Puoi fumarti il pomeriggio…

Le montagne oltre i tetti sono rosse di sole. Fa freddo, l’aria è asciutta. Debole maestrale. Aspetto l’ennesimo treno. Ho indosso un paio di jeans, un maglione caldo, un giaccone che col tempo diventa sempre più bello. E’ solido, non teme l’usura. Tanto meno il viaggio. Con me ho solo una borsa leggera. “Una città per cantare”. Ho in mente questa canzone, stamattina.

Ieri, a centinaia di chilometri da qui, aspettavo un altro treno. Prendevo il sole, accucciato, con la schiena appoggiata sul muro. Pensavo che sono fortunato. Dovevo aspettare un’ora e mezza un treno locale, un po’ in ritardo. Guardavo la gente passare, con gli occhi socchiusi. Non provavo alcuna ansia, non avevo alcuna responsabilità a premere sul cuore, dovevo solo stare lì, al sole, fermo, e aspettare. Era mercoledì, ieri. Pensavo a una persona che non c’è. Qualcuno potrebbe dire che non esiste, ma io so che non è vero.

L’ho scritto: liberare tempo ha molto a che fare col viaggio. Quello che non so scrivere è il sentimento del tempo libero. Di stazione in stazione, sempre sulla strada, una presentazione al giorno, tante facce, tanto calore, ma soprattutto tanto tempo, tanti pensieri. Col sole sulla pelle, gli occhi chiusi sotto gli occhiali scuri, mi sono chiesto: “Come facevo a vivere quando non avevo tutto questo tempo. E dove finivano i pensieri, quando non potevo farli?” La persona c’è eccome. E’ il personaggio di un romanzo che devo scrivere. Mi è parso di vederla appoggiata al muro, anche lei, poco più in là…

Lunga è la strada… puoi fumarti il pomeriggio… Hai davanti un altro viaggio, e una città per cantare… Stasera un’altra città. E domani un altro viaggio. “Quanto è lunga una vita, per tutti i diavoli!” esclama Long John Silver in un passo del libro di Bjorn. Ma non si dice sempre che la vita è breve? Breve se vola via, ma se non la ingoi, se la mastichi, diventa tanta. Libero di andare. Me ne torno verso il mare. A casa.

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82 pensieri su “Puoi fumarti il pomeriggio…

  1. In foto è Bassano vero (ponte degli alpini, bassano Vi)? Bellissima cittadina sotto l’altopiano , porta della pianuta padana 🙂

  2. ciao a tutti ho letto i vari commenti…….troppe parole,polemiche
    se’ sentite il bisogno di fare downshifting “allenatevi” qualcosa di buono verra’ fuori (per noi stessi), se’ nn ne avete bisogno e state bene cosi’, va bene uguale.
    curricola: studi: seneca, stevenson
    lavoro: convivialita’, tempo masticato e non ingoiato,
    almeno ci provo

  3. Ciao Simone,
    Ho appena finito di leggere il tuo bellissimo libro “adesso basta” e ti volevo fare i complimenti, ammesso che tu legga mai questo messaggio, per il modo in cui scrivi. Io ho appena deciso di fare “downshifting” approfittando di una buona uscita proposta da una nota azienda americana dove sto ancora lavorando (sono in attesa di una risposta). La scelta non e’ stata affatto facile, io adesso ho 46 anni, ma per adesso sono molto contento di averla fatta e spero anche in futuro. Come scrivi te la vera guerra, che e’ sopratutto con se stessi, vien combattuta tutti i giorni dopo aver lasciato. Ti ringrazino per la grande ispirazione che mi hai dato anche se ovviamente la scelta l’avrei fatta lo stesso senza il tuo libro. Adesso ho già “stappato il cervello” e sto iniziando a lavorare ad un sacco di idee, compresa qualche consulenza che forse riesco ad ottenere come libero professionista ma d oggi in poi la mia vita e’ tutta da scoprire….con occhi nuovi.

    Buon vento….spero un giorno di avere l’occasione di conoscerti.

    Mauro

  4. @ Renato:

    daccordissimo con te. Per quanto una persona sia attaccata al proprio lavoro, non voglio credere che ci sia qualcuno che VIVE per LAVORARE. Che possa lavorare con passione, quello si , ma che si riduca la vita ad un circolo vizioso lavoro maggiore–>guadagno maggiore–>consumo maggiore, mi pare tristissimo…
    Lavorare il giusto, per percepire il giusto, per vivere degnamente (mentre in Italia in questo momento chi lavora, stralavora, e per stipendi non sempre congrui o comunque adeguati..)…

  5. Che bello Simone..quando entri nella descrizione dei tuoi tempi incarnati, pieni, sospesi, dilatati, vissuti in prima persona, ecco che sento la vera essenza di tutto quello di cui stiamo in questo luogo non-luogo parlando, condividendo, viaggiando, cercando, esplorando, faticosamente, autenticamente e in divenire continuo, passo dopo passo..Ho appena ordinato “Uomini senza vento”! Buone fumate!

