Grazie lo dico io. A lui.

Lui si chiama Antonio Picascia, casertano. La camorra gli ha incendiato l’azienda all’indomani di un convegno dove aveva parlato insieme a Cantone. Ed è il mio eroe per tutto agosto (almeno…). Io eleggo sempre un eroe della settimana, a cui penso, a cui mi ispiro, ma questo signore lo eleggo eroe per un mese. Per un numero enorme di ragioni, soprattutto tre:

La prima è che mentre parla alla telecamera la sua espressione tradisce un vago sorriso, un’espressione dolce ma incrollabile. I suoi occhi sono determinati fino a far venire un brivido lungo la schiena. La sua voce è calma, salda, ferma. Ha già denunciato estorsori e camorristi nel 1997, dunque sa esattamente ciò di cui parla, non è un ingenuo. Ma la sua espressione vagamente serena, nonostante l’accaduto, ha un grande significato. Quando vedi qualcuno con quella espressione è meglio che ti metti dalla sua parte, altrimenti sei spacciato. E in questa epoca di decadenza abbiamo un enorme, spasmodico bisogno di gente dura, che sorride.

La seconda è che l’intervista all’indomani di un rogo che ha distrutto la sua azienda, lui la inizia dicendo tre volte “Io sono felice…”. Se tenti di fare un danno a un uomo e invece lo rendi felice, devi portargli rispetto. Il rispetto che si deve a chi è più forte di te. E in questa epoca abbiamo un urgente bisogno non di parlare di felicità in modo inconcludente, ma di persone forti felici, che non ti insegnano niente. Lo fanno.

La terza è verso la fine dell’intervista, quando lui dice “A questi scarafaggi li dobbiamo ringraziare… perché faremo un’azienda più bella di prima”. Ecco fatto. Perfino grazie vuole dire a chi gli ha bruciato il laboratorio. Un grazie sentito, vero, profondo, quasi neppure ironico o polemico. Nessun ammiccamento. E’ davvero così: grazie, faremo meglio di prima. E in questa epoca abbiamo urgente necessità di gente che al danno risponde così, con un grazie che mette paura.

Ecco. Amo la gente che non molla, che non si lamenta, che non dice un mucchio di stupidaggini e se stesso e agli altri, che non aspetta niente da nessuno. Amo la gente forte, salda, che lotta contro l’arroganza e il malaffare, ma lo fa stando anche bene, soffrendo, patendo, senza mentirsi, ma poi cogliendo il senso profondo della sua azione. Dunque niente fregnacce pseudoamericane o filorientali sulla felicità, ma solo energia spirituale, forza, tensione morale, e onestà. Che bello. Grazie lo dico io. A lui.

#unuomotemporaneo

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6 pensieri su “Grazie lo dico io. A lui.

  1. Vicino a casa mia un paio d’anni fa hanno incendiato un bar. Ho capito subito che era un incendio doloso. Un anno dopo il bar risorge, è anche pasticceria, è molto più bello di prima, curato, attraente. Sapete come l’anno chiamato? “41bis”. Ogni volta che ci passo davanti provo un senso di rivincita morale.

  2. Di fronte a Uomini così ci si può solo inchinare. E ringraziarli. E renderne note le gesta. Ma, soprattutto, cercare, tentare nel nostro piccolo, piccolo di imitarli perchè
    io credo che sia questo il modo più giusto e più efficace di dar forza e significato a quello che fanno. Ricordandoci che, “quello che fanno”, è anche affar nostro.

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