Natura viva: scotta di randa con marinaio
Diciamo che mi fermo qui.
Dall’ottobre del 2009, dall’uscita di “Adesso Basta”, sono passati quattro anni. L’intera tiratura esaurì in tre giorni, furono necessarie una ristampa immediata, poi subito un’altra, il libro finì immediatamente in classifica e fu chiaro che stava accadendo qualcosa. Rapidi, arrivarono i giornalisti: decine, centinaia di interviste dovunque (tranne Fazio sono stato in ogni programma, dalla Bignardi ai TG), in tv, sulle radio, su giornali, magazine, all’estero. Soprattutto, iniziarono a piovere email, post, lettere al mio editore. Centinaia, migliaia, fino a centinaia di migliaia. In tanti chiedevano (e chiedono), volevano sapere, tantissimi volevano testimoniare “anche io!”. Molti dicevano “Beato te”, qualcuno: “Balle, non si può!”. Io ero annichilito: che diavolo stava succedendo?!
Quel libro, seguito oggi da decine di titoli analoghi, aveva aperto una breccia. Nessuno aveva mai osato, in tempi recenti, parlare di cambiamento, di rifiuto delle regole fondamentali, di inversione di rotta, e tanto meno lo aveva fatto davvero. Ma tutti, evidentemente, nel loro cuore, ci pensavano. Quel libro squarciava il velo di Maya, sdoganava un tabù, dava un nome a una tendenza diffusa, ma affatto facile da assecondare, generatrice di dubbi, paure, speranze, problemi.
E allora in quei giorni decisi che avrei risposto, a tutti. Decisi che avrei testimoniato, spiegato, parlato, scritto: “Lo farò per due anni”. Mi era chiaro l’investimento di tempo, la magnitudo di quel che mi candidavo a fare. Sapevo che sarebbe stato bello ma molto faticoso, quasi totalizzante. “Due anni, poi basta”, mi dicevo. Sono diventati quattro.
In quattro anni sono nati altri cinque libri, tra cui “Avanti Tutta” e “Ufficio di scollocamento”, e due romanzi “Uomini senza vento” e “L’equilibrio della farfalla”. Poi gli articoli su “Il Fatto Quotidiano”, i pezzi sul “Il Cambiamento”, qui sul mio blog, su facebook, la mia trasmissione su Rai 5. Così sono iniziate le lunghe notti a rispondere ai lettori (non si possono contare…), gente che scriveva email bellissime, cose vere, della loro vera vita, a cui era impossibile non rispondere o dire solo “grazie”. Sorridevo quando qualcuno mi scriveva: “ma rispondi davvero tu?”.
Così è nato il calendario fittissimo di incontri: circa 500 presentazioni, da Londra a Lecce, da Parigi a Cagliari, da Ragusa a Nova Gorjca, da Torino a Ponza, che mi hanno fatto percorrere 28.500 km in ogni direzione. Un viaggio immenso, in città e paesi che non conoscevo, per un’Italia che ora davvero credo di sapere cosa sia. Migliaia di persone con cui ho parlato, che mi hanno ascoltato, fatto domande, che mi hanno seguito in molte tappe, che mi hanno perfino raggiunto in mare.
Un viaggio lungo quattro anni, che mi ha fatto capire qualcosa di me stesso, e molto sul “mestiere” di scrittore, oggi. Chi ha la penna in mano e viene letto da tanti, fa politica. Deve fare tutto quello che può per raccontare, testimoniare, rappresentare, per far nascere domande, far fare riflessioni, per opporre un modello diverso alla marmellata insensata del presente, perché ognuno poi faccia, dica, pensi quello che deve, che vuole, che può. E’ una responsabilità pesante, un’autentica militanza, per sostenerla occorre seguire una regola monastica, un percorso duro, ma che dà senso a quello che si fa, si dice, si scrive. Migliaia di persone mi hanno detto: “Grazie, ho messo tutto in discussione…, ho iniziato un percorso nuovo…, ho cambiato vita…, ho tentato…, sto tentando…”. Quanti scrittori, anche di successo, hanno avuto simili soddisfazioni? Ogni sforzo è stato ripagato, per ogni fatica è valsa la sua pena. Sono un uomo caparbio, ma davvero fortunato.
Oggi, dopo sedici edizioni e tutto quel che è accaduto, ciò che doveva essere detto è stato detto, ogni obiezione ha avuto mille volte una spiegazione. Credo che a ogni domanda su di me sia possibile trovare almeno una mia risposta. Oggi c’è un sistema di vita, concreto, vissuto, ancora in corso, più saldo che mai, più efficace che mai; c’è un’idea di riferimento, un apparato ideale e di valori; le testimonianze aumentano, proliferano. Io vivo come vivevo prima di “Adesso Basta”, la mia rotta non è cambiata di un grado.
Intanto, tutte le proposte di fare da guru di riferimento, di fare nascere un movimento, di fare politica tradizionale… mi sono state tutte fatte e sono state tutte rifiutate. Sarebbero state ruolo, visibilità, denaro, prosecuzione e aumento della marea, cose che non mi servono per essere felice. Tutte le tentazioni di tornare indietro, o di farsi “corrompere” dalle “opportunità” generate dal successo sono state respinte. Mi hanno offerto soldi per mettere pubblicità sul mio blog, mi hanno offerto consulenze per fare l’insider nel pensiero alternativo e indicare la rotta alle aziende, mi hanno offerto ricche sponsorizzazioni per Mediterranea che non potevo accettare, mi hanno offerto di scrivere libri che avrebbero reso denaro ma non erano i miei. Oggi come allora la mia vita procede per passi adeguati, originali, sostenuti integralmente, senza dover mediare troppo con la realtà. So esattamente cosa vuol dire rinunciare a “gestire il successo”, so che quello che si perde non torna, ma è l’unica cosa che posso fare per dare corpo alla mia libertà, se voglio restare un essere umano.
Ecco perché mi fermo qui: smetto di rispondere a tutti, riduco il tempo e l’attenzione della militanza, riprendo il passo individuale, per la mia via, continuando a scrivere, oggi più che mai, a navigare per il Mediterraneo, oggi più che mai, a raccontare storie, come e più di prima, ma smetto di essere interlocutore a completa disposizione di tutti. Non farò più presentazioni su questi argomenti, salvo i rari casi in cui l’amicizia lo renderà necessario. Non farò più interviste su questi argomenti, salvo quando i temi non cadranno da altri contesti, per altre ragioni, seguendo altre ispirazioni. Smetto, soprattutto, di combattere punto su punto, frase su frase, qui, sui media, sui social network e dovunque. Smetto di motivare, argomentare, e se mai l’ho fatto, giustificare. Ho lasciato sufficienti segni per comprendere che non si passa su nessun fronte della cattiva coscienza, del fango, della delegittimazione, della disonestà intellettuale. L’apparato ideologico e le scelte messe in pratica e comunicate sono un sistema saldo, che funziona. Nessuno è riuscito a banalizzare, a sostenere che c’è trucco, inganno, che solo io posso e nessun altro può. Ognuno si assume la responsabilità di andare avanti, accostare, fare dietro-front. E’ la sua vita, è la sua coscienza. Lui sa. Buon vento. Il supporto che potevo dare per continuità o per opposizione, l’ho dato.
Downshifting anche dal downshifting, dunque. Il viaggio prosegue, assume i nuovi, mille colori che deve. “Tutto è sempre e solo un inizio. Come questa storia. Fine”.