  6. Ciao Simone, ti ho ascoltato con interesse alla Roberti,ero li per caso all’ora giusta.
    Nella filosofia orientale la parola ‘caso’ non esiste..In questi giorni ho riflettuto, si hai ragione(che tu lo dica x vendere libri o no)la cosa più preziosa che abbiamo e proprio il tempo.A cosa serve vivere? Alla nostra evoluzione spirituale naturalmente..e come possiamo migliorarci se non possiamo vivere come vorremmo,tutti di corsa e convinti di esserci x sempre.Da tanto avrei voluto fare una scelta come la tua,ma con una figlia è più difficile,così cerco con i miei lavori di comunicare quello che sento,tutto è uno. sentirci parte..perchè noi SIAMO la natura.Ti invito a visitare http://www.dllnature.net e a dirmi le tue impressioni. Avrei voluto stringerti la mano..

  7. Da quello che abbiamo letto Alex non frequenterà più questo luogo.
    Peccato perchè, preso atto della sua filosofia di vita, gli avrei chiesto qual’è secondo lui la ragione per cui siamo al mondo.
    So bene che la risposta non è chiara a nessuno, ma secondo me averne una vaga idea ci fa andare avanti, non voglio credere che per lui “lo scopo della vita” siano il lavoro, la carriera e i soldi. Per quanto uno possa amare il proprio lavoro non può essere una ragione di vita. Ciao

  8. Grazie Simone, apprezzo molto le tue parole che come spesso accade mi aiutano a fare chiarezza.
    Ero un po’ teso per quel post, volevo quasi chiederti di non pubblicarlo, proprio perchè non sopporto quelli che fanno a chi ce l’ha più lungo e non sopporto nemmeno me stesso quando mi capita (assai raramente, devo dire) di fare così anch’io.

    Ho detto che faccio l’imprenditore non certo per farmi bello (e di che, poi?), ma solo per far capire ad Alex che chi scriveva non era uno che non fa nulla tutto il giorno e campa sulle tasse altrui, ma si vede che lui ha percepito questa cosa come provocatoria e non gli è andata giù.

    @ lucia: “vi identificate con la vostra sofferenza”. E’ un pensiero davvero molto profondo. Mi colpisce in pieno.

    @ Alex: mi hai fatto riflettere su di un particolare: Art.1 della costituzione: “L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro”. E’ vero. E’ drammaticamente vero. E’ stato scritto dai Padri Costituenti in contrapposizione all’ipotesi di fondarla, ad esempio, sul capitale. Ma oggi che quella contrapposizione non c’è più assume certamente altri significati, incluso quello che gli dai tu.

    Ma c’è un’alternativa:
    We hold these Truths to be self-evident, that all Men are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty, and the pursuit of Happiness
    Dalla dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America.
    Uno stato fondato sul diritto alla vita, alla libertà, alla ricerca della felicità.

    Beh, fossi costretto a scegliere, io non avrei dubbi.

  9. E’ che gli uomini ragionano con il pene…da sempre.
    Bisognerebbe invece scegliere la resa, essere finalmente pietre che rotolano. Vi identificate con la vostra sofferenza per questo non riuscite a sottrarvi. Un bacio
    lucia

    • Pietre che rotolano mi piace molto. Rolling stones… Quanto alla fonte del pensiero… beh Lucia, dacci il merito che ci stiamo lavorando… 😉 Ciao!

  10. @ tutti: scusatemi per il post precedente. Ma Alex mi ha fatto veramente girare le balle. E’ lui che per primo da’ dell’imbecille a tutti noi, perché lui sa ciò di cui parla (ovviamente gli altri no, si direbbe) autoincensa sparando castronerie di una superficialità spettacolare e poi dice a me che non gli vado giu’ perche’ voglio fare a chi ce l’ha più lungo.
    E io casco volentieri nella provocazione. Mi capita sempre. Sara’ perché non credo alle provocazioni?

    • Giovanni, una provocazione non viene formulata, viene percepita. Se tu non vuoi essere provocabile, nessuno ti può provocare. Da questo punto di vista Alex sceglie tono e parole ma riuscirà a toccare le corde solo di qualcuno, di altri no. Tutto sommato è normale. Però a sentirsi provocati mica c’è niente di grave. Basta che non fai over reaction! Se Alex ti fa un po’ girare,… gira! Ciao!

