Comporre

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Ciò che occorre trovare in questa immagine, ciò che la definisce e che dobbiamo descrivere, è ciò che non riusciamo a vedere

Scrivere è come immergersi, apnea in cui è necessario uscire da sé, perché il sé consuma ossigeno, invoca l’aria, distoglie dal mondo delle profondità, pretende che il corpo faccia ciò che lui impone, mentre comporre è fingersi altri, altri sé, con altri respiri, altri battiti del cuore, dunque vite parallele, per questo si può fare di tutto nel rumore e nella promiscuità, ma non comporre, non creare, che è condizione vagamente ipnotica, a tratti tragica, quando funziona estatica, che annulla il tempo, fa scomparire lo spazio, modifica luce e ombra, rende circolare ciò che è spezzato, ricongiunge attraverso lo straniamento, come se per capire fosse necessario abbandonare, spostarsi in un altrove che consente di vedere, perché l’angolo fa la visuale, lo scorcio il panorama, almeno tanto quanto il contrario, dunque per perdere luoghi servono luoghi, per i pensieri un pensiero, per uno stato una circostanza, che vuol dire un gran caos, e sarebbe bello se ci fosse una formula, se si potesse fare click compiutamente sulle cose raffinate, sofisticate (su quelle semplici, meccaniche [anche belle ci mancherebbe] l’interruttore c’è) per potervi accedere a comando, ma non c’è, anzi, ogni cosa intensa, che si anima di “un’altra vita”, in cui si tocca il cielo, si procede oltre ogni arcobaleno, si supera il limite di sé, onanismo esistenziale e basta, è il risultato di un processo, un percorso, segni che si aggiungono a comporre una figura, note che si affastellano alla volta di una melodia, attimi che disegnano un’epoca, gesti che provano a manifestare ciò che le parole non spiegano, e la sua metafora, un libro, quella rappresentazione straordinaria della realtà in cui riusciamo a emozionarci anche se non siamo lì, non fa differenza, anzi, ne è l’eruzione, qualcosa di più vero della realtà, solo che non è reale, o forse sì, un filo nero che corre, corre, corre, si dipana su una pagina bianca, tracciato per anni, ogni giorno, ogni giorno, e che non si può interrompere per non dissiparne la magia, e insegue immagini insensate, idee, sogni… ed è finito.

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