Questi non vi piacciono

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La mia postazione di studio e lavoro

Imparo, spero. Senza pelle, nessuna copertura, ancorato senza fondo in mezzo al mare. Mi dispero, poi non dispero, ogni cosa è vera, nessuno in vista, nessuna occasione per mentirmi, nessuna rappresentazione. Solo dentro, in questo dialogo fitto, nella calura idrofaga e allucinata, c’è qualcosa. Il resto sembra falso movimento, rumore. Al metronomo che scocca parole inutili non consegue nessuna musica.

Non mi si capisce, quasi mai. Più sono acuminato, preciso, più rivelo, meno riesco a comunicare. Forse perché non mi so spiegare. Scrivere, per chi non ha dimestichezza con l’autenticità, per chi non la tenta, è uno strumento troppo impreciso. Ma senza precisione non si può scrivere. Le parole vengono così sottovalutate, così sprecate. Leggere, leggere, leggere, prima di capire, prima di rispondere! Sentire! Eppure nell’insieme quello che emerge è tutto vero. Ha del meraviglioso: mentiamo sistematicamente, tutti, perché già una scelta di argomenti, di parole, è fingere, ma nel complesso è tutto vero. Possibile?! Sì, possibile. Però bisogna saperlo, ammetterlo. Non siamo al timone, quella che facciamo non è la rotta scelta. Sbarchiamo, smontiamo dal destriero, che è solo un dondolo. Infatti non nitrisce, anche se bisogna pascerlo.

Nel silenzio, nel sentimento di sé, si finisce con lo spingersi fino ai confini. Quelli che fanno paura. Ci arrivi e sei costretto ad attraversarli. E cosa c’è di là? Meglio non saperlo, non è vero?! Il lamento dell’al di qua è più sicuro. E poi è sempre commento, mai enunciato. Alla dogana si paga l’ingresso. Costa caro, e devi dire chi sei. Per questo ai confini non ci si va.

Sto ragionando molto sulla non-comunicazione. Per questo posso sembrare strano. Come quando cerchi di spiegare il silenzio: fai già rumore, sei già fallito. Come un incendio che pensi all’acqua, che ragioni della sua frescura. Come adesso, ad esempio. Quando faccio il polemista lavoro sotto le mie possibilità, ma è più utile, in generale. Quando studio dentro lavoro al di sopra, ma è più utile a me. In realtà non solo a me, ma nessuno ascolta. Ed è un errore pensarla così, questo andrebbe capito. Non comunicare, a valle dei fallimenti e del lavoro per capirli, finisce coll’essere più utile, dignitoso. Come tagliarsi un piede blu per la cancrena: terrorizza, immagino. Ma può salvare la gamba.

Mi commuovo molto. E solo per i successi. Quando uno ce la fa, in un film, in un libro, nello sport, mi viene da piangere, urlare, fare il tifo. Io sono per quelli che ce la fanno, sono dalla loro, da sempre. Immagino tutte le volte che hanno sperato, tutte le volte che sono stati come me adesso, senza pelle. Eppure, eccoli lì, con un sorriso sempre inferiore alla circostanza. Non conta più nulla, per loro, adesso. Per me sì.

Un altro post di quelli che non vi piacciono. Non c’è niente di utile. Ma vi sbagliate.

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28 pensieri su “Questi non vi piacciono

  1. Naturalmente Ferruccio Chiesa non esiste…
    E’ tutto così. Tutto falso, tutto il contrario della comunicazione, dell’ascolto, del contributo. Disperati contemporanei che si vergognano perfino loro di quello che scrivono… stalker nevrotici/he talmente senza niente da dedicarsi a disturbare te, che è tutto quello che hanno..

    Delivery to the following recipient failed permanently:

    feruccio_chiesa@gmail.com

    Technical details of permanent failure:
    Google tried to deliver your message, but it was rejected by the server for the recipient domain gmail.com by gmail-smtp-in.l.google.com. [173.194.67.26].

    The error that the other server returned was:
    550-5.1.1 The email account that you tried to reach does not exist. Please try
    550-5.1.1 double-checking the recipient’s email address for typos or
    550-5.1.1 unnecessary spaces. Learn more at
    550 5.1.1 https://support.google.com/mail/answer/6596 e1si5799137wjp.38 – gsmtp

    • “Pensa a Itaca, sempre,
      il tuo destino ti ci porterà.
      Non sperare ti giungano ricchezze:
      il regalo di Itaca è il bel viaggio,
      senza di lei non lo avresti intrapreso.
      Di più non ha da darti.
      E se ti appare povera all’arrivo,
      non t’ha ingannato.
      Carico di saggezza e di esperienza
      avrai capito un’Itaca cos’è.”