  11. @Alex: ce l’ho lunghissimo. Una laurea In ingegneria elettronica, due master (telecomunicazioni e business administration in Sda bocconi)
    Dieci anni di esperienza in contesti multiculturali e internazionali. Tre anni di lavoro in Sudamerica. Tre imprese fondate insieme a fondi di private equity Esteri. Ti vado giu’ adesso?

  12. @ Alex:
    Grazie per la tua presenza qui…. mi è piaciuto giocare con te…non amo scrivere ma adoro leggere e ti ho letto con molta attenzione…io come te ancora lavoro e ciò non mi impedisce di avere la mente aperta a 360°…..nel mio lavoro mi occuppo fra l’altro di risorse umane ed tu sei una risorsa …. interessante… almeno dal mio punto di vista…… spero di leggerti ancora ….cri

  13. Confermo, era un test.

    OK, l’hai superato in quanto sei rimasto in equilibrio. Per capire le persone le persone si lancia un sasso e si stanno a vedere le reazioni per capire cosa c’è dietro la maschera, l’effetto è subitaneo perchè uno non se lo aspetta e finisce col rivelare sè stesso. Credo in tutto quello che ho detto, anzi posso documentarlo, però il succo è questo. I lettori che hanno risposto invece, tutti bocciati (tranne Renato, qualcun altro…), hanno risposto scompostamente, non accettando di dialogare con uno con un minimo di (finta) foga. Se fossero stati ad un raduno della lega sarebbe stato un dialogo tra sordi, e a me interessa soprattutto capire se c’è gente con cui si può parlare. E la calma e il dominio di sè sono la prima regola. Se basta lanciare un amo e ci cascano così vuol dire che non sono pronti. Pronti a cosa? Cavoli, ma volete sfidare il mondo, che è bastardo e spietato, subdolo, pronto a pugnalare alle spalle e vi fate cogliere in castagna da uno che in fondo ha solo detto verità banali? Come il fatto che un sistema è insostenibile, che non c’è n’è per tutti, etc… OK, si può non essere d’accordo ma sono verità banali.

    Pensavo d’essere censurato anche se non ho usato linguaggi scurrili, quindi riconosco che sei equilibrato. Però con tutto il rispetto, non vale la pena seguire il blog, in quanto ancora non siete pronti, non maturi intendo, non costruiti come persone che se ti danno un pugno non batti ciglio, e per affrontare i cambiamenti sociali che si prospettano è invece necessario questo tipo di gente. Come Del Piero che becca sberle in campo e continua a giocare. Invece mi avete “sputato”, metaforicamente come Totti (il lama) agli europei. Avrà avuto ragione ma ha perso la faccia. Io l’ho fatto apposta (anche se credo in quello che ho detto) ma immaginate qualcuno di davvero ostile, quello corre subito dalla parte opposta alla vostra per ripicca, scappa da voi indipendentemente dalle idee perchè sente ostilità.

    Si costruisce una Società in un modo solo: l’unità. Qualunque società unita è forte. Qualunque società disunita è debole. L’Italia è disunita e litigiosa, impulsiva, incapace di fermarsi a riflettere su ciò che la unisce (poco…). E’ chiaro che in queste condizioni, anche se potessi vedere in voi delle ragioni, non mi ci affianco a voi, non siete affidabili, passate subito alla critica (come fanno tutti), pretendete che uno vada via se non è d’accordo con ciò che ritenete giusto (come fanno tutti), usereste la forza (la legge, la costituzione, se non ti sta bene… – come fanno tutti), date dell’ignorante (come fanno tutti). Dove sta il valore aggiunto dell’adesione a certi valori se siete così fragili? Essere mandato a quel paese da voi, dai berluscones o dagli ex-sinistroidi è uguale, capite, non c’è differenza. finchè non si crea un uomo diverso, non vale la pena ascoltarvi, perchè potreste anche avere ottime ragioni, ma mi interessa la qualità degli uomini con cui vado a fare una lotta. Se c’è la qualità c’è tutto, ma deve esserci l’uomo. Non so se mi spiego. Deve essere un “uomo” superiore, non un'”idea” superiore. Io lotto anche facendo compromessi, ma quando trovo persone, serie, nel senso di “diverse”. Le risposte del blog hanno dimostrato che ci sono persone come tutte le altre che (forse) pensano cose diverse, e questo non basta, non basta.

