Sclerosi (attenti…)

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A volte l’apparenza inganna…

Se nasci calciatore devi calciare, meglio lo fai e peggio è per te, perché ad ogni buon tiro ti separerai da qualunque possibile altro gesto, tirare sai e tirare devi, come se nasci velista, devi bordare le vele e basta, e più lo fai bene, meno ti accontenti di un’uscitina la domenica, peggio è per te, a vela vai e a vela devi andare, se sei educato devi essere cortese, se sei cattivo non diventerai mai buono, se sei un gommista e vuoi fare lo scrittore diventerai al massimo lo scrittore-gommista, così puoi vendere molti libri ai camionisti, chissà, ma non puoi sperare che qualcuno ti prenda sul serio, che ti incontri con un libro in mano e ti parli come parlerebbe a Umberto Eco, perché gommista eri e gommista ritornerai, punto, poche chiacchiere: siamo italiani.

Non credo molto a “gli italiani sono così” “i francesci sono così” e simili altre amenità, però rilevo che viviamo in un Paese conservatore, mnemonico, ortogonale, sclerotico, dove non sei niente mai e niente mai diventerai, “ti ho conosciuto niente, che fai, diventi qualcosa?”, e se sei qualcosa, quella cosa rimarrai per sempre, e basta dire una frase diversa che qualcuno veloce ti risponde “mi stupisci, non ti riconosco!”, mentre cambiare idea, cambiare argomento, cambiare orizzonte, perfino l’estemporaneità feconda dovrebbe essere pretesa, soprattutto da chi ha dimostrato di saper essere, qualcosa almeno, indice di ampiezza di vedute, che però prevede di averne almeno una, di visione, cosa che pretendere, mi sa, lecito, non è.

Cambiare serve anche a questo: a togliersi di dosso quel che si conosce già, tutto quello che si è, perché chi ti incontra deve impararti di nuovo, deve fare ‘sta fatica, costretto a quel che se ti conoscesse non saprebbe fare, si rifiuterebbe di fare, ed è per questo che ho sempre amato gli eteronomi, lo stesso con nomi diversi, le ubiquità, uno che sta in molti luoghi, gli anonimati, i film sui gangster che cambiano i propri connotati, perché anch’io sono in un modo, ma anche in molti altri, e ogni volta che qualcuno si aspetta Simone il cortese lo frego con un improperio fuori luogo, quando si aspettano Simone il raziocinante do di matto, quando pretendono il downshifter mi verrebbe voglia di ricominciare a lavorare e comprarmi una Ferrari, per poi andare a piedi appena qualcuno mi dà del capitalista.

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26 pensieri su “Sclerosi (attenti…)

  1. Scusa Simone,
    Non capisco… quello che scrivi vuol dire che non si possono fare due o piu cose insieme, per cui si prova passione, con “competenza” ? E che cos’è la competenza se non energia che trasmettiamo a quello che stiamo facendo ? Oppure questo ha a che fare con l’avere “successo” ? Mi sfugge il punto…e in ogni caso io continuerò a fare un sacco di cose insieme ad altissimi livelli ( per quello che posso esprimere io ovviamente 🙂 senza necessariamente “sclerotizzarmi “, appunto, su una cosa sola…. buon tutto !
    Mauro

    • Mauro, che non si possa non lo dico certo io! Lo dice il mondo, che mal tollera l’eclettisno, la molteplicità, il cambiamento. Leggi bene mi pare di spiegarlo chiaramente. Buona molteplicità sempre!

