Anniversario

Fino a un anno fa i miei libri vendevano 5-6mila copie. Un risultato discreto, si poteva andare avanti. La mia scelta di lasciare lavoro e tutto e venire a vivere qui era stata fatta per andare avanti, per scrivere tante storie, per fare solo quello. Ognuno è nato per qualcosa: io per scrivere, mettere insieme storie in cui qualcuno possa emozionarsi, riconoscersi, seguire un filo proprio.
Erano due anni che avevo detto basta, ma lo sapeva qualche decina di persone appena. Io ero già felice. Mi alzavo la mattina, sole che filtra tra gli alberi, caffè, un libro sul tavolo della cucina, qualche pagina con la mente ancora lucida, poi al tavolo a scrivere, Renato, Silvia, una balena in pericolo. La casa fredda, accendo il camino. Non mancava niente. Andava bene così.

Poi accadde. Era giovedì, dodici mesi fa. Mi chiamarono in tanti, arrivarono un mucchio di sms, tutti insieme. Che succede? “Simo, compra il Corriere”. Era uscito un articolo, una pagina intera. Quel giorno il saggio veniva messo sui ripiani. Accade quotidianamente, per tanti libri. Nessuno poteva sospettare quel che sarebbe seguito…

Un anno, esattamente oggi. Un anno in più di questa folle scelta di vita, un anno di scrittura, di navigazione. Un anno di comunicazione, interviste, e poi di presentazioni, in viaggio per l’Italia. Un nuovo libro, finalmente un romanzo, Uomini Senza Vento, che viaggia di mano in mano. Un altro libro quasi finito, qui sul tavolo. Almeno tre progetti in testa. Un film in corso di scrittura. Un reading da preparare per marzo. Mamma mia…

Settantamila e-mail, qualcosa di più, con gente viva, come me, quarant’anni, poco più, poco meno, speranze, energia, i disagi di questo Paese maltrattato, che maltratta. Quanta gente (quanta gente!), quanto contatto. Un corpo a corpo, un grande abbraccio. Liti furibonde, incazzature. Ho risposto a tutti. Tante paure, ma nessuno che abbia potuto dire “non va, è sbagliato, non funziona”. Perché funziona eccome…

Con i soldi del libro ho comprato una stufa a pellets per integrare il calore del camino. E’ arrivata ieri sera, per coincidenza. Tre tonnellate di legna da spaccare, invece di cinque. Un inverno più caldo, e meno fatica. Un comfort in più. Il resto è restato com’era. Io soprattutto. Non mi sono mosso di un millimetro, anzi no, ho proseguito il cammino lento che facevo. Senza ansia o pesi sul cuore si potrebbe volare, e invece si va a passo d’uomo. Così lenti che nessuno riesce a prenderci…

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49 pensieri su “Anniversario

  1. Ciao Simone,
    grazie per il libro “Adesso basta”, che mi sta davvero prendendo, che sto centellinando e che mi dà a ogni pagina lo spunto per pensare e scrivere ciò che penso.
    Sono un downshifter, anzi sarebbe meglio dire un u-turner: dopo 19 anni di lavoro (sono anch’io del ’65) nel 2008 lascio tutto e scelgo una vita diversa, magari non felice appieno ma sicuramente migliore di quella che ho condotto finora.
    Le “privazioni” non mi pesano, non ho grandi esigenze, e quello che mi permette di vivere è l’equivalente di una cassa integrazione. Posso farcela.
    Avrei tante cose da dirti; mi accorgo che leggendoti e scrivendo in risposta i miei pensieri è come se avessi cercato un dialogo con una delle poche persone che mi possano capire. Lo sai anche tu: attorno a noi veniamo guardati con invidia e con sospetto; nel migliore dei casi come degli anacoreti, nel peggiore come dei parassiti del sistema consumistico. Ma di questo non mi curo più di tanto; mi basta la persona che ho accanto, i miei libri, la mia cucina e il resto della mia vita che voglio vivere come finalmente ho deciso io.
    Mannaggia, però: possibile che per contattarti esistano solo i commenti al blog? Non riesco per intima convinzione ad iscrivermi a fb,e questo penalizza un po’ le ulteriori possibilità di socializzare.
    Vabbè, vedrò di riscriverti qui quando avrò terminato di leggere il libro; intanto ti auguro ogni bene, di andare sempre nella vita a gonfie vele e, soprattutto, dove vorrai tu.
    Ti stimo davvero tantissimo.
    Riccardo D’Amore

    P.S. Sto facendo prendere aria alla bandiera italiana che esporrò sul balconcino di casa mia: il momento si avvicina!…

  2. Salve a tutti,
    la grandezza di Simone, non sta’ tanto nell’aver realizzato il proprio sogno, ma nell’aver smosso le acque e aver reso popolare e attuale il tema di come considerare la propria vita.
    Noi dobbiamo guardare la luna, non il dito che la indica.
    Al pari di Simone, esistono milioni di persone che hanno preso in mano la propria vita, ma nessuno prima d’ora si era impegnato per risvegliare le coscienze.
    Il messaggio, nemmeno tanto nascosto, che si riceve dai suoi scritti è semplice e chiaro : ‘ragazzi godetevi la vita’ ; e naturalmente nessuno meglio di noi stessi è in grado di sapere cosa ci fa’ e cosa non ci fa’ godere.

  3. Ho finito “Uomini senza vento”. Sei tu, non il protagonista, il libro.
    Attendo il prossimo.
    Avanti tutta….capitano.

    Un abbraccio,

    Luigi

  4. @ Angela:

    ti auguro di trovare la via giusta per la tua condizione e di raggiungere quell’ equilibrio a cui penso anelino tutti o quasi tutti i lettori di questo blog. Mi sembra che alla fine sia questo il punto, ognuno sulla propria via.

    Mi e’ piaciuta molto questa tua frase: “La vita a volte ti mette su una giostra che tu non hai scelto, ma che puoi solo accettare con amore.”

    forse che il bello della vita stia proprio nel rispondere a queste situazioni (giostre) in cui ci si trova e reagire, magari solo accettando le situazioni con amore.