    Solo una cosa che non sono riuscito a mandare giù: quell’imprenditore che subito mi ha detto di esserlo, citandomi il numero di persone che lavorano per lui, “lei non sa chi sono io, mi presento”, non ci volevo credere in un blog di questo tipo che si potesse esordire così. Bene, la scuola di Chicago è stata utilizzata dai regimi del sudamerica per distruggere l’economia, Milton Friedman era consulente di Pinochet e ha spiegato come distruggere l’economia cilena a Nixon per far cadere Salvador Allende. Hanno privatizzato l’acqua in bolivia! Ecco, è questa la decrescita, mettersi nelle mani del fascio-capitalismo? Del Monetarismo in un mondo che sconosce l’ammontare di liquidità reale (moneta) in giro? E’ l’economia del manganello e del “boh vuoi dire che non ha funzionato?” Spero di no. E lo dico io che non credo nel downshifting, ma come si fa a portare avanti certi argomenti a livello collettivo, in qualunque aula universitaria un parallelo così farebbe scappare metà aula (la metà di sinistra, la destra applaude).

    E poi, avete visto quanto siete omogenei (tranne qualche caso sempre a parlare di soldi)? Vuol dire che è attirato dal blog un certo tipo di persona con un certo tipo di vissuto, con un certo tipo di desiderio. Ma così diventa un po’ un ghetto,un po’ esclusivo, insomma, per dirla in modo brutale, così “voi ve la cantate e voi ve la suonate”. Il pensiero unico così è inevitabile, ma assolutamente marginalizzato. Renato ha scritto che “certi concetti si diffondono a macchia d’olio”. Ma sono numericamente marginali, sembrano macchia d’olio in quanto ci si concentra su di essi. E’ esploso il numero di quelli che vogliono lavorare di più (per me giustamente), non quello di chi vuole lavorare di meno! Le agenzie di lavoro sono piene. Per un parchetto con uno che si gode la vita ci sono mille persone iscritte all’agenzia. Il relax si comprime a macchia d’olio, non si espande. Ma voi dite che è il contrario!E poi a me lavorare piace, lo trovo giusto, sono contento quando vedo un bambino extracomunitario che viene curato gratis coi miei soldi. Ma questo in quanto il padre non trova lavoro, non perchè preferisce stare in barca. Vabbe’, non siete d’accordo, pazienza.

    OK, sono scorretto, non avevo alcun diritoo e sono anche un po’ bastardo, però prima di aderire a qualcosa, o di perdere tempo leggendo ciò che viene scritto, uno deve pur farsi un’idea dell’aria che gira, no? O si accompagna al primo che capita a scatola chiusa. Mette un po’ alla prova. Se ci sono le persone giuste si fa qualcosa insieme, ma devi provarle. Se tiri diritto su di uno, e quello non si sposta di un millimetro stando calmo, su quello lì devi investire, non su chi ti viene addosso. Saranno gente di carattere, ma sono persone comuni. E oggi non servono più persone comuni, servono persone “speciali”.

    Complimenti al curatore del blog per la calma dimostrata. L’autocontrollo è la radice di ogni cosa.

    Continuo la mia ricerca, come Diogene che cerca l’uomo, però lo preferisco lavoratore indefesso, è una razza che mi piace, crea un futuro che ammiro, e poi se a uno piace lavorare, accetta i contrattempi, la lotta, le perdite di tempo, i fallimenti, allora ne vale la pena. Uno dice “così non vivi”. E chi lo dice, stando stravaccato a rilassarmi sono più vivo secondo voi? Far crescere i soldi che hai sul conto corrente, con fatica certo, con sacrificio non è un gioco come il tennis o il golf? Cosa ne faccio, niente, mi piace farlo, perchè se mi faccio le quindici buche è meglio? E se compio tre giri intorno all’Italia in barca è più divertente che fissare cinque obiettivi e raggiungerli dimostrando che nel gioco della competizione sono stato più bravo degli altri? che poi andiamo a prenderci una birra e ci diciamo “e se, e se”, ma la vita è questa. E poi oggi co sono altri popoli che fanno il gioco, gente che vuole lavorare, che è disposto a farlo per meno, atleti implacabili che macinano lavoro e la gara, la competizione si fa accesa, e se uno vuole rilassarsi lo può fare, ma gli altri atleti si portano a casa il premio, il benessere, la soddisfazione di essere il primo, il vincitore dell’alloro. Loro vogliono emergere, dimostrare quello che valgono con quella gara che si chiama lavoro, fatica, sacrificio, sudore, loro vogliono questo. Per loro, per il loro futuro che il popolo italico non ci crede più al futuro, crede al relax, al fare meno, il futuro è morto, non gli appartiene più in quanto il futuro occorre meritarselo, con il lavoro, non col relax. E credete che sono il solo, che alla gente lavorare non piace? E cosa gli piace allora? Le donne hanno lottato secoli per lavorare fuori di casa e volete rimandarle a fare decrescita. Ma neanche per sogno, vogliono lavorare, e fare figli, e continuare a lavorare perchè lavorare piace, perchè lavorare realizza, perchè le fa sentire utili, partecipative, e sono disposte a pagarne il prezzo, e lo pagano con coraggio, fino alla pensione (oddio se gliela danno) E state attenti ai bambini, se li fate il downshifting salta e inizia la corsa ad ostacoli. Buona fortuna.

