Facciamo così

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Salpati da Samsun (TK), h07.00. Mar Nero.

Pubblico anche sul mio sito un brano scritto per la comunicazione di Mediterranea.

“Qui su Mediterranea facciamo così, che i più esperti lasciano il posto a chi deve fare esperienza. Nel primo anno di navigazione la nostra imbarcazione ha richiesto l’umiltà dell’attesa, la cura dei lavori. Chi è venuto a bordo, che avesse tanta o poca esperienza, ha lavato, messo e tolto parabordi, partecipato ai lavori, ascoltato le rotte e le interpretazioni di vento e mare, senza farle. Chi è venuto, nel primo anno, che fosse schiavo, che fosse Re, ha dovuto chinare il capo a Mediterranea, conoscerla, rispettarla e prendersi cura di lei, imparando a stare a bordo. Il mare non perdona, e comunque non premia, i frettolosi, gli ambiziosi, chi non è umile e non ha pazienza. Per condurre una barca bisogna amarla, prima, e per andar per mare bisogna smettere di non avere paura.

Qui su Mediterranea facciamo così, che in questo secondo anno i Rais fanno a turno il “Secondo in comando“, quello vero. Mestiere indefinito e difficile il Secondo, fatto di servizio, d’intuizione, di previsione, di preparazione. E’ il consigliere privilegiato del Comandante, qualcuno che potrebbe stare al suo posto, che ne ha la sapienza e l’esperienza perché sa leggere il giorno, appena sveglio, capire al primo sorso di caffé se il mattino annuncia gioia o sofferenza, se occorre andare, e rapidamente, o aspettare, anche a lungo. Il Secondo in comando sente la barca, le tasta il ventre, le batte le dita sulla schiena-carena mentre gorgoglia il suo “trentatré”, dunque la ausculta. Il Secondo è anello forte della debole catena di comando, fatta d’un niente significativo, d’indizi, e capisce equipaggio e comandante, guarda la prua e la poppa della barca, del mare, del viaggio. Ho conosciuto pochi veri Comandanti in vita mia, pochissimi veri Secondi, e sulle loro barche si navigava con invisibile ordine, con sovrana e sobria dignità. Questo devono imparare i Rais di Mediterranea, quest’anno, e stavolta devono impararlo per sé.

Qui su Mediterranea facciamo così, che il Comandante fa spesso compiere le manovre al Secondo. Che sia in mare, alla vela, che sia in porto, per l’ormeggio, che sia una passe, che sia un fiordo, che sia un istmo, che sia un capo, discute con lui, decide con lui, spiega, racconta. Con pazienza, con autentico amore per la marineria, insegna. Il Comandante deve imparare ancora dal mare, e se è vero Comandante lo sa. Ma quel che sa ha il dovere di raccontarlo. Quel che sa davvero, tuttavia, non ciò che suppone, non ciò che spera di sapere. In ogni gesto, in un nodo, in un arco di rotta, in mare c’è il tentativo della perfezione, che è sempre e solo interpretazione dell’inesplicabile. Troppe forze concorrono perché un solo uomo, un solo equipaggio, le governi. Per questo il Comandante spiega che navigare è un’operazione intellettuale, prima che fisica, e i suoi ingredienti sono la previsione, la preparazione, l’intuizione, la finzione di qualcosa che ancora non è, perché quando sarà possa essere già vissuto, almeno nell’immaginazione che è maestra dell’esperienza.

Così i Rais di Mediterranea accumulano centinaia, migliaia di miglia. Così imparano che sapere il mare è difficile senza umiltà, senza tempo. Così comprendono che qui, su Mediterranea, cerchiamo di creare quello che di solito non ha nessuno: l’opportunità di vivere il mare, davvero. Perderla o coglierla è questione che riguarda l’individuo, prima del marinaio. Non offrirla, sarebbe un grave problema di Comando.

Qui su Mediterranea facciamo così“.

 

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6 pensieri su “Facciamo così

  1. Mamma mia quante etichette, ruoli, compiti… sto più rilassato a casa mia, in mezzo alla campagna, dove sono me stesso e non devo dimostrare niente.

    • Non sono mai stata su Mediterranea, Giovanni, ma non mi pare si debba dimostrare alcunché lì, soprattutto di essere diversi da ciò che si è. L’unica cosa che appare essenziale è sapere/volere condividere, dare e ricevere, convivere nel senso più pieno del termine. Dubito che sia la campagna a fare la differenza…

  2. Sulla “paura” mi sembrava di aver scritto un post… ma forse qualcosa non ha funzionato perché non l’ho visto pubblicato. Era la paura che NON avevo visto negli occhi di un controllore ATM mentre un passeggero gli urlava in faccia che avrebbe chiamato la …polizia… E poi, oggi, cioè ieri, era la paura che avrebbero dovuto avere i Greci nel votare “NO”, nel sentirsi potenzialmente “esclusi”, reietti… La confusione, così come l’ignoranza genera mostri, e poi la violenza e quindi la paura.

    Il problema quindi non è smettere di avere paura…anche perché è umanamente impossibile, credo… Quindi bisogna “smettere di NON avere paura”. Quindi bisogna affrontarla. Guardarla in faccia….

    “Nelle fiabe non si insegna ai bambini che esistono i draghi, quello lo sanno già…
    Si insegna ai bambini che i draghi si possono sconfiggere. Ed è quello che fanno scrittori come Saviano. Non dicono che la mafia c’è, ma dicono che la mafia può essere sconfitta.” Roberto Benigni

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