Teneri, un po’ obsoleti, utilissimi

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L’altro payoff è “La radio per chi se la sente”. Non male.

Logica delle prevalenze vorrebbe che io intervenissi su molti temi, dalla politica ai migranti, dalla fine del Semestre italiano alle prossime elezioni in Grecia. Lo farò, forse. Ma oggi non ce la faccio, ho bisogno di qualcosa di positivo, di buono, perfino di tenero e romantico. Per questo voglio scrivere qualche riga su Radio Onda Rossa.

I non romani forse non la conoscono neppure, come i più giovani. Tuttavia, Radio Onda Rossa è un pezzetto mica trascurabile della storia della comunicazione nel nostro paese, che 38 anni fa, 1977, nasceva in Via dei Volsci, a Roma, quartiere popolare (e splendido) di San Lorenzo, come media di AutOp (Autonomia Operaia), invisa al PCI e a qualunque altro pensiero dell’arco parlamentare. Da allora, salvo i numerosi episodi di oscuramento, chiusura, attentati, ha sempre trasmesso la sua cantilena discutibile ma originale. Fu accusata di guidare gli scontri di piazza come fosse una regia parallela alle Brigate Rosse. La storia la trovate su wikipedia, leggetela, senza che io la sintetizzi. Dico solo che come e più di altre radio, è stata un testimone, uno dei protagonisti, della lunga contrapposizione in seno all’opinione politica del nostro paese. Radio Onda Rossa, questo lo ricordo volentieri, non ha proprietari, è di una cooperativa, non ha giornalisti professionisti, non chiede contributi pubblici né programma pubblicità. Vive di sostegno popolare, quello che oggi chiamiamo crowdfunding, e si occupa di informazione, cultura, musica, iniziative sociali.

L’ho ascoltata a lungo in questi giorni. I giovani (e meno giovani) che si danno il cambio ai microfoni con un accento sgradevolmente dialettale, e parlano ancora tutti un po’ come i protagonisti di Ecce Bombo (“cioè, ‘nzomma, ne la misura in cui, c’è tutto un discorso…”, si riferiscono (spesso, non sempre) a un’ideologia meticcia che largamente non condivido. Soprattutto si definiscono tra loro “compagni”, cosa che naturalmente (e sorridendo) mi fa inorridire. Tra le onde radiofoniche su cui trasmettono, serpeggia un sentimento di minoritarismo e residualità che capisco ma non posso accettare. E tuttavia…

Tuttavia, che respiro fresco ascoltare musica non dettata dagli uffici stampa delle major (come avviene in TUTTE le radio, dove tu pensi che mettano la musica che ti piace, invece finisce col piacerti la musica che mettono)! E che buona occasione riflettere su un pensiero non omologato alla maggioranza, che bello ascoltare cose che nessun altro media racconta, che gioia sapere che ci sono ragazzi, persone, che hanno idee, che provano a fare tutto anche senza denaro, che si impegnano a fornire una prospettiva che tu, ascoltatore, potrai accogliere, discutere o rifiutare liberamente, ma di cui puoi avvalerti per capire.

Nel mondo degli omologati, senza per altro condividere grande parte di ciò che dice, amo Radio Onda Rossa. La trovo tenera nella sua obsolescenza estetica, la ammiro per molte sue modernità, la rispetto per la dignità della sua impostazione, la uso per costruire un mio pensiero autonomo. Soprattutto, sono felice che esista, che non tutto sia ormai imbavagliato, uniformato, reso inutile nella bruttezza del pensiero comune. Preferirò sempre una cattiva idea originale a una buona idea omologata. Mi serve molto di più.

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4 pensieri su “Teneri, un po’ obsoleti, utilissimi

  1. Ecco modestamente condivido una mia riflessione sulla radio libera, che avevo postato qualche tempo fa:

    AMO LA RADIO
    Perché arriva dalla gente
    Entra nelle case
    Ti parla direttamente
    E se una radio è libera
    Ma libera veramente
    Mi piace ancor di più
    Perché libera la mente!

    40 anni fa (o giù di lì) nacquero le radio libere
    libere perché rompevano il monopolio della televisione PUBBLICA o di stato.
    Radio libere prima della TV libera.
    Radio quasi pionieristiche nella loro nascita, nell’utilizzo di tecnologie, nella sopravvivenza economico contabile.
    Radio di amicizie epiche, se pensiamo a Radiofreccia, o davvero eroiche se pensiamo a radio AUT di Peppino Impastato.
    Poi però, mano mano, sono state inglobate in LOBBIES E POTENTATI EDITORIALI, FINANZIARI ed INDUSTRIALI, nelle mani sempre dei soliti noti.
    Come la TV, che in più ha sostituito il monopolio con un duopolio.
    Oggi le radio veramente libere, sono rimaste in poche.
    Come le televisioni (come non ricordare Blustar TV, già TV demagogicamente populista ai tempi di Cito ed oggi acquattata ai piedi del potere).
    E’ la storia di tutte le liberalizzazioni in Italia.
    Il PUBBLICO non funziona
    Ma il PRIVATO neanche.
    Non è che io sia statalista o centralista o (men che meno) comunista per forza.
    Però bisogna pretendere prima di tutto che ci siano dei servizi PUBBLICI, funzionanti ed efficienti, con costi a carico della collettività … e senza intromissione della politica.
    Poi bisogna garantire la libertà di espressione e di partecipazione. E anche di impresa.
    Libera da condizionamenti politici, ma anche da concentrazioni lobbistiche pericolose.

  2. Che carino questo tuo post Simone….da romano conosco molto bene radio onda rossa che non riesco più tanto a sentire ( anche la musica che trasmettono è spesso retaggio del passato) però quello che tu scrivi lo condivido in pieno. A Roma ci sono anche radio popolare network e radio città aperta che valgono la pena di essere ascoltate. È sempre bello leggere le tue parole e la tua sensibilità.
    Mauro

  3. Salviamo le nostre radio locali,vicino alle persone e al territorio.Ascolto molte ore questo potente mezzo in quanto ho detto addio alla televisione da un decennio,o forse più. E come dice lo spot di una stazione a me vicina: “la radio è evasione”.Buona evasione a tutti!

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