    • Alex, grazie per il tuo “coming out”. Anche rivelare le proprie motivazioni è importante. Serve agli altri per capire la relazione tra il pensiero e l’azione. E questa è un’epoca piena di gente che spaccia le proprie motivazioni per alte e sacre ma poi rivela ben altri fini attraverso le azioni. Ascolto le tue e mi fa piacere crederti.

      Mi sta bene che tu metta alla prova. E’ pur sempre una verifica. Dove c’è confronto serrato viene fuori molto. Temere lo scontro e reagire scompostamente, hai ragione, è indice di inferiorità e di immaturità. Good test, dunque. Però non concordo con la tua analisi. Io non rappresento nessuno, dunque non ho bisogno di difendere o puntare il dito. Mi è parso però che tu abbia avuto reazioni non distoniche dalla tua azione. Avrei capito il tuo disappunto (o questo tuo lungo giudizio finale un po’ censorio) se qualcuno ti avesse escluso dal blog, o altri ti avessero preso a male parole o offeso o cose del genere. Mi è parso invece che ti abbiano risposto per le rime, cioè con forza uguale e contraria. Il che lo ritengo piuttosto civile. Sarà che in vita mia ho frequentato spesso della gente che aveva metri di pelo sullo stomaco e lì, oh… lì sì che si giocava duro e scorretto! Non vedo nulla di conosciuto qui…
      Inoltre, non ti sfuggirà che questo non è un cenacolo di beati in odore di santità, ma un raggruppamento spontaneo e occasionale (dunque senza nessuna delle caratteristiche dell’associazione o del movimento, che di solito è organizzato e costante) di gente viva, vera, che sanguina da alcune ferite e tenta di fermare le sue varie emorragie come sa, riesce e può. gente che rappresenta a un livello piuttosto alto, decisamente superiore alla media, la generazione dei quarantenni di questo Paese (con valide escursioni sopra e sotto). Il limite del tuo ragionamento (che legittimamente svolgi per trovare risposte alle tue domande) è la mancanza di umanità. In questo anche tu riveli di non essere pronto, né a smettere di lavorare né a lavorare candidandoti a maggiori responsabilità. L’equilibrio che pretendi, in qualche modo, tu stesso non ce l’hai ancora se ti sei sentito ostracizzato e non trattato con stile, tono e verve equipollenti al tuo j’accuse. Non so quanti anni tu abbia, ma sembri giovane (il che spiegherebbe il tutto. Ma se non sei giovane, qualche domanda la mia ipotesi deve suscitarla. Tipo: perché sembro giovane se non lo sono?) tanto per l’irruenza, tanto per il gioco a cui ci hai voluti sottoporre (un po’ manipolatorio, ammetterai), quanto per la mancanza di sensibilità, che provo a spiegarti meglio qui sotto.

      Comprendo che tu abbia bisogno di capire che le persone che cerchi come compagni di viaggio (almeno speculativo) siano solide, forti, adulte, utili e sagge. Ma vedi, nessuno è tutte queste cose insieme, non con tutti e non sempre (pure!). La cosa a te interessa molto, a me per nulla. Chi manifesta, chi dice, chi rappresenta, chi agisce, mi interessa per ciò che fa di fronte a me, almeno se mi fa ragionare, se mi offre un’angolazione diversa. Ciò che fa di fronte a sé immagino interesserà a lui, e io bado bene a non confondere le responsabilità tra me e il mondo. Non pretendo sempre che chi ho davanti a me sia migliore di me per prenderlo in considerazione. Non cerco padri saggi, ne ho già avuto uno. Al contrario, dato che, per citare Ortega Y Gasset, “L’uomo si compone di ciò che ha e di ciò che gli manca”, seguo con attenzione quasi maniacale ogni piega delle rughe di chi ho di fronte, mi interessa molto la sua maschera, la sua grinta, la sua espressione, perché è il frutto delle vittorie e delle sconfitte, dunque mi somiglia, io che ho molto vinto e molto perduto. E’ la sua umanità che mi interessa, in sintesi, senza pretese di inossidabilità (tu potresti offrirne?) o eccessi di coerenza. Anche io setto dei limiti inferiori, come te, ma molto più in basso. E non certo perché mi accontenti. Piuttosto perché la roba che mi interessa di un uomo è la sua vita, e la vita sta in basso.

