Il dosso

Una delle cose che è possibile osservare (se non si corre) sul dosso: i miei narcisi

Accanto a casa mia, sulla piccola stradina che si inerpica sulla proda nord della Val di Vara, c’è un piccolo dosso. Non si tratta di un dosso a schiena d’asino, ma solo di una gobbetta.

Mi è chiara, lo dico subito, la natura propria dei dossi, che è quella di non consentire di vedere molto al di là, un po’ come accade nella vita. Mi è chiaro anche che la larghezza della stradina è bastante per una sola macchina, dunque in quel punto occorre prestare attenzione. Su quel dossetto, del resto, passo anche io.

Quello che non mi è chiaro, e lo dico senza sarcasmo, è il comportamento della maggior parte delle (poche) macchine che vi transitano. Già perché quasi tutti suonano. Pi pi! Poti poti! e cose analoghe. Qualcuno dà un colpetto di clacson, più per sé, diciamo così, mentre gli altri suonano più volte, componendo abbozzi di ritmiche insondabili, o dilungandosi in strombazzate di varia durata e intensità. Si capisce molto del loro carattere da come si annunciano. Naturalmente, l’unica cosa da fare nessuno la fa: rallentare.

Questo comportamento mi ha incuriosito fin da quando sono venuto ad abitare qui. L’approccio ontologico e relazionale, è: “se viene un’auto dall’altra parte avremo poco tempo per vederci e all’occorrenza frenare, dunque potrebbe essere pericoloso, e io, che sono furbo e previdente, avviso l’altro col clacson, in modo che rallenti, che stia attento, che sappia che sto arrivando di gran carriera”.

Come detto, e come chiunque potrebbe comprendere, l’unica cosa utile sarebbe rallentare appena, per l’istante necessario a scavallare, e invece quasi tutti corrono e suonano. Chissà dove devono andare così di corsa questi moderni e rivoluzionari Copernico, quale virus della febbre gialla debbano isolare questi redivivi Walter Reed, quale misterioso passaggio a Nord Ovest stiano per scoprire questi capitani Jens Munk, tanto da non poter rallentare neppure per qualche istante. Chissà come affrontano i problemi della loro impresa, se l’approccio alla sicurezza è “suono così lui è avvisato”, o come sono affidabili in amore, nell’amicizia, se quando non hanno visibilità accelerano invece di rallentare. Chissà come votano… Nessuno di loro, ho dimenticato di dirlo, ha la cintura di sicurezza allacciata. Del resto, se suoni il clacson, a che serve la cintura? Giusto…

Quando leggerete una frase che non vi suona bene in un mio libro, sappiate che mentre la scrivevo è passato certamente qualcuno qui sotto. Suonando. Immerso nel silenzio come vivo, sobbalzo a ogni apparizione sonora della civiltà, e ogni volta vengo risucchiato nel gorgo dell’assurdo, uscendo da quello della storia che sto costruendo. Non serve, immagino, che io riporti l’esatta natura dei miei commenti ad ogni colpo di clacson. La potete immaginare. Spazia dal mio giudizio sull’umanità a quello sulle divinità, con ampie iniezioni circa i possibili utilizzi autoerotici del clacson, della leva del cambio, dell’auto nel suo complesso, fino ad approfondite valutazioni inerenti le abitudini sessuali della mamma, della nonna e financo della bisnonna dei veloci transitanti. Se passate di qui e sul dosso suonate accelerando, badate di tenere chiuso il finestrino se avete a bordo dei minori, o se vi piace il turpiloquio e l’invettiva sagace, abbassatelo.

Così va il mondo in Val di Vara nella seconda decade degli anni 2000, ma direi nel Paese tutto. Tanto che ho eletto il passaggio su questo dosso rallentando e senza suonare come il gesto politico più rivoluzionario ed efficace in questa piccola porzione di Paese. Proprio come fa un signore piuttosto corpulento, schiacciato nel piccolo abitacolo della sua Ape bofonchiante. E’ l’unico che non suona mai. Anzi, col fatto di dover rallentare per via del dosso, vedo che coglie sempre l’occasione per guardarsi un po’ in giro, apprezzare la bella natura del posto, sbirciare se ho apportato qualche miglioria alla mia casa, e se io sono lì in giro alza il mento e mi fa un sorriso, che ricambio sempre con personale (e politico) compiacimento.

La prima volta che divento Presidente del consiglio, ricordatemi di farlo Ministro dei trasporti. Anzi, no, della cultura.