    Ciao
    Marco

  5. Grazie FABRIZIO per le considerazioni,scrivo con l’ esperienza di anni in fatto di downshifting, dopo aver girato il mondo per lavoro e per svago, assicuro quindi che molta gente parla per parlare… è molto più impegnatignativo saper ASCOLTARE, capire e fare tesoro delle esperienze più significative. AUGURI

  6. @ Valentino:

    non penso ci sia gente che invidia il DS, ma solo gente che forse fatica a comprenderlo… poi pero’ come dicevo prima, e come anche Angela e lo stesso Simone hanno ribadito, non si pensi che il DS di ognuno di noi sia cosi semplice come ai piu’ APPARE (bada bene dico APPARE non ‘E”) quello di Simone stesso.
    Sono convintissimo della buona fede di Simone, che ci mette a conoscenza, ci rende partecipi della SUA esperienza, per far si che magari ci si smuova il nostro io per cominciare a fare la NOSTRA .
    Sono anche convinto pero’, che anche su questo blog, ci sia gente che la cosa l’ha presa un po’ troppo alla ‘mollo tutto e faccio il cavolo che mi pare.. e magari da ora..’, ed e’ qui che non hanno ben capito come dovrebbe funzionare la cosa…
    E cosi, come ci sono questi che io etichetterei come ‘semplicioni’, ci sono anche quelli che magari rimangono scettici, perche’ magari nel corso della loro vita non le hanno sempre avute tanto facili le cose…
    L’invidia e’ una brutta cosa, laciamola in altri posti, non qua dentro… penso che qui ci sia tutta gente che dell’invidia non sa cosa farne…
    Ognuno di noi avra’ il suo sogno personale, ed ogni sogno sara’ diverso, sta a noi attuarlo, e mettere in pratica il nostro personalissimo ed UNICO DS !!

    Buona vita !! 🙂

  7. Mi e’ piaciuto molto il commento di Patrizia: il DS io lo vedo piu’ cosi’, come lo pensi tu , piu’ che il ‘mollare tutto’ che suona molto pomposo, mette ansia ai piu’, ed il piu’ delle volte, diciamolo, non viene attuato per paura o per esigenze (purtroppo) piu’ importanti.
    Perche’ mollare , quando si puo’ RIDURRE !! In fondo DOWNSHIFTING vuol letteralmente dire proprio SCALARE, RIDURRE, non mettere in folle e via verso l’ignoto.
    Anche io la penso come te, non lavoro stagionale, ma lavoro comunque meno , part time, il che mi lascia molto tempo per poter chiarire, pianificare e realizzare i progetti che ho in mente, ma che purtroppo, come per i piu’ (cioe’ quasi tutti..) richiedono sostanze (ovvero MONEY) per poter partire e per tentare di cavarci qualcosa che alla fine (e solo dopo tentativi e sacrifici..) potrebbe, e dico, potrebbe, far si che si possa eliminare anche il restante lavoro dipendente part time.
    Pero’ intanto 22 ore a settimana non mi pesano, lavoro tutto sommato in un posto dove non stressano piu’ di tanto, lo stipendio per le ore che faccio e’ piu’ che sufficiente (certo sarei contento di prendere di piu’, ma se dovessi farlo a scapito della liberta’.. giammai, gia’ dato anni or sono!), mia moglie lavora anche lei part time 30 ore, e per fortuna la casa l’abbiamo gia’ sistemata nel corso degli anni e non abbiamo mutui sulle spalle (grazie soprattutto ai miei genitori, che mi hanno fatto risparmiare sin da quando ero piccolo, e cosi facendo , sono riusciti anche loro a risparmiare soldi, per sistemare la casa).
    Perche’ eliminare, scappare, tagliare ponti, quando basta GESTIRSI , fare scelte, sicuro, ma gestirsi, non scappare !! E’ un po come quelli che per tutto l’anno affogano nel lavoro per poter poi dire “ah ma sai sono andato 15 giorni in giro per il mondo…” ed intanto i restanti 350 giorni se li muoiono. Io magari non andro’ sempre in viaggio, non faro’ sempre vacanze da sogno, mi accontento di una volta ogni tanto, pero’ vivo tutto l’anno, e non tengo il fiato per il 90% del tempo per poi concedermi qualche lusso temporaneo e fuggevole…il tempo libero io lo cerco in ogni giorno, ogni giorno deve concedermi il tempo di poter pensare, o chesso’, di leggere, di buttar giu’ quello che ho in mente.. non “fra TOT anni”, non “adesso a testa bassa perche’ poi in futuro…”, ma “ORA, e TUTTI I GIORNI”, perche’ la vita va avanti, e non aspetta le nostre esigenze!!
    ‘Chi si accontenta gode !!’, come si e’ sempre detto, nulla di piu’ vero… !!

    Buona vita a tutti !!

  8. Cerchiamo di intenderci cortesemente: innanzitutto non ho scritto la parola odio, men che meno mi riferisco alla mail della signora ANGELA. Grazie dell’ attenzione Valentino

