Massimo

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Ho un librino in cui segno i luoghi che sono, per me, il centro del mondo. Ecco, questo l’ho segnato.

Sai quando dici: “ho combattuto tutta la notte per arrivare fin qui” (Cit. “I Guerrieri della Notte”). Ecco: oggi entrando nel porto di Nisiros, costa settentrionale dell’isola. Dodecaneso. Mi capita talvolta, di esserci dove dovevo, dopo tutto quello che è costato. Non spesso quanto meriterebbe lo sforzo per la pugna, ma abbastanza rispetto a quanto potrebbe generare il rischio della sconfitta. Questo posto, dopo tante miglia, dopo tanta vita, dopo il Mar Nero che non dovevo, dopo l’Egeo a risalire, dopo i tragici giorni di Porto Kajo, dopo tutto, dopo quella sera che tirava forte… è il posto dove stare, dove entrare, a torso nudo, il 4 novembre, cioè adesso.

Adesso anche rispetto a questi ultimi giorni. Giorni di dubbi, di paura, di sconcerto, di disincanto, di delusione, di illusione, di speranza, di fede, dio la fede quanto la odio, ma quanto serve in certi casi…, di lotta interiore. Poi che fai, ti fai un lungo bagno il 4 novembre, tra le sogliole e i cannolicchi, nel turchese, accanto a una cava di pomice, poi navighi, e atterri qui. Un posto più bello di così, meno bello di così, ma giusto così… Ne avevo bisogno. Si diventa esigenti quando si tenta per il massimo. Tentate per il massimo, voi che state leggendo? Per il massimo, è il massimo eh… niente sconti. E se non lo fate, domanda: perché no?

Ieri, appunto, non ancora qui dove tutto pare a posto, tutto giusto, tutto possibile, pensavo proprio a questo: il massimo. Concetto controverso. Cattiva stampa per il massimo. Ti dicono: “Eh, figurati, il massimo… qui anche il minimo è difficile…”. Poi uno pensa: “Va bene. Ma difficile per il massimo è meglio che difficile per il minimo”. E non fa una piega. Almeno dal punto di vista dell’ethos.

Sarà un caso. Però oggi entro in questo porticciolo sepolto, e sorrido. Il discorso di ieri non vale niente. Non vale più. Avevo ragione io.

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7 pensieri su “Massimo

  1. Ma quale massimo, occorre dare il giusto in rapporto a cosa si sta facendo anche per evitare di prender cantonate.
    Le prestazioni esasperate non sono mai interessate ne ho visti troppi andar a sbattere contro muri fatti di falsi miti e convinzioni, mi vengono in mente gli innamoramenti sfasati ed irrazionali di molti, finito l’ incanto sono solo guai.
    Godiamoci pure la vita fatta anche di tranquillità e bon vivre.

    Smile
    Vale

  2. Associo “dare il massimo” ad un discorso di performance…e subito mi irrito, perchè penso alla vita aziendale che secondo me è sfalsata e innaturale nelle sue logiche. Nella vita privata faccio “del mio meglio”, senza dover testare le mie capacità e i miei limiti, non per ignavia, ma per avere la serenità nel quotidiano…e quello sì…è il massimo!

  3. Forse arriva un momento in cui si pensa di dover dare il massimo a “se stessi”. Di solito infatti solitamente si dà il massimo a qualcuno o a qualcosa. A una persona o a un progetto. Molto più raramente a un sogno… Perché il sogno è qualcosa di intimo, di personale, di “solo tuo”, che puoi decidere di condividere o meno. Non siamo abituato a fare questo. Il nostro è quasi sempre un lavoro incessante e quotidiano per raggiungere obbiettivo quasi mai nostri, quasi mai per il nostro miglioramento. Vogliamo “piacere”, vogliamo “sentirci a nostro agio”, vogliamo gratificare qualcuno… Vogliamo, infine, “avere” e non “essere”.
    Per questo il nostro lavoro è spesso frustrante, demotivante, perché non contiene nulla di veramente nostro. Solo gli artisti, credo, abbiano questa rara dote. Quando scrivono o dipingono, quando inventano, quando innovano, quando creano dal “niente” qualcosa che dà forma alle loro emozioni. Danno il massimo di quello che hanno dentro perché sono stati in grado di “ascoltarsi”, sono riusciti a far emergere il nocciolo di loro stessi, come dire, “la vera identità”.
    Tutti gli altri, tutti noi, tutti quelli che non conoscono o non vogliono o non sono in grado di arrivare fino a lì, sono destinati e dare il massimo solo per il minimo.
    Ci vorrebbe una scuola…ci vorrebbero degli insegnanti, qualcuno che aiuti le persone in questo percorso. E non importa poi se non si diventa “famosi” o “riconosciuti”. L’importante è avviare un percorso alternativo e parallelo a quello fin ora praticato…
    Così da poter dire …che il “discorso di ieri non vale niente, non vale più”. Avevo ragione anche io.

  4. Dare il massimo per raggiungere mete come queste e fare ciò che mai ripaga ogni sforzo e soprattutto rinfranca l’anima. Questa è la sensazione che provo quando con la mia bici raggiungo stanco ma felice alcune grandi vette come il Gavia lo Stelvio il Mortirolo, in quegli attimi la fatica è tanta ma allo stesso tempo la vita è leggera come le ali di una farfalla. Naviga libero Simone anche per chi come me è incatenato ad una scrivania in 8 metriquadri. Un abbraccio

  5. Dare il massimo dovrebbe essere normale per far avverare una cosa in cui credi.
    O per arrivare in un posto, l’ethos appunto, dove vuoi stare.
    Del resto “..di sconcerto, di disincanto, di delusione, di illusione..” non si può morire.
    E allora il massimo cominci a pensare di poterlo dare altrove.
    Come Lord Shackleton.
    Avendo la capacità di modificare i suoi obiettivi in corsa salvò tutto il suo equipaggio e scrisse una Leggenda del Mare

  6. A dir la verità, mi tocca sempre navigare a vista. Non riesco a trovare un progetto per cui valga la pena spendere dieci anni, secondo me il tempo minimo necessario, della mia vita. Sono ad un punto morto, non ho vento. Donna senza vento:-)
    Vorrei che il tempo rallentasse in modo da godere di ogni attimo e di ogni attimo portarne via con me un pezzetto.
    E cosi’ in questo periodo vivo della quotidianita’, ma cerco sempre di allenare la fantasia e qualche giorno fa ho immaginato di vivere ogni cosa al massimo.
    Mi son detta: se guido, lo dovrei fare come lo farebbe Schumacher, se cucino, cucino come Marchesi e se cammino in montagna provo ad immaginare come camminerebbe Messner; se parlo inglese, m’immedesimo nella regina Elisabetta, se spiego una cosa che so, parlo come Piero Angela.
    Ho provato a fare questo gioco per un po’ ed è stato molto istruttivo vedere come l’efficacia delle mie azioni aumentava.

  7. Dare il massimo…è come la domanda ” Lo rifaresti? “…ogni volta credo di dare il massimo, poi a posteriori mi chiedo se forse avrei potuto dare di più…e quindi mi rendo conto che forse non ho dato il massimo, forse il massimo è ancora un passo più in là. E così avanti…Quindi non saprei dire se sto dando il massimo, però mi sto impegnando parecchio!

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