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24 pensieri su “Il dosso

  1. E sì, Fabio, purtroppo il rapporto di alcuni uomini con l’auto va aldilà dell’aspetto funzionale, è di tipo ossessivo-compulsivo…diventa un’attribuzione di valore a se stessi attraverso l’oggetto potenziando in modo fittizio una personalità debole e non solo quella…;))
    Naturalmente vale anche per molte donne che, però, di solito, non scelgono l’auto, ma altri oggetti (o persone=uomini) per rappresentare il proprio valore…e in fondo non c’è tanto da stupirsi visto che questa società ci insegna che si conta in proporzione a ciò che si possiede o che si ottiene (oggetti, status sociale, potere, denaro ecc…) e non a quello che si è come individui…per fortuna questa è un’oasi felice frequentata da uomini e donne che danno più importanza a pensieri ed emozioni che all’accumulo seriale e che, magari, girano anche in bici come fai tu, ti saluto

    • anche perché se io mi identificassi nella mia auto che viaggia per i 230.000 km sarei messo parecchio maluccio… Però avrei speranze per il futuro, visto che voglio fargliene fare 800.000…

  2. fabio: già, tutto vero, ma per motivi vari sono vincolata all’uso dell’auto, purtroppo. Ma non è un problema di numero di ruote o tipo di mezzo utilizzato; l’equazione suv=stronzo o bici (o ape)=non stronzo non vale, troppo facile. Vale la legge di prevalenza del cretino (anzi dello stronzo). Nulla impedisce che si possano usare quattro ruote senza fare gli stronzi. E viceversa. Esempio: vicino a casa di un amico c’è un tunnel pedonale e ciclabile, e ogni volta che i ciclisti lo percorrono urlano a squarciagola, qualsiasi epiteto o anche solo versi belluini, a qualsiasi ora: immagino per godere del rimbombo…Ti assicuro che dopo un po’ è una rottura quasi paragonabile al clacson del dosso o di quello che ti suona se non scatti al verde, e ti auguri che si sfracellino o almeno si rompano qualcosa che impedisca loro qualsiasi tipo di fonazione per dei mesi…ciao

  3. Antonella è divertente quel che osservi riguardo all’atteggiamento di alcuni automobilisti quando vedono un dosso :)) (non sia mai che il delicato e sopraffino assetto del loro mezzo ne risenta!)
    Claudia non ti giustificare se ascolti la musica in auto, è pur sempre un piacere e aiuta a sopportare stress, maleducazione e semafori… ma se riesci e ne hai la possibilità, usa i mezzi pubblici, la bici o i piedi, meno responsabilità e più libertà.

  4. Simone ha calcato la mano sulla ‘velocita’, ma ha anche lanciato una domanda, che e’ passata in sordina, ma secondo me e’ molto importante.
    Anche io come Simone mi domando DOVE vada tutta gente. Vorrei proprio saperlo. Vorrei fermarli e chiederglielo.
    Pero’ ho anche paura di farlo, perche’ temo che le risposte che riceverei non mi piacciano…scoprirei troppe cose assurde.
    La follia umana non ha limiti.
    A che serve correre o andare piano se ti stai sfracellando?
    Abbiamo perso il senso del ‘dove’, la mancanza totale di darci degli obbiettivi, e soprattutto di scegliere dei valori su cui impostare i nostri obbiettivi.
    Facciamo cose in cui non crediamo, stiamo con gente di cui non ce ne importa nulla, ecc. Insomma le cose che Simone dice da ANNI.

    Ci stiamo sfracellando anche come societa’, ovvero somma di individui.

    Ieri notte giro l’angolo e per poco un cavallo non mi investe.
    Lo chiamo cavallo e non cane, perche’ la stazza era quella di un equino: era alto quanto me…
    Subito dietro il suo padrone: un ragazzotto sui 20 anni alto quanto il suo cavallo.
    Lo stava rincorrendo, si e’ scusato con me e ha rimproverato il cavallo ‘quando ti chiamo devi venire hai capito?’
    Come se una bestia di 120 kg si potesse controllare con un semplice ordine verbale…
    Ma mettergli un guinzaglio ? no eh ?
    E soprattutto: ma chi e’ che vende questi animali al pubblico?

    Poi magari uno di queste bestie azzanna un bambino e la reazione e’ “eh…e’ stato il cane…”

    Insomma noi non siamo mai responsabili di cio’ che accade.
    Possibile che abbiamo un cervello e lo usiamo cosi’ poco?
    Possibile.
    Per ‘poco’ non intendo 50%. Intendo lo 0,1%.
    Ma che dico? Lo 0,0001%
    La maggior parte della gente non immagina neanche l’enorme potenziale che ha a disposizione.
    Possibile?
    Possibile.