  2. Io un sogno non ce l’ho. Quello che desideravo fare da bambino, il programmatore, l’ho fatto, ma si è rivelato molto diverso dalle attese. Ed oggi sono talmente disincantato, che non ho voglia di andare più a fondo in questo senso. Mi piace, ma credo di aver raggiunto il massimo.
    Tre anni fa ho letto Adesso Basta ed è iniziato un percorso, lentissimo, mi sono dato anni.
    Dopo ricerca, movimento lento e continuo, sono riuscito a scovarlo e realizzarlo si un sogno. Qualcosa che comunque proviene da molto lontano. Volevo un posto mio, dove potessi stare solo, esprimermi liberamente e soprattutto cucinare. La cucina, la mia passione fin da quando ero bambino. E’ la cosa che amo davvero, che farei comunque anche se nessuno mangiasse ciò che cucino.
    All’inizio è stato difficile accettare questo mio bisogno, un luogo mio. “Ma sei pazzo, con una famiglia, i figli, un lavoro a tempo pieno, ma quando lo usi, ma che ci dovrai mai fare, ma sei un egoista, un irresponsabile”, e così via ogni volta che aprivo immobiliare.it nella mia mente partiva il girotondo di voci che tentava di dissuadermi. E tutto finiva lì, sembrava solo un rifugio per la mente, quando stavo male più che altro. Come quando si sogna di partire per luoghi esotici, di scappare da qualcosa.
    Poi ho cominciato a cercare un posto anche quando stavo bene. La cosa mi sembrava comunque folle, non sono libero, ho preso tanti impegni, la mia vita non mi appartiene più al 100%. Però cominciavo a sognare cosa farci, dove avrei trovato il tempo.
    Finché un bel giorno il posto lo trovo davvero, al limite delle mie possibilità economiche. Ancora mi sembra impensabile come nel giro di una settimana tutto sia accaduto. Da sogno irrealizzabile, da non saper neppure comunicare / giustificare a chi ti sta vicino a fatto concreto.
    Davvero al limite delle mie possibilità, anche approfittando del fatto che prezzi dalle mie parti sono crollati dal 2008 anche oltre il 40%. E poi chiedendo un’ulteriore sconto al venditore, rendendolo partecipe della mia storia, raccontandogli che la sua casa dandola a me contribuisce a realizzare un sogno, forse più di uno. Che diventerà una cucina, forse in seguito una piccolissima scuola di cucina chissà, una fucina di idee, un rifugio. Che verrà insomma usata molto e per cose belle.
    Alle persone che vendono qualcosa, soprattutto una casa su cui avevano a loro proiettato progetti e sogni, piace che vada a delle persone belle, per questo raccontare un sogno, un progetto, vale per chi lo ascolta lo sconto che sono disposti ad accordarti.
    Ecco perché esiste Mediterranea, perché un sogno è stato raccontato e poi addirittura condiviso.

    • Bella storia bloved, di cui condivido la sorpresa che hai avuto quando sei riuscito finalmente a concretizzare… hai colto l’occasione che avevi tanto sognato e anche per me è stato così. Dopo qualche casa visionata, quasi per gioco, per sondare, e che non mi piaceva, è arrivata lei, un gioellino ed è stato subito amore, senza incertezze (sono piuttosto netto nelle scelte). Fino a 2 mesi fa non sapevo che fosse lì ad aspettarmi. Da 2 settimane è mia e oggi ho approfittato della splendida giornata semi-primaverile per iniziare a lavorarci! Da solo (almeno per oggi). Avanti tutta!

      PS i prezzi sono trattabili, secondo me, di un 20-30% rispetto a quelli richiesti negli annunci (già ribassati di molto)

  3. Eh si, direi proprio paura di affrontare e abitudini acquisite passivamente.
    “L’uomo crede di volere la libertà, in realtà ne ha una grande paura perché la libertà lo obbliga a prendere decisioni e le decisioni comportano rischi, è abituato che gli si dica cosa deve pensare.
    Se invece si sottomette ad una autorità allora può sperare che l’autorità gli dica ciò che è giusto fare, una classe professionale ben precisa si assume il compito di amministrare e regolare i pensieri degli altri, a INCASELLARE, a voler fare sempre LE STESSE COSE. Hanno paura del nuovo, del fresco, dell’avventura, di tutto ciò che rende la vita interessante”. Sono concetti espressi da Fromm in Fuga dalla libertà che mi sembrano sempre attuali e veri.