  9. sono la stessa Angela di ieri, e siccome sia Simone che altri lettori hanno risposto al mio commento, vorrei solo dire una cosa breve e poi taccio, se no diventa una catena di santantonio.
    A differenza di quanto dice valentino, io non odio nè disprezzo nè invidio nessuno. Sentimenti così brutti non mi appartengono proprio.
    Forse non ci siamo capiti: io rispetto la tua scelta. Sto solo dicendo, e mi permetterai di farlo spero, che non tutti possono metterla in pratica come fai tu.
    Anche a me piacerebbe tanto lasciare Milano, il caos e il mio lavoro con un contratto assurdo e orari pazzeschi al limite dello sfruttamento, e tornare sulle mia adorate montagne dove sono cresciuta, nel piccolo villaggio con mio marito. Abbiamo ancora la vecchia baita dei nonni, là. O anche un altro posto in un borgo fra i castagni sarebbe splendido. Ma abbiamo due gemelli di 4 anni di cui uno diversamente abile, e la nostra prima responsabilità è per loro. Lassù non ci sono le strutture di cui Davide ha assolutamente bisogno, e io non posso sottoporlo a 200 km per andare e 200 per tornare 3 volte la settimana, da Milano. E a Filippo chi penserebbe, nel frattempo?
    Ascolta Simone, io non ho nulla contro la tua scelta e nemmeno voglio fare un caso umano della mia situazione, nè voglio la pietà di nessuno. Dico solo che la decisione che hai preso per la tua vita non è possibile (o è molto, molto difficilmente realizzabile) per chi ha figli specialmente se disabili, per chi ha un genitore anziano e solo che vive in città, per chi ha una qualunque situazione che preveda delle responsabilità e dei legami che non si possono arbitrariamente sciogliere per rincorrere il sogno di una vita lenta e a misura dei propri ritmi.
    Mi spiace se non la vedo così facile e se non sono così easy come tante altre persone. La vita a volte ti mette su una giostra che tu non hai scelto, ma che puoi solo accettare con amore.
    Ti auguro sinceramente ogni bene, e spero che il vento gonfi sempre le vele della tua barca.

    • Angela, ma certo. Qui la diversità di vedute è di casa. Avrebbe poco senso un confronto, se così non fosse. Dunque benvenuto a tutto ciò che vuoi dire. Io però non sono tanto d’accordo, per due fattori:

      1) Fare figli significa aver GIA’ fatto una scelta, ed essere andati in una certa direzione. Direzione che, come tutte le scelte, impone alcuni sacrifici, elimina altre opzioni, offre una serie di vantaggi. Io invecchierò solo, tu con i tuoi figlioli. Nel frattempo tu hai la tua famiglia e io, per scelta, non ce l’ho (o considero famiglia la mia compagna o altro). E’ normale che a fronte di questo evidente vantaggio derivante dall’aver scelto di fare figli, tu abbia minore libertà d’azione di me, che invece sono più libero di scegliere. Sarebbe impensabile che tu avessi la mia stessa libertà e poi anche il piacere e il calore della famgilia che hai scelto e che, invece, per scelta, io non ho. Non sarebbe giusto, non trovi?

      2) Devo contraddirti quanto all’evidenza dei fatti. Migliaia di famiglie mi hanno scritto dicendo di aver scelto altre vite. Tutti con figli. Gente che ha trovato il modo di uscire, andare via, costruire altri equilibri, dandosi il cambio al lavoro e con i figli, autoproducendo molto, scambiando con altri cose, fatti, lavoro, esperienza. Io la pensavo un po’ come te, ma sono stato smentito. Credo in effetti che sia più difficile (vale il punto 1 anche al contrario, evidentemente), ma non impossibile

      Buone cose Angela. ciao!

  10. Simone rifletti: quanta gente ci invidia! L’ invidia è figlia dell’ ignoranza, genera disprezzo, cattiveria di ogni genere ed il mondo peggiora anche per questo. Saluti VALE

  11. Milano ore 18.06.
    In metropolitana mi trovo contromano, direzione cuore della città. Per un attimo osservo il flusso dell’umanità pulsante senza volto che rischia di travolgermi, allora prontamente cerco una via d’uscita dalla morsa in corsa immettendomi lungo la scia giusta dell’ora di punta del ritorno, quella minoritaria, al centro tra i due piloni diligentemente segnalati con spirale di colori gialla e nera, e attonita corro veloce ma un po’ impacciata, come se avessi perso il ritmo forsennato della gran carriera della quotidianità.
    Riconosco i luoghi, tutti uguali delle viscere delle grandi città, le cui fauci ingurgitano e vomitano ogni minuto masse di lavoratori.
    Quel percorso ha l’aria familiare, era lo stesso tapis roulant che mi aveva accolta all’inizio della mia avventura, quando con tutti i numeri giusti – relativi però, dotati di segno meno – era ancora tanta la voglia di vedere dietro l’angolo, e ora sembrava aver acquisito altro senso, il senso opposto, del controcorrente, quello che produce vento, quello sul quale si può andare persino lenti tanto da non poter essere presi, una volta inevitabilmente scesi. E’ questione di scalare marcia o invertire la direzione? di certo l’atteggiamento mentale col quale si intende dare una marcia in più all’esistenza connotandola di senso, il proprio, presuppone una discesa dal nastro trasportatore.
    Erano diversi gli occhi che osservavano, la realtà sembrava non essere più la stessa; il duomo più bianco che mai da lontano, policromo da vicino tendente al roseo tipico dell’incarnato delle madonne del tardo quattrocento.
    Ore 18.30.
    Scale mobili ascendenti e discendenti, tra componenti di elettronica, libri, cd, qualche dolcetto in bella mostra, lì su quella scala, colta di sorpresa, non c’era scappatoia, tanta emozione… tanta gente, aria di rinnovamento.
    Fa un certo effetto. Milano non era più la stessa.
    Grazia

  12. Angela,quale rischio peggiore può capitarci che vivere una vita che non ci appartiene. Arrivare in fondo guardarsi indietro e accorgersi che siamo esistiti senza aver capito veramente chi siamo, senza aver coltivato le nostre passioni e i nostri talenti,senza aver dato importanza alle cose fondamentali.
    Come possiamo barattare un pò di sicurezza in più con la necessità di sciegliere una vita più autentica.
    Vivere come piace a noi e non per soddisfare aspettative e condizionamenti sociali.
    Secondo me e come già spiegato in mille occasioni da Simone,non esiste una ricetta magica universalmente compatibile con tutti.E’chiaro che non tutti hanno il talento di scrivere libri, ma ognuno di noi possiede delle attitudini che dobbiamo aver la capacità di far emergere.Ognuno di noi ha una sua peculiare situazione psicologica,economica e familiare,ma questo non ci deve impedire di cercare la formula a noi più adatta.
    Ciao

