Sogno, dolore, ineluttabilità

Pochi giorni fa, il varo di Mediterranea

 

Questa è la settimana di Mediterranea, giovedì conferenza stampa, il kick-off, come dicono quelli che parlano tres comme il faut. Il punto da cui non si torna più indietro, l’inizio del rotolamento del masso, o della valanga. Salto di grado: prima, per anni e silenziosamente, fu solo di uno, poi solo di nove amici, ora siamo a “solo di trentasei”, da giovedì sarà cosa di tutti. Cosa accadrà? Non lo sappiamo. Qualcosa, certamente, accadrà. Le conseguenze dell’amore.

Tre scoperte, nel frattempo: la prima è che stare ad ammorbidire il mattone dei sogni fa temporaneamente bene anche al mal di schiena. Ma non solo. Quando ti bloccherai, quando sarà chiuso il gioco per qualcuno dei motivi di quelli che neghiamo sempre (un fulmine, un incidente, una malattia, la morte), conterà solo quel che è stato, quel che è avvenuto. Non cosa effettivamente sia stato realizzato, conquistato, effettuato (che è funzione a troppe variabili) ma tutti i tentativi fatti. Ricordate la canzone: “perché io da quella sera non ho fatto più l’amore senza te”? Ecco, la frase chiave è “tutto il casino fatto per averti”. Intendo questo.

La seconda è che la componente personale dell’azione è sempre preponderante sulle idee. La sapevo già, ma con un amico ne abbiamo abbondantemente discettato. Da Gandhi a Madre Teresa a Renzi a ognuno di noi, non facciamo cose contrarie alla nostra natura, ma solo ciò che non possiamo evitare. A Gandhi girarono perché lo volevano far alzare in treno e lui aveva pagato regolarmente il biglietto. Guarda un po’ cosa capita a prendere di petto uno che ha il senso dei suoi diritti. Solo che poi, per non sembrare opportunisti, cocciuti o banali, lo chiamiamo missione, altruismo, impegno civile. Peggio: politica. La frase più insensata è “dopo tutto quello che ho fatto per te!”, visto che l’abbiamo fatto per noi.

La terza sono le riflessioni sul dolore. Provateci a trovare una definizione: cos’è il dolore? Uno stato in cui stai male, sì ma male che vuol dire? Una perturbazione dell’equilibrio? Troppo filosofico. Avete presente l’amore? Altrettanto indefinibile. Però se dici “le farfalle nella pancia” qualcosa qualcuno capisce, mentre nel dolore non c’è neanche la faccenda delle farfalle, anche perché l’amore si somiglia sempre, mentre il dolore è sempre diverso, dipende da dove ce l’hai, poi dipende chi sei, che soglie hai. Bene. Ma se è indefinibile, il dolore, è anche incomunicabile. Vorresti spiegarlo e condividerlo, cerchi comprensione, ma non si può. Allora, tanto vale non tentare. Appunto 1: esercizi spirituali per non cercare compassione. Che il dolore almeno serva, già che ce l’hai e fa anche male.

Dunque Progetto Mediterranea giovedì prende il volo. La barca ancora no, ma il rock’n roll, la rolling stone, sì. E rotolerà consapevole dei rischi, che non potrà condividere, della sua ineluttabilità, superiore al senso civile della missione, certa del potere analgesico della sua componente di sogno. Sarà dura infilare queste cose nel comunicato stampa. Tanto vale non provarci nemmeno e scriverle soltanto qui.

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9 pensieri su “Sogno, dolore, ineluttabilità

  1. E’ vero i sogni bisogna viverli, chiudere gli occhi riguardarli e…..stringere i denti per realizzarli.
    Buona navigazione a tutti, Flavio

  2. Molto lucido, come sempre. Sto imparando da te questo modo di dialogare con se stessi, questo rivolgersi al proprio dentro come se si parla con un amico, o almeno un conoscente. E’ utile, mi chiedo come abbia fatto negli anni a non farlo. Quante parole mancate, quanti dialoghi mai fatti. Mi conosco da poco, in un certo senso. Parlo con me da pochi anni. Forse è per questo che ora le cose vanno meglio.

  3. Meccanici piedi ho spinto
    di vuoto in vuoto-
    lungo una strada sconnessa-
    per fermarmi: morire: avanzare-
    indifferentemente.

    Se ho raggiunto una meta,
    essa termina oltre,
    vaga e appena intravista.
    Ho chiuso gli occhi – e anche annaspato.
    Meglio, la cecità.

    Solo questo mi viene in mente…una poesia di Emily Dickinson….

  4. …credo che il dolore sia sempre definibile come ” perdita”, di salute, di un amore, di un equilibrio ecc…ti lega al tutto in quanto esperienza di ogni essere, ti separa dal tutto in quanto incomunicabile..come la felicità si può “sentire” ma non propriamente descrivere. Se ti riferisci al dolore alla schiena, al di là di considerazioni filosofiche, credo si tratti di un male curabile con successo!!

  5. le riflessioni sul dolore!
    La prima volta che c’ho riflettuto è stato in seguito al parto.
    provo a dare una definizione…
    è la coscienza del corpo; la percezione profonda delle nostre funzioni e della vita;
    il dolore ci ricorda e ribadisce che siamo nervi, ossa, carne, sangue!
    Ma la “testa” può fare tanto per offuscare questa coscienza/percezione.

  6. pensavo ieri a quanti aggettivi ci sono nel vocabolario medico per tentare di definire non il dolore, ma almeno le sue caratteristiche…
    in fondo è solo qualcosa che altera l’euritmia fluida delle emozioni quotidiane, come l’amore, esattamente. Solo che si controlla meglio…almeno chimicamente!

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