  5. Che ridere le invettive, grande Simone!
    Comunque davvero sarebbe da studiare il comportamento degli automobilisti davanti ai dossi…la maggioranza, è vero, fa come i tuoi, tronfi, prepotenti, ma ci sono anche altri che a me fanno particolarmente allergia e sono quelli che appena intravedono un dosso, naturale o stradale che sia, anche se sono su una strada a percorrenza veloce, invece di limitarsi a rallentare, INCHIODANO di botto (a costo di provocare un tamponamento a catena…)poi scavallano “pianissimissimo” per paura che la loro splendida auto- status symbol- protesi sessuale possa anche minimamente danneggiarsi e finalmente ripartono tutti soddisfatti…su questi si potrebbero fare molte considerazioni, ma mi astengo per decenza…:)

  6. …magari il clacson non funziona oppure funziona ma il suono è talmente flemme flemme che non si sente neppure. il fatto che rallenti è sintomatico di tutti i veicoli Ape. in salita rallentano. conoscendo il limite che gli impone il suo mezzo, lui si gode il paesaggio. potrebbe essere un perfetto Ministro dell’ambiente.
    ciao
    luca

  7. Mauro, io gli uomini sotto i cento chili non li guardo neanche… da quando avevo 8 anni e andavo al cinema per vedere Bud Spencer mentre le mie amichette guardavano Terence Hill : – )
    Adesso preferisco Martin Castrogiovanni ma come tipo siamo lì: avvolgenti, forti, calmi.

    I chili in eccesso sono più un fatto mentale, quelli che senti tu. Non aspettare di essere in un certo modo prima di fare una certa cosa se ti va. Ti sentirai frustrato se non raggiungerai quelle condizioni e quello che ti piace si allontanerà…

    Fallo e basta, il resto verrà da sé. Se deve venire…

    Un abbraccio

  8. tutte le mattine, un nanosecondo dopo che al semaforo è scattato il verde, c’è qualcuno che mi strombazza dietro, sempre!!!..in un punto dove a destra hai la vista sull’ansa del fiume e relativa colonia di gabbiani, a sinistra la corona delle alpi ovvero una vista mozzafiato, che se anche riparti dal semaforo in impercettibile ritardo perchè ti distrai, che sarà mai!..non dipende dal numero di ruote, ma dalla stronzaggine diffusa ad ogni categoria di persone, intesa come convinzione di godere di privilegi e priorità indiscusse, anche per delle idiozie (come il tipo che ti sorpassa eppoi svolta: cosa ci guadagna? niente, ma ti manda fuori di testa, perchè ti ritiene assolutamente irrilevante, un ostacolo). E’ un problema morale non politico. Io mi faccio il fegato in carpione ogni mattina, pur viaggiando su 4 vecchie ruote e con il sottofondo musicale (beh, almeno quello!!! e le montagne sulla linea dell’orizzonte)…l’aria condizionata no però…

  9. Simone non dico niente di speciale affermando che siamo nel caos più completo e che ogni previsione sul futuro è un azzardo. Può accadere di tutto e forse di tutto accadrà mescolandosi, ma rimanere in balìa di questo, continuare a crederci, è masochistico, assomiglia tanto al comportamento del giocatore d’azzardo che ha già perduto molto ma continua ad accanirsi al banco in preda al delirio.
    Il mio distacco è iniziato anni fa ma ora sento la determinazione crescere…

  10. Osservo lavoratori frettolosi, ansie sedimentate, automatismi comportamentali, permalosità pronte a irradiarsi (proprio oggi una tizia mi chiama al telefono presentandosi velocissimamente, quando le ho chiesto di ripetere che non avevo capito se l’è presa e mi a fatto un quasi spelling a mo’ di sfotto’… 😀 ), sguardi troppo sfuggenti, visi pallidi dopo il lungo inverno pieno di pioggia e che ha occupato la mente, incatenando lo spirito, con opportunità-incombenze-responsabilità che non c’entrano con la nostra esistenza ma fanno funzionare la colossale macchina.
    Da ciclista conosco bene gli errori e le prepotenze degli automobilisti, ma non si tratta certo di una guerra fra chi predilige le due ruote, semplicità e aria aperta e chi preferisce starsene ingabbiato seppur con la musica in sottofondo e il fresco artificiale che esce dalle bocchette d’aerazione…
    penso che certi comportamenti siano ormai lo specchio della società italiana, dell’odioso aspettarsi che gli altri facciano un passo indietro che la strada è nostra, del sentirci sempre un po’ più avanti del prossimo e dal pretendere che sia così.

