Scuola di ambizione

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E basta perdere, porcomondo…

Dopo una lunga discussione con i miei nipoti sul TAV (essendo loro [ed io] convintamente NO-TAV, ma in modi diversi):

“Mi rendo conto che serve una “scuola di ambizione” in questo Paese, nella nostra cultura.

A questa scuola dobbiamo andare tutti, tutti quelli che sognano, che hanno idee, che hanno ideali per cambiare il mondo. Tutti quelli che sognano un mondo più giusto, che sono contro la violenza della polizia, del potere. Tutti quelli che vorrebbero dire, progettare, organizzare, quelli che non si accontentano di cambiare le regole, ma vorrebbero cambiare il gioco, quelli che credono nell’urgenza di difendere l’ambiente, la libertà, la giustizia, che non si assoggettano al sistema del mercantilismo consumista, che immaginano la fine del mercato delle armi, delle scorie radioattive, che pensano, con tutta la meravigliosa ingenuità del caso, che bisognerebbe portare acqua dove non c’è possibilità di bere, cibo dove non si mangia abbastanza, e rendere disponibili le ricchezze dove ci sono, invece che depredarle…

Per questi, per i miei nipoti, per me, bisognerebbe poter frequentare una scuola di ambizione, per focalizzarci sulle azioni efficaci, concrete, per avere a cuore l’ottenimento dell’obiettivo, l’allargamento di un pensiero comune giusto, non l’obiettivo della battaglia, perché tra lottare come obiettivo e lottare come strumento ci passa la differenza tra restare minoritari e diventare cultura dominante, dunque ci passa tutto, tutto ciò per cui vale la pena spendere parole, pensieri, gesti, azioni, vite.

Una scuola di ambizione per chi ha nel cuore battaglie che troppo spesso restano perdenti, residuali, minoritarie, perché perdenti, residuali e minoritari siamo noi che le combattiamo, pur avendo in petto i più brillanti, temerari, giusti ideali del mondo.

Basta perdere. Basta. Adesso“.

#unuomotemporaneo

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5 pensieri su “Scuola di ambizione

  1. Qualunque progetto, qualunque opera, qualunque evento, per grande che sia, è il risultato di tanti minuscoli elementari passi e operazioni, compiuti anche disordinatamente, ma intrapresi con determinazione e convinzione. Questa è la conclusione a cui personalmente sono arrivato. Invece tutti, assuefatti dalla frenesia della modernità, dalle lusinghe della società dei consumi che necessita di cambiamenti rapidi, pensiamo sempre a qualcosa di eclatante, che possa accadere improvvisamente e che cambi le sorti della nostra esistenza. Può accadere, non lo nego, ma più frequentemente i cambiamenti sono frutto di trasformazioni lente e faticose, seguono un ciclo più… naturale: un corso d’acqua che modifica il territorio, il vento che modella le dune sul litorale, un bosco che cresce dai semi… Vale anche per l’umanità, se pensate che i nostri figli impiegano mediamente 20-25 anni per essere pronti per il mondo, in Italia anche di più per essere pronti ad aver famiglia. Serve determinazione e pazienza e quelle piccole cose che gli anziani chiamavano valori, piccole cose insignificanti nel breve periodo, ma dirompenti nel lungo come: lealtà, generosità, altruismo, onestà, impegno.
    L’ultima parola viene vissuta come un castigo, perché la rivolgiamo al compimento di una serie di obblighi, il lavoro, lo studio, la famiglia, i figli, ma ha un potere enorme se la utilizzassimo per noi: quando è stata l’ultima volta che ci siamo impegnati a imparare, conoscere, intraprendere, capire o correggere? Alzi la mano chi si impegni attivamente per capire la società in cui vive, confrontando le notizie sui giornali, approfondendo il significato e l’impatto di leggi, regolamenti, progetti di opere, istituzioni che condizioneranno la vita nostra e dei nostri figli. Però… non barate, che tanto la misura dell’impegno è evidente e sotto gli occhi di tutti. Per chi è proprietario di casa: basta verificare quanti partecipano all’assemblea di condominio (eh no, le deleghe non valgono). Lo so, può essere una noia mortale, ma è una sola volta l’anno e riguarda spesso il nostro bene più prezioso, quello per cui ci siamo spesso indebitati. Oppure per chi è genitore: verificate quanti partecipano alla assemblea dei genitori con gli insegnanti. Un’altra palla probabilmente, ma riguarda i nostri figli. Capite bene che se non riusciamo ad impegnarci attivamente all’interno di queste piccole comunità (casa e scuola), come potremmo farlo a livello di nazione? Allora siamo spacciati?
    No, non lo siamo nella misura in cui sapremmo impegnarci quotidianamente, fin dalle piccole cose, perché in fondo l’ambizione nasce quando supera il luogo comune del “non si può fare” o del “si è fatto sempre così”. Ma ci vuole impegno e costanza.

  2. Grazie per lanciare l’iniziativa Simone, a questa scuola mi voglio iscrivere. Occorre organizzarla al piú presto é assolutamente necessaria. Come convergenza di nuove teorie, metodologie e libertá senza scordarci la nostra storia.

    Mi unisco al grido Basta perdere. Basta. Adesso

  3. La cultura dominante deve diventare quella in cui la maggioranza crede davvero, con passione, per il bene comune EVIDENTE che non serve neanche argomentare, ma non ci diventa perché noi siamo malati di minoritarismo, ci appassioniamo alle lotte senza volerle davvero vincere, ci commuoviamo per i pochi, piccoli, sparuti che combattono contro il tiranno. E basta Davide, ci ha rotto i coglioni Davide. Cerchiamo di essere Golia! Perché il piccolo inferiore disarmato che vince contro il grosso cattivo e armato fino ai denti è una parabola, non succede mai, e a furia di crederci si finisce col perdere sempre, sprecare potenziale enorme che invece va esteso, fatto dilagare, reso maggioritario…

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