  13. Angelo, Angela e tutti coloro che continuano a mettere in dubbio la fattibilità dell’operato del Perotti… Io penso, ed è mia personalissima opinione, che chissenefrega come campa Simone Perotti . Cioè, lui va in giro da un anno a dire che ha smesso dei panni in cui non si riconosceva per andare a riprendersi la sua vita e tentare di farne una cosa gratificante, con un senso. Non penso che noi tutti ambiamo a fare la stessa cosa, io per esempio non trovo piacevole in maniera particolare passare la giornata a scrivere, preferisco leggere, quindi, se mi metteste al posto di Perotti penso non starei proprio bene bene come ci stà lui.. Non posso nemmeno permettermi certe scelte che ha fatto lui, fortuna, sfortuna,karma,intelligenza, chi lo sà. Il mio personale downshifting sarà organizzarmi per fare un lavoro stagionale (quindi lavoro, di meglio non posso permettermi): lavorare solo al mare,6-7 mesi, nel turismo ed il resto dell’anno riposarmi ,leggere, vivere di poco, viaggiare low cost, imparare a restaurare i mobili.A conti fatti ci posso riuscire, devo togliermi il mutuo di dosso (casa piccola, mutuo “piccolo”) e per questo dopole mie 40 ore di ufficio settimanale vado a lavorare in un bar. Appena non ho più le rate mollo, vado e mi faccio bastare i soldi della stagione per vivere.Non ho soldi messi da parte è un po’ azzardato ,certo, ma chi baratta la propria libertà per un po’ di sicurezza non è degno nè dell’una nè dell’altra!
    Quello che posso perdere, il tutto di cui parli Angela, è un lavoro a tempo indeterminato e il 50% dei contributi per la leggendaria pensione…come sopra, per me, e solo per me, il sogno ne vale il rischio .

    • Patrizia, ti darei un bacio in bocca per questa cosa che hai scritto. Condivido tutto, parola per parola. Il senso è ESATTAMENTE questo. A me non sembra difficile capirlo…

  14. Non sono riuscita a venire alle Fnac ma, ti leggo ora sul corriere on line! Bell’articolo. Direi che il vento spira e anche bene!! Complimenti per il tuo successo. Un abbraccio Sonia

  15. Tu scrivi che “funziona, eccome”. Ma io penso che non puoi generalizzare così, e buttar lì queste frasi a effetto, perchè rischi di illudere un sacco di gente che vuole imitarti e che non ha i tuoi mezzi, il tuo carattere, le tue relazioni e conoscenze.
    Funziona PER TE. Per altri potrebbe essere la disfatta, non tutti possono contare sulle tue risorse. Io sono d’accordo con quel che ha scritto Angelo. Non tutti sono capaci di scriversi un libro e comprarsi la stufa coi proventi di quello. Quello che vorrei dirti io è che, secondo il mio misero parere, dovresti parlare anche dei rischi che questa scelta porta con sè. Per onestà tu dovresti dire sempre nelle tue conferenze che c’è un rischio oggettivo, che si può perdere tutto, che non tutti se mollano lavoro, baracca e burattini diventano Simone Perotti, il guru della vita lenta e dolce. Alcuni mollano il lavoro e restano ai margini, non ce la fanno.

    • Angela, dei rischi ne parlo diffusamente nel libro, ne parlo a ogni presentazione, ne parlo da un anno sui giornali, ne ho scritto sui blog e su articoli vari… Ma soprattutto ne parlano tutti (e parlano SOLO dei rischi). Devo dirti anche che quando dico “funziona eccome” mi riferisco ovviamente al fatto che sta funzionando la mia di scelta. Io posso dirlo avendone la prova concreta. Chi parla dei rischi parla invece solo delle paure, ma non ha la prova provata, pratica, concreta, di nulla. Se ci fosse qualcuno che ha provato a cambiare vita ma ha fallito totalmente sarebbe interessante ascoltarlo. Ma chi prova a cambiare fa sempre qualcosa della sua vita. Il coraggio di cambiare è già metà dell’impresa. In ogni caso io ho scritto e ripetuto milel volte che non si deve fare come me, ma che io sono la prova che si può fare, da persone normali.

  16. Ciao Simone buon anniversario ti seguo ormai dall’uscita di adesso basta e sposo interamente la tua filosofia, per quel poco che serve tutti i giorni provo ad infondere tali principi anche se spesso ho l’impressione che l’aspetto emotivo delle persone è sovrastato dal sistema così come si è cristallizato….il problema diventa disinnescare la bomba del crescente consumismo e di rassicurare le persone sul fatto che guadagnare/spendere e consumare meno non significa essere meno felici. Semmai il contrario….
    …La questione non è rallentare, ma scegliere un ritmo di vita che privilegi le relazioni umane e la gentilezza che ridia valore a ciò che di vero di bello e di sensato c’e’ nella vita, che non è certo la merce che consumiamo o la marca di auto che guidiamo….
    Val la pena provarci nel frattempo sto progettando il mio futura da DS

    Un cara saluto a tutti

  17. Ciao Simone,
    scusami se mi intrometto nel tuo blog, ho fatto con te il militare e soprattutto mi ricordo di aver svolto con te un servizio “corve cucina” e ti giuro mi ricordo, a distanza di 20 anni, ancora le tue parole, mentre eravamo seduti sui gradini che davano sul mega cortile della caserma e il porcaro (colui che con il camion portava via gli avanzi di cibo: ” invece di stare qui a fare questa cosa inutile (il militare), pensa il mare una barca a vela che taglia le onde… te lo dico perchè sto per lavorare a una regata che fa il giro dell’italia……”. Non ti voglio nascondere che le tue parole per me sono state un’ancora di salvezza. A presto mio prode capitano Stefano L.

