutto questo “amore”.
    La vita, a sua volta, è caos e vi dedichiamo talmente poche risorse, concentrazione, attenzione da non essere minimamente in grado di affrontarla e questo rafforza la nostra tendenza a rifugiarci nella prigione dorata del lavoro e della routine giornaliera.

    Urge spezzare l’incantesimo, smetterla di affrontare i due mondi in modo così sbilanciato, riorganizzare, riconosiderare, riscalare la propria esistenza. Ma da subito, da ora.

  16. ..non penso sia possibile prevedere la vita, e io non prevedo neanche il vento, o cosa porta l’odore dell’aria quando mi sveglio. Io ti penso scrittore sia che tu sia in mare o sulla terra ferma.
    A volte i secondi che scandiscono il tempo sembrano interminabili e a volte più brevi del batter di ciglia. Il ricordo di ciò che si prova si deposita nell’animo e forse è l’unica cosa che ci ricorda il tempo passato. E’ stato bello il tuo condividere sul blog.
    Quando mi capita di sentirmi unica e sola mi accorgo poi che unica di sicuro no…sola forse.. ma sto così bene…..

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