    • diamine se serve ricordarli Roberto… Aggiungi anche che chi non è soggiogato dalla paura (il caso di cui parla Fromm) reagisce con aggressività. Critica, dileggia, schernisce gli uomini liberi. Li accusa ora di incoerenza, ora di staticità, ora di ipercinesi, ora di contraddittorietà, e se non può farlo direttamente se la prende con le persone che l’uomo libero ha intorno, sostenendo che sono prone, che si fanno coercire intellettualmente, e che l’uomo libero specula su questo. Lo schiavo (e lo squilibrato) ha in odio la libertà (e l’equilibrio) perché gli rappresenta quello che lui non è, quello che non sa essere, quello, soprattutto, che non sta tentando.

  4. Pensare che si possa fare o essere solo in un modo è emblematico di come spesso gli uomini siano vittime di limiti autoimposti. La vita è molto di più, noi siamo molto di più. Non possiamo fare altro che scoprirlo se siamo sufficientemente curiosi e sperimentare, come se avessimo a disposizione un palcoscenico su cui giocare i ruoli che più ci calzano.

  5. Grazie al cielo ognuno di noi è tante cose.Siamo infiniti come lo è l’universo..
    Ma questa mancanza di uno spazio determinato, spaventa molte persone e quindi è più facile classificare ed incasellare questo spazio infinito di essere e divenire, perdendo così tutta la meraviglia della nostra vita.

  6. Non conoscevo questa poesia di E. L. Masters. E’ molto bella. Qualche post fa, sempre qui, avevo tentato di dire qualcosa di simile, ma con parole mie…”Perché non lo sai, non sai davvero bene quale sia il fine, ma conosci perfettamente la tua musica. Sai suonare. E anche bene, anche senza spartito. E spesso il risultato è stupefacente. Forse nemmeno ti rendi conto di quanto lo sia”. Questa metafora del saper suonare rende perfettamente l’idea.

    Su questo ultimo post vorrei dire un’altra cosa però. Vorrei aggiungere il concetto di “equilibrio”. Questa parola che trovo spesso nei titoli dei libri e anche nelle canzoni…Vasco canta…”è tutto un’equilibrio sopra la follia…”…Simone titola un suo bellissimo libro “L’equilibrio della farfalla”. E io ora sto leggendo un altro genere di libro, sempre un romanzo, di un altro scrittore. E il titolo è “La regola dell’equilibrio”. Ho pensato a questa parola perché in fondo credo sia estenuante “dover rendere conto agli altri”. Questi altri, il “nostro inferno” per citare Sartre!

    Ci dobbiamo arrendere all’evidenza che non tutti percepiscono il mondo nella stessa maniera. Che il “cambiamento”, anche questo, non è ha connotati rigidi e uguali per tutti. Che non è una competizione. Che il raggiungimento di quella nostra evoluzione è una questione soprattutto “privata”. E’ un percorso personale. Ne si può certamente parlare o discutere, volendo. Ma fino a un certo punto. A me interessa ciò che ognuno di noi racconta a se stesso. Le giustificazioni che dà al se stesso, alle quali si aggrappa, molto spesso, spessissimo per pura “vanità”.

    “Avevo un’immagine di me e cercavo di corrisponderle. In un modo o nell’altro. In caso di contrasto con la realtà, era la realtà a doversi adattare. Ma è un meccanismo che non può durare per sempre. A poco a poco perdi l’equilibrio”. Gianrico Carofiglio.

    PS: Quel cavallo della foto è magnifico! Altro che apparenze!!! 

  7. La terra emana una vibrazione
    là nel tuo cuore, e quello sei tu.
    E se la gente scopre che sai suonare,
    ebbene, suonare ti tocca per tutta la vita. (…)
    (Il violinista Jones – Antologia di Spoon River – E. L. Masters)

    Quante volte ne abbiamo parlato di questa poesia, eh Simone?
    Ma si può fare, si può fare diverso, sì…
    Io, comunque, a buona memoria, la tengo sempre presente, perché la gente… eh! la gente… mannaggialamiseria!

