Il vantaggio di stare male, non fingere di stare bene, non dirsi stupidaggini che non reggono più di qualche minuto e non cercare scorciatoie dicendo che la causa dei tuoi guai sono gli altri, obiettivamente, è scarso. Ma è essenziale.
Ci pensavo oggi, seduto in un bar sullo Stretto dei Dardanelli, a fare l’uomo che guarda passare le navi. Si stava bene, preparano il miglior espresso dell’Anatolia occidentale, e per qualche istante sono stato felice. Io compilo sempre una mia personale classifica, che si intitola: I luoghi dove sono stato felice. E quel bar l’ho inserito subito.
Fingendo e raccontandosela, eleggendo un nemico causa dei nostri guai, abbiamo un mucchio di vantaggi: la colpa è sua, non nostra, se non ci fosse stato lui chissà dove saremmo, la vita ci rema contro e noi siamo degli eroi, salvatori di noi stessi e della patria, a sopravvivere controcorrente, ogni problema è originato da quella causa, se le cose peggiorano è solo una conseguenza, il lavoro per capire i nostri guai non dobbiamo farlo, se stiamo male ci sentiamo pure vittime e non degli scemi che stanno male invece di stare bene. Peccato che la premessa è sbagliata, e dunque tutto il resto, che segue, è falso. E il futuro, fortemente compromesso.
Vivendo al contrario di così, cioè tirando tutto sotto la nostra responsabilità, abbiamo solo svantaggi: colpa, fatica, scavo interiore, solitudine, tempi lunghi, nessuna attenuante, etc. Ma guadagniamo che poi, a un certo punto, il segno si inverte, e gradualmente cominciamo a stare meglio, in modo solido, concreto, duraturo, motivato. E pure senza il sospetto che ce la stiamo raccontando. Per come siamo stati male, e così a lungo, sappiamo bene che non è vero.