Maschio Enne

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Nuove carte geografiche, per nuovi viaggi

La faccenda del “Maschio Alfa” va messa in discussione, smontata e i suoi pezzi vanno sparsi al miglior vento del nord. Che sia arduo rimetterli insieme.

Secondo la vulgata zoologica, e poi antropologica e psicologica, esisterebbero alcune gradazioni di “essere maschio”, di cui la prima, e preminente, sarebbe quella del Maschio Alfa. E’ colui che guida, che occupa posizioni preminenti rispetto agli altri, che ha più voce in capitolo, che pretende sottomissione e seguito, che non ama il dissenso, che non tollera altri maschi dominanti. Basterebbe il concetto di “dominante” a farmi esprimere ogni dissenso verso questa visione dell’uomo.

Tenderei, con pensieri parole opere e omissioni, ad abolire questa tetragona schematizzazione con una definizione più adeguata, aggiornata e significativa. Quella del “Maschio Enne”, nel senso di “Nuovo”, cioè un maschio che tende all’autenticità della sua natura, sia essa quella dell’immobilità o dell’azione; che ha a cuore, e può lottare se necessario, solo per le proprie migliori emozioni; che si svincola da qualunque pretesa di ruolo; che preferisce la libertà al potere; che considera la comprensione di sé e l’equilibrio tra le sue capacità ed energie come un dovere morale inalienabile; che invoca la propria fragilità e pretende che non venga fraintesa con debolezza; che oggi potrebbe condurci tutti nella terra promessa con una buona intuizione ma domani potrebbe abbandonarla senza dare spiegazioni di sorta; che vuole attorniarsi di persone migliori di sé per goderne e bearsene; che non cerca alcuna responsabilità che non sia quella connaturata alla passione per ciò che fa; che igienizza periodicamente la sua esistenza dai simboli che lo vorrebbero deciso sempre, coerente sempre, asciutto alle lacrime sempre, affidabile sempre, pronto sempre, capace sempre di sostenere e proteggere, e sempre aderente all’idea di uomo maschio che qualche retrogrado pretende da lui; che ammette, accoglie, accarezza, rappresenta, usa le sue paure; che dichiara i suoi desideri sul lavoro, nell’amore, nel sesso, nell’amicizia, nella vita; che cerca e difende la propria terapeutica solitudine; che tende ad affermarsi con le idee e la rispondenza tra esse e l’azione; che quando ha talenti e sogni opera per condividerli pretendendo che chi non ne ha non gli rompa le scatole per nascondere la propria mediocrità; che non accetta nulla di inspiegabile e fideistico per mancanza di spirito critico; che sfugge a ogni omologazione; che ha il coraggio della diversità, anche a prezzo dell’isolamento.

Credo che avremmo molti meno problemi, così, tanto gli uomini quanto le donne. Credo che sarebbe dura fare una guerra, ad esempio, perché il “Maschio Enne”, chiamato al fronte, scoppierebbe a ridere e salperebbe per rendersi irreperibile. Credo specialmente che tanti degli uomini che non vengono classificati Alfa, riuscirebbero finalmente a riconoscersi. E soprattutto, sono certo che riusciremmo finalmente a far sentire ridicoli gli amanti delle definizioni sommarie, giacché un uomo, un maschio, non è affatto quello che pensano loro. Il fatto che noi non abbiamo mai rivendicato nulla, non li assolve dalla loro superficialità.

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