      Chi partecipa a questo blog, in molti casi (non sempre, naturalmente), mi ha indicato direzioni impensate, e te lo dice una persona che, come credo si sia capito, sente di avere diritto a una propria opinione. Qui non vedo la gente che tu descrivi. Al contrario. E’ proprio per sfuggire al pensiero unico che molti si stanno interessando al cambiamento, anche perché non ti sfuggirà che quel pensiero unico è quello che rappresenti te quando sostieni che andare avanti così è l’unica via. E’ quello che dicono tutti, Alex, e se anche tu senti di dare a questo motivazioni più originali, devi ammettere che arrivi alle conclusioni della stragrande maggioranza, dunque (cosa non grave ma significativa, almeno per me) non stai esprimendo nulla di originale o in grado di cambiare la situazione attuale. Situazione che richiede a gran voce di essere modificata.

      E veniamo al punto: cambiare la situazione attuale. Quando dico “lavorare meno – lavorare tutti”, citando un noto motivetto anni settanta, intendo dire che vorrei che chi è disoccupato avesse un lavoro e chi lavora troppo lavorasse meno. Ovvero CAMBIARE la situazione attuale in cui tu un lavoro ce l’hai e ti garba procedere così ma altri potrebbero vedere in questo dell’opportunismo. Non mi dilungo su questo, ma credo tu abbia capito. Se dici che così va bene, che lavorare così, in questa società, con questo metro, con questa foga, con queste premesse e risultati… funziona, apri il fianco a una valanga di critiche da chi ha meno di te, o nulla magari, che potrebbe accusarti di egoismo. Piccola nota per le tue future dialettiche (gratis).

      In sintesi: non comprendo bene perché tu ritenessi che avrei potuto censurarti. Non l’ho mai fatto con nessuno che avesse l’autocontrollo minimo che si pretende da un adulto. Il fatto che tu sia una voce diversa dalla mia lo trovo solo stimolante e utile. Non condivido però chi dà giudizi troppo sprezzanti sugli altri (non lo censuro, non lo accuso di nulla, è libero di farlo, ma io non lo condivido) e non già perché io non sia un uomo che ha idee radicali e a cui non capiti (spesso) di andarci giù con l’accetta… al contrario. Credo solo che non giudicare gli altri umiliandone le legittime aspettative, speranze, pur nella loro eventuale mediocrità d’azione, e non sentirmi aggredito quando gli altri mi stanno solo rispondendo a tono, sia un gesto di compassione che facciamo verso di noi, che pochi metri dopo saremo nella stessa fottutissima condizione di inferiorità, basterà solo cambiare sport. E poi, per concludere, sarà che a me sembra che qui circolano idee piuttosto interessanti, e soprattutto molte domande. Questa epoca, sarai d’accordo con me, è nei guai non perché manchino le risposte, ma perché nessuno si fa più domande. Tranne qui.

      Un saluto.
      A presto.

  14. Oh, state calmi, ho capito, ripeto che noto che siete su una certa lunghezza d’onda e non ve ne faccio una colpa, lo sbaglio è mio perchè sono fuori zona mentre voi la pensate bene o male in un certo modo. Stop, ho capito. E se M. Teresa la smettesse di dire che sono uno che non legge gliene sarei grato, mondo boia, ma riesce a parlare senza insultarmi? E che c… Ho preso in biblioteca adesso basta, l’ho letto e l’ho posato, contenta? Chi non la pensa come lei o “dice idiozie” oppure “non legge le opere del proprietario del blog”. Ho capito, gli altri sono analfabeti e lei illuminata. Basta. Ho detto la mia, non credo di essere stato poco chiaro, o insensato?
    # Gianlu: art 1 della Costituzione italiana: “L’italia e una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Non sul downshifting. Anche questa è una stupidaggine, vero, e lì’Italia è uno stato totalitario, sta costituzione non piace a nessuno.
    # Francesco: ho capito, sono “libero di andarmene” perchè a te non piace quello che dico, c’era uno che mandava al confino, siete parenti? La mentalità è quella. Cmq parlando di costituzione vale quello che ho detto prima a Gianlu, si vede che viviamo in uno Stato diverso e ognuno la pensi come vuole. E questa appartenenza che reclami “noi italiani” mi fa ridere, l’italiano non esiste, esiste il veneto, il piemontese, il siciliano, il Federalismo, ognuno si paga le sue tasse, etc… Naturalmente non vi chiedo di credermi perchè è chiaro che viviamo in un mondo diverso, quindi pace, ognuno faccia come vuole e segua la sua strada.
    # Giovanni, se vuoi ci incontriamo e ti porto un po’ di titoli accademici e tu mi fai vedere i tuoi, così. Io ti porto gli articoli che ho scritto e gli studi fatti anche all’estero e tu mi fai vedere i tuoi. Così, visto che vuoi fare a chi ce l’ha più lungo, vediamo come sei messo.
    Strano, non c’è nessuno che mi dia un po’ ragione, ho proprio sbagliato posto!!!
    Saluti, state calmi, la vita si può godere anche lavorando