    (sotto l’originale in inglese… che è più bella)

    FIDDLER JONES (Spoon River Anthology – E.L. Masters)
    The earth keeps some vibration going
    There in your heart, and that is you.
    And if the people find you can fiddle,
    Why, fiddle you must, for all your life.
    What do you see, a harvest of clover? 5
    Or a meadow to walk through to the river?
    The wind’s in the corn; you rub your hands
    For beeves hereafter ready for market;
    Or else you hear the rustle of skirts
    Like the girls when dancing at Little Grove. 10
    To Cooney Potter a pillar of dust
    Or whirling leaves meant ruinous drouth;
    They looked to me like Red-Head Sammy
    Stepping it off, to “Toor-a-Loor.”
    How could I till my forty acres 15
    Not to speak of getting more,
    With a medley of horns, bassoons and piccolos
    Stirred in my brain by crows and robins
    And the creak of a wind-mill—only these?
    And I never started to plow in my life 20
    That some one did not stop in the road
    And take me away to a dance or picnic.
    I ended up with forty acres;
    I ended up with a broken fiddle—
    And a broken laugh, and a thousand memories, 25
    And not a single regret.

    • che bella poesia Francesca…
      la gente siamo anche noi..
      per questo basterebbe fermarsi un attimo prima di…
      non facciamo agli altri quello che non ci piacerebbe ricevere.
      se ognuno fa così la gente cambia!
      ciao e auguri!

  8. Dicevo, in un posto meraviglioso, l’ho trovata proprio dove avevo sempre sognato. Passerò i weekend a lavorarci per risistemare un po’, anche se non necessita di grandi interventi, e nel frattempo definiro’ meglio i prossimi step, perché essere riuscito in questo passo ha accresciuto la mia fiducia e determinazione. E, tornando al discorso di prima, l’aver superato lo stadio delle parole ed essere riuscito a concretizzare mi pare stia avendo degli effetti benefici anche sugli altri, perché vedono penso una chance concreta di cambiamento realizzarsi.

  9. Ho sempre patito le etichette, fin da giovanissimo, perché poi mi accorgevo che erano particolarmente persistenti e io invece volevo sentirmi libero di agire senza condizionamenti, senza giudicarmi attraverso il giudizio altrui, una sciagura, questa, capace di determinare un’intera esistenza. In Italia il cambiamento è ancora un disvalore, la vita viene osservata sempre con lo stesso paio di lenti, l’idea di valutare il nuovo, di faticare un po’ per accogliere un diversa prospettiva, è respinta a priori. Tutto deve ricondursi al patrimonio di convinzioni nazionale…
    Ma, come qualcuno ha scritto, la vita è una sola e bruciarla così non è il caso! Finalmente ho acquistato la casa della mia futura esistenza, in campagna, tra Langhe e Roero, posti mer

  10. SAPERE DI ESSERE??
    Bella domanda!!!piacerebbe sapere……
    (IO SO NON SAPERE)questa frase detta duemila e cinquecento anni fa circa,mi fa riflettere molto,io penso che la la riflessione e fondamentale.
    Più anni passano e più la condivido.Ciao Simone buon vento

  11. E se fai qualcosa di diverso… C’è sempre qualcuno pronto a dirti ma tu non eri…, vero?
    Anche le persone più aperte e originali finisco per dire frasi del genere.

    Ma chi può permettersi di sapere meglio di me cosa voglio fare nella mia esistenza?
    Perché dovrei tenermi cucito addosso un ruolo che non mi sento più o che ho voglia di cambiare?
    Gli altri vogliono vederci nel modo per loro più rassicurante ed i ruoli identificano, quando si esce fuori da essi gli altri si destabilizzano.
    Ci hanno visti così e se cambiamo qualcosa di noi o della nostra vita… Cosa cambierà per loro?
    Quando penso che ho solo questa opportunità e che la vita che ho è irripetibile e unica… I miei pensieri trovano maggiore forza e implacabie seguo la mia strada quella che ho scelto senza farmi condizionare dagli altri… Che non sono me.

    • Si beloved. Se scrivo “ma tu non lavoravi in azienda?” se navigo “ma tu non scrivevi?” se scrivo come opinionista sui giornali “ma tu non dovresti scrivere di vela?” se scrivo saggi “ma tu non scrivi romanzi?” se scrivo romanzi “ma tu non sei quello di Adesso Basta?”. Hai voglia a dirgli “rassegnati, mi vedrai sempre fare qualcos’altro”. Non si rassegnano. Invece che chiederti altro, il mondo ti chiede di fare sempre la stessa cosa, in modo identico…

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