  18. Che l’inverno sia più caldo avvantaggia le tue e nostre tasche, riparmiando sul calore, ma è un grave segno del global warming che esiste ed avanza. Se ne accorge la natura che sballa i cicli di maturazione delle piante e il clima impazzisce.
    Eri un 40enne di successo downshiftato dalla carriera in piena carriera.Resti un 40enne di successo anche dopo l’uscita dalla carriera. Ma quanti escono dalla carriera e non hanno successo?
    Il dowshifting deve essere fatto anche col rischio di insuccesso. Fallo capire a tutti, molti ti vorrebbero imitare nel successo. Che si sappia che chi molla le certezze molla gli ormeggi e naviga in mare aperto, solo con bussola solare. Molti vorrebbero GPS e mappa segnata.
    Quanti anniversari da downshifting man festeggerai nella casa di pietra? un giorno rientrerai nei ranghi? questa credo sia la vera sfida futura.
    PS: coibenta al top la casa con nuovi materiali in nanotecnologia, predisponi un progetto di autoriscaldamento acqua ambiente con pannelli solari piazzati sul tetto e/o in giardino. Ci puoi beccare anche agevolazioni fiscali.

  19. Ero come tanti alla Fnac. Bello vederti in carne e ossa, bello vedere l’uomo che sta dietro a tutte quelle parole scritte. Bello osservarti e vederti in pace col mondo. Qui a Milano quello sguardo “pacato e dolce” non l’avevo mai visto. Oggi, mi hai convinto ancora di più! Insomma, a rischio di essere monotono, GRAZIE DI CUORE! 🙂

  20. Buon anniversario! E proprio un anno fa circa (era credo la fine di ottobre) ho fatto la tua conoscenza a mezzo di un programma radiofonico, e….BOOM! Mi è esplosa la testa! Ma allora non sono pazza, visto che qualcun altro pensa certe cose! Quanti pensieri da allora, quanti sogni (a volte proprio campati in aria, devo ammetterlo…), se le mattonelle dei marciapiedi che percorro ogni mattina potessero parlare, sicuramente mi taccerebbero di “tedio”!
    Io, a differenza tua e di tanti altri, sono ancora qui con il mio lavoro, e per il momento non posso progettare il mio DS, ma voglio solo dirti ancora una volta:”Grazie, Simone!”, perché da un anno non è più la stessa cosa, io non sono più la stessa, e oggi più che mai so che “non farò questo lavoro per sempre, per lo meno con lo stesso impegno di tempo!”, oggi so che voglio sviluppare altro nella mia vita, oggi sono già distante dai discorsi sullo sviluppo dell’azienda che ascolto ogni settimana…, oggi so che, come le nuvole in cielo, questa situazione non sarà permanente, ed anche io troverò la mia vera strada!
    Grazie a tutti coloro che scrivono in questo blog, per gli spunti di riflessione, per l’analisi critica dei problemi, e grazie soprattutto a te, Simone, che ci ospiti e ci mostri “una” rotta possibile!
    Silvana

  21. E’ da tanto che ci penso, prima di cambiare lavoro (ma nessuno mi renderebbe davvero libero), poi sono pervenuto all’idea di prendermi un sabbatico di 10 anni, tra i migliori (dai 32 ai 42), per fare ciò per cui mi è sempre mancato il tempo (imparare, conoscere, passeggiare, pensare, scrivere, divenire consapevole), dopo si vedrà. Se tutto va bene fra 1 anno giro di 180° e dopo 10 anni lascio un lavoro sicuro, che mi ha permesso di comperare un alloggetto e mettere da parte il poco che mi servirà (500€/mese). Certo non sono molti, ma sufficienti, e non solo a “sopravvivere”: a patto di avere il senso dell’economia, essere sobri, sfrondare il superfluo e non temere di farsi da soli i piccoli lavoretti quotidiani. Da 3 anni ho scelto di non avere la TV e da uno vivo senza auto. Ora ciò che voglio è tempo, non c’è cosa più preziosa, l’ho sempre saputo: però purtroppo per chi non ha altre fortune bisogna fare anche i conti con la realtà. Avevo l’idea, ora ho scoperto che ha un nome (Downshifting) e tanti sostenitori! Per farlo non bisogna essere per forza dei manager, io guadagno meno di 1500€/mese. Potrò sbagliare, ma non dovrò rimproverarmi di non aver tentato di prendere in mano le redini e divenire me stesso, che poi è il senso della vita. Questo sì sarebbe il vero fallimento. Nel mentre vi seguo con interesse.

  22. caro Simone, ti ho scoperto in un’intervista a Lifegate circa un anno fa. Ero quasi senza un lavoro e ancora giravo come un pazzo per la medesima azienda che mi stava dando un calcio. No, non sono riuscito a trovare il coraggio dentro di me per fare un salto, un cambio. La stessa azienda alla fine mi ha dato la possibilità di rimanere ed io, anzichè prendere il bottino che offriva in alternativa, sono rimasto.
    Non mi sentivo pronto, era tutto troppo presto, troppo in fretta.
    Forse anche leggere le tue pagine, ascoltare la tua esperienza mi ha aiutato a non ‘fuggire’ nel nulla.
    Un anno e io sono ancora fermo dov’ero un anno fa? no, non mi sento così e di questo devo ringraziare anche il ‘clamore’ della tua scelta che ha dato la possibilità di rendere più visibili e condivisibili le tue esperienze per poterne fare tesoro.
    No, non mi sento fermo. Non sarò un fulmine di guerra nella mia evoluzione. Forse mi accontento ma anche questo è uno spunto per riflettere: non sto così male dove sto? Forse. Forse un po’ mi preoccupa anche questo. Forse è giusto che non corra almeno in questo.
    Forse. Intanto ti leggo e mi congratulo per quello che posso intravedere dalle tue parole. L’altro giorno ero a Milano in una zona che, chissà perchè, ho battezzato essere la zona in cui hai vissuto e pensavo a come potevi sentirti tornando da quelle parti. Mi capita spesso di provare ad immedesimarmi e non riesco ad immaginare altro che una profonda pace nel cuore e nell’anima.
    Beh, buon anniversario si dice?
    continua a scrivere, anche per chi ha voglia di ascoltarti.
    Buona giornata,
    -ste (che corre)