    • Ottimo humour Alex. Vedo un sorriso trasparire tra le invettive, il che mi fa capire che sei intelligente. Del resto devi capire tutti, ti sei posto in modo un po’ tranchant, e hai avuto risposte adeguate alla tua verve. Non sarà la prima volta in vita tua che generi reazioni pari e contrarie, scommetto… Ho ragione?!
      Comunque, anche nello scontro/confronto serrato, che a me non fa paura, a volte serve, mi pare che circoli civiltà, il che di questi tempi è una buona cosa.

      Il mondo dà ragione a te, in effetti. il 99,99% della gente credo la pensi come tu racconti, più o meno esplicitamente. A me questo fa un po’ pensare. Quando tutti fanno la stessa cosa ho sempre il sospetto che ci siano validi motivi per fare diverso. Che poi si possa anche vivere bene lavorando e stando dentro fino al collo a questo schema, è del tutto evidente. Ho molti amici che vivono dentro questo plastico di Vespa e ne sono molto autenticamente lieti. Il fatto che io sospetti del loro equilibrio reale è del tutto ininfluente. LORO vivono come meglio si sentono. Il che non ha bisogno di chiose ulteriori.

      Consentimi però di notare che occorre decresce, limitare le nascite, consumare meno, sprecare meno, se non per il desiderio (per chi ce l’ha) di vivere meglio, per l’impellenza di non far saltare il pianeta. QUESTO capitalismo, QUESTO strapotere dell’economia e della finanza, che tu lo voglia o no, stanno distruggendo il sistema, il pianeta e molte vite. Io spero che si riesca a tornare a vivere con bisogni più bassi, con aspettative diverse, senza disintegrare tutto, senza tirare la corda generale e specifica (delle nostre vite individuali) fino al punto di rottura. Tutto qui. Il modo in cui io cerco di farlo è il mio, e può senza dubbio non essere il migliore. Ma è il migliore che io conosca, sappia, possa e voglia. Il che non è poca cosa (sempre per me). Ognuno saprà poi se contribuisce a distruggere o a mantenere, se otrebbe dedicare più tempo al benessere della sua vita, alla sua spiritualità, al suo cuore, alla sua mente, oppure se deve dedicarne ancor di più di quanto non faccia al Sistema, all’economia, al lavoro, al denaro, riducendo qualità e quantità delle relazioni con mogli, figli, amici, e con se stesso. Sono sincero e del tutto laico nel dire che questo bilancio non mi compete, non compete a nessuno, e ognuno valuterà.

      A me resta la piccola soddisfazione che, mentre cerco il mio personale equilibrio, il modo che ho scelto per perseguirlo è ANCHE a minor impatto ambientale, NON OCCUPA un posto di lavoro che forse serve di più a un altro uomo, e mi sto genericamente preparando a una vita che, forse, tutti dovremo fare PER FORZA tra qualche anno. Mal che vada sarò già allenato.

      Davvero, qui nessuno può pretendere di discutere con delle mammolette (la gente che circola qui è praparata, mediamente, vedo molte belle teste), ma CHIUNQUE non offenda o straparli ha la stessa cittadinanza che ho io su questo sito. ciao!

  15. Ah, vabbe’, meno male che c’e Alex che “sa quello di cui parla”. Gli altri, naturalmente, non sanno quello che dicono e sono tutti imbecilli.
    Lo stato si indebita per mantenere quelli che fanno downshifting ( o che guadagnano troppo poco).
    Boh, si vede che sono imbecille. Sono tutto meno che un downshifter.
    Sono un imprenditore che si fa il culo tutto il giorno e la mia azienda da’ lavoro a 12 persone che si fanno il culo tutto il giorno e questa cosa del debito pubblico che finanzia chi guadagna troppo poco non l’avevo mica capita!

