Non si sono trovati

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Per anni, essere stati sulle nuvole. Di altri.

In questo momento nell’anno accadono generalmente delle cose, si fanno incontri Ad esempio con persone che emergono da tempi sconfinati, perduti nella memoria, simboli di una vita che non è più la mia da decine di anni. Volti e parole (sempre le stesse…) che pure sono vissute in quel tempo, sono state fiato, vibrazione, tentativi di significato.

Le guardo, queste persone, penso a cose care mentre parlano, poi colgo una parola, m’impegno perfino a rispondere. Mi guardano come un oggetto sconosciuto. Fanno fatica a farmi domande, hanno paura (di che?), forse non vogliono ascoltare quello che potrei rispondere. Allora lo faccio. Lascio trapelare qualcosa dei miei mondi: il silenzio del fienile, le baie all’alba, il parnaso favoloso della mia fantasia, la mia libertà, i cambiamenti a venire. Vedo che i loro occhi si perdono, vacui, lasciano ciò che vedono per sfiorare ciò che non vedranno mai. Rimuginano le domande che dovrei far loro, che non faccio tuttavia, forse s’indispettiscono per le persone di cui dovrei mostrare curiosità, e di cui invece non ho mai voluto più sapere nulla. Essermi mosso, l’essere salpato per orizzonti instabili, lontanissimi, perdendomi, non ha cancellato solo il me che ero, come se alla partenza di qualcuno che ci riguarda terminassimo anche noi di esistere, almeno per ciò che eravamo in sua presenza. e se non ci fosse altro?

Vanno via, alla fine. Tornano dove stavano, da dove non si sono mai mossi. In me non hanno trovato il passato in cui mi facevano risiedere. Non si sono trovati.

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