  23. Sai la differenza qual’è: che tu una certezza ce l’hai sempre, mentre altri che scalano marcia, forse non si portano dietro neppure quella. La certezza fatta del mondo nel quale hai vissuto, il mondo della comunicazione e a latere dell’editoria. Ti basta alzare il telefono e qualcosa accade, un amico che ti scrive una recensione, un altro che ti fa fare l’ospitata, un altro che magari in momenti di crisi nera ti fa fare qualcosa del tuo vecchio lavoro. La sicurezza. Non quella dei soldi, ho capito che oggi non navighi nell’oro, anzi. Ma la sicurezza che il mondo dal quale provieni possa accoglierti ancora ce l’hai. E’ vero? Anzi mi correggo. “Ancora” non significa nello stesso ruolo, ma possa darti una mano, anche ora, a vivere questa tua dimensione nuova e viva con maggiore tranquillità. Sai che per me sei stato importante, quello che hai scritto mi ha cambiato la vita. Penso che senza le tue doti personali, la tua forza, consapevolezza, coraggio, resistenza non avresti potuto fare nulla. Ma ti invidio e lo dico apertamente perché penso che il tuo fiorire in questa direzione – bellissima – sia stato favorito dal mondo lavorativo dal quale provenivi e di cui conservi tracce nel tuo modo di vivere. Non c’è nulla di male, ma ti invidio.

    • @Fu – Allora, capisco quel che dici. Non è come pensi tu, io dopo tre anni e mezzo alzo il telefono e non chiamo porprio nessuno. Pensi che i giornalisti (a parte tre amici tre, quelli cari) si ricordino di te se per oltre tre anni non sei più un produttore di notizie, di insight, di opportunità? Penso che tu immagini facilmente come funzioni, no?! Ospitate (dio mio vi prego non usiamo questa parola, sa di marcio, di lebbra…), inviti… dove mai? Mi avevi mai visto in giro prima di Adesso Basta? Eppure pubblicavo, e anche con Bompiani, grande editore, ma non esistevo sui media, eppure all’epoca avevo ben altri rapporti! Dunque anche qui…
      Però su una cosa hai ragione, resto comunque una persona che ha vissuto, che è stata immersa nelle cose, e questo se non può lasciare particolari relazioni (come ti dicevo, oggi i rapporti sono autentici e con pochi, dunque inutili e su cui è impossibile contare), lascia però una forte consapevolezza del Sistema, di come funzionano le cose, diciamo in generale “del mondo”. Una consapevolezza che rende meno proni, su questo hai ragione, perché quel mondo che mi faceva tanto paura, che sembrava un mostro di fronte a me, ragazzetto di campagna senza arte né parte che lo avvicinava col cappello in mano, beh… quel mondo, non è affatto invincibile, anzi, è popolato da un mucchio di gente debole, impaurita, e solo visto da lontano fa paura, mentre visto da vicino fa pena, a volte tenerezza. E questo ha un ruolo molto importante nell’acquisizione della sicurezza necessaria per combattere, per tentare, ovvero un aiuto assai più potente di quello che può darti qualche amico, perché questa sicurezza di aver visto la fragilità del drago serve molto, viene da dentro, crea forza ed energia. In questo senso sì, le mie esperienze di quasi vent’anni mi hanno molto favorito e aiutato.

  24. Auguri per l’anniversario.
    Certo che se con i soldi del libro ci puoi comprare solo una stufa a pellets, con tutte le copie vendute, vuol dire che la casa editrice ti da prorpio una miseria; ti ocnviene cambiare editore. Ah Ah
    Battute a parte ho letto Adesso basta questa estate. Nonostante fosse già da tempo che meditavo di fare una scelta del genere, è stato molto utile leggerlo. Vi ho trovato molti spunti. Per quanto mi riguarda non mi preoccupa il non sapere cosa fare, la solitudine, secondo me è ancora un problema di soldi. Io mi son dato come scadenza il 2012 spero di riuscirci anche perchè ora è arrivato un bel pargoletto (immensa gioia) e abbiamo la casa da ristrutturare ma l’obiettivo rimane quella data. Se poi sarà 2014 andrà bene lo stesso, ma oltre vorrebbe dire fallimento. Mi ci impegnerò al massimo e mi rileggerò e analizzerò più e più volte il capitolo riguardante i soldi perchè questo non diventi una scusa per evitare il salto verso la “libera insicurezza”
    Ancora auguri e grazie
    Fede

  25. Io ho 35 anni e non ho un immediato progetto di cambiamento, anche se il disagio legato soprattutto al lavoro è presente in me da molto tempo… Leggere le vostre storie è uno spunto per fare chiarezza su cosa mi piacerebbe davvero fare e come realizzarlo, magari a piccoli passi per volta. Per quanto riguarda la ricerca di una vità più naturale e sobria invece sono anni che ho felicemente sposato questo modo di vedere le cose, quindi la sento già mia. Un abbraccio.

  26. In effetti è già passato un anno da quando Adesso Basta entrava nella mia vita a dare un senso al disagio indotto dalla quotidiana schiavitù ed insieme ad aprire le porte al cambiamento. Grazie per aver scritto quel libro. Mi ha aperto gli occhi. È stato il manuale d’istruzioni per progettare e poi realizzare il cambiamento. Adesso sto divorando Uomini senza vento. Continua così Simone, abbiamo bisogno di persone come te.

  27. Ciao Simone,

    che dire … effettivamente è passato un anno…. un anno fa di questi tempi ti scrivevo perchè il tuo libro entrava a gamba tesa su una serie di riflessioni che stavo macinando già da qualche mese: continuare la strada professionale avviata seguendo l’azienda genovese per cui lavoravo da oltre 10 anni che sarebbe stata di lì a qualche mese fusa, accorpata e trasferita a milano (e poi mi devono spiegare com’è che le multinazionali creano valore…) oppure tagliare nettamente con quella strada, fare anche un pò un salto nel buio, ma con la volontà di provare a ricrearmi una vita in base alle mie priorità, alle mie scelte di stare in un posto dove puoi respirare aria di mare, dove puoi avere un orizzonte infinito da guardare, dove i colori e i profumi cambiano con le stagioni, dove… così nel frattempo ho fatto.