  11. Ciao Simone,
    Mi ritrovo spesso a concordare con le tue riflessioni sull’agire umano e nostro e mio in particolare.
    Ti ho conosciuto questa estate dal servizio di Linea Blu.
    Ho poi comprato i tuoi libri sia i saggi che i romanzi.
    Ho trovato molto belli e piacevoli i 2 romanzi dove è protagonista il tuo alter ego. Aspetto il prossimo!
    I saggi li ho trovati molto stimolanti (adesso basta l’ho letto 3 volte e poi l’ho prestato al mio analista perchè volevo che lo leggesse), mi hanno offerto uno spunto di riflessione più su me stesso che sulle possibili soluzioni di cambio vita (cosa che peraltro, nel mio piccolo, sto perseguendo: ho mollato ormai nel 2009 dopo un travaglio di un paio d’anni, il lavoro di consulente in una big five perchè mi sono reso conto che non c’era compatibilità tra me è lui, dal 2008 sono membro di un GAS, ma c’è molta strada ancora da percorrere.
    Grazie Simone
    Mauro
    P.S. Leggere i tuoi romanzi mi ha fatto venire voglia di imparare ad andare a vela (credo di amare il mare). Mi piacerebbe partecipare a un tuo corso nel caso nel futuro tu ne facessi. ovviamente so che prima dovrò perdere i molti chili in eccesso che ho!

    • caro Mauro, grazie. Il fatto che tu abbia regalato Adesso Basta al tuo analista lo trovo splendido… mi ha fatto molto ridere!
      quanto alla vela e al… peso… sappi che Dennis Conner, forse uno dei due o tre maggiori skipper di sempre, è un omone di 120 chili. Non disperare! ciao!!

  12. ..un tempo l’andar di fretta era in sintonia col mito illuministico del progresso…si correva verso un futuro ( che si credeva )migliore!..Oggi si corre per rimanere fermi o indietreggiare di meno..la fretta non è più un mezzo ma un virus entrato in circolo! Si può guarire osservando le greggi!

    buona giornata
    Francesco

  13. (…) Pi pi! Poti poti! (…)

    Mi hai fatto piegare dal ridere con questo post… ci voleva, Simo!
    Mi hai fatto ridere, ma anche molto riflettere sulle tante nostre, inutili, azioni quotidiane.
    Grazie.
    I miei omaggi, Rais.

  14. Bella riflessione, io me lo chiedo sempre quando le persone guidano:
    1) perchè devi superarmi a 100 metri dallo svincolo che TU devi prendere, tagliandomi la strada?
    2) colonna d’auto che viaggia a 30km/h: perché devi superarmi per guadagnare 10 metri?
    E potrei continuare per molto.
    La domanda ovviamente nasce spontanea: ma dove dovete correre?
    Che poi tanto io sto in motorino o bici, il 99% delle volte gli passo a fianco lemme lemme “poppoppoppoppoppoppo…” e li guardo con commiserazione…

    Io ho sempre pensato che si tratti di comportamenti strettamente legati all’atteggiamento che i più hanno davanti a questa situazione:
    cancelletto pedonale spalancato, cancello delle auto aperto con auto che sta uscendo. Quale varco prendi? Quello grande!
    Perché? Perché è necessario pensare meno, la scelta è più immediata. Nonostante ci sia il remoto rischio che:
    1) quello che sta uscendo non ti veda
    2) quello che sta uscendo sta un po’ esaurito ed il fatto di occupargli la corsia per 3 secondi potrebbe farlo sclerare e rischi di farti spalmare sul selciato.

    Fare ciò che fa l’omino con l’Apecar comporta tutta una serie di azioni che ti costringono a “pensare”: rallento, vedo se arriva qualcuno, magari mi godo il paesaggio, etc.

    E qui volevo arrivare: pensare a quello che si fa, esserne consapevoli.
    Sono davvero pochi quelli che lo fanno, la maggioranza si limita a vivere con l’autopilota, in un mondo che esiste solo nella propria mente, badando a quel che succede al massimo nel raggio di 5 metri di sicurezza.
    Per averne una testimonianza, osservate le persone camminare per la strada: molti hanno sguardo assente, che fissa, anche solo di pochi gradi, per terra.

  15. …e tu sopra i narcisi, piazzaci un cartello con su scritto “cosa cavolo suoni, rallenta cogl….!!!” ahahahhahahah
    magari rallentano per leggere!!!
    😀

  16. Ma quanto siamo stupidi? Abbiam paura di perder chissà quale appuntamento, chissà quale tempo, che poi perdiamo il nostro di appuntamento con la vita, perdiamo l’ attenzione, la bellezza e perdiamo quei fantastici narcisi.

  17. Aspettando quel giorno.
    Quando io saró alla scuola, universitá e ricerca.
    E ci divertiremo un mondo, tu, io e il nostro ministro alla cultura.
    Perché sará solo l’inizio…

    Ti voglio bene, Comandante.
    Cosí, senza clacson.
    Solo rallentando un po’.
    Sorrisi.
    .mari.

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