Est

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Est, Austri, così si chiama, in germanico, uno dei quattro nani che reggevano il mondo, solem orientem, per i romani, dove nasce il sole, dove si leva, levante, originante, la luce viene da lì, la terra ci ruota incontro, all’alba in mare, dopo la notte nera, è la direzione dove il marinaio tiene il suo volto, sguardo speranzoso sul chiaro, a bordo al mattino nessuno guarda a ponente, il futuro, ecco cos’è l’est, ciò che deve avvenire, finalmente, a momenti, in quel giorno, nell’anno, nella vita che verrà, meglio comunque dell’oscurità, l’avvenire entrante, che filtra nella casa della paura dalle finestre della vista, dov’è l’est nella mia casa, nel mio ufficio, nella mia bottega? ora che sto scrivendo, leggendo, telefonando, sto guardando ad est? l’est è il diverso, dunque quello che non sai di te, qual è il mio est? io sono dell’est? anche, ogni uomo ha il suo est, il suo meridione, i sette tori muggenti del nord, il suo passato occidente, qual è il mio levante? come navigo per l’oriente se non so il mio lato di levante? senza orientamento, la creatività è a levante, l’intima speranza è laggiù, il lato interno del vento, l’esotico è ad est, anche se dipende da dove lo guardi, da dove sei, e dove vai, bambino andavo sempre a oriente: i Balcani, l’Egeo, la Tracia, l’universo slavo, cos’è per me il levante? è la collina di Tito Veles, Skopie, Titograd, l’Albania, l’Eubea, Kavala, la Tracia, Alexandroupolis, il territorio nudo della Puszta magiara, la foce del Danubio, il Mar Nero, Costanza, dopo sarebbe venuta la Mesopotamia, l’Anatolia, i deserti giordani, nella mescolanza con il mezzogiorno, anche quello della vita, basta guardarci ad est, e inseguire l’anticipo dell’alba, navigarci verso, come qui, ora, ogni rotta ha il suo est, ogni vita ha il suo angolo orientale, ogni terreno, ogni casa, ogni viaggio, quello del Mediterraneo è la Georgia, qui, davanti alla prua, oriente non più medio o estremo, ma presente, non più remoto, ogni itinerario ha un est, oltre non si può o non si vuole procedere, qui per me finisce il mare, forse il mondo che mi riguarda, non tutto il mondo è per noi, senza saperlo dove andiamo? una barca non può procedere senza mare, è fatta di mare! un viaggio è una rotta tessuta con la spoletta dell’orientamento, oriente, per sapere dove sei, est, oltre è terraferma, dopo non si può che tornare, anzi no, non sempre, non ancora….

 

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2 pensieri su “Est

  1. Il mio “est” è una linea all’orizzonte dove ogni mattina, dal balcone di casa, vedo sorgere il sole. Inesorabilmente. Il mio “est” potrebbe essere un obiettivo. Un voler andare. Come quel vento del nord nel film “Chocolat”, che irrompe, spazza via e ti sradica dalla tua vita, da quello che, malgrado tutto e tutti, malgrado te stessa, forse, hai costruito. E’ tuo figlio. La persona che vive con te e che condivide ogni ora del giorno e della notte. Assiste alla tua smania, di alcuni momenti, in cui invochi la tua “libertà” di fare, di andare e ti guarda, un po’ smarrito, e forse ancora non riesce del tutto a comprendere…E’ anche la tua casa, che quando ti sei separata, volevano portarti via e tu sei riuscita a proteggere, perché avevi paura di “finire in mezzo a una strada” con tuo figlio che aveva solo 2 anni. Quel vento e quel sole che, per un solo momento, rimuove polvere da due alucce rattrappite che avrebbero bisogno di maggiore cura…….. Del resto ….”il volo non si impara in volo!”…

    BISOGNA IMPARARE A VOLARE
    Nutrito di cose innocenti, con poco, sempre pronto e impaziente di volare, di volar via, questa é la mia specie: come potrebbe non esservi qualcosa degli uccelli! Tanto più che io sono nemico dello spirito di gravità , come lo sono gli uccelli: e ne sono nemico mortale, arcinemico, nemico da sempre! […] Colui che un giorno insegnerà il volo agli uomini, avrà spostato tutte le pietre di confine; esse tutte voleranno in aria per lui, ed egli darà un nuovo nome alla terra, battezzandola la leggera. Lo struzzo corre più veloce del più veloce dei cavalli, ma anche lui ficca ancora pesantemente la testa nella terra pesante: così pure l’uomo, che ancora non sa volare. Pesante é per lui la terra e la vita; e così vuole che sia lo spirito di gravità! Ma chi vuol divenire leggero e un uccello, non può non amare se stesso: questo é il mio insegnamento. […] Anche io ho imparato a fondo l’ arte di attendere , ma soltanto di attendere me stesso . E sopra ogni altra cosa ho imparato a stare e andare e camminare e saltare e arrampicarmi e danzare . Ma questa é la mia dottrina : chi vuole imparare un giorno a volare , deve prima di tutto imparare a stare e andare e camminare e arrampicarsi e danzare : il volo non si impara in volo ! Io ho imparato ad arrampicarmi con scale di corda fino a più di una finestra , a gamba lesta mi sono inerpicato su per alti alberi di nave : star seduto sugli alti alberi della nave della conoscenza , mi parve non piccola beatitudine , palpitare come le fiammelle su alti alberi di nave : una piccola luce , é vero , purtuttavia un grande conforto per naviganti e naufraghi sperduti ! Per vie di molte specie e in molti modi sono giunto alla mia verità; non fu una sola scala , quella su cui salii per giungere alla vetta , dove il mio occhio dilaga nelle mie remote lontananze . E solo malvolentieri ho sempre chiesto le strade , ciò é sempre stato contrario al mio gusto ! Preferivo interrogare e tentare le strade da solo . Il mio cammino é sempre stato, in tutto e per tutto, un tentativo e un interrogativo ; in verità bisogna anche imparare a rispondere a questo interrogare ! Ma questo é il mio gusto : non un buon gusto , nè cattivo , bensì il mio gusto , di cui non mi vergogno più e che più non celo . <> , così rispondo a quelli che da me vogliono sapere la strada . Questa strada , infatti , non esiste !

    (F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra)

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