    Da maggio a questa parte non c’è giorno che passi senza che io ringrazi di aver fatto questa scelta.

    Sono libera, respiro di nuovo, la mia testa ricomincia a germogliare pensieri e stimoli nuovi, sto dando sfogo a quello che mi piace per fare progetti per il futuro …

    ciò che trovo inebriante è il poter vivere una vita diversa nella stessa vita e poter diventare qualcosa di altro, qualcosa di più di prima .. continuare a imparare (mi sono iscritta a un corso di design per dare sfogo a un pò di creatività!), avere giornate che non si ripetono tutte uguali e nelle quali soprattutto c’è spazio per fare le cose che mi fanno stare bene e per stare con le persone alle quali voglio bene…

    non so ancora esattamente dove approderà la mia barca, ma so che ci arriverò con entusiasmo ed avendolo voluto e non subito, ed è questa la sensazione che conta oggi per me. perchè non c’è niente di più bello della sensazione di vivere, più che di quella di esistere soltanto.

    Ti ringrazio, ancora una volta, perchè un anno fa facevi capire a tanti di noi che saltare il cerchio di fuoco era possibile e che dall’altra parte non si arrivava bruciati, ma semmai vivi più di prima!

    A presto, buon vento.
    miki

  28. Ciao Simone,
    volevo ringraziarti per aver scritto ADESSO BASTA,l’ho divorato l’estate appena finita mentre ero in Croazia in barca a vela..seguo il tuo blog da un pò,e sto progettando anche io di prendermi più tempo e di lavorare meno,se non di smettere del tutto..mi offri molti spunti per il mio progetto,e se ci riuscirò,sarai il primo a saperlo! Buon inverno
    Franca

  29. Ho trovato questo sito perché ho cercato sul web ” manager senza lavoro” … I commenti sono caldi di cuore ma io la rotta nn la trovo come Anna il lavoro era quello che volevo fare l’identificazione di me l’affermazione. Ora a parte il blackberry muto non so più in che verso andare ne come trovarla quella rotta vera sono grande ho due figli due mutui e non riesco a capire l direzione del vento. Senza quello che ho fatto mi sento come se non esistessi e non e’ per le cose quelle hanno smesso di gratificarmi tanto tempo fa… Comprerò i suoi libri

  30. Un Post carico di energia positiva!
    Leggendolo mi sono detto ancora una volta, si può fare!
    Grazie Simone, leggere questi post fa bene, per un sacco di motivi ma fa bene! Work in progress per le domande,come ti ho scritto, trovo utile raccogliere gli esempi di come fare A.
    Complimenti per la stufa a pellet quando ti riscalderà quest’inverno sarà un calore speciale! Credo che essere consapevole che è il frutto delle tue passioni, sia impagabile!!!
    P.s. Confermi a Milano la presentazione di USV alla Fnac h 18.30 dell’11/10/2010?
    Live simply take it easy
    Alberto

  31. Beh, che dire, buon anniversario!
    Sul tempo e sul correre: ma quanto tempo sprechiamo nella nostra giornata a far cose inutili, non nostre!
    Quelle rare volte in cu riesco a lavorare da casa, nel mio studio, lavoro la meta’ del tempo e produco il doppio… Senza colleghi, senza il telefono, senza clienti e fornitori che ti cercano, senza le due ore tra andata e ritorno per arrivare in ufficio!

    Ah, un grazie a chi mi ha risposto sull’equilibrio. Mai come ora ne ho avuto bisogno.

  32. auguri di buon anniversario,sembra proprio che la direzione sia giusta,vi leggo sempre con interesse e tra mille riflessioni cerco la mia via.
    grazie

  33. Carissimo Simone, ho conosciuto la tua storia qualche tempo fa quando eri stato invitato su un canale RAI una mattina di qualche mese fa… certamente hai avuto coraggio. E fortuna… quanti vorrebbero lasciare tutto, come hai fatto te, e ricominciare una nuova vita cullati dalle onde del mare! Ma non è una cosa per tutti, perché non tutti sarebbero capaci di fare i sacrifici e le incognite che tu invece hai deciso di affrontare. Ti auguro di rimanere sempre coerente con te stesso, anche adesso. Soprattutto adesso che la gente inizia a conoscerti e la fama ed il successo stanno bussando alla tua porta. Molte persone non hanno sogni e tu rappresenti ciò che altri non hanno mai avuto il coraggio di fare. Questo è un grande compito che il Signore ti ha affidato in questo tempo senza sogni e senza coraggio.

    Un caro saluto.

    P.S. Il post sulla “pausa pranzo” lo trovo eccezionale!

  34. Simone, io capisco perfettamente. Non e’ la lentezza di per se stessa – è il muoversi al ritmo che tu hai scelto, ma soprattutto per le cose che tu hai scelto.
    Ieri sera ho fatto una scoperta interessante, che spero mi sarà utile nel mio viaggio verso la liberazione.
    Ho analizzato l’impulso, che mi ha colto ieri sera come tante altre volte (ed al quale ho ceduto, anche ieri sera), ad afferrare il blackberry e guardare le possibili mail arrivate dall’altra parte del globo per bla bla bla eccetera. Perchè? Ma che diamine, perchè a me PIACE fare bene le cose e quelle mail mi servono per fare il mio lavoro bene. Questo e’ quello che il mio lavoro mi da, e che evidentemente per adesso compensa quello (ed e’ tanto) che mi toglie: e’ al momento l’unico ambito della mia vita dove ho la occasione di FARE. Se me ne vado, che faccio? Si, si, mi godo la vita etc, ma dove trovo il senso di me stessa? Dove trovo l’appagamento e la gratificazione (personale, no dei miei capi…) che ora ricevo (dall’interno!) quando svolgo bene un compito? Non è da sottovalutare! Simone ci ha fatto l’ennesimo regalo descrivendo la sua vita, dopo il downshifting, come PIENA, PIENISSIMA, di cose, di progetti che si realizzano, in buona sostanza di possibilità di avere ancora la stessa soddisfazione – quella che hai quando pensi di aver fatto bene qualcosa. Il vero premio, che vale tutta la differenza in denaro, è che se sei padrone della tua vita fai BENE quello che hai scelto TU di fare BENE. Io ho capito cosa mi tiene legata all’azienda molto piu’ dello stipendio – che non so COSA posso fare BENE una volta fuori di qui! Ho paura di non sapere fare NIENTE altrettanto BENE…! E’ la mia identità che non so come sarebbe al di fuori dell’azienda.
    Grazie ancora, Simone, perchè la tua storia, e la sua evoluzione che ci racconti, rende più piccole le mie paure, e a volte mi sembra che una vita diversa sia quasi quasi possibile anche per me