      Konstantinos Kavafis

  2. Ciao simone ogni tanto ti leggo e si vede che fai una cosa che ti piace(scrivere): mi fai pensare un po’ a Ligabue, un po’sembra che ti fai una canna quando scrivi, un po’potresti anche finire nelle care e vecchie interviste possibili della gialappas. Però mi sono imposto di non rileggerti più di tre volte, come le cose belle da prendere al volo.

  3. …oppure stai solo perdendo l’ispirazione e, visti anche i dati di vendita deludenti di “Un uomo temporaneo”, è probabile che sia così.

  4. Leggo e rileggo e mi lascio portare: un po’ mi confondo e un po’ mi ritrovo. C’è qualcosa di famigliare, nel facile e nel difficile che dici. E quindi sì, voglio risponderti (é proprio “naturale”), ma ho bisogno di riflettere, di rileggere (come dici tu) che è soprattutto “ascoltare”. E’ anche una fatica. Ma è intelligente, sensata.
    Il confine mi è caro. Non è secondo me una linea da superare, ma uno spazio (rotondo) abitato da tante differenze. Accoglierle tutte, così come sono, lasciarsi un po’ invadere e a propria volta invaderle, nutre e rafforza il senso di sé, la propria profonda identità. Il confine non implica dogane e frontiere.
    Ma forse intendi per confine ciò che nella mia testa è il “limite”. E se fosse così, allora il limite mi pare si possa solo spostarlo e non superarlo. Forse la sfida vera consiste nel conviverci bene, coi limiti (almeno coi propri).
    Mi commuove chiunque ci provi, indipendentemente dal successo. In fondo, ognuno porta ciò che può.
    C’è una frase di Mazzacurati che tengo trascritta in cucina: “Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui tu non sai niente. Sii gentile sempre.”
    Grazie che scrivi, che provi. E che ti lasci (intra)vedere.

  5. …secondo me, per chi è sempre in continua crescita (come Simone e numerosi altri esseri umani) ha necessità di risposte come quella di Elisa… e meno del consenso seppur sincero… credo che Simone non debba lasciarli stare come auspica invece Mauro…

    • Hai ragione maria Rosaria, come processo, come metodo, ma non per quanto riguarda il post di Elisa o quelli del genere. Quella obiezione è inutile, collaterale, strumentale a non voler affrontare il resto. E soprattutto ho già risposto a quel genere di questioni milioni di volte, non serve più. ciao.

  6. Non sono questi i post che non ci piacciono….credo…
    Quelli che hanno maggiore riscontro e numerosità in termini, di “commento”, sono quelli in cui parti “lancia in resta” e “polemizzi”…Sono quelli in cui ognuno si sente toccato in quelli che sono “i nervi scoperti” o le proprie debolezze….di cui siamo, più o o meno, coscienti…

    Noto che ha colpito più l’immagine che il quello che hai scritto… Anche io ho notato due cicche di sigaretta sotto al tavolo (!) (di cui una non fumata per intero…), e poi ho cercato di capire cosa fossero quei disegni sui fogli sotto al mouse… figure di corpi che …ballano… o fanno esercizi posturali? 🙂

    La percezione della realtà, del mondo “fisico”, ci parla di “noi”. Ci dice chi siamo. E forse, anche, quale percorso abbiamo fatto, fino a qui.

    Io però ho trovato qualcosa in cui dissentire. O meglio “essere parzialmente d’accordo”.
    Anche io, infatti, mi commuovo e urlo per quelli che ce la fanno. Hai citato libri, film e sport…

    Io però tifo maggiormente per tutti quelli che NON ce la fanno. E non solo perché sono in maggior numero. E non mi riferisco solo a tutti quegli uomini donne e bambini, puntini dentro a “disastronavi”, che cercano la libertà e trovano solo maggiore schiavitù. Mi riferisco anche a tutti quelli che ci hanno provato, che ci provano e non ci riescono. E sono tanti. E non fanno notizia.
    Sono quelli che all’interno di un sistema (come Gregorio del resto….) hanno provato a cambiare le regole del gioco. Hanno tentato e hanno sperato ma si sono arresi, e non per incapacità o inerzia o viltà. Ma perché hanno capito che ci sono “poteri” troppo forti e che il “singolo” è facilmente ricattabile, facilmente “silenziabile”…. Io continuo a pensare che manchi una vera condivisione. Che in fondo sopravviveranno solo pochi, alcuni, dotati o meno, coraggiosi o meno, ma per motivi che esulano dalla mia umana comprensione….

      • Ho provato a ironizzare… Ma è la prima cosa che mi è venuta in mente, guardandoli…. Corpi danzanti….Dunque, per quel può valere…. i disegni sembrano molto belli….. Così come probabilmente potranno essere le sculture…. Bel tema! Molto, molto bello!

    • Maria Rosaria, non è che voler crescere significhi poi necessariamente essere masochisti! Uno che si espone (v. Simone), per antonomasia non può piacere a tutti. Ma se si ricevono anche dei riscontri positivi, credo possano anche questi divenire strumenti per illuminare la via. Anzi.. pardon.. la rotta! Io all’autolesionismo cerco di non crederci. Saluti.

