Tornare a bordo, per qualche mese, o per sbarcare il prossimo anno, oppure mai più, chissà. Non avevo sempre detto che a Istanbul sarei voluto vivere per un po’, un anno magari. Ci arriverò a dicembre con Mediterranea. Salperemo a marzo. Sogni che si realizzano.
Il mondo per un istante mi ha invaso dalle pagine di un giornale online. Ho subito richiuso. Quanto tempo è passato da quando una notizia è stata utile al mio cuore? E non è il mio cuore che io devo accudire? Intanto i delfini sono arrivati. Belli, liberi, puliti, giocosi. Ho cominciato ad accostare bruscamente con la prua, perché amano giocare. 45° a sinistra, 45° a dritta, velocemente. Se tiri dritto stanno qualche istante, poi vanno via, delusi. I delfini sono come gli uomini sensibili: possono tollerare tutto, ma hanno bisogno di un sorriso.
Stasera a Kea, una delle poche isole, tra quelle maggiori delle Cicladi, che non conoscevo. Per arrivarci anche un po’ di vela, oggi. Fondo di sabbia chiara, àncora infilata bene, un lungo discorso a bordo sul cambiamento dell’anima, un manipolo dell’equipaggio a terra per cercare qualcosa che ci manca. Forse ieri sera, dopo un mucchio di tempo, il primo momento di alleggerimento del cuore. Le cose che non frequenti da un po’, finiscono col coglierti di sorpresa. E quando ti stupisci per un istante di leggerezza, fatti delle domande. Sincere, se riesci.
Il mare cura, chissà. Qui bisognerebbe parlare a lungo. Oggi però ho letto due versi, ho abbracciato un uomo, ho fatto un pensiero, qualche miglio di bolina, ho ricevuto due sorrisi. Sono molto fortunato.
(Scusatemi se pubblico tardi i vostri commenti. Scusatemi se scrivo poco. Sto filtrando la visione del mare con la mia anima. Un lavoro che si fa in silenzio. Spesso…)