Questo brano dovrebbe leggerlo anche Sminkey, il mio gatto, che ha un pessimo carattere e non si dice la verità su se stesso
Noi ci diciamo una marea di cazzate, si chiama fiction, la finzione, ma nel senso più leopardiano e pessoiano del termine, ovvero che “il poeta è un fingitore” in quanto nel suo pensier si finge, cioè si immagina come non è, e dunque in qualche modo lo diventa, perché il poeta la realtà la crea, ma non è il solo, siamo tutti così, morale: di ogni cosa noi ci raccontiamo le storie necessarie perché diventi ciò che non è e noi diventiamo ciò che non siamo, cioè lei accettabile e noi innocenti, come quella vicenda con quella ragazza, finita perché lei, perché poi, perché alla fine… o quel lavoro che abbiamo perso mica perché non eravamo capaci, noooo, piuttosto perché quello, perché l’azienda, perché il capo… solo che quelle storie non sono andate così, a vedere bene, e per salvarci l’anima finisce che non capiamo, il che vuol dire che ci candidiamo subito a rifare gli stessi errori.
Per riesumare tutti questi cold-case e ristabilire davvero la dinamica dei fatti dovremmo fermarci un istante, mettere tutto su carta magari, ricordare quell’aspetto che abbiamo rimosso volutamente (ci ha lasciato lei, la stronza, ma i sei mesi precedenti noi cosa avevamo fatto? ad esempio quel certo giorno…?), comprendere a ritroso quell’infingimento dopo aver dissotterrato la realtà, e vi confido che a me capita da sempre, in modo sempre più lucido, di dirmi “questo lo stai facendo per questo motivo, sii sincero” ed è una confessione silenziosa, neanche al prete, solo tra me e me, e se guardo bene il motivo è diverso da quello che dichiarerei o che si sa, “sto andando lì perché mi daranno ruolo, perché mi applaudiranno”, o il contrario “perché non mi chiederanno niente, sarò salvo” e non perché sono un ambientalista o sono motivato su quella causa o cazzate del genere, ma per mere questioni di narcisismo o d’opportunità.
Un tempo queste confessioni le facevo tra me e poi rimuovevo tutto, talmente scomoda quella realtà da non potersi dire neppure una seconda volta, perché ne sarebbe emerso un uomo diverso che io non volevo sembrare, agli altri e a me, e invece ormai da anni queste cose me le dico e me le ricordo, ne traggo essenze talvolta amare ma assai vere, che servono molto per capire e scegliere, ed ecco la politica, la filosofia, senza queste gocce di verità sono impossibili, sono palle, roba che non può convincerci, come quello che dice che bisogna essere moderati e poi a casa sua ti aggredisce, quella cosa non è vera, lui non è vero, ed ecco perché vi propongo, una volta al mese, mica tanto, invece di partecipare alla politica, all’associazionismo, di cambiare il mondo partendo da voi, dunque di prendere un foglio, standovene da soli una mezz’oretta almeno, per fare un esercizio che è più utile al Paese di andare a votare:
mettetevi comodi, rigorosamente da soli, possibilmente in un luogo silenzioso, e su quel foglio scriveteci i tre o quattro eventi centrali di quel periodo, le cose accadute, fatte, le scelte assunte e via così e accanto metteteci il vero motivo per cui sono avvenute, non quello che vi siete detto o che avete dichiarato, e fatelo sinceramente, in totale onestà, cioè se ci siamo arrabbiati per cosa davvero ci siamo arrabbiati (le “questioni di principio”, ad esempio, non esistono, capite cosa intendo?) e accanto, un’altra colonna: l’aspetto di noi che genera quella motivazione, cioè il bisogno da cui quell’atto è scaturito, vi faccio un esempio: dovevamo andare al cinema con Paolina, ma lei ha cambiato programma perché è interessata a quella cosa che fa Giorgino, e io mi sono incazzato perché non si fa così, non si cambia un programma, avevamo detto che, e tu non hai rispetto, etc etc, solo che il punto è che in cuor mio so che io non mi impegno in cose interessanti e quindi sono geloso, dunque debole, però me la sono presa con lei invece che con me, e capite che se fate questo vi appare una mappa percorribile, e cioè quello che potreste fare per smettere di essere così deboli, dunque gelosi, dunque incazzarvi con Paolina, farvi sedurre da qualcosa che qualcuno (Giorgino) fa con passione e prendere il meglio da ciò che avviene, e smettereste di dire che Paolina è stronza e non vi ama più come prima, il che ha una caratteristica duplice, primo: non è vero, secondo: lo diventerà (vero) se non la piantate, e addio Paolina, mentre se lo capite forse, invece… ed ecco che la vita (la vostra) cambia, e quando vi incontro cambia anche la mia, che è il (vero) motivo per cui ho scritto questo brano. Non lo faccio per voi, ma per me.