      • Raffaella sono d’accordo con te: l’autolesionismo non è uno strumento di crescita personale. Credo invero nella critica, di qualunque natura possa essere e, da qualunque parte provenga.
        Mi piacerebbe prendere in prestito la cit. di Paola “…ogni persona sta combattendo una battaglia…” e sia Elisa che Feruccio oggi l’hanno voluta combattere in questo modo… ne hanno facoltà secondo me.
        Per come sto conoscendo Simone e, per quello che ho capito della battaglia che egli stesso sta conducendo, non gliene vorrà oltremodo;
        Come ogni personaggio pubblico ha messo in conto tutto questo; ne è cosciente, secondo me, anche nei momenti in cui si sente privo di pelle e percepisce la vita come un teatrino. Ciao

        • E’ così Maria Rosaria. In giorni in cui sei un po’ più fragile, come oggi, subisci qualcosa di più. Ma in generale, ho fatto la scorza a tutto questo. E sebbene l’uso libero di internet così, senza nomi, foto, facce, con questo anonimato strisciante, non mi piaccia affatto, anzi, lo deprechi radicalmente, come disprezzo in qualunque campo la delazione, il gossip anonimo, il sibilo dietro la schiena, etc, tuttavia, come tu dici, la comunicazione implica dei prezzi. Non si può avere tanto da qualcosa senza poi voler pagare i prezzi che implica. E in questa epoca va così. Dunque sì, condivido. oggi con qualche fatica aggiuntiva, ma condivido.

          • Il problema sta in chi legge. Non capisco. Non è strettamente necessario “commentare”. Mi chiedo: ma poi queste persone si sentono meglio? Cosa hanno ottenuto? Un mezzo secondo di “notorietà”, in senso, tra l’altro, tutt’altro che positivo…Che c’azzecca?” “Cui prodest?”. Si sentono meglio, dopo? Chissà…Si legge, si cerca di comprendere, si condivide, ci si commuove, ci si ritrova, si commenta….pensando di avere qualche cosa da dire o forse per approfondire… ma certo non per denigrare….per creare polemiche sterili e inutili… Ma forse è la TV che ha creato questo nuovo “modo di comunicare”…. fare tanto rumore e non dire nulla…. Dove non c’è un pensiero proprio, dove non c’è quel minimo di movimento tra sinapsi……c’è il nulla…cosmico….
            ….Quanto a “fragilità” …mi sa che vinco io!!!

  7. Ehhe, ti sbagli Simone. A me piacciono molto questi post. Sono echi di un mondo sconosciuto alla maggior parte di noi. Tu sei andato avanti, sei in avascoperta e ci dici cosa vedi. Mi fa molto paura tutto quello che sta intorno alla solitudine, ad esempio. Ma hai ragione sul fatto che quando si parla di scelte di vita esteriori, lavoro, casa, soldi, tutti seguono di più. E’ più facile così, mentre la questione è un’altra, e tu ci sei dentro fino al collo. Non smettere mai di raccontare cosa vedi.

    Lascia stare i commenti come quello qui sopra, non sanno quello che vivono oppure quello che dicono. Tu non rispondere. Sempre in gamba. Spero di conoscerti una volta o un’altra. Ciao.

  8. Sai Simone, un giorno una persona mi ha detto: ” purtroppo quelli molto in ricerca finiscono sempre a 1!”. Quando ho chiesto spiegazioni mi ha risposto: ” hai presente l’ultimo concio di una piramide? quello verso il cielo, il più elevato. Bhè, quello è solo!”. Chi fruga nella vita ed esige una crescita ed insegue l’evoluzione, pur desiderando lo scambio, anzi, forse anelando allo scambio per antonomasia col resto dell’universo, in realtà comunica di meno, perché la sua dialettica si raffina. Certo, a me questa teoria non ha fatto piacere. Non è quello che ci auguriamo. Ma un po’ ci sta. Più che soli, ci si sente isolati. Allora mi rallegra, “rivederti” a casa. In quella casa che mi è familiare e che accoglie anche me quando ti leggo. La tua casa COMUNICA molto (in realtà mi è anche mancata). La tua postazione è fantastica, molto COMUNICATIVA e chissà se i tuoi gatti .. quelli che accudivi prima della partenza, sono già tornati a COMUNICARE con te. Noi qui siamo in diversi. Curiosi ogni volta delle tue COMUNICAZIONI. Quando ti assenti, quello che hai da COMUNICARE mi manca. I canali poi, per fortuna sono tanti. Buona scrittura, buon lavoro. Raffaela.

  9. Sai, finché uno predica dell’essenziale e poi mostra un MAC e un posacenere ricolmo di sigarette, non-comunica già molte cose.

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