    • Anna tocchi uno dei punti nevralgici, e grazie di averlo fatto con acume e sincerità. Io penso questo: ciò che vuoi fare, essere, diventare è lavorare, cioé esattamente quello che fai. In questo caso vuol dire che sposi almeno in gran parte la fenomenologia lavorativa, cioé la relazione con un datore di lavoro, la natura del vostro rapporto, il tema del denaro in cambio di tempo e libertà, le mansioni che hai o potresti avere, la natura del tuo business, etc etc. Se questo ti rende felice, almeno in grande parte, e se tu ti identifichi in questo vuole dire che va bene, perché fai quello che vuoi e, infatti, farlo ti genera benessere autentico. Oppure, nel caso non fosse così, non hai chiaro cosa faresti, cosa saresti, cosa desidereresti senza il lavoro. Potrebbe essere che tu non ci abbia mai pensato o lavorato su. E’ una cosa frequente. In questo caso hai una strada segnata, ben chiara, davanti a te, e cioé quella di capirlo, quella di sperimentarti per comprendere ciò che ognuno di noi è: qualcosa, con prevalenze e orientamenti, passioni (sopite magari) e avversità. Insomma, ciò che sei in assenza del lavoro (o anche in parziale presenza di esso).
      Mi pare che la cosa più rilevante di questo mondo è che non ci forma a capire chi siamo, e enppure a cercare di farlo. Senza una rotta, è difficile navigare. Senza una rotta propria, condivisa, è facile pensare che la rotta che abbiamo è la migliore. Ragionaci. ciao!

  35. Da Chay Blith (Prefazione “Against the flow” of Caffary Dee)
    Proprio prendendo spunto da questa pioniera del mare provo ad immedesimarmi nei navigatori di un tempo, che navigavano senza apparenti certezze, sicuri solo di una cosa… della partenza. Il mare non offre punti di riferimento e se i marinai fossero stati paurosi, come noi uomini d’oggi, probabilmente non si sarebbe scoperto alcunché, al di fuori del proprio giardino di casa. Partire senza sapere, senza certezza di tornare e, soprattutto, di sopravvivere ad un’avventura tanto grande… Questo alimentava il fuoco che arde ancora dentro ognuno di noi e non può fare altro che guidare la nostre mani a salpare l’ancora mentre la nostra anima scruta l’orizzonte.

    Grande Simone, hai vissuto più tu in un anno che io in 28… Sono partito da poco ma spero di arrivare presto, tu continua ad infonderci coraggio. Continua a convincere le nostre menti, attanagliate dal mantello del benessere, che si può stare bene anche con una stufa a pellets…

    Michele

  36. … così lenti che nessuno riesce a prenderci… come nel romanzo di M. Ende, “Momo”, nel quale la tartaruga più andava piano e più era veloce. Un ossimoro che sconvolge e che protegge dai ladri di tempo, i signori grigi…

    “kalo himona”, Buon inverno, come ti augurano i greci quando te ne vai dalle loro isole. Buon inverno con la tua nuova stufa.
    Fabrizio

  37. Cominci a confondermi un po’, però…
    Scrivi di “un anno di comunicazione, interviste, e poi di presentazioni, in viaggio per l’Italia. Un nuovo libro,un altro libro quasi finito, tre progetti in testa, un film in corso di scrittura, un reading da preparare”. Poi chiudi dicendo che vai talmente lento che nn riescono a prendermi. A me sembra che tutte le cose che fai mal si coniughino con la lentezza.
    Ed anche con lo “scalare la marcia”.

    • capisco il tuo sconcerto, ma solo in parte. L’ho spiegato per un anno. Mi rendo conto che ho dei limiti, non posso far comprendere tutto… bisognerebbe che stessi qui un giorno, che avessi il cuore leggero, senza responsabilità, senza gerarchie, senza doveri, per capire. Io faccio tante cose, ma a modo mio, col mio tempo. Cose mie, veramente mie. Ti mando un saluto. ciao!

  38. La frase finale “Così lenti che nessuno riesce a prenderci…” è emblematica, la sto sperimentando sulla mia pelle, ho iniziato a rallentare (aiutato dalla mia natura riflessiva), comincio a vedere gli altri che corrono e mentre io mi chiedo “ma lo sanno dove vanno?” io ho più tempo per pensare, per impostare la direzione, per valutare i pericoli e le opportunità e sfuggo, sfuggo alla comprensione altrui, alla massa che con la sua forza di gravità cerca di attirarmi a sè e farmi suo.

  39. Ciao Simone, apro ora il tuo blog, leggo il post. Non c’è ancora nessun commento, mi fermo a pensare che forse lo hai appena scritto e io lo sto leggendo quasi in contemporanea da centinaia di chilometri di distanza. Sono le 9.30: orario d’ufficio. Ne io ne te ci “incrociamo” dai nostri uffici bensì dalle nostre case, dalle nostre vite che stiamo costruendo nell’autenticità che, guarda caso, è anche somiglianza. Mare, natura, libri, blog…
    Cammino lento anche io, lontano ma vicino.
    Buon inverno con la stufa nuova.

    Riccardo

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