Dove siete?

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Vedere la poppa…

Come il primo giorno di vacanza, dopo la scuola, come il primo giorno dopo gli esami, alla maturità o all’università, come il primo giorno dopo l’ultimo di lavoro, quella prima estate, come il giorno dopo la fine del militare, come il giorno dopo il bachelor, come il primo giorno delle ferie d’inverno, come il giorno dopo quel matrimonio sbagliato, ma grazie al quale ho capito cosa non sono, come il giorno dopo essere entrato al Fienile dell’anima, che mi pareva d’aver finito e non avevo neanche ancora cominciato, come il giorno dopo aver detto quella cosa che avevo qui, come il giorno dopo essere salpato per la prima volta da solo, io e il mare, e tutto il mondo fuori.

Visto-si-stampi, come fosse una sola parola lunga, così si chiama quello che è successo ieri a Segrate. Me lo hanno strappato dalle mani, io che imploravo ancora ventiquattr’ore, ma non c’erano: “Salta tutto Simone…”, o ieri o niente, e allora è andato. Nove anni, mentre pensavo studiavo e scrivevo anche altro, ma un pezzo di me sempre lì, a provare a figurarmi il suo viso, la sua testa, da dove venisse la sua assurda cattiveria. E gli altri, immaginare per anni anche loro, dalla spia a Colombo, fino all’ultima nata, che poi ha preso in mano tutto, come fanno le donne quando c’è confusione: Bora. E poi fitto fitto per un anno intero, ogni mattina, ogni mattina alle 6.00, come si fa ogni cosa buona, con l’intensità dello sportivo, la ripetizione assidua e fedele del monaco, l’operosità intenta dell’artigiano, sette giorni su sette, a volte otto, due turni, anche il pomeriggio, fino a ieri. Non si può spiegare…

Dov’è l’amicizia tradita, dov’è l’amore, dov’è il nemico, dov’è il segreto, dov’è il mistero, dunque com’è andata? Dove se n’è andato Dragut, la sua galera ieri ha intuito bene il vento, mi ha preso dieci miglia, poi venti, poi il largo, guidone bianco e azzurro con la mezzaluna gialla al centro che volava alto, fino a che non s’è fatto punto, poi idea, poi ricordo, poi nulla; dove se n’è andato Keithab, dov’è Arslan, dov’è Khaled Imari, dov’è Bora, di cui non si trova più neppure la tomba nel paese dove nessuno si ricorda di lei; dov’è Ariadeno, Kahir al-Din, dov’è Occhialì, dove sono Andrea, il geniale Cristoforo, Carlo, dov’è La Vallette, dov’è il cipriota con le spalle larghe che le ha prese di santa ragione, dov’è lo Zoppo… Erano qui, talmente accanto da essere dentro, per mesi, anni, e ora… Dove sono andate le migliaia, centinaia di migliaia di marinai senza nome con cui ho navigato anni, dove sono andate le loro isole sicure, la loro brama di ritorno, dov’è finito Piri Rais, dove sono ora i teschi della “Torre dei crani”, teste anonime decollate sulla spiaggia di Gerba, una catasta alta dieci piedi, con una circonferenza di centodieci, visibile dal mare, che rimase su quella spiaggia dal 1546 alla metà dell’800. Tutti viaTutti salpati per proseguire un viaggio che senza di me non avrebbero mai intrapreso. Irriconoscenti, dimentichi, insensibili come tutti i figli. Dove sono andato io…, disperso nei loro lineamenti, nelle palpitazioni asincrone dei loro cuori tamburi sotto la pioggia grossa che sa di sale. Dove siete adesso? E dove sono io, ora…?

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13 pensieri su “Dove siete?

  1. Ti auguro di cuore di goderti questo momento… c’è stato bisogno di tutto il tuo coraggio, di tutta la tua dedizione, di tutto il tuo amore per lasciarli andare… poi, passato l’oggi e forse il domani, questa separazione diventerà luogo fertile per altro… goditi il vuoto, l’equilibrio che manca, l’arte che prende forma, la tua forma, la fiducia…
    io, lettrice silenziosa, ti ringrazio.

