Difetti di vista

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(4 immagini scattate ieri in una bella gita – 4 immagini macro, e micro, in cui perdersi)

Ieri sera Speciale Tg1 su Silicon Valley, impressionante. Un’elite del mondo va a una velocità supersonica. Il digital divide si fa fossato profondo, trincea, canyon invalicabile. Una piccola parte del mondo sta già di là, gli altri di qua. In questi giorni, intanto, mi scontro con la tecnologia. Mi accorgo di essere rimasto indietro, non posso più recuperare. Forse ho concluso oggi l’immane lavoro per imparare il nuovo telefono e il nuovo computer, trasferire tutte le mie informazioni, perché i vecchi strumenti se li è mangiati il mare. Ho impiegato tanto tempo, ho avuto bisogno di tanto aiuto, se non fosse stato per il mio amico A. sarei ancora nei guai. Le due cose (tg1 e miei problemi con la tecnologia) mi fanno molto riflettere. Non mi ero mai sentito tagliato fuori da qualcosa. A senso, non mi piace. Poi però, forse, bisogna accettarlo…

Da quando Seneca scriveva le Lettere a Lucilio, sono passati un bel paio di migliaia di anni. Le rivoluzioni tecnologiche hanno stravolto il mondo varie volte. Tutto sommato questa non è maggiore di altre. Eppure leggiamo Seneca come leggeremmo un contemporaneo. Che vuol dire? Queste immense novità, talmente grandi da lasciare indietro uno come me, che pure è attento, curioso, moderatamente intelligente e colto, pronto a cogliere le novità, riescono a “cambiare la vita”? Penso e ripenso alla “rivoluzione” che avviene nel romanzo che esce il 21 aprile, che sto correggendo in bozze. Anche quella rivoluzione, tra le pagine, sembra enorme, eppure l’uomo che fa? Come possiamo evolverci, svilupparci dal gravame che ci impedisce di librarci il più possibile nella vita?

Penso anche a quel che farò: ho due o tre idee, a cui sto lavorando: scelte di vita, cose da fare, intraprese mie e di altri. Che ruolo hanno nel mio destino? Come si associano alla temperie evolutiva in corso? Se il mondo esplode in una galassia di applicazioni che sconvolgeranno la realtà, e se io invece vado cercando angoli di pianeta, porzioni di anima dove fare esperimenti sociali, coabitazioni produttive, creatività ambientale e abitativa, basate sul gusto, la ricerca, la cultura… Sarò in linea col mondo? Sarò fuori dal mondo? Convergo con la linea progressiva della mia civiltà, oppure sono parallelo, o addirittura divergo inesorabilmente?

Occorre fare uno sforzo, mi pare: visione micro, sul singolo progetto, sulla sua analitica attuabilità, e visione macro, la fotografia grande, l’epoca, il pianeta. Tendiamo ad essere astigmatici e presbiti, e questo non ci agevola.

Mi tolgo gli occhiali, provo a guardarmi allo specchio da vicino, a lungo. Poi guardo la valle nel sole, il mare, le Apuane…. Le due immagini sono sfasate, i contorni non combaciano. Come gli occhi in un quadro di Picasso. Sono io, o è l’immagine?

Perotti_fascetta

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7 pensieri su “Difetti di vista

  1. Spesso lo faccio anch’io. Mi tolgo gli occhiali e mi guardo allo specchio. Da vicino. I contorni del mio viso si sfocano e poi non vedo più niente. E preferisco così. Meglio un paesaggio o un pavone, che fa la ruota dimostrando al mondo quanto è magnifico. Macro e micro… Gaurdo le montagne definite da cime innevate e immagino il paradiso…
    Non sono gli oggetti a vivere per se stessi. Siamo noi che differenti li vediamo. E’ il nostro sguardo che cambia. Si modifica. Percepisce la realtà, tutt’intorno, con tonalità e modi differenti. E mi è capitato spesso di passeggiare con una persona accanto e di comprendere quanto la “realtà” sia così diversa rispetto a chi la “guarda”. E io non so quale sia la funzione diversa sottesa a quella del “vedere”. Non so quali altri sensi si mettano in moto da far cambiare così tanto, da persona a persona, quello che ci circonda…

