Osservanza

f115680946

Verso levante, mentre rischiavamo di affondare – 2008

Stamattina ci siamo svegliati presto, era ancora buio. Siamo sgusciati fuori dal letto, da casa, dal palazzo, e per le vie del paese abbiamo guardato intorno con muta osservanza, come si fa col nuovo giorno. I viaggi di questa settimana, i postumi di un’operazione, i racconti, i progetti, erano lì, a qualche metro, ci seguivano come pupi liberi dai fili. Nel caffè, nella musica bassa del bar deserto, nel giornale, abbiamo fatto la prima risata, ci siamo detti le prime parole. Abbiamo letto a voce alta un articolo su Defoe, Robinson, l’uomo che non è un’isola. Pensare alle isole, a una in particolare, è una delle migliori lusinghe di ogni spirito libero.

Poi il giorno è salito, dalla nota fissa di un didgeridoo al jazz della luce e della vita che cresce, e siamo rientrati. Che spreco il tempo vissuto nel flusso generale, che orrenda bestemmia non seguire la natura del sonno e della veglia, che schiavitù mostruosa dover fare invece di sentirsi di fare, scegliere di fare. Reiterazione quotidiana del reato, e poi uno si chiede ragione dell’ergastolo.

Ogni giorno, per tutta la vita, sputiamo oro invece che cibarcene. Dieta malfatta di assenza e follia. Quella rabbia, quel vuoto, quella coscienza crescente di insensatezza e tedio, sappilo, vengono da lì. Cerca di ricordartene.

Share Button