    • Grazie Frenk. Mi rendo conto, in questi post, di mettere in comune una parte della mia intimità che può risultare estranea a molti, o che può non interessare. Ma questa non è una navigazione d’altura, è un “piccolo cabotaggio”, un costa costa per le rotte dell’anima, e qui, in uno spazio del tutto gratuito, del tutto libero dai vincoli di ogni sorta, io esprimo il mio mondo. Quando qualcuno dà conto di coglierne il senso, avendo avuto la voglia di leggere tra le righe e osservare dietro i veli dell’apparenza, è sempre un regalo per me. Grazie a te. ciao.

  2. ..è la sensazione che prova chi mette passione nelle proprie opera d’arte. Chi crea non semplicemente per profitto.
    Chi le vive intensamente, fino a sentirle parte esclusiva della propria vita…e che tali si vorrebbe rimanessero per sempre.
    Perché nessuno mai potrà comprenderle e amarle quanto noi. E mai nessuno colmerà quella mancanza.
    Sindrome del nido vuoto.

    • Mi chiedo se vi sia un altro modo per viverle…
      sulla seconda tua affermazione invece non sono così certo che tu abbia ragione. l’opera, qualunque sia l’arte, riesce a diventare essenziale per qualcuno che non conosciamo, in modo stupefacente. pensa a Bergotte con Vermeer, come metafora di quanto senso abbia ciò in cui c’imbattiamo per caso, nel momento in cui ci appare. Penso a Adesso basta, ad esempio, alle centinaia di migliaia di persone che mi hanno scritto dicendomi cose enormi. Io tutto sommato mettevo in fila i pensieri che mi avevano portato dov’ero. per molti si è trattato di una circostanza scatenante. E’ pur vero che si parlava d’arte e quello è solo un saggio… Ciao.

      • Si..anche la tua visione è corretta.
        Per me ogni cosa assume un significato diverso in relazione allo stato d’animo che si sta vivendo.
        E forse il mio è in piena introspezione quindi di difficile comprensione e condivisione.

  3. In un mio recente viaggio in Sicilia ho appreso che Rais è anche il nome con cui veniva chiamato il capo della tonnara. Ecco Simone..io ora così me lo immagino il tuo libro in uscita, come un bel pezzone di filetto di tonno dal colore rosso vivo. Tu con pazienza e l’impegno tipico dei pescatori lo hai fatto emergere dal mare di parole in cui navigavi. Ora ce lo servi, fiero e soddisfatto per la sua fresca qualità!! Adesso starà a noi cucinarlo al meglio, per assaporarne il piu possibile la sua prelibatezza!!! Ci trovi qui…tutti ai fornelli 🙂

  4. L’atto creativo. Ll’incanto e la straziante separazione della nascita. Quella energia che era in te prende forma e non è più tua, appartiene all’infinito che l’ha generata. Sarà sempre con te, dentro te, anche quando prenderà la sua strada entrando nelle vite distratte dei passanti. Ma il legame c’è, c’era prima della creazione, c’era nell’atto creativo, ed è sublimato con la nascita ed il distacco. Per avergli donato luce, ne sarai sempre parte, cosi la creazione sarà sempre parte di te. Nello struggimento del perdersi.

  5. Cito a memoria dal Postino: “la poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve”
    Quindi: tra poco tocca a noi!
    Ecco dove siamo noi adesso, ecco da dove ci vedi.

  6. Saranno nei sogni e nell’immaginazione, nella fantasia dei tuoi lettori…..e poi si parlerà e si parlerà di loro….grazie della tua fatica.

    • Certo Laura. Ma non averli più qui (perché erano qui, potevo vederli! E d’improvviso sono scomparsi, volatilizzati…) è una sensazione così strana, così aliena…

  7. Ti ritroverai Simone, ora goditi il momento! Credo che lo smarrimento, dopo una grande fatica che ha impegnato così fortemente le tue giornate, un lavoro che ha intriso e si è intrecciato con la tua stessa vita, sia del tutto normale e sano.
    Ti ritroverai e ripartirai con più vigore perchè forte di una nuova tappa importante conquistata.
    E poi adesso appena inizia il balletto delle presentazioni…mica ti puoi perdere troppo!
    Besos
    Paola

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