    Sono ansiosa di tenere tra le mie mani il tuo nuovo romanzo… Chissà, penso che ci troverò delle risposte oltre che delle domande. Penso che forse riuscirò a comprendere meglio il mondo attraverso uno sguardo diverso, forse più profondo, addiruttura “visionario” e splendidamente “anarchico” ma soprattutto “profondamente vero”. Perchè diventanto reali, concrete, quelle parole scritte che danzano davanti agli occhi e possono riuscire a farti incazzare, a farti commuovere, a farti “muovere”…forse, chissà, anche un po’ a cambiarti…Mi piace il “prato” in verticale… E’ “molto innovativo”! Cambia la visuale e la percezione delle cose… Che sembrano in un modo ma poi no, poi cambiano e bisogna farci i conti…e mi piace la scelta del titolo. Ci pensavo…perchè NON “con-temporaneo”?. Perchè NON è CUM nessuno. E’ solo. E spendidamente, magnificamente, crudelmente…passeggero, transitorio…effimero. Grazie, Simone.

  2. No, non credo faccia nessuna differenza; tecnologici o no, cerchiamo tutti angoli di pianeti e anime e da qualche parte c’è quasi sempre un A. pronto a darci una mano.
    Per arrivare da qualche parte, occorre fare un passo dopo l’altro: a volte lo decidiamo, a volte ci siamo costretti, a volte… Da lontano abbiamo una visione più ampia da vicino ci perdiamo nei dettagli ma entrambe le visioni sono importanti

    Di quale rivoluzione parli nel nuovo libro? Quel tizio con la valigia davanti al grande muro inquieta: torna indietro o scavalca?

    • Mary, una rivoluzione involontaria, scoperta tra le pieghe e i sassi del destino. Quella di un uomo che scopre un mondo che ignorava esistere, intorno a lui, e che diventa il simbolo di una lotta combattuta con metodi del tutto opposti a quelli tradizionali, simbolo di un mondo che forse si appressa all’uscio, oggi, come non mai…

      • Simone, non sarà la scoperta di chi scopre che non tutti sono come lui? Che non esistono valori universalmente riconosciuti? E che decide di iniziare una rivoluzione da solo, con le poche armi che dispone? Una rivoluzione che richiede tempo e costanza e l’unica alternativa possibile è rinunciare o addirittura adeguarsi?
        Comprerò il libro, ok ….digitale, pero!

  3. Anch’io, ieri, ho postato immagini macro e micro di una bella gita. Ogni volta che penso al senso di armonia di certi luoghi mi chiedo con che cosa vadano in contrasto. Con cosa mi scontro, mi chiedo. Con la tecnologia, come molti? NO. Mi scontro oltre ogni limite di sopportazione con i miei simili. Mi scontro con l’impossibilità del dialogo. Mi scontro con la terrificante stupidità imperante. Mi scontro con la voglia di fare, di essere d’esempio, per poi rendermi conto che non sarebbe utile. Allora penso a ME… e pur con alti e bassi, vado cercando quell’armonia non con il mondo ma a dispetto di esso.

  4. Ciao Simone,
    per i tuoi problemi tecnologici passa Linux e sarai sempre un passo avanti rispetto agli altri. L’Open Source non è solo un modo per risparmiare utilizzando device considerati dai più obsoleti e quindi da gettare via, ma una valida alternativa a sistemi chiusi come Windows e MacOs. Se hai bisogno di info basta che chiedi 😉
    In bocca al lupo per tutto e non vedo l’ora d’avere il tuo libro sotto mano.
    Emanuele

  5. Io spesso in questi casi di scontro con tecnologia o con cose del tutto equivalenti, rifletto sul fatto che possiedo troppe cose. Materiali ed oggi anche immateriali. L’innata propensione umana per l’accumulo si è arricchita degli oggetti digitali: foto, video, musica, libri, diari.

    Anche se non sembra, questi oggetti pesano quintali.
    E li possiamo perdere, è un attimo. Una piccola “disattenzione digitale” oggi si paga come un incendio nelle biblioteche medievali: da un’ora all’altra perdiamo lustri, decenni di materiale.
    Una tragedia.

    Rifletto dunque sul fatto che, sia con gli oggetti fisici che con quelli digitali, vorrei essere leggero. Possedere il minimo indispensabile, come se fossi sempre pronto al trasloco, in passato solo fisico ora anche digitale.

    Liberi non solo dal superfluo materiale, ma anche da quello digitale.

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