    Allora, Alex, facciamo cosi’: fatti un giro su chicagoblog e sul sito dell’istituto Bruno Leoni così, se ti applichi, riesci a capire i primi rudimenti delle cose che dici di sapere.
    Poi ne riparliamo.

  16. Bravo Alex, prima esordisce così
    “E cosa aspettate a togliervi tutti dalle balle a fare downshift? In questo mondo ipercompetitivo, meno siamo e meglio stiamo, quindi suvvia, prendete il coraggio a due mani, mollate tutto e andate, andate, andate, così ci saranno meno parassiti in giro.”
    E dopo fa la morale. Prima chiama parassiti quelli che hanno in mente il DS poi spiega, enuncia, pontifica. Come nelle regole dure militari, prima sparo poi chiedo chivalà.
    Squallore.

  17. Alex,
    come al solito in Italia ognuno ha la sua verità sui mali del paese. Secondo me è importante documentarsi bene, e con varie fonti prima di sentenziare. In Italia non abbiamo mai avuto buoni amministratori, pochissimi hanno fatto il bene della collettività.
    Anche solo per scrupolo approfondisci i temi del “lavorare meno, lavorare tutti” e della “decrescita felice” (che non vuol dire impoverirsi e tornare al passato ma riconquistare quei valori e tempi umani che abbiamo dimenticato negli ultimi quaranta anni). Ti accorgerai che qualche ragione c’è se questi concetti si diffondono a macchia d’olio. Ciao

  18. @alex

    Alex, fammi capire: per te un 40enne che guadagna 1.000.000 di euro annui dovrebbe pagare diciamo 10.000 euro di tasse all’anno per i servizi che usa.
    Lo stesso 40enne l’anno dopo che guadagna 20.000 euro annui dovrebbe pagare gli stessi 10.000, visto che usa gli stessi servizi?
    Cioè, il primo paga 1% di tasse e il secondo il 50%? Eh, a te il Berlusca ti fa una pippa….
    Come italiano ti informo che devi rispetare la costituzione che ci siamo dati e che dice all’art 54 che “ogni cittadino deve pagare IN BASE ALLA SUA CAPACITA’CONTRIBUTIVA con criteri progressivi” in base al reddito, non regressivi come da esempio.
    Se non sei d’accordo con le regole di noi italiani,fieri di essere uno Stato e non un azienda come gli Usa, libero di non aderire e andartene..

  19. Alex, la tua tesi(gli scemi lavorano; quelli che non lavorano, sfruttando i servizi sociali pagati con le tasse corrisposte da chi invece lavora, sono solo dei furbi) ha, secondo me, un qualche fondamento.
    Io, però, prima di lasciare il mio lavoro, mi sono autoassolto sulle seguenti basi che sottopongo alla tua valutazione:
    – ho percepito redditi da lavoro dipendente per un periodo equivalente a 26 anni. Il mio reddito annuo è sempre stato superiore a quello dell’80% dei contribuenti (dati Istat). Deduco che quanto ho pagato di imposte sul reddito da lavoro per l’equivalente di 26 anni è di gran lunga superiore a quanto la grande maggioranza dei contribuenti paga in quarant’anni. Idem per i contributi previdenziali;
    – pagherò imposte sul reddito da pensione (tra vent’anni);
    – pago imposte sulle rendite finanziarie che derivano dai miei risparmi;
    – pago quotidaniamente l’Iva, che è una tassa che è a carico unicamente del consumatore finale;
    – pago la tassa sui rifiuti, il bollo auto, l’imposta sulle assicurazioni, tutte le tasse sulla benzina, e chissà quante altre che ora non mi vengono in mente.
    Insomma, penso di aver dato, e di essermi “guadagnato” quel po’ di servizi sociali gratuiti anche per i prossimi vent’anni in cui (probabilmente) non lavorerò né sarò in pensione.

    Forse, se coloro che possono permetterselo (e sono tanti) lasciassero il lavoro a un’età non avanzata, si creerebbero posti di lavoro per chi ha bisogno e il sistema si assesterebbe su livelli di spese privata e pubblica più contenuti, privilegiando magari quelle utili.

    Altre due cose:
    – anche tu, Alex, come tutti, puoi scegliere di smettere di lavorare. Se pensi che chi lo fa è un furbo e ci guadagna, fallo anche tu;
    – “costringere” chicchessia a lavorare è un orrore (gli Stati totalitari fanno una cosa del genere).

    Ciao.

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